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“In Famiglia storie di interessi e affetti nell' Italia moderna” di Roberto Bizzocchi, Appunti di Storia Moderna

Relazione con sintesi e commento della monografia di Roberto Bizzocchi “In Famiglia storie di interessi e affetti nell' Italia moderna” realizzata per la prova scritta del corso di Istituzioni di Storia Moderna dell'università di Pisa.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 07/02/2023

ketigurga
ketigurga 🇮🇹

4.2

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Scarica “In Famiglia storie di interessi e affetti nell' Italia moderna” di Roberto Bizzocchi e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Roberto Bizzocchi, “In Famiglia storie di interessi e affetti nell' Italia moderna”. Il volume scritto da Roberto Bizzocchi mette insieme varia documentazione di archivio, libri, annotazioni personali e lettere private. Una fonte scritta essenziale ai fini della stesura di questo testo è, sicuramente, il diario tenuto e scritto da Leonardo, il fondatore del casato, che viene ripreso anche da un membro della generazione successiva. L’insieme di tutte queste fonti permettono al Bizzocchi di ricostruire e di raccontarci la storia di un ramo del casato Bracci, il Bracci – Cambini, attraverso il racconto delle vite di sei membri del casato raccolte in tre parti. Il sipario sulle vicende di questo casato si apre con Leonardo e il conflitto che si viene a creare, prima con suo fratello Onofrio e poi con la moglie di quest’ultimo, per ciò che concerne la sua parte di patrimonio. Fortunatamente, grazie al fedecommesso Cambini, riesce a staccarsi dal ramo principale e si stabilisce a Pisa. Leonardo è un uomo molto cauto, economicamente parlando e sa ben gestire i propri affari investendo negli immobili, tenendo dei bilanci economici minuziosi, ma soprattutto, grazie a dei piccoli investimenti, si mostra perspicace e con uno sguardo rivolto sempre al futuro e al benestare del casato. Riesce a far raddoppiare il valore della proprietà fondiaria potenziando il fedecommesso Cambini di Caprona e ad acquistare una nuova tenuta a Buti. Il fatto che quest’uomo abbia un così forte senso per gli affari, che lo spinge ad essere sempre economicamente molto attivo e scaltro, può essere in parte spiegato dal fatto che non sia in linea con il tipico modello di nobile del suo tempo, ma che ricalchi quello dei patrizi mercantili italiani, i cui valori ruotano attorno alla prudenza, all’economia e al buon giudizio. La visione economica così attenta di Leonardo necessita di essere sostenuta e supportata da una compagna che possa essere una socia in affari; Leonardo trova in Bona Ruschi l’esemplificazione di questi valori e insieme a lei dà alla luce nove figli. Le figlie femmine Diamante, Costanza e Anna vengono indirizzate, secondo le consuetudini del tempo, ad una carriera ecclesiastica; mentre Rosa è l’unica figlia a sposarsi e lo fa con un ricco mercante. Per quanto riguarda i figli maschi, analizzando il diario di Leonardo, notiamo che la sua percezione cambia da figlio in figlio. Giovanni Battista e Antonio Maria vengono criticati aspramente da Leonardo per l’utilizzo poco accorto del denaro in una serie di occasioni mondane come viaggi, teatro e materiale da disegno. Leonardo è diffidente nei loro confronti, dà per scontato che in futuro sprechino tempo e denaro in tutto ciò che lui considera effimero. Ranieri è il punto debole di Leonardo, il figlio prediletto. Costui intraprende, contro la volontà del padre e di propria iniziativa, una carriera ecclesiastica, diventa chierico secolare ed è quindi detentore di un patrimonio da ereditare. Leonardo, nel testamento del 27 settembre 1737, nomina Ranieri responsabile della suddivisione del patrimonio e della sua tutela, in modo da avere maggiore controllo economico sulle azioni di Antonio Maria Giovanni Battista. Alla morte di Leonardo (24 gennaio del 1742), Antonio Maria, si dimostra al di sopra delle aspettative del padre, coopera insieme ai fratelli per affermare le sue ultime volontà e finisce a lavorare nella burocrazia granducale. Il fratello, Giovanni Battista, muore nel 1772, del patrimonio se ne occupa Ranieri che nomina come erede universale il figlio maggiore di Giovanni Battista, Filippo e assegna a lui, agli altri tre figli e allo zio, Antonio Maria, un vitalizio di 25 scudi annui. La coesione familiare e del casato fondati da Leonardo e portati avanti dai suoi figli, inizia ad incrinarsi con i figli di Giovanni Battista per poi proseguire con le generazioni successive. I motivi di tale rottura sono strettamente legati alle idee illuministe che hanno iniziato a circolare in Italia alla fine del Settecento. Sono questi gli anni in cui assistiamo ad una crescita del valore degli affetti su quella degli interessi e a tale cambiamento il casato Bracci – Cambini non è immune. Fra i figli di Giovanni Battista, Alessandro, è sicuramente quello più irrequieto, non ha voglia di lavorare e vuole godersi la vita, è a tutti gli effetti, un nobile stampo ancien régime. Per correggere questo comportamento lo zio, Antonio Maria, lo prende sotto la sua ala e cerca in tutti i modi di aiutarlo. Alessandro vive ancora nella convinzione che la sua posizione nobiliare gli debba concedere la libertà di poter oziare, che tutto gli sia dovuto e assolverlo da ogni responsabilità. Questo atteggiamento gli sarà fatale, nonostante i vari tentativi di aiuto da parte dello zio finirà per indebitarsi, tanto da indurre quest’ultimo a chiudere i rapporti con lui. Finirà per dimettersi con una rendita annua di 62 lire per poi morire il 26 febbraio 178 a Pisa. L’erede del patrimonio di Giovanni Battista, Filippo, si sposa con Anna Grassi (patrizi di Siena e Pisa). Il matrimonio di Filippo rompe l’armonia familiare, mettendo in discussione il legame fra lui e il fratello Lussorio. Lussorio è a tutti gli effetti l’elemento più giudicante di questo matrimonio, vede in questa unione un atteggiamento succube del fratello nei confronti della moglie, che sperpera eccessivamente e senza controllo il denaro. L’eccessiva disattenzione alle spese e il non rispetto dei valori del casato, induce anche Antonio Maria a criticarne l’atteggiamento, insieme a Lussorio decide di agire per vie legali e rivolgersi al tribunale che, però ne respinge il reclamo. La morte di Alessandro e la Divisionum Confessio del 19 maggio 1786, sanciscono l’atto decisivo di questa vicenda. Il patrimonio da spartire si è ormai ridotto drasticamente, viene suddiviso in piccole parti portando alla rottura dei rapporti fra i vari familiari. Questo momento definisce anche la fine e la rovina di Filippo, il quale, decidendo di comprare una Villa da restaurare, trascorre il resto della vita sommerso dai debiti per poi morire nel 1789.
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