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il valore delle differenze. tra teorie e pratiche educative, Schemi e mappe concettuali di Psicologia Delle Differenze Individuali

In una società come quella contemporanea ‒ in cui lo sguardo verso gli altri è spesso caratterizzato da pregiudizi e stereotipi ‒ educare a conoscere, comprendere, rispettare e valorizzare le differenze è diventato un compito indispensabile per continuare a tutelare il valore della persona e i princìpi della convivenza civile. Attraverso una prospettiva pedagogica e interdisciplinare, questo libro intende abbracciare, in un unico sguardo, l’intero campo delle differenze: sociali, culturali ecc.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

In vendita dal 13/03/2023

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Scarica il valore delle differenze. tra teorie e pratiche educative e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Psicologia Delle Differenze Individuali solo su Docsity! LIBRO – IL VALORE DELLE DIFFERENZE Capitolo 1 – Riconoscere e governare le differenze ‘900 come secolo di svolta(rottura rispetto alla tradizione): nell’arte, nella sceinza, nella cultura, nella filosofia  dopo Nietzsche, Heiddegger, Deleuze, Deridda, ma anche dopo la psicanalisi e la psicologia cognitiva. Differenza come pluralismo e alterità. Principi per valorizzare le differenze: 1) i diritti da esporre/tutelare. 2) la laicità e il pluralismo. 3) la prospettiva ecologica (accoglienza e convivenza, in equilibrio). 4) la democrazia (aperta e partecipativa) Biologia (DNA), antropologia (Levi-Strauss), psichiatria (Basaglia), pedagogia dell’infanzia  le differenze sono un valore perché rinnovarlo, rendono aperta e dialettica la società. Per formare alla differenza occorre de-costruire i pregiudizi, tutelando una società plurale, articolata sui diritti, democratica e collaborativa. Doppio ruolo della scuola: 1) agire contro i pregiudizi, le emarginazioni, le gerarchie, le gerarchie tra culture. 2) agire per tener viva la varietà della cultura, favorendo confronto e dialogo, cercare di capire il mondo e abilitare nel mondo attuale. La scuola è la sola agenzia che detiene le categorie adeguate e le pratiche necessarie per svolgere queste funzioni, attivando nei soggetti una forma mentis critica e valoriale che prefiguri una società in cui le differenze si facciano vedere. Laicità in un ottica pedagogica significa qualcosa di diverso dal non religioso, significa un approccio orientato ad ascoltare/tutelare il punto di vista dell’altro. Dal punto di vista religioso, un approccio laico è un approccio che, pur partendo da una singola religione, non si ferma a pensare che sia quello l’approccio da promuovere tra tutta l’umanità. Ma dice che ciascuno ha la propria religiosità, e ogni modalità deve essere garantita/tutelata /rispettata. Capitolo 2 – Pedagogia e l’altro L’educazione ha sempre avuto una base relazionale: si fonda sul rapporto tra soggetti diversi  “l’educazione è doppiamente aperta all’alterità”  è una relazione asimmetrica ma allo stesso tempo reciproca tra educatore ed educando. L’invenzione della scuola fondata su “uniformità” di età risale XVI(gesuiti), anche se non mancano punti di vista diversi (come Comenio  tutto a tutti interamente) che sottolineavano l’importanza dell’istruzione di gruppo e del superamento del pensiero dell’identico. Quattro ondate di “scoperta” della differenza: 1) differenza a livello di stratificazione sociale (anni ’60)  percorsi di rialfabetizzazione; 2) differenza a livello di salute e di capacità(’70, riconoscimento dei portatori di handicap) dalle classi differenziali all’integrazione; 3) differenza culturale (’90 fenomeno immigratorio)  intercultura; 4) differenza di genere (teorie gender, oltre il genere in termini dicatornici temi di identità e preferenza sessuale). Compito di conoscere le differenze, per evitare che prevalgano il pregiudizio e l’hate speech. Evitare di ignorare la differenza, cercando di affrontarla: conoscere, rispettare, accettare, comprendere e valorizzare le differenze. DIFFERENZA = è nella natura delle cose DIVERSITA’ = è l’esito di un giudizio che qualcuno attribuisce; qualcosa legato a qualcosa che un deficit è personale. …”Non è così manifesto” manifesto che riprende diverse prospettive sulla differenza, ma in particolare quella dell’handicap. Itinerari italiani: GIOVANNI MARIA BERTIN- problematicismo: nuovo modello di persona che si caratterizza per il principio della differenza, intesa come ricchezza e varietà di aspetti, cioè come Pluralismo e alterità radicale rispetto alle catture alle quali è sottoposto il soggetto (deresponsabilizzazione, anomia, dispersione, solitudine, piattezza). Occorre valorizzare il principio della differenza, perché evita all’identità di rendersi, nel pluralismo, sterile accettazione dello status quo. Differenza come meta dell’azione educativa, rappresenta il principio per il quale ogni uomo ha il diritto a non essere considerato un elemento indistinto di un pluralismo informe o di strategie di dominio (mezzo per assolvere funzioni senza che lui ne sia consapevoli o senza che ne dia il consenso). Arricchimento: poliedrico e dismorfico dell’intelligenza, dell’immaginazione e della sensibilità, integrando in modo razionale ed armonico e potenziando i contatti con gli altri e le loro specifiche differenze.  ruolo della comunicazione interpersonale. Comunicazione interpersonale come terreno di una pedagogia della differenza che esige in ciascuno di noi di sfuggire ai condizionamenti omologati del consumismo che vuole indurre bisogni identici: accettare di essere “differenti” da quello che siamo stati in passato consente di diventare meno rigidi e + aperti alla differenza dell’altro. Differenza come alterià: sperimentare il “totalmente-altro”, ciò che è fuori (oltre) dell’esistente e che appare possibile. Differenza come pluralismo: riconoscere la verità dell’esistente, recuperare l’emarginato e il rimosso. Compito della pedagogia della differenza (e in generale della pedagogia) è quello di farsi inattuale, ovvero di sfidare l’esperienza, ripensandola attraverso “rovesciamenti” e “rotture”, ma anche “oltrepassamenti” e nuovi traguardi. PIER PAOLO PASOLINI La vocazione pedagogica di Pasolini: pedagogia appassionata e profetica, consapevolmente al servizio dell’utopia, anticonformista e perversa, fustigatrice e maieutica. Spirito profetico che si scaglia contro le degradazioni dell’esistente e del presente, rivolgendosi a risvegliare le coscienze. Tra film, narrativa e saggi, obiettivo è quello di mantenere aperto uno spazio per costruire un umanesimo critico che si leghi agli uomini e alla loro storia per potenziarne le possibilità di liberazione, emancipazione e di fondazione di valori non alienati. Educazione come impegno sulla società (per un progetto di ricostruzione socio-culturale) ma anche sull’uomo, per realizzarlo nella sua umanità possibile. La diversità si valorizza proprio perché braccata e sottoposta a linciaggio. Essa non va intesa come soltanto come presenza delle minoranze di qualsiasi tipo ma come valorizzazione di tutto ciò (uomini, culture, discorsi) che viene schiacciato dalla logica del consumismo, del binomio produzione-evasione del conformismo 1) Valenza politica della pedagogia: coscienza sociale radicale dei problemi; coscienza di una strategia emancipativa 2) Connessione tra pedagogia e differenza: la pedagogia dovrebbe avere una radicale passione per l’uomo: un uomo altro che si ponga fini ulteriori rispetto a quelli immanenti al suo tempo storico. Ritorno tradizioni  formazione umana al dominio del sociale e restituita alla libera gestione del soggetto. ERNESTO BALDUCCI –L’altro Riconoscere l’altro: un altro da conoscere e da rispettare, con il quale sia possibile stabilire uno scambio che preveda la permanenza dell’altro. L’io e il Tu si condizionano a vicenda  l’Io non può pensarsi se non in rapporto ad un Tu e il Tu non può essere affermato se non in rapporto ad un Io. Solo la capacità di ascolto si può mettere dinanzi all’altro, alla sua diversità umanità Uomo planetario  l’ascolto indica possibilità umane che noi non abbiamo realizzato e ci mette in contatto con l’origine ingenua di un altro essere umano che non è il nostro, eppure è potenzialmente nostro e costituisce comunque un’esistenza storica insostituibile. Capitolo 4 - Differenze di opportunitá educative  risorse Povertá educativa: situazione che limita il diritto dei bambini e degli adolescenti all’educazione e li priva dell’opportunitá di imparare e sviluppare abilitá e potenzialitá. ES. contesto di famiglia vulnerabile o contesti privi di opportunitá di sviluppo. Minori protagonisti di reati  percorsi educativi e di responsabilizzazione all’interno del processo giudiziario probation: messa alla prova (giustizia riparativa) durante periodi ampi e in progetti educativi di qualitá  ragazzo come protagonista attivo del proprio processo di crescita:  Condivisione di un progetto educativo con operatori che li hanno resi protagonisti;  Incontro con nuove figure adulte  modelli positivi  Scoperta di nuovi talenti  il compito di “formare” riassimilazione libera e critica nella cultura in cui siamo immersi e fare sí che le nostre attitudini, capacitá, talenti trovino spazio nell’educazione “Comunitá” come luogo in cui bambini possono riscoprire e far emergere competenze, potenzialitá e resilienza: utilitá della stabilitá della vita quotidiana, della cura e della relazione educativa. Differenza tra comunitá e socialitá, che si stabilisce nella maniera in cui si costruiscono le relazioni. Parlando di comunitá e comunitá educative si fa riferimento a quei contesti in cui la famiglia non puó provvedere il contesto per la crescita del bambino. La comunitá puó far emergere le competenze, le qualitá e sviluppare la resilienza. Condivisione, narrazione delle proprie esperienza  far emergere il vissuto é strategia centrale nel costruire resilienza. Dimensione della cura e della relazione educativa che troviamo solitamente in una famiglia, ulteriormente trovata nelle relazioni tra pari. Utilitá della partecipazione attiva dei care leavers (coloro che hanno vissuto almeno 13 settimane in un sistema di tutela e accoglienza e che dopo i 18 anni intraprendono la transizione verso la vita autonoma), attraverso un lavoro congiunto con i care givers. Care givers  rispondono ai bisogni del bambino o in generale dell’individuo che chiede cura e attenzione. Dalla multicultura all’intercultura Multicultura: compresenaza di piú culture. É un dato di fatto nella societá attuale. Intercultura: un progetto pedagogico da coltivare attraverso l’incontro e il dialogo tra culture. É un progetto pedagogico, una sfida costante alla nostra societá. Perché a partire dalla compresenza é necessario avviare un dialogo di apertura al confronto con le altre culture e messa in discussione dei limiti della propria cultura. Come si fa intercultura in una classe di scuola primaria? Non basta che ciascuno porti qualcosa della propria cultura. Cultura Cultura ed educazione? Quale rapporto tra cultura ed educazione? Cultura come un deposito di esperienze, di rappresentazioni e di valori che fonda una “memoria”, sia individuale che collettiva, la quale viene tramandata di generazione in generazione attraverso l’educazione e in particolare attraverso il linguaggio e altre forme espressive. La cultura é un intero sistema di vita Laddove c’é un gruppo che si organizza e vive insieme giá lí c’é cultura. La cultura va capita non solo grazie all’arte, ma anche le manifestazioni popolari, le persone nei sbborghi: esperienze, rappresentazioni, valori. Se la cultura é questo, intercultura é cercare di costruire costantemente un dialogo tra culture diverse, punti di vista. Mettere in discussione quindi non cancellare, negare. Inter - cultura e inter – disciplinaritá Per costruire intercultura é oggi necessario uno sguardo inter – disciplinare: le scienze dell’educazione rappresentano “fonti” che poi vengono orientate e regolate da uno sguardo pedagogico, Contributo di antropologia (per comprendere le culture), sociologia (comprende come la cultura caratterizzi le societá), ma non solo: ruolo di psicologia (come l’io/sé si relazione con la cultura), linguistica (le problematiche relative alla L2), economia, (su quali principi economici sono fondate le nostre societá?), scienze giuridiche (quali definizioni giuridiche di cittadinanza?), semiologia (in cosa differisce la nostra semiosfera da quella di altre culture?), scienze della comunicazione (il ruolo del ? rispetto alla multicultura e Capitolo 6 – Educare alle differenze di genere Sesso caratteristiche fisiche e morfologiche osservabili Genere costruzione culturale di credenze e comportamenti ritenuti appropriati per ciascun sesso. Margaret Mead(prima metá XX secolo): ricerche sul campo per comparare il carattere sociale di uomini e donne in tre societá del Pacifico [Arapesh, Mundugumor, Ciambuli]  l’aggressivitá e la passivitá non appartengono per natura a uomini e donne, ma a seconda della cultura di riferimento possono appartenere agli uni o agli altri, perché le qualitá si apprendono tramite i rapporti sociali. I movimenti femministi partono giá dalla fine del Novecento (prese di posizione in ambito operaio, socialista) ma tutto questo si traduce ben poco all’interno della societá. Fine anni ’60 ripresa degli studi di genere: Women’s Studies Gayle Rubin: sex-gender system genere come divisione socialmente imposta dai sessi  l’identitá di genere non é l’espressione delle differenze sociali ma é culturale  l’oppressione non é inevitabile e il dominio maschile non é caratteristica universale di tutte le societá umane. A partire dalla comparazione tra culture, gli antropologi sono arrivati a riflettere criticamente sulla nostra societá e sul forte dualismo di genere in essa radicato  gli stereotipi dei media. Lavoro sulla pubblicitá (ma anche... su film, cartoom, albi illustrati, romanzi, serie tv, social media, ecc.) Capitolo 7- Oltre le omofobie Definizioni di omosessualità: approccio dell’acquisizione (Bieber: deviazione dallo sviluppo normale  motivazione nel comportamento simiotico(comportamento che sviluppa alcune attitudini verso l’altro genere da parte del bambino) della madre) e approccio della costituzionalità (Isay: stadio edipico centrato sul padre  senso di solitudine e atteggiamento distaccato del padre). Sono definizioni maschili che riconoscono solo fattori biopsicologici e non socio-culturali. Approccio “amoroso” (Polo Rigliano); l’orientamento sessuale si modula per effetto di una relazione sistematica tra componenti intrapsichiche e ambientali  definizioni oltre il determinismo e oltre il pregiudizio. Cenni storici sull’omofobia: dall’antica Roma e antica Grecia (significato educativo e valore eroico) ai divieti del Medioevo. A partire dall’800 cambia l’approccio, evitando “condanne”, cercando di classificarla come “perversione sessuale”. Il 900 è il secolo dei diritti, ma anche dei pregiudizi e delle persecuzioni: totalitarismi. È a partire dalla seconda metà che si inaugura realmente un percorso di costruzione dei diritti, anche se permangono forme di etero sessismo e di omofobie al plurale, che agiscono verso gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e che si manifestano a livello personale, interpersonale, istituzionale. Omosessualità nei media: tv, riviste, social network. Decostruire l’omofobia con adolescenti: laboratorio(pre-testo; cortometraggi; dialettica tra notizie; dimensione autobiografica e pregiudizio; dalla critica alla produzione). Capitolo 8 – Pedagogia delle differenze e media education Definizioni di media education: promuovere un approccio, riflessivo e critico rispetto ai media e in generale alla realtà. La “differenza” per spiegare la storia della Media Education, già dagli anni ’30 con l’approccio inoculatorio, per arrivare a quello del movimento delle arti popolari o alle riflessioni di Masterman e anche ai documenti europei del 2006. La differenza nei testi mediatici per l’adolescenza: nei film (Welcome, No man’s Land, Wonder, Quasi amici); il corpo delle donne di Lorella Zanardo; i profili di influencer e di Social network). Il compito trasversale della media Education per formare alla differenza per tutto l’arco della vita.
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