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Il totalitarismo: comunismo, fascismo e nazismo, Appunti di Storia

Storia del totalitarismoStoria del fascismoStoria del comunismoStoria del Nazionalsocialismo

Regimi totalitari: l’Unione Sovietica e il comunismo, l’Italia e il fascismo, la Germania e il nazismo

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 28/11/2022

eleonora_mari8
eleonora_mari8 🇮🇹

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Scarica Il totalitarismo: comunismo, fascismo e nazismo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! IL TOTALITARISMO: COMUNISMO, FASCISMO E NAZISMO 9.1 I REGIMI TOTALITARI Il termine totalitarismo nacque in Italia in relazione al fascismo, fu coniato dai liberali per delineare l'atteggiamento di mussolini, del movimento fascista, volto ad avere un controllo totale sulla società italiana. Fu poi lo stesso Mussolini ad appropriarsi di questo termine (i liberali lo usavano come un'accusa), parlando della chiara volontà totalitaria del partito fascista, nella convinzione che il partito rappresentasse lo stato. Non ci doveva essere nulla al di fuori dello stato e nulla contro lo stato. Il problema è che lo stato con il fascismo stava entrando in totale simbiosi con il partito: agli ordini dello stato corrispondevano vari ordini del partito, quindi diventava tutto nel partito, nulla contro il partito. E l'unico capo di questo partito era Mussolini. A partire dagli anni 30 i giornalisti inglesi parlavano di totalitarismo per riferirsi anche ai nazisti e al comunismo russo. Pur con tutte le differenze tra i tre tipi di regime è possibile trovare dei punti comuni anche grazie al lavoro di Hannah Arendt, filosofa. Tra questi punti in comune troviamo: ● Un'ideologia organica e coerente, il cui scopo è ricordare la visione della storia, della realtà, del mondo; il cui scopo è cambiare la concezione dell'uomo, creare l 'uomo di volta in volta, fascista, comunista, nazista. Ed avere alla base l'educazione; ● La presenza di un partito unico, che accomuna Stalin, l’Italia fascista e la Germania nazista. Un partito che entra in totale simbiosi con lo stato, che si sostituisce alle istituzioni statali; ● La presenza di un capo carismatico, nessuno può legare il carisma di Hitler, di Mussolini o di Stalin. Un capo carismatico che è l'unico detentore del potere, in particolare del potere legislativo, è l'unico interprete autorizzato all'ideologia di regime (il punto di prima), ideologia che viene a dar vita ad una sorta di culto laico, ideologia che porta il dittatore a dar vita ad una sorta di culto della propria persona, un dittatore diventa oggetto di questo culto della personalità (sia con Mussolini, con Hitler e con Stalin); ● La presenza di organizzazioni in grado di controllare le masse in ogni momento della loro vita, sia durante il lavoro, sia durante il tempo libero. Questo controllo avveniva attraverso manifestazioni, riti o segni distintivi; ● La statalizzazione dell'economia, il totale controllo dell'economia dello stato. La burocratizzazione che pone fine a ogni libertà economica individuale; ● L'impossibilità totale di un'opposizione interna, grazie alla severa repressione fondata anche sulle varie polizie segrete, ogni regime aveva la sua. Non ci si accontenta del potere, ma si vuole cambiare la società, è questo il totalitarismo. Bisogna creare un uomo nuovo. Ci si pone il problema se fosse giusto etichettare come totalitari i 3 regimi, quello tedesco, italiano e russo. Per poterli etichettare veramente come totalitari bisognerebbe approfondire gli studi su tutti e tre, come è stato fatto con il nazismo. 9.2 L’UNIONE SOVIETICA Abbiamo visto come Lenin fosse morto nel 1924. La lotta per la successione, però, era cominciata già da prima perché Stalin era diventato segretario del partito nel 22 e Lenin era già malato nel 23. Quindi la lotta per la successione inizia nel 23. Una lotta che inizialmente vedeva come protagonisti Trockij (troschi) e Stalin. Stalin come segretario del partito e Trockij come l'erede ideale di Lenin. Non erano gli unici due a contendersi il potere, ma di mezzo c'erano altri, Trockij era troppo pericoloso per tutti gli altri. I vari dirigenti del partito, infatti, si allearono inizialmente con stalin per isolare Trockij. Quindi lo scontro venne perso da Trockij perchè era rimasto solo. La controversia iniziale che Stalin sfruttò per isolare Trockij era il futuro mondiale del comunismo. Marx aveva parlato di un comunismo mondiale e infatti si era sviluppato un capitalismo a livello mondiale, che avrebbe dovuto portare a questo comunismo mondiale. Lo stesso Lenin aveva fatto scoppiare la rivoluzione, considerando che poi sarebbe diventata mondiale, quindi non ci sarebbero stati problemi legati all'economia. In realtà questi problemi ci furono perché la Russia non aveva ancora sviluppato il capitalismo e di conseguenza non aveva mezzi tecnici per poter distribuire le ricchezze. Trockij allora diceva che bisognava dare vita alla rivoluzione permanente, ovvero fare di tutto per estendere la rivoluzione comunista a tutto il mondo. Tutto ciò non fece altro che alienare il consenso della popolazione nei confronti di Stalin, che comunque poteva ricorrere alle armi della dittatura totalitaria. Per quel che riguarda le campagne, a partire dal 29, Stalin decise di dar vita alla collettivizzazione forzata, che era già stato stabilito da lenin con le tesi d'aprile poi però i fatti scavalcarono le tesi e ci fu la distribuzione delle terre. In più con la Nep si erano arricchiti i contadini. Abbiamo la nuova classe sociale dei kulaki, i contadini ricchi. L'obiettivo era quello di passare dalla singola proprietà contadina alle grandi aziende modello, ovvero i kolchoz e i sovchoz; i kolchoz erano in mano ai privati, quindi cooperative di più contadini che però dovevano dare il grosso della produzione allo stato perché la terra era dello Stato; i sovchoz erano cooperative direttamente dello Stato, del partito, quindi con lavoratori salariati, non c'era il problema di dare il grosso della produzione, era tutto dello stato. Nonostante la propaganda del partito, che cercava di far passare la collettivizzazione forzata come una nuova più avanzata forma di lotta, una lotta del proletariato per far scomparire la povertà, i contadini non erano d'accordo, non volevano perdere la loro libertà e la loro autonomia. Di conseguenza cercarono di ribellarsi, ma o finirono ammazzati, o finirono nei campi di concentramento, o entrarono nei kolchoz e nei sovchoz. A un certo punto Stalin ha dovuto usare l'esercito perchè l'arma dei contadini era macellare il bestiame oppure malmenare i commissari che andavano a cercare di recuperare qualcosa, allora Stalin dovette mandare l'esercito e si arrivò ad una carestia tale da provocare solo in ucraina 6 milioni di morti. Si arrivò però a 6 milioni di morti perché ci fu la carestia, nessuno produceva più, a stalin non fregava niente e requisiva lo stesso quello che c'era; quindi già si produceva poco, poi tutto veniva requisito da stalin per le città e per il mercato estero, e ciò provocò tutti questi morti solo in ucraina. Stalin ebbe comunque i suoi successi, almeno dal punto di vista industriale, fu così che poté permettersi di isolare dirigenti, come Bucaren(?), che si erano opposti ad abbandonare la Nep, e di fatto liberarono ancora di più il campo dei dirigenti che potevano opporsi al potere, chiunque gli si opponeva veniva massacrato attraverso la propaganda, la stampa. La stessa cultura, secondo il principio del realismo socialista, era totalmente assoggettata al partito quindi la scienza, l'arte e la cultura in generale dovevano occuparsi di cose che avessero a che fare con l'economia e la società, in modo da poterle sfruttare per i fini propagandistici, per i fini del partito. Si parla di realismo socialista. Il merito non era di Stalin, ma comunque se ne appropriò. In Russia le politiche sociali erano molto più evolute che nel resto del mondo, per esempio il riconoscimento del ruolo della donna, cose che nel resto del mondo non c'erano. Stalin diventava agli occhi del popolo l'artefice di tutti i successi delle politiche comuniste dell'unione sovietica e anche nel mondo. Fu lui stesso a favorire il culto della sua persona, il culto della personalità, l'ideologia diventava una sorta di religione laica. Poi la maggior parte degli intellettuali era stata ammazzata e di fatto la popolazione, soprattutto in italia e in germania, era totalmente influenzabile. Infatti ai loro occhi lui divenne il padre della patria, l'unico in grado di prendersi cura dei cittadini. Lo stalinismo in teoria si doveva rifare a Marx e a Lenin, ma era più vicino alle posizioni del vecchio impero zarista perché Marx e Lenin parlavano di collaborare, di dividersi il potere. Stalin invece era un sovrano a tutti gli effetti. Cominciò tutto nel 34, quando i dirigenti del partito chiesero un cambio di rotta per quel che riguardava la politica economica. Sempre nello stesso anno venne assassinato Sergej Kirov, altro dirigente del partito, fu la scusa da cui partì la violenza stalinista. Al centro di questa persecuzione c'era l'articolo 58, nato per condannare i crimini contro la rivoluzione, contro lo Stato. Da quel momento in poi il termine “purga”, inizialmente usato per chi veniva espulso, andò a significare che ti arrestavano ti facevano un processo falso in cui ti costringevano a confessare i tuoi crimini e i tuoi complotti e poi o ti ammazzavano o ti mandavano nei gulag. Il problema di stalin era che le purghe colpirono l'esercito, gli ufficiali più promettenti furono eliminati attraverso le purghe, e ciò provocò la disfatta della 2 guerra mondiale dell'URSS. Quando Hitler decise di attaccare e la grande maggioranza degli ufficiali era stata eliminata con le purghe. La Russia poi era talmente potente da riorganizzare l'armata rossa e scagliarsi contro tutto il mondo. Fondamentale per questo sistema repressivo era la polizia segreta, “nkvd”; e i gulag, che non è il singolo campo di concentramento, ma era l'ufficio che si occupava dei campi di concentramento. I campi di concentramento russi non erano molto diversi da quelli tedeschi; c'è differenza tra campo di concentramento e campo di sterminio, i campi di concentramento erano campi dove si isolava le persone e dove le facevi lavorare, erano quindi campi di lavoro, chiamati gulag, li facevi lavorare a costo zero, in condizioni igeniche assurde, malnutriti, li sfruttavi, erano schiavi, fino a quando morivano di stenti; i campi di sterminio invece servivano per ammazzarli. Il totalitarismo Stalinista investì gli stessi ambienti religiosi. Già da Lenin la Chiesa ortodossa subì una forte repressione. Lenin era convinto, rifacendosi al marxismo, che la religione fosse alienante per gli uomini e che sarebbe stato un ostacolo alla formazione dell'uomo comunista. Stalin però accentuò questa persecuzione che riguardò non soltanto la Chiesa ortodossa,che comunque non poté eleggere il suo patriarca per diversi anni (fino al 1943), ma anche le comunità ebraiche, musulmane e cattoliche. Durante la seconda guerra mondiale però Stalin cambierà idea perché vedrà il suo Paese invaso. Quindi si rende conto che comunque il sentimento religioso è ancora radicato nella popolazione allora lo sfrutta come collante per l’unità nazionale, per il patriottismo che porterà comunque l’URSS non solo a resistere all'attacco tedesco, ma a fare un’avanzata che gli porterà fino alle porte di Berlino. Un ruolo fondamentale per il comunismo mondiale era quello del Komintern, ovvero Terza Internazionale, assoggettato completamente agli ideali sovietici e di conseguenza al potere di Stalin. Inizialmente i partiti comunisti avevano il compito di portare avanti la lotta contro i liberali e i socialdemocratici. L’obiettivo, infatti, era quello della rivoluzione perché, sì Stalin aveva detto rivoluzione in un solo Paese, ma non perché non la volesse nel mondo. Intanto però si doveva consolidare la rivoluzione in Russia, ma comunque l’obiettivo di portarla a livello mondiale c’era sempre. Di fatto però ad un certo punto Stalin stesso prese per buona l’idea di Butalin visto l’avanzare dei totalitarismi in Europa: con il nazismo in Germania e il fascismo in Italia; soprattutto dopo l’asse Roma-Berlino nel 1936 e la guerra civile spagnola in cui i nazifascisti intervennero a favore di (?) Stalin decise di portare avanti la politica dei Fronti popolari quindi i partiti comunisti di tutta Europa dovevano fare quello che diceva Stalin. Il primo banco di prova fu quello della Francia dove ci furono i governi di coalizione, ma ancora più importante quello della Spagna durante la guerra civile. Il fronte popolare implica che i comunisti si sarebbero alleati con liberali e socialdemocratici. Questi ultimi erano quello che rimaneva del partito socialista dopo la scissione dei comunisti. 9.3 L’ITALIA Dal 1925 in poi in Italia non c’era più alcuna parvenza di governo legale. Mussolini, dopo il delitto Matteotti, aveva deciso di passare ad una vera e propria dittatura. In questo periodo Mussolini stava cercando di consolidare il suo potere infatti voleva portare nuovamente all’annichilimento di ciò che era rimasto di ispirazione democratica all’interno dello Statuto Albertino in cui il re doveva servire da garante e lo Statuto venne mantenuto, però le leggi fascistissime avevano svuotato totalmente il contenuto democratico. Si parlava ancora di un totalitarismo imperfetto perché comunque c’era la presenza del re che contava veramente poco. Dal punto di vista, invece, della Per quanto riguarda l’istruzione gli insegnanti furono costretti ad iscriversi al partito e a giurare fedeltà al regime. Si decise di avere dei programmi strettamente controllati dall’alto e soprattutto ci doveva essere un libro unico. QUindi lo stato decideva i programmi e i libri. Per quanto riguarda l’università il discorso era simile ovvero i docenti furono costretti a giurare fedeltà al regime e molti docenti lo fece anche perché alcuni esponenti storici dell’antifascismo come Togliatti (comunista) o Croce avevano invitato i docenti universitari a giurare fedeltà al duce per continuare a mantenere le loro cattedre per portare avanti la lotta contro il fascismo dall’interno. Molti letterati italiani però non si schierarono mai apertamente contro il fascismo, ma anzi lo proteggevano come ad esempio Marinetti, Pirandello e Marconi. Lo stesso Mussolini insisteva sull’importanza della cultura infatti nacque l’istituto fascista di cultura. I bambini e i ragazzi vennero divisi in fasce di età, ad esempio c’erano i balilla e nacque nel ‘26 e poi confluì nella gioventù italiana detta GIP. Quindi ogni età aveva la sua sottosezioni e questo venne introdotto anche a livello universitario. La cosa più importante però è che i bambini fin da piccoli venivano educati all’ideologia fascista, abituati anche alla cultura di guerra, ovvero al militarismo. Sin da piccoli quindi attraverso la scuola e attraverso le organizzazioni paramilitari venivano educati per diventare l’uomo fascista. Per quanto riguarda gli adulti fondamentali furono i mezzi di comunicazione di massa e il forte controllo del fascismo su tutti questi mezzi. Il giornalismo era considerato una sorta di scuola per gli adulti, ma in Italia molte persone erano analfabete. Per quanto riguarda la radio ci sono Eiar (ente italiano audizioni radiofoniche. Negli anni ‘20 nacque, per volontà di Mussolini, l’Istituto Luce e anche Cinecittà. Inoltre anche i film nati in epoca fascista servivano per rinforzare il sentimento patriottico degli italiani e quindi il cinema divenne un’arma politica. Molto importanti furono i motti Mussoliniani che si trovavano oltre che sui giornali anche sui palazzi, sui muri, nei cartelloni (es.: “Boia chi molla). In questo contesto nacque il Minculpop come ministero della cultura popolare che andò a sostituire l'ufficio per la stampa e la propaganda. Di fatto tutte le comunicazioni erano controllate dal Minculpop. Questa propaganda era riuscita a plasmare la mentalità comune fino al punto che gli italiani cambiarono i loro modi di pensare e le loro abitudini. Tra simboli più importanti c’è il fascio littorio. Questo era un simbolo di derivazione romana, ovvero era l’arma usata dal littorio che era la guardia. In questo caso diventa simbolo del potere e viene usato per simboleggiare l’unità del popolo italiano sotto il regime fascista. Il fascio littorio non è l’unico simbolo legato all’antica Roma. Di fatto Mussolini sfruttava il mito dell’antica Roma per giustificare la politica del fascismo, l’aggressività del fascimo, ma non soltanto per la politica interna ma soprattutto per la politica estera. L’Italia era diventata la patrona del mondo. Da qui i continui rimandi all’antica Roma come ad esempio i film commemorativi, celebrativi. Questa era una reinterpretazione della storia volta a nascondere gli eventi negativi. Per quanto riguarda il termine “duce” questo è di ascendenza romana. Mussolini si accreditò come il capo supremo dal quale derivava ogni decisione in vista del bene collettivo. Si trattava di un mito politico che aveva le sue origini remote nella Rivoluzione francese e nell'ideale romantico del genio e dell'eroe, ma si innestava a pieno titolo nella concezione del fascismo come "fede" politica. Grande importanza assunsero anche le feste civili e le ricorrenze del fascismo, durante le quali tutti erano obbligati a indossare la divisa dell'organizzazione di appartenenza, a convergere nelle piazze di paesi e città per ascoltare i discorsi di Mussolini diffusi attraverso gli altoparlanti. Il regime creò una vera e propria macchina del consenso, che permise a Mussolini di raccogliere negli anni Trenta un appoggio generalizzato e convinto. Il mito della romanità fu ripreso con vigore in politica estera, per alimentare l'aspirazione del fascismo alla costruzione di un Impero italiano. Negli anni Venti, infatti, il fascismo italiano non aveva destato fra le cancellerie straniere alcuna reale preoccupazione, nonostante lo sbandierato nazionalismo e utilizzo strumentale dell'argomento della «vittoria mutilata». Anzi, la felice e pacifica conclusione della vicenda di Fiume aveva suscitato il plauso delle maggiori potenze europee. L'Italia aveva rafforzato i suoi rapporti anche con l'Austria, dove il cancelliere Dolfuss si era ispirato direttamente al fascismo e al duce per instaurare un regi me autoritario. Ciò spiega perché, di fronte alla notizia di un tentato colpo di Stato nazista nel 1934, durante il quale Dolfuss fu ucciso, Mussolini decise di inviare al confine italo-austriaco quattro divisioni per fermare Hitler ed evitare l'Anschluss dell'Austria alla Germania, espressamente proibita dagli accordi raggiunti con la pace di Parigi. L'intervento a difesa dell'Austria era coerente con la politica di collaborazione con Francia e Regno Unito intrapresa dall'Italia e culminata nell'accordo in funzione antitedesca. L’intesa riaffermava i punti del patto di Locarno del 1925, garantendo l'indipendenza dell'Austria e promettendo una reazione dei firmatari di fronte a nuove violazioni del trattato di Versailles da parte di Hitler. Mus solini decise di dare alla politica estera italiana una svolta aggressiva. Egli pensava così di dare concretezza all'idea imperiale e colo nialista del fascismo attraverso un duro governatorato fatto di deportazione di civili e rappresaglie, sotto il controllo del regime. Tra l’ottobre 1935 e il maggio 1936 l’esercito italiano attaccò l’Etiopia. Nonostante alcune nette vittorie degli italiani negli scontri aperti, la guerriglia degli etiopi e la mancanza di collegamenti per far avanzare le truppe italiane e i rifornimenti rischiarono ben presto di trasformare la guerra in una campagna di logoramento. Per evitare una guerra lunga, peraltro prevista dagli osservatori stranieri, gli italiani ricorsero all'uso dei gas e dei bombardamenti aerei anche contro i civili. A maggio del ‘36 Mussolini annunciò la nascita dell’Impero dell’Africa orientale italiana. La scelta colonialista dell'Italia si dimostrava in contrasto con le tendenze internazionali di riduzione degli Imperi europei e l'impostazione diplomatica adottata fino a quel momento dal regime. Tuttavia Francia e Regno Unito si dimostrarono sostan zialmente accomodanti e il capo del governo italiano poté rivendicare di aver ri portato l'Italia al ruolo di grande potenza: il suo prestigio personale si accrebbe e il fascismo diede in tal modo prova delle proprie capacità e ambizioni a livello internazionale. Solo la Società delle Nazioni espresse reazione contraria, decidendo di punire Roma con sanzioni economiche proponendo il boicottaggio internazionale dei prodotti italiani e l'embargo che vieta il commercio di una serie di merci con una nazione. L’embargo però non prevedeva le materie prime essenziali quindi Ginevra diede prova della sua incapacità governativa. Mussolini decise di denunciare lo stilista della Società delle Nazioni perché impedivano all’Italia di guadagnarsi il posto che meritava nel consesso internazionale. Mussolini lanciò la campagna dell'autarchia che perdeva che gli italiani consumassero solo merci nazionali per arrivare così all’autosufficienza del Paese. Mussolini il 24 ottobre 1936 sottoscrisse il cosiddetto «Asse Roma-Berlino», un'intesa ideologica e politica tra dittature di destra che condividevano l'aspirazione a una revisione dei trattati di pace. Il patto con la Germania ebbe effetti immediati nel contesto della Guerra civile appena scoppiata in Spagna: il conflitto tra repubblicani e nazionalisti nel Paese iberico delineò le divisioni del campo internazionale che avrebbero costituito la premessa della Seconda guerra mondiale. L'avvicinamento alla Germania influenzò progressivamente anche la politica interna del fascismo, la cui ideologia assunse una tendenza discriminatoria e razzista in precedenza assente. La questione emerse anche a seguito della conquista dell'Etiopia. In questa fase, la politica fascista passò dalla concezione ottocentesca del «razzismo di dominio», secondo cui la presunta inferiorità degli altri popoli giustificava la conquista e il colonialismo, al «razzismo di eliminazione», basato sull'idea che l'inferiorità dell'altro motivava la sua esclusione dalla la tenacia, 1871. a è la crea Fascismo e nazism caratterizzarono per anticomunismo, creazione vita collettiva 0, addirittura, la sua soppressione. Nel luglio 1938 la politica razziale del regime fu appoggiata dagli intel lettuali con il Manifesto degli scienziati razzisti. L’antisemitismo e gli SA, da cunicoli sotterranei ad incendiare la Camera bassa mentre c’era il comunista presente. Hitler a causa di questo episodio Hitler convinse Hindenburg ad emanare un decreto d’urgenza, ovvero il decreto dell'incendio Reichstag, che limitava la libertà costituzionale, i diritti personali. Con questo decreto fatto ad una settimana dalle elezioni fu possibile incarcerare ium. Guarda caso l’unico partito che poteva rappresentare un problema per Hitler era il partito comunista e quindi la maggior parte dei dirigenti del comunismo vennero arrestati. Non vennero arrestati solo loro, ma qualsiasi oppositore politico. Nel frattempo continuano le violenze e le intimidazioni. Alle elezioni infatti il partito nazista ottenne il 44% dei voti. Di fatto non c'era più una vera opposizione, ma in ogni caso questo 44% cambiava di poco la situazione perché anche in precedenza si è visto che Hitler aveva raddoppiato i voti, però questo non gli permetteva lo stesso di governare da solo. Per Hitler, essendo cancelliere, l’unica soluzione era convincere anche con la forza i cattolici in Parlamento ad appoggiarlo per un decreto particolare. Quindi il 44% dei voti più l’appoggio dei cattolici, attraverso anche intimidazioni, concessero ad Hitler i pieni poteri per quattro anni. In neanche un anno diede vita al suo totalitarismo. Questo totalitarismo però era ancora un totalitarismo imperfetto quindi ebbe inizio un’opera di “allineamento”. Come successe in Italia, l’unico partito legale rimase quello nazista, vennero poi soppressi i governi dei singoli Lander in nome dell’accentramento del potere; vennero espulsi dall’mmministrazione pubblica tutti coloro che non erano favorevoli al regime. Hitler quindi prese il totale controllo della società e in più erano già attivi le SA e le SS, la Gestapo, la polizia segreta hitleriana. Questo totalitarismo quindi era imperfetto a causa della presenza di Hindenburg che ormai era vecchio. Alla sua morte, nell’anno successivo, Hitler divenne Fuhrer e il suo obiettivo ora era quello di modificare le due cariche, ma c’era un ostacolo: l’esercito che aveva come capo supreme il Presidente Hindenburg. Quindi Hitler non poteva modificare queste due cariche senza il consenso dell’esercito e fu in questo contesto che Hitler maturò l’idea di sterminare le SA nella “notte dei lunghi coltelli” (30 giugno 1934) perché l’esercito era sempre stato contrario alle SA a causa del loro potere. Hitler allora cominciava a temere perché comunque si trattava di nazisti come lui e le SA avrebbe, inoltre, potuto causare problemi alla sua autorità. Di conseguenza fece sterminare le SA dalle SS e portò l’esercito dalla sua parte. In questa stessa notte vennero uccisi anche gli oppositori politici di Hitler. Arrivato a questo punto poté unificare le due cariche con la scusa che la carica di presidente è legata al compianto di Hindenburg. Così venne unificata la carica di cancelliere e quella del presidente della repubblica e da questo momento in poi Hitler iniziò a farsi chiamare Fuhrer, che non è altro che la traduzione tedesca di duce. In seguito all’unione dei due poteri ci furono nuove elezioni in cui il partito nazista prese il 92% dei suffragi, non prende il 100% perché essendo una lista potevi scegliere se votare o meno. Fatto ciò poi con un plebiscito popolare fece confermare questa situazione al popolo. Hitler iniziò a privare della sua autorità il parlamento attraverso i decreti. Invece, crebbero molto le SS tanto da diventare un vero e proprio corpo parallelo all’esercito. Quindi le SS oltre ad avere delle divisioni su chi partecipava alla guerra e chi no, gestivano la Gestapo (polizia segreta) e i campi di concentramento che erano attivi già dal 1933. Questi ultimi servivano per relegare tutti gli indesiderati al regno, iniziando dagli oppositori politici, gli zingari, i criminali. A poco a poco cominciano a relegare nei campi di concentramento anche tutti coloro che potrebbero contaminare la purezza della razza come ad esempio i malati mentali e gli ebrei. Dal ‘33 Hitler aveva cominciato a perseguitare gli ebrei però, essendoci stata la crisi del ‘29, decisero di lasciarli perdere, ma dal ‘35 iniziano nuovamente ad essere perseguitati a causa delle Leggi di Norimberga. Queste ultime dichiaravano che gli ebrei sono sottouomini e quindi devono essere discriminati, non dal punto di vista religioso, ma da quello biologico essendo considerati una vera e propria razza. Inoltre gli ebrei vennero privati della cittadinanza, espropriati dei loro beni, la loro libertà di movimento era fortemente limitata, erano vietati matrimoni e rapporti sessuali tra ariani ed ebrei. In questo caso vennero seguiti i principi dell’eugenetica, ovvero la genetica volta a migliorare la razza, e secondo di essa si dovevano evitare i matrimoni misti. Un’altra cosa importante era la purezza del sangue, ovvero appartenere alla razza ariana non ti salvava da tutti i pericoli perché comunque dovevano giurare fedeltà al regime e dimostrare questa fedeltà altrimenti avrebbero perso i diritti legati alla cittadinanza. Queste persecuzioni contro gli ebrei arrivarono all’apice nel ‘38 con la “notte dei cristalli” quando, in tutta la Germania, gli ebrei vennero massacri o arrestati. Il nome “notte dei cristalli” deriva dalla frantumazione delle vetrine dei negozi. Inizialmente però nel Mein Kampf non si parlava di soluzione finale, ma solamente della cacciata degli ebrei dalla Germania o comunque dai possedimenti tedeschi. Dal ‘36 in poi si iniziò a parlare invece dell’eliminazione degli ebrei e tutto questo venne propagandato attraverso i giornali, i libri in un clima di piena censura (niente pubblicazioni in contrasto con queste idee di Hitler). L’idea della soluzione finale fu attuata pienamente a partire dalla 2° guerra mondiale. Infatti ai campi di concentramento vennero affiancati i campi di sterminio. Hitler creò il fronte del lavoro, in pratica era un unico sindacato, con all interno sia i proletari che la grande borghesia e i capitalisti, il tutto per unire le forze per il comune obbiettivo per aumentare la produzione e per evitare conflitti sociali. Abbiamo la gioventù hitleriana, ovvero addestrare i ragazzi, abituarli sin da piccoli a seguire gli ordini in modo da prepararli per la vita militare e soprattutto indottrinarli fin da piccoli. Per quel che riguarda la storia, vennero licenziati tutti quegli insegnanti che non dichiararono espressamente la loro fedeltà al regime, furono fatti programmi di studio, libri di testo, tutto per seguire l'ideologia e plasmare una nuova visione del mondo, che dal punto di vista storico, vedeva hitler e la grandezza della germania come il fine di tutto ciò che era successo storicamente in germania. Ci sono diverse organizzazioni volte a coprire ogni momento della vita dei tedeschi, tipo la “forza attraverso la gioia”, in pratica tutti i tedeschi potevano viaggiare, andare al cinema ecc..., ma tutto senza pagare, ma tutto ovviamente girava attorno all'indottrinamento del popolo. In germania viene fondata la Volkswagen(macchina), che è simbolo del nazismo. C'è l'uso dei mezzi di comunicazione di massa, tipo radio, giornali ecc..., che venivano sfruttati per diffondere l'ideologia, per trasformare il tedesco nell'uomo nazista. Si diffondeva l'odio nei confronti del diverso, soprattutto del comunista, dell'ebreo. Importanti furono le olimpiadi del 36 a berlino, in cui si fece di tutto per propagandare la potenza tedesca. Le grandi adunate, le varie celebrazioni del regime, le parate, tipo il congresso annuale del partito nazista vedeva hitler sfilare tra la folla che sbandierava la svastica. Anche in questo caso si sviluppò il culto della personalità nei confronti di hitler, ma inzialmente era meno spontaneo, più legato al partito, lo stesso hitler imparava a memoria i discorsi. Per quel che riguarda la cultura, l'arte contempornea era considerata degenere e si affermò la figura dell'architetto Speer, a cui hitler aveva assegnato il compito di ridisegnare berlino. Nel 37 pio 11 denunciò in una bolla papale le violenze naziste e il tentativo di hitler di sostituire la religione con una religione laica basata sulla razza. Per quel che riguarda l'economia abbiamo un intervento diretto dello stato, in una politica antiliberista, volta però alla crescita economica, si formarono dei
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