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il vicerè socialista , Sintesi del corso di Storia Delle Istituzioni Politiche

riassunto del primo capitolo

Tipologia: Sintesi del corso

2013/2014
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Caricato il 10/11/2014

cry87
cry87 🇮🇹

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Scarica il vicerè socialista e più Sintesi del corso in PDF di Storia Delle Istituzioni Politiche solo su Docsity! CAPITOLO 1 DE FELICE : TRA REPUBBLICANESIMO E SOCIALISMO 1.1 LA FORMAZIONE POLITICA DI DE FELICE De Felice nasce a Catania il 17 settembre 1859 da famiglia appartenente al ceto popolare. Dal 1878 lavora presso la prefettura di Catania e in quegli anni inizia anche l’attività politica con la pubblicazione di un giornale, “Lo Staffile”. Egli si forma nell’ambiente dell’estrema Sinistra e nel gennaio 1882 fonda il Circolo repubblicano Carlo Cattaneo con un programma federalista. I circoli repubblicano-federalista di Catania, in occasione del centenario del Vespro, commemorano l’avvenimento. Tra le commemorazioni spicca quella del circolo I Figli del lavoro, di cui De Felice è oratore. Questi, che ha già acquisito peso nella vita politica catanese, si appresta a denunciare dai giornali la corruzione esistente nell’amministrazione di Catania. La città vive un momento di mobilitazione per le elezioni politiche del 1882, che inaugureranno un periodo di crisi istituzionale e sociale. 1.2 CATANIA NEI PRIMI DECENNI POSTUNITARI Majorana Caltabiano, in un discorso alla Camera nel 1868, evidenzia i progressi della città di Catania e in questo contesto lo Stato unitario promuove la costruzione di importanti infrastrutture. Porto e ferrovia diventano complementari per lo sviluppo della città e, a partire dagli anni settanta, si espande, insieme alle attività produttive e commerciali, il settore creditizio. Emerge l’immagine della “Catania moderna” con profonde novità nella composizione e nell’articolazione della società. Ne è prova l’aumento demografico e soprattutto l’afflusso di manodopera proveniente dai paesi dell’entroterra. Sul piano amministrativo la città etnea vive un’esperienza innovativa con la nomina a sindaco del marchese di San Giuliano, il quale guarda con interesse all’evoluzione dell’economia cittadina da commerciale a industriale. Il nuovo sindaco propone un ambizioso programma di opere pubbliche. Infatti, proprio in quegli anni la città si avvia a diventare un enorme cantiere. Però le spese della sua amministrazione dissanguano le casse comunali e accrescono il deficit, questo porterà il sindaco alle dimissioni e alla sua candidatura per le politiche del 1882 che si svolgeranno con una nuova legge elettorale incentrata sull’allargamento dell’elettorato per l’abbassamento del censo e per l’introduzione del principio della capacità. 1.3 INSTABILITA’ AMMINISTRATIVA E CRISI ECONOMICA Il prefetto Colucci, in una relazione semestrale inviata al ministro dell’interno, denuncia il lassismo e gli abusi degli amministratori catanesi promuovendo la moralizzazione della vita amministrativa e pretendendo la corretta compilazione dei bilanci comunali. A questo Colucci associa l’attività di stimolo nell’esecuzione delle infrastrutture: dalla costruzione di nuove strade alla tutela della sanità pubblica. Però la crisi economica investirà la città e la questione ferroviaria è il sintomo delle difficoltà economiche che si manifestano con più forza, insieme alla caduta dei prezzi agricoli e industriali. In questo mare in tempesta l’amministrazione naviga senza un pilota e tra il 1882 e il 1885 si avvicendano cinque sindaci, Maugeri, Paternò Castello, Ferrarotto, Gagliani Alessi e Landolina. Alla fine, il 23 maggio 1885 viene nominato un commissario, l’avvocato Pasculli, con il compito di ricomporre il ceto politico e preparare le elezioni generali del 3 maggio. Scendono in lista tre gruppi: il Circolo cittadino (liberali), La Campana (cattolici) e l’Unione repubblicana (repubblicani,radicali,socialisti). La vera novità è l’entrata in consiglio comunale di De Felice, il quale denuncia le collusioni dell’amministrazione con l’appaltatore Riela che ha intascato dal Comune un paio di milioni. A questo punto la maggioranza si spacca e viene eletto nuovo sindaco Mario Bonaiuto Scuto che dieci giorni dopo passerà l’incarico all’ingegnere Pizzarelli. Quest’ultimo resiste fino al 28 giugno 1886 per poi essere sostituito da Cordaro in attesa di nuove elezioni. Da lì si susseguiranno altri due sindaci fino al 18 dicembre 1886 quando il barone Landolina assume le funzioni di sindaco. L’esperienza della nuova giunta viene però interrotta prima dall’infezione colerica e poi dal crack finanziario. In quegli anni De Felice, che interpreta le richieste di rinnovamento della città, diviene il punto di riferimento della popolazione. 1.4 IL SOCIALISMO DI DE FELICE 1 Il nucleo ideologico del programma di De Felice, che prende esempio da Costa, è il seguente: la terra al contadino e gli strumenti di lavoro agli operai nella forma della proprietà collettiva, cioè tramite il Comune direttamente governato dai cittadini. Questo consente di capire meglio il suo populismo e la sua umanità, divenuti poi le ragioni della sua leadership nell’area della democrazie e del socialismo catanese. Dopo De Felice diventa un dirigente riconosciuto delle società operaie repubblicane e socialiste e, eletto consigliere comunale, s’impegna nell’elaborazione di un programma che possa essere comune a tutte le opposizioni e che abbia un ampio supporto popolare. 1.5 L’EMERGENZA SANITARIA In questo periodo la città deve fronteggiare la “questione sanitaria”. L’emergenza sanitaria evidenzia che occorrono fognature, acquedotti, strade e nuove abitazioni. Purtroppo Catania non si trova nelle condizioni igieniche buone per affrontare un’invasione colerica che arriva agli inizi di marzo del 1887. Morana ordina la quarantena per isolare la città ma con l’arrivo dei mesi caldi la situazione precipita e scatta l’emergenza. Le morti si susseguono e l’amministrazione comunale resta ferma. Soltanto le squadre dirette da De Felice e alcune associazioni prestano i primi soccorsi nei quartieri più colpiti. Di fronte all’inasprimento della situazione sindaco e consiglieri abbandonano la città. A questo punto Catania passa sotto il controllo di De Felice e delle sue squadre democratiche. 1.6 LE CLASSI DIRIGENTI E IL PROGETTO DI RISANAMENTO URBANO Mentre il colera e la crisi mettono in ginocchio la città, Crispi non può permettere la latitanza delle istituzioni pubbliche e procede al trasferimento del prefetto Millo. Il nuovo prefetto è Vincenzo Colmayer che sembra la persona più adatta per affrontare l’emergenza. Infatti, appena arrivato in città riorganizza subito i soccorsi e coordina la forza pubblica per mantenere la calma e la tranquillità nelle zone colpite dal morbo. Crispi detta ai prefetti dell’isola istruzioni rigorose per la gestione dell’emergenza: distruzione della biancheria degli ammalati ma soprattutto controllo delle acque e delle fogne. L’epidemia diminuisce e agli inizi di settembre le condizioni della salute pubblica migliorano. Durante i mesi dell’emergenza, l’ingegnere capo del comune Gentile Cusa, consegna alla stampa il Piano di massima per lo sviluppo della città, progetto che prevede l’espansione della città verso nord con il prolungamento della Via Etnea e del Viale Regina Margherita fino al mare. Per questa grande Catania occorrono strumenti e risorse. La questione più urgente riguarda il reperimento delle risorse, infatti occorrono per l’esecuzione del piano 14 milioni. Gentile Cusa, dunque, propone il ricorso a uno strumento finanziario straordinario: un prestito di capitali a tasso mite e a lento rimborso. Dopo aver provveduto all’emergenza e al rinnovo del consiglio comunale, il commendatore Finocchiaro Aprile lascia la città ai nuovi amministratori, una lista presieduta da Giuseppe Bonaiuto nella quale sono confluiti i radical-socialisti di De Felice. 1.7 DE FELICE SI PREPARA ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE Giuseppe Bonaiuto e un giovane rampollo dell’aristocrazia catanese. Nelle amministrative del 1885 Bonaiuto e De Felice scendono in campo insieme e questa alleanza permette al secondo di entrare in Consiglio. Durante le elezioni amministrative del 1887 Bonaiuto è nominato sindaco e De Felice resta consigliere comunale. Quest’amministrazione durerà fino al 6 dicembre. In seguito, nell’arco di diciotto mesi si avvicendano cinque sindaci, solo l’Ingegner Pizzarelli riesce a durare un anno. Colmayer deve riconoscere che la nuova amministrazione ha adottato un bilancio regolare. Però quando l’amministrazione cambia la situazione riprecipita. I notabili catanesi sono uniti nel chiedere al governo interventi urgenti per far fronte alla crisi economica. Le loro proposte sono affidate al marchese di San Giuliano che sollecita Crispi ad adottare rimedi speciali. Riusciranno ad ottenere maggiore elasticità nella concessione dei mutui ai Comuni e la firma della convenzione per la costruzione della ferrovia Circumetnea. Non basteranno però questi provvedimenti a frenare l’avanzata dei “sovversivi”. 1.8 L’ELETTIVITA’ DEL SINDACO : LA VITTORIA DI DE FELICE De Felice alla vigilia delle elezioni organizza la celebrazione del primo centenario della rivoluzione francese, mettendo sullo stesso piano la situazione rivoluzionaria del 1789 e quella del 1889. In permanente mobilitazione sono le società di mutuo soccorso e le squadre democratiche. Assemblee, cortei e comizi servono a tenere unito il popolo, al quale De Felice prospetta la possibilità di partecipare al governo cittadino e di sperimentare nuovi programmi amministrativi. La situazione politica catanese si presenta assai favorevole ai defeliciani mentre il gruppo liberale è diviso al suo interno. Il prefetto Colmayer tenta di 2
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