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Immanuel Kant: descrizione della vita, opere e pensiero, Schemi e mappe concettuali di Filosofia

La vita e le opere di Immanuel Kant, filosofo del Settecento che ha caratterizzato il periodo illuminista tedesco. In particolare, si approfondisce la sua opera principale, la critica della ragion pura, in cui Kant sviluppa il pensiero di Hume e cerca di capire come sia possibile conoscere veramente i fenomeni. Il documento si concentra sulla centralità dell'esperienza e sulla distinzione tra fenomeni e noumeni.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 06/04/2022

nicole.graziotti
nicole.graziotti 🇮🇹

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Scarica Immanuel Kant: descrizione della vita, opere e pensiero e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! IMMANUEL KANT VITA à Kant è un filosofo del Settecento (caratterizza il periodo illuminista tedesco). à Nasce nel 1724 nella Prussia orientale da famiglia di modeste condizioni: padre = sellaio e madre = ha forti convinzioni religiose (protestante) ––> segna vita Kant. à Frequenta il collegio federiciano permeato di idee pietistiche (bigotte). à A Königsberg diventa insegnante di fisica (1755). à Nei 15 anni successivi pubblica molti scritti: saggi filosofici/scientifici. à Diventa più conosciuto e ottiene la cattedra di logica metafisica. à 1781, e poi quella rivisitata nel 1787 pubblica: “La critica della ragion pura”. à Poi altre opere: “La critica della ragion pratica” e “La critica del giudizio”. à Diventa rettore dell'università e membro dell'accademia delle scienze. à Kant subisce la censura della seconda parte della “Religione nell'ambito della semplice ragione, dopo la morte di Fede II. à 1796: smette di insegnare. à Gli anni successivi, fino alla morte, sono segnati da un peggioramento mentale. à 1804: muore ––> il suo pensiero viene riconosciuto come una svolta fondamentale della filosofia occidentale. La critica della ragion pura Pubblica ad un età più che adulta (56 anni, dopo lunghe riflessioni e anni di pensieri) il suo primo capolavoro: “La critica della ragion pura”, nell’ambito del quale possiamo apprezzare lo sviluppo che Kant dà del pensiero di Hume. è All’inizio quest’opera non è compresa da molti (di difficile interpretazione). Kant apprezza e valorizza la filosofia di Hume. Tuttavia ne individua i limiti e ne supera lo scetticismo (per Hume infatti noi non possiamo essere certi delle cose, possiamo solo credere che stiano in un modo, piuttosto che un altro). Kant è in polemica con una tradizione razionalistica e formalistica tedesca; dice: “non basta la logica formale, per esprimersi in maniera scientifica e valida sulla verità delle cose, l’esperienza ha un ruolo fondamentale nel determinare la nostra conoscenza della realtà”. Quindi, il primo punto di contatto tra Hume e Kant, è proprio l’esperienza: per Kant occorre porre attenzione sempre all’esperienza, quando cerchiamo di considerare ciò che possiamo conoscere (è fondamentale per determinare le nostre possibilità di conoscere la realtà, noi al di fuori non conosciamo nulla). Ciò su cui Kant dissente rispetto a Hume è la possibilità di considerare il fatto che noi vediamo le cose in un certo modo piuttosto che in un altro, solo sulla base dell’abitudine o dell’immaginazione (noi per esempio vediamo una cosa, più e più volte, ci abituiamo e immaginiamo che queste cose siano poi connesse in un certo modo). Kant invece fa vedere come tutto questo discorso, dal suo punto di vista, non stia in piedi. Egli infatti dice: “non basta il ripetersi di qualcosa perché quel ripetersi abbia senso”. La quantità delle volte in cui qualcosa accade, non spiega la qualità che attribuisco a quell’evento; non spiega il come io comprendo che le cose stiano così. è Per Kant bisogna fare quindi esperienza (ma non quella di Hume) ––> per lui si tratta di capire come funziona questo soggetto che fa esperienza, bisogna chiarire quali sono le strutture fondamentali di cui è fatto il soggetto e per quale ragione il nostro essere pensante funziona così. è Come possiamo conoscere? Cosa posso sapere? Entro quali limiti posso sapere? Kant recupera la centralità dell’esperienza da Hume in contrapposizione al razionalismo tedesco, secondo l’idea in cui: nel momento che mi esprimo senza contraddirmi allora sto dicendo delle verità, qualcosa di valido. è Kant di nuovo non è d’accordo ––> quello che so, è quello che mi appare; noi possiamo conoscere i fenomeni, non le cose stesse. L’operazione di Kant è quindi capire come è possibile per noi conoscere veramente i fenomeni. Hume diceva che noi possiamo solo credere di conoscere i fenomeni. Kant dice invece che ciascun soggetto conosce le cose nello stesso modo con cui le conosce un altro soggetto, perché ciascun soggetto è fatto allo stesso modo. La soggettività in cui è compresa ciascuna individualità, è costituita con le strutture che, dice Kant, ti faccio vedere. Kant inoltre ripristina la vanità delle scienze ––> ma non in senso assoluto, non nel senso delle cose stesse, ma in un senso che rimane universale. è Tutti noi possiamo conoscere le cose in quel modo lì. Il metodo sintetico che si accompagna alla filosofia empiristica a che vedere con il mettere insieme dei dati che ricavi dall’esperienza. I razionalisti invece procedono in modo analitico ––> ovvero scompongono dei pensieri. è Per Kant è importante l’empirismo perché la filosofia non si accontenta di rappresentazioni logiche e matematiche (determinate e stabilite anche senza dati esperienziali), ma la filosofia tratta l’esistenza delle cose di cui parla. ALTRA DOMANDA FONDAMENTALE: Come è possibile la matematica/la fisica pura? Come è possibile un sapere scientifico che sia valido? Kant sostiene le regole per le quali ciascun oggetto conosce le cose come un altro soggetto ––> noi siamo fatti nello stesso modo. Possiamo conoscere solo ciò che ci appare delle cose, MA tutti le conosciamo allo stesso modo, perché a tutti le cose si mostrano in egual maniera. è La soggettività è costituita da determinate strutture uguali fra di loro. è Kant ripristina la verità delle scienze ma in senso universale è Atteggiamento critico di Kant è necessario. Per Kant quindi capire in cosa consiste la mente umana e come funziona, significa acquisire una conoscenza valida rispetto al modo con cui conosciamo le cose. Per Kant occorre accettarsi di quali siano i modi entro i quali si dà la conoscenza per noi. è Le possibilità che ci sono date di conoscere sono (come già riportato) trascendentali. FENOMENI E NOUMENI Kant fa una distinzione tra FENOMENI e NOUMENI. Fenomeno = deriva da una parola greca che significa “apparire” ––> il fenomeno è ciò che appare (di questo noi possiamo avere esperienza). Noumeno invece = la cosa in sé, è ciò che non possiamo capire/comprendere, perché sta fuori dalla portata della nostra esperienza. Ciò che vuole stabilire la critica della ragion pura sono le condizioni di possibilità attraverso le quali noi possiamo conoscere i fenomeni. è Possiamo stabilire la validità della scienza a partire dai FENOMENI. Kant per rovesciare il problema dice: “non è che la scienza non può dire cose vere, ma può dire, ciò che è universalmente vero, soltanto se si esprime a proposito di ciò che appare a tutti”. Quindi scienza può essere universalmente vera soltanto per le cose che riguardano i fenomeni. è Vanità della scienza rimarrà inerente alla soggettività umana ––> è vera per quel soggetto che capisce le cose in quel modo lì. è La scienza non è vera in assoluto perché noi l’assoluto non lo vediamo e non ci facciamo esperienza, però è universalmente vera. Ciò che compare nel campo della nostra esperienza ––> può essere determinato, studiato, spiegato e scritto dal sapere scientifico. Per noi è vero ––> ciò che sta oltre il noi/soggetto, non è dato sapere ––> la verità scienza diventa quindi SOGGETTIVA, che significa che ciò che la scienza determina è vero entro le condizioni di possibilità di conoscere che ciascun soggetto ha. è Entro quelle condizioni la scienza è vera per tutti. è Quali sono le condizioni di possibilità per le quali ci appaiono dei fenomeni che possiamo quindi capire. Per studiare queste condizioni di possibilità va studiata la conformazione strutturale del soggetto trascendentale (= come è fatto il nostro pensare, trascendentale = condizioni che valgono per tutti ––> universalità di queste condizioni). CONFORMAZIONE STRUTTURALE DEL SOGGETTO TRASCENDENTALE Condizioni per comprendere i fenomeni: 1. ESTETICA TRASCENDENTALE ––> per Kant riguarda 2 questioni fondamentali: - lo spazio; - il tempo. è Ha a che fare con la sensibilità = materia della mia esperienza. è Sono le condizioni sensibili a priori per le quali ci si danno i fenomeni. Tutto ciò che ci accade di esperire/incontrare ––> ogni cosa accade nello spazio e nel tempo. Ogni cosa, se è fenomenica, per Kant rientra in un contesto spazio temporale. Se fossi fuori dal tempo non sarebbe un esperienza fenomenica. Lo spazio e il tempo non sono un campo esterno al soggetto, in cui anche il soggetto rientra insieme alle altre cose. Non sono emissioni reali, ma SONO MODI A PRIORI, con i quali noi avvertiamo il mondo ––> cioè sono intuizioni sensibili a priori della soggettività (intuizioni del soggetto). è Completo rovesciamento della prospettiva di tipo oggettivistico. Qui è il soggetto che intuisce spazio e tempo. Kant non è quindi un’empirista fino in un fondo, ritroviamo già intuitivamente spazio e tempo in ogni esperienza. La nostra soggettività è fatta in modo da ordinare di per sé, nello spazio e nel tempo, le esperienze sensibili/materiali/empiriche. Kant inoltre spiega che il soggetto è fatto in modo che anzitutto, ogni momento del suo esserci colloca le cose nello spazio e nel tempo, intuitivamente. La prima parte della “critica della ragion pura” si occupa proprio dello spazio e del tempo. Noi non è che abbiamo esperienza solo di cose puntualmente collocate in uno spazio temporale ––> per noi i fenomeni sono sempre cose, quello che mi appare non sono dei punti in uno schema, ma sono COSE. è Il materiale della nostra esperienza trova un ordine, che possiamo definire IDEALE. Al di là dell’aspetto temporale, come facciamo a comprendere il senso ideale delle cose? DAI GIUDIZI. Per Kant è perché noi giudichiamo. 3. DIALETTICA TRASCENDENTALE ––> qui abbiamo a che fare con le “idee della ragione” (non sono concetti/fenomeni/cose ma idee innate): - Anima ––> psicologia; - Mondo ––> cosmologia; - Dio ––> teologia (non compare nel tempo e nello spazio). è Le chiama idee perché io non posso avere idee scientifiche su queste tre cose; non ho esperienza di queste cose. Il COMPITO della dialettica trascendentale riguarda 2 aspetti: • la prima: è togliere l’idea che questi 3 saperi siano scienze: non si può parlare di ambiti scientifici poiché Dio, Anima e Mondo non compaiono nella nostra esperienza; • la seconda: è mostrare perché/come si tratta di saperi che caratterizzano l’essere dell’uomo. L’idea di DIO non mi sa dà nell’esperienza, perché io non posso pronunciarmi a proposito dell’esistenza di qualcosa che non compare nello spazio e nel tempo. Questo perché l’esistenza è un predicato soggettivo che riguarda cose che compaiono nello spazio e nel tempo (che compaiono “esteticamente”). L’esistenza di Dio per Kant è una proprietà del soggetto, non dell’oggetto. Stessa cosa per il MONDO –––> noi del mondo non abbiamo un’esperienza compiuta/finita, noi del mondo conosciamo solo delle porzioni (per Kant il mondo è un insieme di oggetti di cui possiamo fare esperienza, è come un contenitore ––> ma noi facciamo esperienza di ciò che contiene il contenitore e non del contenitore stesso). è Non possiamo dire che il mondo sia finito, infinito… come possiamo dire e vedere che il mondo in ogni sua molteplice rappresentazione sia finito o infinto ––> NON POSSIAMO. Così non possiamo dire: che “l’origine del mondo sia di tipo deterministico = per una causa necessaria o per un atto libero di qualche tipo”. è Kant dice che tutte queste possibilità del mondo sono dette antinomie = ipotesi/argomenti che possono essere sostenuti in egual modo ––> non c’è né una che ha ragione sopra l’altro/che prevale. Possiamo sostenere entrambe le argomentazioni e non sapremo mai quale prevarrà sull’altra. Sempre perché il mondo non rientra nella nostra capacità di farne esperienza. Non ho motivo per dire che non sia vero anche il contrario. Per quanto riguarda l’ANIMA: l’anima/l’io non è determinabile come una sostanza (= qualcosa che sta sotto). è L’anima è quella funzione sulla quale si innestano: le categorie/lo spazio/il tempo. L’IO = è la funzione/esercizio costante di rappresentazione della realtà, che mi permette di conoscere. Noi siamo qualcosa che non fa altro che rappresentarsi la realtà secondo significati, che riusciamo a comprendere in base alle nostre prerogative ––> siamo dei rappresentanti della realtà. L’Io però non può essere considerato una cosa, non è conoscibile. Il corpo in Kant non c’è ––> la conoscenza del mondo non avviene attraverso il corpo, avviene attraverso una rappresentazione del “IO” che pensa. è Differenza tra CONFINI e LIMITI: - confine = qualcosa che delimita due oggetti. - limite = qualcosa che non puoi superare (orienta la mia visione). è Paralogismo: ragionamento sbagliato a proposito dell’anima ––> tratta l’anima come fosse una sostanza e una cosa. PER FINIRE QUINDI: La fonte di tutte le rappresentazioni = SOGGETTO TRASCENDENTALE = non è una cosa, ma è ciò che rappresenta il mondo in forma spazio temporale, categorica e intellettuale (NB: è un’attività ––> se io traduco quell’atto rappresentativo in una cosa, non è più “in atto”, quindi è sbagliato dire che è una cosa). è Queste 3 idee orientano la mia visione. La critica della ragion PRATICA Nella critica della ragion pratica, Kant si occupa di osservare in cosa consiste il soggetto, dal punto di vista delle sue azioni. è Noi non solo rappresentiamo nel mondo, rappresentiamo cose ––> ma agiamo con le cose/tra le cose. Ora si tratta di capire in cosa consiste il soggetto dal punto di vista della sua CONDOTTA. Se guardiamo la soggettività da questo punto di vista possiamo osservare che: abbiamo a che fare con un noumeno, non con un fenomeno. Il soggetto della critica della ragion pratica è una soggettività noumenica: quindi non appare fatto e finito come un oggetto, ma è un soggetto libero di agire, fare, scegliere. è Da una parte abbiamo visto che la soggettività (modo in cui noi siamo fatti), per ragioni necessarie è indotta a conoscere il mondo in un certo modo ––> questa è una “necessità”. Allo stesso tempo la soggettività corrisponde anche ad una possibilità di azione, di agire ––> possiamo quindi agire in modo libero all’interno del mondo. Questo non può accedere invece per il fenomeno ––> determinato invece appunto da leggi fisiche. Il soggetto è caratterizzato dal suo ESSERE LIBERO ––> è un noumeno, non un fenomeno. Letteralmente il soggetto nel suo agire “può darsi” e “non è dato”. È un ente libero. Si vedrà però che: § per essere LIBERO un uomo deve anche essere RAZIONALE, § e per essere razionale deve essere anche GIUSTO, altrimenti non sarebbe un uomo. è La critica della ragion pratica è quindi anche un’opera in cui Kant ragiona sulla morale umana. Su come l’uomo deve comportarsi per custodire quella libertà che è propria di esso, nella misura in cui sa agire razionalmente. Perché la volontà è libera? Perché per principio il nostro voler fare, non è soggetto alle leggi della natura. Le intenzioni che muovono le nostre azioni sono liberamente decise. è Non c’è nessuna ragione fenomenica che stabilisce che la decisone abbia un senso, ha senso solo quando io decido di agire in quel modo. NB: l’uomo sa agire anche per fini che non sono subito riconducibili al proprio tornaconto e interesse personale.
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