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inchiesta sul neorealismo di Carlo Bo, Appunti di Letteratura

libro di Carlo Bo, un inchiesta del 1950, dove intervista scrittorie critici per inquadrare il neorealismo italiano. questa è una serie di appunti e scritti presi dal libro.

Tipologia: Appunti

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Caricato il 30/12/2020

elisa-ranzato
elisa-ranzato 🇮🇹

4.3

(49)

21 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica inchiesta sul neorealismo di Carlo Bo e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Inchiesta sul neorealismo nota introduttiva • se proprio si vuole disporre di un libro della legge, si pensi anzitutto a una stanchezza, condivisa da tutti, della letteratura compiaciuta, leggera, disinteressata che ha dominato fin verso il 1930 da noi. Le prime scosse le abbiamo avute con Gli indifferenti di Moravia • una moda non nasce mai a caso, all’origine c’è una ragione, e nel nostro caso erano suggerite dalla necessità di uscire da un circolo vizioso, da un vicolo chiuso • forse si era esagerato insistendo sul racconto d’atmosfera, sul romanzo psicologico, forse si dimenticavano i motivi centrali delle rappresentazioni romanzesche e per questo un brusco ritorno alla realtà era necessario • la maggior parte degli scrittori americani che hanno dominato il nostro gusto fra il 1935 e il 1945 sono scrittori privi di futuro, legati e vinti dalla cronaca; ma forse è proprio di questo dato della cronaca che i nostri avevano bisogno • voglio dire che nei limiti delle esercitazioni qualsiasi materiale serve, la faccenda si complica quando si tratta di dare una testimonianza diretta, quando bisogna sostituire alle immagini degli elementi di verità. E qui sono avvenuti i disastri della moda • i due granti pericoli che la letteratura neorealista corre continuamente sono la monotonia e il trasferimento filosofico. Se si accetta come limite insuperabile il quadro chiuso della realtà si finisce per raggiungere una zona fantastica, paradossale: in parole povere si sforzano i termini nell’ambito del grottesco e si finisce per perdere la prima ragione dello scrittore, che dovrebbe essere quella di conoscere. L’altro pericolo è quello di dare un senso maggiore, un significato superiore alla realtà che illuminano e di trarne dei simboli, dei rapporti filosofici. • I cento imitatori del neorealismo non possono annullare le proposte sincere e i risultati positivi di quegli scrittori che hanno innestato le loro ricerche sul tronco della verità una definizione difficile • Sergio Solmi: come sempre le etichette valgono per i mediocri o servono, assai più tardi, ad individuare correntie climi di cultura cui soltanto il distacco storico attribuisce un senso concreto. Ad ogni modo, se per neorealismo intendiamo un certo ingresso della cronaca nella letteratura e , parallelamente, un’attrazione portata su certi aspetti meno consolanti della realtà, piu rudi, più legati alle condizioni materiali e fisiologiche della vita, talvolta, una esplicita o sottintesa polemica sociale, una crittura acre e disinvolta, più attenta alle cose alle prospettive in cui essa le dispone e riassume, mi pare che simili caratteristiche corrispondano a una tendenza letterari, per così dire, fatale dopo le terribili esperienze della guerra e del dopoguerra, a un bisogno di riscatto dello spirito attraverso la presa di possesso di verità integrate e di esistenze e situazioni prive di lume. ◦ Se in tutti(parla di vittorini, brancati, piovene, pratolini calvino) si rintracciano alcuni degli elementi cui accenavo, tutti invece sfuggono per qualche parte, chi più chi meno, alla definizione. • Francesco Flora: sotto la voce Neorealismo c’è da accogliere con una certa prodigalità i narratori che sono sorti in Italia dopo la nuova divulgazione del Decadentismo sino all’esistenzialismo, la diffusione della psicanalisi con la presunta libertà dei problemi sessuali, e infine la vasta ripresa mondiale del materialismo strico. Essi riflettono le esperienze spesso dolorose del sub-umano o del pre-umano, o quelle che nascono dalla corrosione della presente realtà sociale e dall’aspirazione ad una diversa morale: spesso insistono su aspetti negativi repugnanti, sulla retorica del male e del suicidio: ne sembra riconoscere anche un’opposta realtà. ◦ Non la materia conta, ma l’animo che lavora quella materia: e qui nasce la possibilità di una poesia o invece di una cronaca. C’è perciò un neoverismo di cronaca e un neoverismo di poesia:alla resa, la parola neoverismo si dissolverà per i poeti e potrà rimanere per i cronisti. ◦ Strano sembrarà forse che la parola neoverismo sia sorta a indicare spesso un’arte letteraria che il reale guarda e fissa con occhi di alluccinazione: un arte verbale che con frammenti di un reale febbricoso e demente, si indirizza ad una forma di irrealismo in tutto simile a quello delle arte figurative(cinema). • Natalino Sapegno: neorealista: quell’etichetta servì a tutta prima a coprire oggetti tutt’altro che omogenei, anzi i più disparati che si potesse immaginare: dal lirismo esasperato ed ansioso si simboli di un Vittorini, al moralismo chiuso e ostinato di Moravia, al cronachismo autobiografico di fertilissima inventiva di un Pratolini, fino maragi alla difficile solitaria tormentatissima esperienza di un Pavese o addirittura all’estetismo sapiente ambiguo e raffinatissimo di un Levi. ◦ Letteratura del dopoguerra è stata un’esigenza, l’espressione di una crisi sorta in un ambiente di forte tensione politica, per cui si affinava nei letterati migliori la coscienza della disperata solitudine in cui si erano sviluppate le loro esperienze precedenti. • Niccolò Gallo: più che una scuola...l’attuale neorealismo è uno stato d’animo, che per esprimersi ha accettato alcuni schemi narrativi, nei quali temi e personaggi sono dettati da una posizione rigidamente moralistica e polemica. • Giansiro Ferrata(visione critica un po’ troppo ampia): il neorealismo uno stato d’animo lo è. E sono anche evidenti i suoi difetti, soprattutto i suoi vizi di schematismo, imprestati da influenze mal intese. ◦ Neorealismo dei narratori risale a stati d’animo impoveriti e turbati, oscillanti fra un ultrapessimismo anch’esso mal inteso e idilli(vite tranquille) o miti inoperanti nell’arte. • Eugenio Montale: negli ultimi anni si sono pubblicati da noi diversi romanzi che risentono, nel taglio e nell’ispirazione, dell’influsso del cinematografo e per l’appunto del cinema neorealista, fondato sul ben noto binomio di folclore e miseria ◦ il romanzo cerca di purificarsi, come ha fatto, per altre vie, la poesia: abbandona l’intreccio vistoso, romanzesco, abbandona la psicologia statica, analitica, in favore di una psicologia attiva suggerita più dagli atti che dalle parole dei personaggi: abbandona, in certi casi, persino il personaggio, concentrandosi in ricerche di tono, di atmosfera o di puro ritmo narrativo. ◦ Non credo alla piena definibilità e consistenza di un neorealismo nel romanzo attuale. Troppe acque confluiscono in questo fiume e tutte le porte rimangono aperte. ➢ Fino a che punto le novità politiche, il mutamento del clima italiano dopo il 43 hanno potuto influire sulle intenzioni dei nostri narratori? Sempre in ques’ordine di idee è possibile stabile un confronto tra quello che è avvenuto in Francia e da noi dopo il 45? • Montale: il mutamento del clima politico dopo il 43 consente ai nuovi narratori una maggio libertà d’azione e di ispirazione. Esso darà certamente frutto anche se finora i risultati non sono stati straordinari. Una libertà che scende dall’alto come un dono del cielo può trovare gli animi impreparati o può favorire espressioni d’arte puramente retoriche, velleitarie, intenzionali. Il che è largamente accaduto. • Franco Antonicelli: il fascismo in vent’anni ha potuto nascondere tutto dietro una facciata difficilemte penetrabile. Quando è caduto, ci si è accorti che vent’anni di ignoranza ci avevano coperti di ragnatele. ….Gli scrittori , gli artisti-cioè gli uomini che sono più uomini degli altri e perciò non possono vivere senza la verità- han dovuto riconquistare la realtà dietro le macerie delle menzogne. • Secondo qualche critico bisogna andare molto cauti nell’individuazione del neorealismo, nel senso che non è lecito riallacciarlo esclusivamente a ragioni esterne, a condizioni di clima; insomma per quegli spiriti è impossibile dare una spiegazione del fenomeno con dei semplici dati ripresi alla nostra storia. • Arnaldo Bocelli: il dopoguerra sarebbe stato soltanto una sollecitazione, la lezione dei tempi avrebbe impresso uno nuovo ritmo, avrebbe per meglio dire illuminato con altre luci e con nuove intenzioni uno stato preeesistente, una condizione della nostra letteratura e di questo ∘ Enumerati in serie, infilati in filza, questi fatti avvicinati così per asindeton non vengono coordinati in una consecuzione che valga a più profondamente motivarli, a disporli in una architettura, quella che essi realmente ebbero.. direi che la poetica neorealistica riesce a un racconto astrutturale, granulare.. ∘ e il modo con cui i neorealisti trattano i loro temi è, di preferenza, quello di un umore tetro e talora dispettoso come di chi rivendichi qualcosa da qualcheduno e attenda giustizia, di chi si senta offeso, irritato. (pag55) ∘ un altra impressione dei romanzi: una tremenda serietà del referto: ne risulta al racconto quel tono asserverativo che non ammette replica, e che sbandisce a priori le meravigliose ambibuità di ogni umana cognizione ∘ il dirmi che una scarica di mitra è realtà mi va bene, certo, ma io chiedo al romanzo che dietro questi due ettogrammi di piombo ci sia una tensione tragica, una consecuzione operante, un mistero, forse le ragioni o le irragioni del fatto..il fatto in sé, l’oggetto in sé, non è che il morto corpo della realtà, il residuo fecale della storia. • Romano Bilenchi: c’è un grave pericolo a cui i neorealisti debbono sottrarsi: di deformare cioè quelli che sono sempre stati e sono tuttora i doveri dell’artista. Che il loro realismo non divenga resoconto, che dall’impegno morale e, diciamolo pure, politico non li porti ad una facile quanto inutile, inumana divulgazione invece ad un serio, quasi direi assoluto, e perciò poetico approfondimento delle varie situazioni. • Angioletti: se invece, come oggi si vorrebbe far credere, lo scrittore è più che altro un cronista della vita pubblica, un cronista che si allude di fissare durevolmente l’intimità così mutevole dei propri simili come su una lastra fotografica, allora tutto cambia. • Carlo Bernari: la realtà non può considerarsi qualcosa a sé stante su cui l’artista si affacci con questa o quell’altra intenzione: dal momento che l’artista è parte integrante di quella realtà e da essa non può distinguersi se non pensandola quindi interpretandola nell’atto medesimo in cui interpreta se stesso. La lezione degli americani • da noi la lettaratura aveva subito la suggestione, più o meno pericolosa, della saggistica, della criticaa, della prosa d’arte. • La lezione degli americani è caduta su un terreno non preparato o almeno preparato indirettamente, su un terreno diverso e per abitudini e per condizioni di vita. • Bargellini: è spietato per l’eco che l’esempio degli americani ha avuto fra di noi ◦ è una schiochezza portare la narrativa americana come esempio di moderna vitalità nel romanzo • Francesco Flora: non è giusto parlare di imitazione da parte dei nostri ◦ nella pagina dei nostri scrittori, anche quando essi patiscano i vizi della moda internazionale, resiste in qualche misura il frano della materna tradizione. • Angioletti: mette in dubbio che si possa parlare di una lezione degli stranieri(Pag66) • Montale: consiglia una certa prudenza nel dare giudizi di carattere generale e suggerisce di vagliare caso per caso • Manzini: per lei la moda del romanzo americano dipende, da un giro fatale degli avvenimenti. Non si sa che cosa l’abbia proocata ma è impossibile negare l’importanza ◦ a chi ha visto soltanto il fatto “moda” e cioè un’occasione di spicco, e ha preteso così d’aggiornarsi avrà certamente nuociuto. Tutto sta ad avere in sé un forza di combustione che permette di vivere e rivivere in proprio ciò che ci viene da lontano. • La differenza tra i diversi movimenti neorealistici tedeschi, alcuni dei quali continuano anche oggi, e il nostro neorealismo, la differenza essenziale mi sembra proprio qui: che i nostri neorealisti, anche quando sembrano tenere l’orecchio alle forme libere della narrativa straniera e specie americana, hanno cercato di non dimenticare le esigenze fondamentali dell’arte della parola, che è trasfigurazione e in fondo desiderio di poesia. Il neorealismo nel cinema, nel teatro e in pittura ➢ Quale aiuto può trovare un narratore nel cinematografo? • Emilio Cecchi (pessimista): se una cosa i romanzieri non riescono a dirla con le loro parole, come è possibile che imparino a dirla dal cinema che ormai in gran parte vive sulle loro parole? • Riccardo Bacchelli: il cinematografo non può ispirare né insegnare nulla alla letteratura di nessun genere, salvo il proposito, che appartiene al commercio e non all’arte, di adeguarsi ai suoi particolari e semplificanti bisogni e metodi espressivi • Carlo Emilio Gabba: il cinema dispone della meravigliosa facoltà di alludere mediante immagini, dirette, e per di più deformabili e semoventi, cioè fluide nel tempo, alla consecuzione noumenica, alla recondita serie delle cause e dei fini tragici. • Enrico Emanuelli(posizione negativa): i personaggi del nostro cinema così detto neorelista furono manipolati, idealizzati, amplificati secondo una ben precisa retorica: e adesso stanno per affogare nel ridicolo ∘ i primi registri hanno imparato dai romanzieri e che adesso molti romanzieri trasferiscono certi accorgimenti, propri ai modi del cinema nel romanzo. Questo avviene, più che per ragioni o necessità artistiche, per una avvenuta trasformazione della forma mentale di chi legge: e tale trasformazione si è avuta in gran parte, attraverso il cinema, mediante l’abitudine al cinema. • Anna Banti: la guerra è stata un gran banco di prova per tante cose: riferendomi ai ricordi dei primi spettacoli cinematografici del dopoguerra immediato, m’ingegnavo di ricercare la ragione per cui certi film italiani mi avessero sorpresa e colpita: e la ritrovavo nel movente che ne era alla base e da cui così strettamente e palesemente dipendevano. Movente di necessità morale, di riscatto: l’eterna ragione dell’ingiustizia da condannarsi, del verdetto popolare che riunisce in un solo sentimento sicuro, narratore e pubblico. ∘ Rammentavo che, fiorita appunto dalle straordinarie contingenze della guerra, la corrente dell’autentico realismo post bellico non è, tuttavia senza precedenti: i quli non saprebbero riconoscersi, come si ventilò dagli specialisti, in taluni documentari della guerra dell’Asse, ma possono ancora rintracciarsi nei antichi fotogrammi di Assunta Spina e di Sperduti nel buoi, cimeli del cinema italiano anteriori a Hollywood, mossi da postulati di miseria da risanare, di morale da rivedere, ma a occhi aperti e senza lagrimucce redentrici. • Francesco Flora: anche il cinema neorealista è da dire che non conta la materia ma l’animo con cui è guardata: e il neorealismo italiano è poi spesso una favolosa forma di irrealismo. Anche qui si tratta di distinguere tra poesia e cronaca. ∘ I procedimenti che la letteratura deve al cinema con le forme ellittiche, le dissolvenze, le contaminazioni dei tempi, le stratificazioni del vero e dell’immaginario sono presi dalla tecnica di quell’arte ∘ il neorelismo cinematografico e quello letterario sono nati da una medesima ricerca ed esperienza. Tentativi di bilancio ➢ Credi chi si possa già dare un giudizio sull’ultima esperienza neorealistica? E se si, quali sono gli scrittori che hanno realmente contribuito a un rinnovamento del nostro romanzo? • Giuseppe De Robertis: Pavese, pratolini Vittorini, non si può fare a meno di ammettere in loro degli scrittori e narratori veri. ∘ Il compagno, quanta libertà, e che accordo tra le forme fatte e quel certo fiato dentro originario. Ecco i suo Piemonte, paese, gente, ritrovato. ∘ L’esperienza neorealistica servì, da una parte a riscoprire i nostri, a rigustarli, dall’altra ad aiutarsi a scrollar di dosso il classico del linguaggio tradizionale. ➢ La letteratura dei neorelisti si è esaurita nelle intenzioni e nei programmi oppure ha offerto qualcosa di nuovo e soprattutto ha rappresentato un’esigenza sincera? • Angioletti: non vedo una novità nel neorelismo, ma piuttosto un regresso, una scontrosità davanti all’artificio che ogni arte comporta. ∘ Si può anche dire che la sua esigenza sia sincera: perché rispecchia, appunto, il curioso ribrezzo odierno per la personalità, l’orrore per la trasfigurazione lirica, la smania di razionalità, che hanno preso forza in tante menti giovanili durante e dopo la guerra ∘ ma la sincerità è una condizione necessaria, certo , però non sempre sufficiente per a creazione d’un opera d’arte. • Moravia: grazie al neorealismo gli scrittori italiani prendono coscienza della possibilità di una letteratura che rappresenti non soltanto fatti personali intesi personalmente ma anche fatti interessanti l’itera società e l’intero popolo italiano. • Mario Luzi: che la loro novità non è per nulla dovuta alle disposizioni realistiche dello scrittore: ma se mai alla forza d’interpretazione lirica di quella realtà. È la delicata, trascorrente animazione che accende di un tenue fuoco le pagine delle sue cronache, che costituisce il bel risultato di Pratolini. ➢ Se dovessi fare un panorama della nuova narrativa dopo il 45, su quali nomi e su quali opere metteresti le mani? E se credi di poter parlare di neorelismo quali sono i meriti della nuova scuola? • Adriano Seroni: intanto bisogna dire che nel periodo 45-50 in italia si hanno delle singole opere o delle promesse di narratori; ma il grande narratore evidentemente non esiste, non esiste colui che abbia chiara in sé la tesi che vuol dimostrare, la verità che vuole affermare. ∘ Non parlerei oggi, di narrativa: piuttosto di prosa lirica. L’opera di Vittorini è costruita di simboli e d’immagini, non di fatti. E quando manca il fatto, di narrativa non è il caso di parlare. ∘ (pag94) Quanto al neorealismo, io non parlerei ancora di scuola, ma di movimento, di tendenza, o di esigenza nata dal tempo. Non sono stati i nostri narratori a inventare la formula; è stata l’epoca nel quale vivono o son vissuti a determinare la tendenza. ➢ Vizi e virtù del neorealismo? • Lorenzo Gigli(pag98): la cronaca, il documento, l’ambizione alla critica della società e del costume, l’interesse sociale, sono altrettante posizioni tematiche del neorelismo, occasioni del suo evadere dalla tradizione letteraria nobile che per tanto tempo gravò sulla nostra narrativa e fu la causa maggiore della sua impopolarità. ∘ Ma il neorelismo non si rivolse in esse, non ha un’unica faccia che d’altronde lo farebbe scadere al grado di mera polemica populista inserita di forza nella prosa evocativa e nel dialogo. ∘ Il carattere di novità è la sua sete di veri poetici oltre che di veri umani. Difende e riscatta l’uomo con la poesia. Qui sta la virtù principale e insieme il suo vizio e pericolo: xk la fusione tra l’elemento lirico e l’elemento realistico, non è raggiunta, c’è in quasi tutte le opere di questa tendenza, una frattura tra cronaca e poesia, e quando quest’ultima prevale, il vizio fa anche più spicco, si accentua quello stridore, la cronaca fa parte a sé come un intermezzo documentario introdotto nel corso d’una narrazione che va gradualmente raggrumandosi intorno a un nodo lirico. ➢ Che cosa ti sembra veramente nuovo, che cosa invece ti sembra un puro fatto di moda? • Oreste Macrì: la narrativa postbellica non può non apparire sperimentale e in fase di ricerca. Si può dire tuttavia che in essa non vi è nessun fatto di moda, in genere, ma anzi un eccesso di seriosità, di impegno, di tenace volontà nel commemorare e significare una realtà veramente vissuta e sofferta, senza variazioni introspettive e senza sarcasmo, in nudità d’anima e di stile. ➢ Ma quale futuro avrà il neorelismo? • Giacino Spagnoletti sottolinea l’importanza del lavoro artistico o meglio del rapporto spirituale in cui si deve assolvere la semplice realtà. Secondo lui, certi nostri scrittori che si raccolgono sotto la bandiera del neorealismo hanno considerato solo una parte del problema
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