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Il vecchio, nuovo Metropolis. Storia di un restauro, Guide, Progetti e Ricerche di Restauro

Tesina scritta per il corso di teorie e tecniche del restauro cinematografico che affronta, quale argomento principale, i restauri di Metropolis (1927) che si sono susseguiti nel corso dei decenni.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2022/2023

Caricato il 03/02/2023

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irene-fabbro 🇮🇹

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Scarica Il vecchio, nuovo Metropolis. Storia di un restauro e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Restauro solo su Docsity! Corso di laurea magistrale in SCIENZE DEL PATRIMONIO AUDIOVISIVO E DELL’EDUCAZIONE AI MEDIA Curriculum: Patrimonio Audiovisivo Tesina per il corso di Teorie e Tecniche del Restauro Cinematografico IL VECCHIO, NUOVO METROPOLIS. STORIA DI UN RESTAURO Studentessa Docente Irene Fabbro Simone Venturini a.a. 2021/2022 2 Introduzione…………………………………………………………………………………………3 1. Metropolis di Fritz Lang………………………………………………………………………….4 1.1 Una lettura sociale………………………………………………………………………5 2. Il restauro di Metropolis………………………………………………………………………….6 2.1 La grande riscoperta……..……………………………………………………..……….8 2.2 La ricezione del pubblico…………….…………………………………………………10 Conclusioni…………………………………………………………………………………………12 Bibliografia e sitografia..…………………………………………………………………………...13 5 1.1 Una lettura sociale Metropolis può essere considerato il primo film di fantascienza per eccellenza, che ha spianato la strada a un intero genere cinematografico sempre attuale per la sua caratteristica di trattare eventi futuri solo ipotizzabili, ispirandosi tuttavia alle tendenze sociali e tecnologiche del presente. Il film di Fritz Lang, a cui manca poco per compiere cent’anni, ha forgiato una serie di immagini su cui ancora si basa la fantascienza cinematografica odierna, e che sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo quando si pensa a un ‘futuro scientifico-fantastico’, come la figura del robot, o della metropoli esagerata nella sua grandezza e nella sua caoticità. Scritto dall’allora moglie di Fritz Lang, Thea von Harbou, autrice della stessa sceneggiatura, Metropolis fu girato tra il 1925 e il 1926, e le vicende narrate sono ambientate esattamente cent’anni più tardi, nel 2026, nel nostro decennio e, quindi, nella nostra contemporaneità. Vedendolo con gli occhi di oggi, il film di Lang non risulta per nulla invecchiato, anzi. L’immagine della grande metropoli con grattacieli altissimi, ponti, treni, aerei, fabbriche, traffico perenne, che risulta rumorosa anche nel silenzio assoluto del film, se all’epoca in cui fu girato era sicuramente un’esagerazione, una proiezione futura probabile di una grande città, ora risulta ai nostri occhi ancor più palpabile perché la copia più o meno esatta di una contemporanea metropoli. Martin Koerber, che ha supervisionato i restauri di Metropolis del 2001 e del 2010, afferma come, nella sua versione integrale, mostrata nell’ultimo restauro, il film non sia affatto fantascienza, ma «un film sul mondo, il nostro mondo […], una storia in cui possiamo immediatamente immedesimarci».1 Non solo: già a quel tempo era forte la critica mossa verso il sempre maggior dominio delle macchine, dove è la macchina che comanda l’uomo e lo sottomette, assieme al totale disinteresse dei potenti verso il conseguente degrado sociale; così ai giorni nostri permane la piaga delle morti sul posto di lavoro, spesso dovuta alle macchine stesse, nonché innanzitutto allo scarso interesse dei dirigenti nei confronti della sicurezza degli operai. Sebbene oggi non esista più una vera e propria classe proletaria contrapposta a una borghese e aristocratica, come accadeva nel secolo scorso, ma piuttosto una classe meno ricca, dedita al lavoro, e una che naviga nei soldi grazie ai lavoratori stessi, le rivolte e gli scioperi sono all’ordine del giorno, e spesso vengono organizzati tramite i social network, che sono in grado di 1 Da un’intervista a Koerber del 2013 per il Waldorf Astoria, Berlino Figura 1 Locandina tedesca originale di Metropolis 6 raggiungere e coinvolgere molte persone. Allo stesso modo, in Metropolis è un robot che innesca la ribellione degli operai e li porta a distruggere le macchine da cui sono schiavizzati, contestando così, al tempo stesso, i potenti che vivono nella loro “torre di Babele” costruita sulle fatiche quotidiane della classe proletaria. Il problema dell’industrializzazione, che vede la sempre maggiore presa di potere dei macchinari sull’uomo, ritorna spesso nella storia del cinema, ma è con Metropolis che per la prima volta si esprime come vera e propria critica sociale. 2. Il restauro di Metropolis Fin dal suo esordio il film di Lang fu soggetto a tagli, rivisitazioni del montaggio e storpiatura del testo. Più che un lavoro in corso, una «rovina in corso»2, come lo ha definito Enno Patalas, per anni direttore del Munich Film Museum nonché autore del primo restauro filologico di Metropolis nel 1987. Probabilmente neppure la versione della sua premiere a Berlino nel gennaio del 1927 è da ritenersi la versione definitiva voluta da Fritz Lang, che ci avrebbe probabilmente rimesso mano in futuro. Ma è generalmente ritenuta la versione originale del film proprio perché la prima ad essere stata proiettata per il pubblico, quello aristocratico della Berlino del ’27. Ed è questa versione, della durata di due ore e mezza, che storici del cinema, archivisti e restauratori hanno puntato a ricostruire fin dall’anno della premiere. Infatti, della stessa non ne rimase in poco tempo più traccia, poiché la Paramount, distributore americano del film di Lang, mise subito mano al montaggio, tagliando gran parte delle scene, ponendo il focus sulla storia d’amore tra Freder e Maria, eliminando le scene piú provocatorie del robot: una vera e propria riscrittura della trama. In seguito, anche la casa di produzione tedesca di Metropolis, la UFA, mise in circolazione, pochi mesi dopo la premiere, una versione tedesca molto simile a quella americana, senza coinvolgere Lang nelle modifiche apportate. Queste due versioni, da allora le sole in circolazione fino ad anni recenti, hanno una durata di appena un’ora e mezza, e fino al 2008 le scene mancanti erano ritenute perdute per sempre. Il primo segno che testimonia la diffusione, tra gli studiosi, della volontà di ricostruire Metropolis come si presentava in principio, si espresse con il primo restauro da parte della FIAF nel 1972, negli anni in cui le pratiche di preservazione e conservazione del patrimonio cinematografico cominciavano ad assumere sempre maggior rilevanza. Questo primo tentativo risultò semplicemente nell’assemblaggio dei materiali presenti nei diversi archivi cinematografici internazionali, ma le differenze delle copie a livello di montaggio posero più 2 Elsaesser, Metropolis, BFI Publishing, London 2000, p. 34 7 domande che risposte, rendendo così il risultato finale filologicamente poco accurato. All’epoca si era ancora agli albori, infatti, della preservazione cinematografica. Sebbene le prime duplicazioni a scopo conservativo fossero cominciate già alla fine degli anni Cinquanta, è con la “morte” del cinema negli anni Settanta, ovvero la caduta dei grandi studios hollywoodiani e la conseguente nascita di una “nuova Hollywood”, che «a fronte della sensazione di perdita estrema, gli studiosi [trovarono] nella memoria e nella materia filmica - rinvenendo ancora una volta nel muto un centro di attenzione particolare, a sua volta in più sensi “orfano”-, un oggetto e un patrimonio in grado di agire come antidoto e come amuleto nei confronti della confusione e della “industrializzazione della memoria”»3. Risalgono a questi anni, dunque, i primi approcci alla conservazione attiva dei film, al restauro, mentre negli anni Ottanta questa pratica cominciò a essere considerata ufficialmente una pratica d’archivio. Nel caso di Metropolis, si è trattato in tutti i casi di restauri di ripristino, volti cioè a ripristinare le condizioni iniziali del film, piuttosto che conservativo (in cui l’obiettivo è preservare il film mantenendo i segni sulla pellicola lasciati dal tempo e dalle proiezioni). Nel 1975, Patalas cominciò a lavorare su quella che sarebbe stata la versione di Metropolis che, pur non essendo stata mai distribuita, divenne il punto di riferimento per tutti i restauri a venire, in quanto per un lungo periodo fu la più filologicamente corretta. Questa ricostruzione archivistica, per una durata totale di due ore, viene definita la “versione di Monaco”, proprio perché eseguita dal Munich Film Museum di cui Patalas era allora direttore, e prese come riferimento la copia negativa di Metropolis conservata al MoMa. Aggiunse a questa tutti gli intertitoli tedeschi rinvenuti nel visto censura del 1926, quindi riconducibili alla versione della premiere di Berlino, e grazie ai quali fu possibile una revisione del montaggio, riproponendolo più simile a quello che doveva essere nell’originale. Patalas reinserì le colorazioni originali presenti in alcune sequenze reperite nella copia britannica, e mantenne la colonna sonora originale di Huppertz. La ricostruzione richiese dodici anni e fu terminata nel 1987. Giá tre anni prima, nel 1984, Giorgio Moroder, compositore, decise di rivedere totalmente il film di Lang per potervi avvicinare il grande pubblico. Partendo anch’egli dal negativo del MoMa, lo riadattò agli standard hollywoodiani, snaturando l’identità tipicamente espressionista, dettata dalla discontinuità delle immagini, del montaggio di Lang. Nonostante l’aggiunta delle scene raffiguranti 3 Venturini, Il restauro cinematografico. Principi, teorie e metodi, Campanotto, Udine 2006, p. 19 10 2.2 La ricezione del pubblico Interessante è poter osservare le diverse reazioni del pubblico al film di Fritz Lang nel corso dei decenni, in corrispondenza a ciascun restauro. E’ stato già sottolineato come sia diventato un film cult solamente a partire dagli anni Ottanta con la versione di Moroder. Ma testimonianze dell’epoca rivelano come alla premiere berlinese del gennaio 1927, presso l’Ufa-Palast am Zoo, il film sia stato un vero successo di pubblico, con «un'eccitazione, una tensione febbrili [che] regnavano nella sala piena zeppa. […] Il pubblico dell'Ufa-Palast seguì con passione lo svolgimento del film. A tratti gli applausi coprirono anche la musica. Alla fine gli applausi furono spontanei ed entusiasti. La troupe, in particolare Lang e la Helm, fu più volte richiamata davanti al sipario. L'atmosfera di festa che seguì la conclusione del film fu proporzionata a tanto successo».5 Fin da subito un film decisamente apprezzato dal pubblico, almeno nella sua versione originale e integrale mostrata a Berlino. Quando fu distribuito nelle sale europee, Metropolis non riscosse infatti lo stesso successo. Non solo: la critica, tra cui il regista Buñuel, lo definì un film superficiale. Ricordiamo infatti che la versione tagliata che per anni circolò in Europa era sorella gemella della versione americana, nella quale il film era stato riadattato ai canoni hollywoodiani, mettendo al centro delle vicende la storia d’amore tra i protagonisti e la morale buonista finale. Il film, dopo la sua prima, fu un flop. Nonostante i molteplici restauri di Metropolis, a cominciare da quello zoppicante della FIAF, proseguendo con Patalas e quello della Murnau Stiftung in tempi più recenti, questi non riuscirono a suscitare particolare interesse nei confronti del pubblico nel corso dei decenni, se non negli studiosi di storia e filologia del cinema e nei più appassionati alla materia. Come abbiamo già specificato, fu invece la rivisitazione – perché di questo, sostanzialmente, si tratta – di Moroder che fece avvicinare il film di Lang alla cultura pop moderna e, di conseguenza, al pubblico di tutti i giorni, abituato più che altro ad un cinema commerciale. Ma nessun restauro quanto quello del 2010 risvegliò nel pubblico e nel mondo intero il desiderio e la curiosità di vedere per la prima volta Metropolis com’era stato pensato da Fritz Lang. Chi non lo aveva ancora visto in nessuna delle sue versioni avrebbe avuto la fortuna di poterlo vedere per la prima volta nella sua integralità, mentre chi già aveva familiarità con il film poteva vederlo nuovamente una prima volta, in una forma inedita. Merito di tutto il successo di pubblico e di critica che ebbe questa versione definitiva firmata Murnau Stiftung fu sicuramente l’importanza mediatica che fu data, tra il 2008 e il 2010, al ritrovamento del rullo argentino contenente le scene inedite. Numerosissime furono le testate giornalistiche a livello globale 5 Da una cronaca di Erich Kettelhut, scenografo di Metropolis. 11 che dedicarono articoli interi a questo epocale evento che era la resurrezione del Metropolis di Fritz Lang. E il risultato finale, distribuito non solo in sala ma, da allora, sui migliori supporti, superò le aspettative, avverando il sogno di molti e dando vita al sogno di tanti. 12 CONCLUSIONI Alla luce di quanto illustrato, Metropolis è probabilmente uno dei film con la storia più travagliata che esista. E’ un film che ha circolato in decine di versioni diverse, inizialmente a causa della distribuzione dell’epoca, dei tagli e rimontaggi apportati per motivi diversi, ma anche a causa della preservazione stessa del film, poiché anche in questo caso è stato rimaneggiato più volte. Nel seguente elaborato si sono andati ad analizzare proprio questi restauri, che hanno fatto rivivere, nel corso dei decenni, il film di Fritz Lang per gli appassionati e gli studiosi prima, per il grande pubblico poi. Aggiungendo di volta in volta un aspetto inedito della pellicola, alla fine il film si è espresso nella sua vera natura con quello che è ancora considerato, a distanza di un decennio, il restauro definitivo di Metropolis, che si presenta ora, agli occhi di tutti, frutto di anni e anni di ricerche e di uno strabiliante ritrovamento, nella forma in cui lo aveva mostrato Lang alla prima berlinese.
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