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Immanuel Kant: sintesi delle opere più importanti, Appunti di Filosofia

Sintesi della Critica della ragion pratica, sintesi dela critica della ragion pura e sintesi della critica del giudizio

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 28/05/2018

gluka22
gluka22 🇮🇹

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Scarica Immanuel Kant: sintesi delle opere più importanti e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Kant in sintesi Gli scritti del terzo periodo appartengono a quella fase dell’attività filosofica di Kant conosciuta col nome di Criticismo. Di questo periodo fanno parte le tre opere più importanti del filosofo di Konigsberg: la Critica della Ragion pura (1781), la Critica della Ragion pratica (1787), la Critica del Giudizio (1790). E’ giusto intanto cominciare col dire che il criticismo è quella filosofia che vede nella “critica” lo strumento più utile della speculazione filosofica. Dalla parola greca krìno, cioè giudico, la filosofia critica è un ripensamento, un riesame, un giudizio ultimo sulle possibilità della ragione, non solo per evidenziarne le facoltà, ma anche per riconoscerne i limiti. I campi della ragione che Kant sottopone a critica sono 3: la ragion pura, cioè le possibilità di conoscenza razionale, il campo teoretico; la ragion pratica, cioè il campo dell’agire morale dell’uomo, il campo etico; la facoltà di giudizio, cioè il campo del sentimento estetico. La Critica della ragion pura E’ bene ripetere che nella sua filosofia Kant si confronta con gli indirizzi filosofici dei suoi predecessori e quindi sostanzialmente con il Razionalismo e con l’Empirismo. Dei Razionalisti, egli condanna il dogmatismo e la sterilità conoscitiva; infatti essi presuppongono a priori (cioè indipendentemente dall’esperienza) idee innate, cioè accettate dogmaticamente, senza dimostrazione. Dell’empirismo Kant critica la mancanza di oggettività e di universalità di una conoscenza che deriva esclusivamente dai sensi. I primi basano la loro conoscenza su giudizi analitici a priori, cioè che non derivano dall’esperienza (a priori), ma che sono infecondi (analitici), poiché il predicato non aggiunge niente di nuovo al soggetto (ad es. nel giudizio Il corpo è esteso, il concetto di estensione è già presupposto in quello di corpo, quindi questo è un giudizio che non accresce il nostro patrimonio conoscitivo) Gli empiristi, invece, si servono per la loro conoscenza di giudizi sintetici a posteriori, giudizi cioè che aumentano la nostra conoscenza perché il predicato aggiunge qualcosa di nuovo rispetto a ciò che è già contenuto nel soggetto (sintetici, fecondi), ma che sono privi di universalità, in quanto derivati dall’esperienza (a posteriori). In questo caso la parola kantiana sintesi va intesa quindi come unione dei dati sensibili. Il tipo di giudizio che Kant contrappone a quelli succitati è il giudizio sintetico a priori, cioè un giudizio che unisce i dati sensibili ed è quindi fecondo (sintetico), ma che allo stesso tempo è universale e oggettivo perché tale unione dei dati sensibili è operata secondo le leggi proprie della ragione umana che sono indipendenti dall’esperienza (a priori). Da notare che mentre per i razionalisti a priori significava fedeltà alle leggi innate, cioè principi razionali posseduti dall’anima come contenuto suo proprio, per Kant a priori è la funzione, l’attività della mente umana che, attraverso modalità fisse, ordina le impressioni sensibili. Da ciò deriva uno dei principi fondamentali della filosofia kantiana che suona così: « noi tanto conosciamo a priori delle cose quanto noi stessi poniamo in esse», cioè noi conosciamo non soltanto grazie alle impressioni sensibili provenienti dagli oggetti, ma soprattutto grazie a ciò che nella conoscenza mettiamo da noi stessi, dal peculiare modo di funzionare della nostra mente . Come Copernico nel campo astronomico aveva capovolto la concezione aristotelico-tolemaica e pose il Sole (eliocentrismo) immobile al centro del nostro sistema, e non più la terra (geocentrismo), così Kant può vantarsi di aver fatto una rivoluzione nel modo tradizionale di fare filosofia: il soggetto conoscente non recepisce passivamente gli oggetti della natura regolati da leggi e principi indipendenti da esso, ma con la sua attività a priori ordina i dati sensibili diventando legislatore della natura: « l’intelletto non attinge le sue leggi dalla natura, bensì piuttosto le impone ad essa». In altre parole, non più il pensiero dipende dalle cose e le accetta passivamente, ma le cose dipendono dal pensiero che le ordina tramite le sue stesse leggi. Nella Critica della Ragion pura Kant si propone di giudicare le possibilità della ragione che, servendosi delle sue forme a priori, ha la pretesa di conoscere la metafisica. Occorre però prima vedere la validità della ragione di giudicare nel campo della scienza, cioè della matematica e della fisica. Perciò Kant si domanda se la matematica, la fisica e la metafisica abbiano valore di scienza, ossia se possano fondarsi su giudizi sintetici a priori. Così la Critica della Ragion pura si divide in Estetica trascendentale (la parte dedicata alla matematica), in Analitica trascendentale (la parte dedicata alla fisica) e in Dialettica trascendentale (la parte dedicata alla metafisica). L’Analitica e la Dialettica costituiscono la logica. Estetica trascendentale La parola Estetica è assunta nel suo significato etimologico (aìsthesis in greco vuol dire percezione, sensazione) e quindi significa sensibilità. Trascendentale in senso kantiano significa «ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti, in quanto questa deve essere possibile a priori.» In altre parole, il termine trascendentale indica non una proprietà degli enti (cioè ciò che significava nella terminologia medievale), ma la nostra condizione di conoscibilità della realtà, il nostro modo di conoscere gli oggetti. Quindi nell’Estetica trascendentale Kant studia la sensibilità e il nostro modo a priori di conoscerla . La sensibilità non è soltanto ricezione, ma soprattutto, e in questo consiste la rivoluzione copernicana di Kant, organizzazione del materiale sensibile attraverso le forme pure a priori che sono lo spazio e il tempo. Lo spazio e il tempo sono le condizioni necessarie di ogni esperienza e di ogni conoscenza e sono perciò le forme pure a priori dell’intuizione: lo spazio è forma del senso esterno ( cioè rende possibile la conoscenza degli oggetti secondo un ordine di coesistenza spaziale); il tempo è forma sia del senso esterno che di quello interno ( cioè rende possibile la conoscenza secondo la scansione temporale delle sue successioni). Ovviamente l’intuizione dello spazio e del tempo deve essere anteriore a qualsiasi esperienza perché altrimenti l’uomo non avrebbe dove collocare nella sua mente i dati sensibili. Ciò significa che noi mettiamo nella conoscenza degli oggetti qualcosa che non deriva per nulla dagli oggetti stessi o da qualche altra realtà esperienziale, ma che deriva esclusivamente da noi; e i primi strumenti che adoperiamo per rapportarci con la realtà sono necessariamente lo spazio e il tempo. Torniamo ora alla domanda principale dell’Estetica trascendentale: è possibile la matematica come scienza? Secondo Kant la matematica ( aritmetica e geometria) ha valore di scienza perché si basa su giudizi sintetici a priori. Infatti in aritmetica, la proposizione 7 + 5 = 12 è sintetica perché il predicato 12 contiene qualcosa di nuovo rispetto al concetto del 7 e a quello del 5, ed è a priori perché costruita sull’intuizione pura del tempo con cui si può aggiungere una unità ad un’altra unità. In geometria, ad. Es. la proposizione la linea retta è la più breve tra due punti , è sintetica perché il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto, ed è a priori perché fondata sull’intuizione pura dello spazio nel quale si possono rappresentare le figure geometriche. Dunque la matematica ha valore di scienza. Analitica trascendentale Sensibilità (estetica) ed intelletto sono entrambi indispensabili alla conoscenza perché «senza sensibilità, nessun oggetto ci verrebbe dato, senza intelletto nessun oggetto verrebbe pensato». L’intelletto ( di cui si occupa l’analitica) può essere rappresentato come la facoltà di pensare e pensare è conoscere per concetti. Quindi questa seconda parte della critica è rivolta allo studio dell’intelletto che unifica il materiale dell’intuizione sensibile mediante i concetti. I concetti si identificano con le categorie che sono quindi le forme pure dell’intelletto, cioè quei contenuti a priori che unificano il materiale sensibile (mentre abbiamo visto che spazio e tempo erano forme pure della sensibilità). In altre parole, le categorie costituiscono le leggi a priori con cui l’intelletto opera la sintesi dei molteplici dati sensibili , delle specie di grandi caselle entro cui rientrano tutti i possibili predicati circa un oggetto, degli strumenti operativi per collocare la molteplicità del sensibile. Le categorie sono dodici e sono tre della qualità, tre della quantità, tre della relazione, tre della modalità. Kant dice che il luogo in cui avviene la unione tra il materiale della sensibilità e le categorie è l’autocoscienza, ovvero ciò che Kant chiama col nome di “io penso”. Quindi gli oggetti non possono essere pensati senza essere sussunti da una categoria, senza essere categorizzati, e ciò che agisce tramite le categorie si chiama “io penso”. Ma in che modo l’”io penso” può unire le categorie ai dati dell’intuizione sensibile? La risposta di Kant è che una intuizione sensibile deve avere una predisposizione a farsi sussumere da una data categoria, e tale operazione è possibile solo mediante uno “schema” intermedio tra l’intuizione e le categorie costruito dalla immaginazione produttiva. Questa è una facoltà intermedia tra la sensibilità e l’intelletto che rielabora i dati sensibili e forma degli schemi (schemi trascendentali) che costituiscono le regole con cui l’io penso unisce le forme di intuizione sensibile alle categorie. Tornando all’obbiettivo di partenza dell’Analitica trascendentale, bisogna adesso chiedersi se è possibile, secondo Kant, la fisica come scienza. La risposta è positiva perché la fisica si avvale di giudizi sintetici a priori. Infatti un giudizio della fisica come la pietra illuminata dal sole è calda, è sintetico perché il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto, ed è a priori perché i dati sensibili sono ordinati dall’intelletto mediante le categorie universali. Ovviamente le categorie, potendo organizzare esclusivamente il materiale proveniente dalla sensibilità, funzionano solo in rapporto al materiale che esse organizzano. Ecco perché esse possono operare solo con i fenomeni (cioè con ciò che appare, con ciò che costituisce un dato sensibile). Quindi per Kant la conoscenza non può estendersi oltre la sensibilità, in quanto una conoscenza che non si riferisca ad un’esperienza non è
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