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Il tema dell'Eneide negli incisori intorno a Raffaello: il caso di Marco Dente, Dispense di Storia dell'Arte Moderna

Questa relazione riguarda l'interesse di Raffaello verso il tema dell'Eneide, questo interesse si nota principalmente nelle incisioni di inizio cinquecento.

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 26/01/2022

cris_bosco
cris_bosco 🇮🇹

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Scarica Il tema dell'Eneide negli incisori intorno a Raffaello: il caso di Marco Dente e più Dispense in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! Il tema dell'Eneide negli incisori intorno a Raffaello: il caso di Marco Dente. In epoca rinascimentale il punto di riferimento per la letteratura e la cultura umanistica è rappresentato dalla figura di Virgilio: insieme a Cicerone egli viene considerato maestro di abilità linguistica ed è il poeta più amato in assoluto. L'Eneide viene ritenuta il capolavoro della scrittura antica: se i letterati non possono fare a meno del modello virgiliano, anche gli artisti subiscono l'influsso del poeta mantovano e Raffaello in modo particolare. Infatti, attraverso la più celebre delle opere virgiliane diventa particolarmente evidente la volontà di Raffaello di stabilire una continuità con l'antico, come possiamo notare nell'affresco de L'Incendio di Borgo. Ambientato nella Roma del IX secolo d.C., raffigura Leone IV nell'atto di compiere il miracolo ed estinguere il terribile incendio, dando così risalto alla figura del pontefice come pacificatore e portatore di salvezza. Nell'opera Raffaello costituisce un legame tra la Roma medievale dell'incendio e la celebre scena, descritta nel II libro dell'Eneide, della fuga da Troia in fiamme. L'iconografia del gruppo sulla sinistra dell'affresco, con il giovane che porta sulle spalle l'anziano padre e il bambino accanto, è un'evidente citazione, forse posta in risalto per sottolineare le mitiche origini del popolo romano che discendeva dagli abitanti di Troia. Citazioni colte come questa si inserivano perfettamente nel contesto raffinato ed erudito del pontificato di Leone X e contribuivano alla sua celebrazione; in più, la loro presenza ci rende manifesto l'interesse da parte di Raffaello nei confronti del tema virgiliano. In un contesto di fermento culturale e umanistico come quello romano dei primi due decenni del Cinquecento, in cui l'incisione conosce grande fortuna e apprezzamento, sono stati svariati gli stimoli che hanno investito Raffaello e il suo operato, avvicinandolo alla cerchia degli incisori. L'inizio del secolo vede il rinvenimento di numerose statue classiche, come quella del Gruppo del Laocoonte, il cui scavo archeologico avvenne nel 1506: la riscoperta dell'antico impose un confronto con gli artisti rinascimentali che non potevano sottrarsi alla suggestione delle sculture classiche. Come descritto da A. Imolesi Pozzi, parte dell'interesse di Raffaello rispetto alla stampa e all'incisione poteva essere dovuto alla capacità che questo mezzo aveva di propagare e diffondere il suo nome e la sua opera. Gli artisti dell'epoca, e in particolare Raffaello, sono dunque orientati verso l'acquisizione di una consapevolezza umanistica che elevi l'artista dalla concezione medievale di semplice esecutore, verso un ruolo di promotore di cultura. Il tema virgiliano diventa in questo senso particolarmente efficace e diverrà frequente nella scelta dei soggetti a cui lavorerà Raffaello, in collaborazione con gli incisori dell'epoca, negli anni a seguire. È a questo punto indispensabile citare la stampa Quos Ego, realizzata da Marcantonio Raimondi nel 1515 su disegno di Raffaello. Raimondi, forse il più noto incisore dell'epoca rinascimentale, collaborò con numerosi artisti e di fondamentale importanza fu la sua bottega, nella quale si formarono incisori come Agostino Veneziano e Marco Dente. L'opera si articola in una composizione a più soggetti, con una struttura che si ispira alle Tabule Iliache –piccoli rilievi di epoca augustea che narravano di scene tratte dai grandi poemi omerici– dove al racconto per immagini venivano affiancate brevi didascalie esplicative. A livello compositivo, Raffaello potrebbe essersi ispirato alla struttura di una specifica Tabula, rappresentante soggetti tratti dall'Odissea: la tavoletta nota come Tabula Tomassetti. Il soggetto che troviamo al centro della stampa, il Quos Ego, che dà nome all'opera, mostra un celebre episodio tratto dal I libro dell'Eneide: Quos Ego sono infatti le minacciose parole pronunciate dal dio Nettuno nell'atto di dominare la tempesta dei venti scatenata da Eolo per volere di Giunone, che tentava di ostacolare i Troiani in fuga dalla città. Intorno alla scena centrale si sviluppano altri episodi, sempre tratti dal primo libro dell'Eneide, e di alcuni sono rimasti i disegni originali di Raffaello, come nel caso dell'incontro tra Didone e i Troiani. Altre immagini del Quos Ego trovano la loro fonte in miniature di codici tardo antichi come il Virgilio Romano, una delle testimonianze sopravvissute di manoscritti miniati della letteratura classica, risalente al V secolo d.C. Nello specifico la scena che troviamo nella parte inferiore della stampa, raffigurante il banchetto che Didone organizza in onore di Enea e dei Troiani, si ispira presumibilmente ad una miniatura dello stesso soggetto riprodotta nel Virgilio Romano, per la composizione dei soggetti, la loro postura sdraiata e gli elementi scenici (i tavoli tripodi, i drappi pendenti, etc.). Dalla composizione si evince dunque un progetto ben definito, quello di mettere in rilievo gli episodi salienti del I libro in una sorta di sintesi che combina immagini e iscrizioni: il Quos Ego poteva forse essere il primo passo verso un progetto di illustrazione dell'Eneide. Nel 1502, inoltre, era stato pubblicato a Strasburgo un corpus di illustrazioni sul tema, criticato in Italia per il suo stile tipicamente tedesco, anticlassico, dall'impronta gotica. Raffaello poteva avere quindi elaborato un suo progetto in dialettica con il modello tedesco, con l'intenzione di rappresentare in modo diverso l'opera virgiliana. A partire dal 1514 e 1515, dunque, Raffaello inizia a mostrare sempre più interesse per il tema dell'Eneide. Sono gli anni in cui Raimondi si avvale dell'invenzione di Raffaello anche per Il morbetto, una piccola stampa in cui viene rappresentato l'episodio del III libro dell'Eneide sul contagio avvenuto a Creta. I Troiani iniziano a costruire una nuova città sull'isola ma l'improvvisa pestilenza e l'apparizione dei Penati in sogno ad Enea rivelano che la meta del viaggio non è Creta, bensì l'Italia. Svariati disegni preparatori ci sono sopraggiunti rispetto alla progettazione de Il morbetto: uno raffigurante la scena per intero, uno di studio sulla figura delle mucche nella parte sinistra dell'incisione, uno ancora focalizzato sulla parte destra del paesaggio, identificato come il Foro Romano. Tra gli incisori che hanno beneficiato dell'invenzione raffaellesca c'è senza dubbio Marco Dente, abile incisore della cerchia di Marcantonio Raimondi, originario di Ravenna. Alcune opere da citare, di cui si ritiene i modelli fossero stati disegnati da Raffaello o dalla sua scuola, sono per esempio Venere e Amore sui delfini, Il Rapimento di Elena e una versione di Gesù Cristo e i dodici Apostoli.Tra le opere di Dente che abbracciano il tema dell'Eneide, figurano due rappresentazioni sul noto episodio della morte di Laocoonte e dei suoi figli. La prima, firmata con l'appellativo Marcus Ravenas (l'unica incisione di Dente a riportare la sua firma per esteso), rappresenta fedelmente il gruppo scultoreo greco; l'altra, firmata con il solo monogramma SR, si ritiene basata su un precedente disegno realizzato da Raffaello, probabilmente ispirato da una miniatura contenuta nel Virgilio Vaticano (fonte di ispirazione per l'Urbinate insieme al già citato Virgilio Romano). Se la prima delle due stampe riproduce in modo puntuale la celebre scultura, la seconda mostra una maggiore libertà creativa e d'invenzione e si discosta per alcuni dettagli dal modello contenuto nel Virgilio Vaticano. Laooconte e i figli, come nella miniatura, vengono posizionati nella parte destra della composizione, mentre vengono attaccati dai serpenti; il gruppo è caratterizzato da una posa scultorea, resa però con plasticità e dinamismo, aspetti assenti nel modello della miniatura. Sulla sinistra, viene rappresentato un tempio classico; sullo sfondo compaiono invece architetture di estetica simile a quella rinascimentale. L'elemento del tempio, che già compariva nella miniatura, unitamente alla presenza di alcune rovine in primo piano, si inserisce perfettamente nella prospettiva raffaellesca della volontà di ricreare l'antico. All'interno della produzione di Dente una delle opere più discusse per quanto riguarda i modelli è senza dubbio Entello e Darete. Si tratta di un'incisione realizzata tra il 1520 e il 1523 in cui si assiste nuovamente alla scelta di un soggetto tratto dall'Eneide. Nello specifico la scena è rappresentata nel libro V del poema, in cui il Troiano Darete si trova a lottare con Entello, originario della Sicilia, nell'ambito dei giochi organizzati da Enea per celebrare l'anniversario della morte di Anchise. Le due figure sono posizionate una di fronte all'altra, lo sguardo fisso negli occhi dell'avversario, ed entrambi indossano i cesti per lo scontro di pugilato: si ha quasi l'impressione
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