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IL TOTALITARISMO: COMUNISMO, FASCISMO E NAZISMO, Appunti di Storia

I regimi totalitari; situazione nell'Unione Sovietica; situazione in Italia; situazione in Germania.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 07/09/2022

So3le
So3le 🇮🇹

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Scarica IL TOTALITARISMO: COMUNISMO, FASCISMO E NAZISMO e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! IL TOTALITARISMO: COMUNISMO, FASCISMO E NAZISMO Negli anni Trenta del Novecento in Europa emersero tre regimi totalitari, ossia sistemi in cui vige un rigido controllo e condizionamento su tutti gli aspetti della vita di uno Stato (cittadino come espressione del regime). Essi furono il nazismo in Germania, il comunismo in Urss e il fascismo in Italia, il quale era però ormai presente da circa un decennio. Gli aspetti caratterizzanti del totalitarismo sono molteplici e comuni ai diversi regimi. In primo luogo, si ha la proclamazione di un capo, il quale è un dittatore che celebra costantemente la propria immagine, e si trova a capo di un partito unico che detiene tutto il potere politico. In secondo luogo, al fine di promuovere e legittimare un’inflessibile ideologia si effettua un uso massiccio della propaganda, istituendo poi anche delle organizzazioni che, pervadendo ogni aspetto della vita, controllino a proprio piacimento le masse. A tal proposito vengono create giornate di celebrazioni collettive che vadano a limitare il tempo libero dei cittadini, i quali sono limitati anche in ambito economico poiché tale aspetto è gestito interamente dallo Stato. Infine, è presente un sistema di repressione che, oltre alla polizia segreta, si occupa di eliminare tutti gli oppositori del regime. Sulla base di ciò, i totalitarismi, si differenziano dai regimi autoritari, in quanto questi ultimi non effettuano un controllo così rigido e invadente su un determinato Paese. Tuttavia, non tutti gli storici sono d’accordo nel catalogare questi tre regimi come totalitari, ritenendo che tra essi ci siano profonde differenze legate al contesto, alle vicissitudini pregresse e alla cultura, che debbano essere tenute in considerazione. Partendo dall’Unione Sovietica, alla morte di Lenin nel 1924, essa affrontò la lotta per la successione che vide scontrarsi Trockij e Stalin. Il primo, capo dell’Armata Rossa, era un leader carismatico che promuoveva la “rivoluzione permanente”, ossia estendere la rivoluzione al di fuori dell'Unione Sovietica. In questo modo, si sarebbe potuto distruggere completamente il capitalismo europeo e difendere le recenti conquiste sovietiche. Al contrario invece, Stalin, segretario del partito comunista, sosteneva il “socialismo in un solo paese”, cioè limitare la rivoluzione alla sola Russia, al fine di affermare tale civiltà comunista in opposizione a quella capitalistica europea. Stalin riuscì ad avere maggiori consensi, grazie anche a nuove adesioni al partito, perciò nel 1927 Trockij fu costretto ad andare in esilio e verrà ucciso qualche anno dopo. In questo anno ebbe ufficialmente inizio il regime stalinista, il quale si concentrò fin da subito sulla pianificazione dell’economia, al fine di modernizzare velocemente il Paese. Stalin affidò il tutto alla Gosplan, ossia una Commissione statale per la pianificazione, la quale, sostituendo la Nep istituita da Lenin, avrebbe dovuto trasformare l’Unione sovietica da paese agricolo a paese industrializzato, superando quelli più avanzati. La Gosplan scelse di operare attraverso tre piani quinquennali che in poco più di dieci anni portarono al raggiungimento dell’obiettivo: l’Unione Sovietica era diventata la seconda potenza industriale a livello mondiale (la prima erano gli Stati Uniti). Tuttavia, questi piani portarono anche a diverse problematiche e svantaggi, seppur tenuti nascosti dalla propaganda. Infatti essi si concentrarono soprattutto sull’industria pesante, per cui non si diede la giusta importanza all’industria del consumo; in più, con l’inurbamento, molti contadini si trovarono ad essere operai sottopagati senza un’adeguata preparazione, per cui la loro produzione era scarsa. Inoltre la centralizzazione fu addirittura dannosa in quanto non si considerarono le differenze tra le aziende e vennero adottati gli stessi principi produttivi in ognuna di esse. Nonostante ciò, alcuni lavoratori credevano in una reale possibilità di progresso, per cui si dedicarono con estrema dedizione a tutti i piani lavorativi imposti. Un esempio fu Stachanov, un minatore del Donbass che si distinse per le sue capacità di estrazione di grandi quantità carbone. Egli divenne il simbolo del lavoratore ideale promosso dallo “stachanovismo”, movimento che incitava i lavoratori a raggiungere ritmi di produzione sempre maggiori. In aggiunta, per quanto riguarda l’agricoltura, essa restò molto arretrata sia per la mancanza di ogni tipo di competizione, che causava un generale disinteresse verso l’ammodernamento, sia per i metodi di pianificazione utilizzati. Infatti, nel 1929, Stalin promosse la collettivizzazione forzata delle campagne, ossia la creazione di aziende agricole collettive, eliminando tutte le imprese individuali possedute dai cosiddetti Kulaki (contadini agiati). Al fine di raggiungere l’obiettivo e di fronte alla necessità di contrastare la ribellione delle campagne scaturita da tale politica, Stalin decise di deportare milioni di kulaki. Tuttavia, queste misure non portarono ad alcun miglioramento e la produzione agricola rimase del tutto insufficiente. Nonostante ciò, lo Stato organizzò delle requisizioni forzate di porzioni della produzione che in alcuni territori, come l’Ucraina, causarono delle pesanti carestie. Per quanto riguarda l’ambito sociale e culturale invece, Stalin promosse il cosiddetto “realismo socialista”, ossia tutte le arti, tra cui letteratura, pittura, cinema, dovevano essere in linea con l’ideologia del regime e perciò divennero ottimi strumenti di propaganda. Infatti esse saluto fascista e l’utilizzo del “voi” al posto del “lei” e iniziò a diffondersi il simbolo del fascio littorio, il quale rappresentava l’unità degli italiani sotto la guida di Mussolini. Egli riprese in più aspetti l’antica Roma, con l’obiettivo di ritornare alla gloria del tempo: si propose come “duce” e diede il via ad un massiccio culto della propria immagine. Mussolini voleva essere considerato il capo da cui dipendeva ogni decisione funzionale, teoricamente, a garantire pace e benessere. A tal fine iniziò ad organizzare grandi manifestazioni in cui i cittadini, indossando la divisa, dovevano ascoltare i suoi discorsi, funzionali ad ottenere sempre maggiore consenso. Per quanto riguarda la politica estera invece, l’intento era quello di creare un grande impero italiano. Nei primi anni Trenta, Mussolini difese l’Austria da un tentativo della Germania di annetterla a sé stessa e strinse un accordo anti-tedesco assieme alla Francia e al Regno Unito nel 1935 col patto di Stresa. A questo punto, l’Italia decise di intraprendere l’espansione coloniale in Etiopia contando sul fatto che i suoi alleati diano il loro consenso, essendo impegnati sulla Germania. La conquista dell’Etiopia fu possibile solo grazie all’utilizzo di armi come gas e bombardamenti aerei sulla popolazione africana: nacque così l’Impero italiano in nell’Africa orientale. A ciò si oppose la Società delle Nazioni, la quale impose all’Italia delle sanzioni economiche che furono però inutili. Mussolini scelse di sfruttare questo episodio per promuovere l’autarchia ed ottenere l’indipendenza dalle importazioni. Il passo successivo fu quello di realizzare un’alleanza con la Germania e difatti, il 25 ottobre 1936, venne istituito l’Asse Roma-Berlino. Questo avvicinamento alla Germania causò in Italia lo sviluppo del razzismo e dell’antisemitismo fascista. Inizialmente emerse un razzismo legato alla conquista dell’Etiopia, per cui furono vietati i rapporti tra italiani e etiopi. Successivamente, esso si trasformò in un razzismo di eliminazione, il quale raggiunse l’apice nel 1938 con il Manifesto degli scienziati razzisti con cui si promuoveva la superiorità della razza ariana-italiana rispetto alla razza ebraica. A conseguenza di ciò vennero emanate delle leggi anti ebraiche, le quali portarono all’esclusione degli ebrei dalla vita sociale e pubblica. Negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, anche gli ebrei italiani furono perseguitati ai fini del loro sterminio. Fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Mussolini e il regime godevano di grande approvazione, per cui il movimento antifascista fu poco incisivo, sia per contrasti interni e diversità ideologiche, sia perchè opporsi significava andare incontro a prigionia, se non condanna a morte. Tra i principali antifascisti ci furono il liberale Benedetto Croce, i cattolici Don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi, i democratici e socialisti, come Filippo Turati. Sorse anche il movimento di Giustizia e Libertà, che aveva come obiettivo l’insurrezione popolare; ma l'opposizione più attiva proveniva dai comunisti che agivano in clandestinità in Italia per ricostituire il partito, anche se in realtà trovarono poche adesioni. Tra i maggiori esponenti si possono ricordare Antonio Gramsci, il quale fu imprigionato, e Togliatti che fu costretto all’espatrio. Infine, prendendo in considerazione il terzo regime totalitario, la Germania, l’ideologia del nazismo fu sviluppata da Hitler a seguito del fallito colpo di stato nel 1923. Durante la prigionia egli scrisse il manifesto Mein Kampf (La mia battaglia), in cui è riportata la sua convinzione che la potenza della Germania fosse basata sulla purezza della razza dei suoi abitanti. Essi, in quanto diretti discendenti della razza ariana, erano ritenuti superiori rispetto alle altre razze. Questo giustificò la necessità di purificare la popolazione tedesca dalla presenza della comunità ebraica, dando quindi luogo all’esaltazione del Volk(popolo), contemporaneamente all’antisemitismo. Inoltre il bisogno di uno “spazio vitale” a Est riservato esclusivamente ai tedeschi, spinse a evacuare anche gli slavi. Le capacità di Hitler furono sottovalutate, ma nel momento in cui divenne Cancelliere, chiese nuove elezioni per raggiungere il potere. Allo scopo di raggiungere il suo fine, poco prima delle elezioni, fece presumibilmente incendiare il Parlamento, dandone la colpa ai comunisti e ottenendo la sospensione dei diritti dei cittadini. In tal modo poté agire liberamente contro i suoi oppositori e ottenere la vittoria alle elezioni e pieni poteri per quattro anni. In poco tempo Hitler diventò il Führer, cioè capo del paese, del governo e delle forze armate, dopo aver sospeso la Costituzione e eliminato i sindacati e tutti i partiti politici ad esclusione di quello nazista. Nel 1934, grazie ad un plebiscito, egli fu nominato capo del Terzo Reich, dando ufficialmente il via al regime totalitario tedesco. Questo comportò l’eliminazione di tutti gli avversari ad iniziare dalle SA, ossia la prima organizzazione paramilitare del nazismo, costituita da due milioni di persone, che fu sospettata di non essere allineata con Hitler. Le SA vennero sterminate nella cosiddetta “notte dei lunghi coltelli” del 1934, ad opera delle SS di Himmler. Queste ultime nacquero come guardia personale di Hitler e, con il regime, diventarono un corpo armato, fino a dirigere la Gestapo, ossia la polizia segreta, che si occupava del controllo dei campi di concentramento. Nei Lager vennero inviati tutti coloro che non si adeguavano all’ideologia nazista: gran parte di essi morirono a causa delle condizioni di vita e di lavoro. In questo contesto la comunità ebraica tedesca fu particolarmente colpita da una violenta campagna antisemita che culminò nel 1935 con l’emanazione delle Leggi di Norimberga, le quali decretarono l’inferiorità della razza ebraica (“sottouomini”) e diedero luogo a pesanti limitazioni come la perdita della cittadinanza e dei beni, dell’accesso alla scuola, e il divieto di matrimonio misto. Questi rappresentarono i primi provvedimenti eugenetici. Tuttavia, queste leggi colpirono anche quei cittadini tedeschi che non mostravano particolare adesione al regime: infatti venivano negati i diritti civili sia alle razze inferiori sia ai potenziali oppositori. L’antisemitismo raggiunse l’apice con la “notte dei Cristalli” nel novembre 1938 con la distruzione di migliaia di negozi e sinagoghe ebraiche, e l’uccisione o deportazione nei Lager. In quanto regime totalitario, il nazismo esercitò un forte controllo anche sulla vita dei tedeschi. Infatti, in primo luogo, il Fronte del Lavoro sostituì i sindacati, unendo in un solo organismo padroni e lavoratori per aumentare la produzione nazionale. In secondo luogo, le scuole seguivano programmi di studio ed utilizzavano libri di testo conformi alla visione nazista e, in più, i giovani si univano nella “Gioventù hitleriana”, ossia un’organizzazione che li formava fisicamente per il servizio militare e li educava all’ideologia del regime. In generale la popolazione era indottrinata attraverso la gestione organizzata del tempo libero e la propaganda esercitata tramite stampa, radio e cinema. In particolare, Goebbels, che fu il Ministro della Propaganda, influenzò anche il mondo dell’arte e della cultura, tanto che tutte le opere non gradite al nazismo vennero bruciate o messe al bando. Molti personaggi importanti a livello culturale, come Einstein o Freud, furono costretti ad abbandonare la Germania per evitare la prigionia. Inoltre, per promuovere il culto dell’immagine di Hitler, venivano realizzate delle adunate e parate militari; un evento di particolare importanza era il congresso annuale della Nsdap (partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori). In terzo luogo, il regime intervenne nell’ambito economico per ridurre la disoccupazione e si impegnò in lavori pubblici per ottenere il consenso del proletariato. Il Reich ottenne anche l’appoggio delle Chiese: venne firmato un concordato che garantiva la libertà di culto ai cattolici, e i protestanti prestarono giuramento al Führer. Solo papa Pio XI nel 1937 evidenziò le violenze naziste e il tentativo di interferire nella religione. Per quanto riguarda la politica estera, Hitler cercò di scardinare le dure condizioni imposte col Trattato di Versailles al termine della Prima Guerra Mondiale. Dunque, nel 1933 la Germania abbandonò la Società delle nazioni, nel 1934 tentò di
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