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Inclusione nel dibattito internazionale sull’educazione e sull’istruzione., Sintesi del corso di Pedagogia

In questo tema viene rivolta particolare attenzione al tema dell’inclusione, i punti critici e i punti di forza dell’istruzione della formazione in Europa.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 20/01/2021

Ale97___
Ale97___ 🇮🇹

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Scarica Inclusione nel dibattito internazionale sull’educazione e sull’istruzione. e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! L’inclusione nel dibattito internazionale sull’educazione e sull’istruzione Di Maria Vittoria Isidori. In questo testo viene rivolta particolare attenzione al tema dell’inclusione, i punti critici e i punti di forza dell’istruzione e della formazione in Europa. Le indicazioni europee raccomandano: 1. Che le strategie didattiche debbono tener conto che ciascun individuo è singolare, ognuno con le proprie capacità, con le proprie fragilità; 2. Che il lavoro scolastico venga realizzato in un ambiente capace di stimolare e soddisfare la curiosità dei bambini, che favorisca la socializzazione e che ci sia una continua comunicazione con le famiglie e le altre scuole. Ciò significa che:  Fin dai primi anni di scuola i docenti dovranno formulare le loro proposte didattiche in relazione ai bisogni fondamentali dei bambini e degli adolescenti interpretando le loro domande esistenziali;  Le proposte didattiche devono promuovere l’apprendimento e la conoscenza. Ma per far si che questo possa verificarsi, la scuola deve tener conto dell’unicità della persona e delle situazioni quotidiane che l’alunno vive, altrimenti il ragazzo non può far altro che rifiutare le scelte fatte dalla scuola, dando vita ai noti problemi dell’abbandono, dei debiti formativi, ecc. La ricerca didattica ha lo scopo di ridurre la dispersione scolastica, la marginalità sociale e incoraggiare l’inclusione con nuovi modi di insegnare e di valutare. Esistono due tipi di ricerca: La ricerca applicata che si occupa su come valutare a scuola le competenze e i loro traguardi intermedi con: indicatori, portfolio e bilanci delle competenze; La ricerca pura che si muove sulla elaborazione di teorie. La ricerca pura e quella applicata non devono essere considerate entità contrapposte, ma una continuità, infatti prima di poter avviare una ricerca c’è bisogno di uno studio accurato e dettagliato del fenomeno che vogliamo studiare e ricercare quindi occorre l’EPISTEMOLOGIA (studio accurato) DELLA PRATICA EDUCATIVA, che è in sintesi una riflessione sul problema da studiare che prende il nome di MATRICE DEL QUADRO LOGICO (e per questa matrice è proprio utile la TASSONOMIA, ossia lo studio teorico). E’ importante ricordare e sottolineare che una ricerca va fatta non solo per avere un risultato fine a se stesso, ma per poi utilizzarlo concretamente. Nel caso di una ricerca per PREVENIRE L’ABBANDONO SCOLASTICO è di fondamentale importanza capire se durante il passaggio fra le scuole ci sia l’ACCOMPAGNAMENTO, ossia se le scuole cooperano. Un altro punto importante è avere un TERMINE di PARAGONE e quindi CONFRONTARE chi ha il problema e che il problema non ce l’ha La ricerca pura e quella applicata hanno elementi comuni:  L’insegnante che ha funzione di stimolo;  Lo studente che riceve lo stimolo;  Un progetto educativo;  Un metodo per raggiungere gli obiettivi;  Un sistema di valutazione per verificare come questi obiettivi vengono raggiunti. Se un’indagine viene realizzata su scala ridotta, come in una classe, siamo nella microdidattica. L’indagine sceglie fenomeni particolari, basati su realtà concrete e il ricercatore è un insider (dentro la scuola), ossia generalmente è un insegnante. Se un’indagine viene fatta su quantità globali si parla di macrodidattica, in questo caso la ricerca si concentra sul elementi primari della scuola, trascurando contesti specifici. Una delle maggiori difficoltà incontrate nella ricerca didattica è quella di non riuscire a far emergere il vero problema fra le varie complessità. Infatti anche quando il problema viene percepito, può essere mal formato tanto da impedire la soluzione. La riduzione dell’ignoto al noto comporta la definizione dello spazio del problema, dove hanno molta importanza le ipotesi (ossia anticipare delle possibili soluzioni), poi è importante definire gli itinerari da percorrere, le tappe intermedie e finali, i criteri di verifica. Le “infanzie” nel dibattito internazionale verso l’inclusione Nel novecento le scienze pedagogiche e le scienze dell’educazione, hanno rivolto la loro attenzione all’infanzia, rendendo così l’educazione attiva. I caratteri fondamentali dell’attivismo sono: 1. Il bambino con le sue esigenze al centro del processo educativo (puerocentrismo); 2. Il bambino partecipa attivamente all’esperienza educativa; 3. Motivare il bambino ad apprendere, valutando i suoi reali interessi; 4. Invitare a socializzare e avere relazioni interpersonali, per uno sviluppo psico-affettivo e cognitivo; 5. L’importanza della scuola nel processo di democratizzazione e quindi il suo impegno sociale. E’ su questo punto uno dei principali impegni dell’attivismo di Dewey, egli afferma che una buona organizzazione sociale si ha con una società democratica ben educata e ciò si ottiene sviluppando nello studente un pensiero critico attraverso esperienze di inquiry. Azioni e programmi operativi per la scuola Uno scopo principale dell’incontro di Lisbona è quello di migliorare la qualità della scuola e renderla un servizio pubblico per la formazione dei cittadini, in cui si assicura ad ogni alunno il successo formativo e la valorizzazione dei meriti personali. La particolare situazione di disagio socio-culturale del sud Italia ha indotto a definire nella “Programmazione dei Fondi Strutturali Europei” degli obiettivi di miglioramento del servizio d’istruzione, per garantire almeno pari standard minimi di qualità del servizio scolastico in tutto il territorio nazionale. Gli elementi di maggiore criticità si riscontrano nei tassi di abbandono, di bocciature e di ripetenze delle prime due classi dell’istruzione scolastica (14-15 anni). La situazione peggiora con la presenza di alunni stranieri, allievi con difficoltà di apprendimento o disabilità, nelle aree a rischio di criminalità giovanile, con l’insorgere del bullismo. Così, si rende necessario mettere a punto modelli di pedagogia e didattica per l’emergenza. Tornando al programma di interventi, esso prevede; 1. L’approfondimento di ciò che causa l’insuccesso scolastico; 2. L’aumento delle attrattività della scuola: modificando le metodologie di apprendimento, innovando i contenuti disciplinari e gli strumenti della conoscenza; 3. Identificare e sostenete chi ha potenzialità non espresse, valorizzando le capacità, le abilità e le conoscenze, attraverso la diversificazione dell’offerta formativa. Bisogna attuare interventi per valorizzare le eccellenze, per due motivi:  Per dare a ciascuno l’opportunità di successo e ulteriori stimoli;  Veicolare modelli positivi, per promuovere lo spirito di emulazione e una sana competitività, intesa come confronto e impegno a migliorare (attraverso borse di studio, attività laboratoriali, gare disciplinari, olimpiadi della matematica, fisica , informatica). Per aderire a progetti nazionali, sono previste le azioni a domanda con cui viene offerta alle scuole l’opportunità di candidarsi, facendo una PIANO INTEGRATO di INTERVENTI, nel quale vengono individuati gli obiettivi ritenuti prioritari per ogni singolo istituzione scolastica. LE PROPOSTE COMUNITARIE PER I DOCENTI La crescita professionale dei docenti è molto importante per la qualità del sevizio scolastico e per il miglioramento del livello di apprendimento degli alunni. La loro formazione dev’essere continua per adeguare le competenze didattiche ad una società che cambia, che usa nuovi linguaggi e strumenti di informazione, che diventa multiculturale. Oltre la scuola La scuola deve garantire un’istruzione e una formazione minima ai tanti e la programmazione deve dare una risposta specifica a obiettivi educativi differenziati: l’opzione dei percorsi, il credito didattico, la cooperazione e in parte, colmare le disparità linguistico-culturali tra alunni culturalmente diversi. In ogni caso a prescindere dai problemi di integrazione culturale, l’attività di studio e formazione, per come ancora oggi proposta, è vissuta dall’alunno come uno sforzo, per raggiungere un profitto scolastico e non una pianificazione per una condizione esistenziale soddisfacente. Nella scuola c’è decontestualizzazione, ossia separazione netta dall’esperienza diretta, ma l’esperienza diretta è fondamentale, perché essa è conforme alla realtà. Capitolo 3 – L’istruzione europea e il principio di responsabilità della scuola e dell’alunno La costruzione del progetto di vita e la didattica dell’orientamento L’orientamento è fondamentale nel mondo dell’istruzione. Infatti, spesso il ragazzo impegnato nello studio non è in grado di determinare il proprio futuro, perché influenzato dalla famiglia o da conoscenti che soffrono per il problema della disoccupazione, quindi si trova disorientato nel dover fare delle scelte senza avere dei mezzi da applicare in condizioni di problematicità. Il risultato di questo clima emotivo, influenza il profitto, il rendimento e la voglia di studiare, mentre genera confusione e disorientamento ed ecco quindi il passaggio da un indirizzo scolastico ad un altro alla ricerca di quello giusto. Quindi ci si impegna a scuola solo per motivazioni estrinseche (punizioni o premi), ma non per motivazioni intrinseche, ossia capire quando è importante acquisire conoscenze. Tutto influenza la voglia di studiare e quindi il rendimento: 1. La capacità di valutare realmente le difficoltà del compito che sta intraprendendo, senza sottovalutarlo o al contrario caricarlo di difficoltà; 2. Saper resistere alle frustrazioni o diluirlo nel tempo; 3. L’ansia eccessiva per l’insuccesso; Ecco quindi che è molto importante l’orientamento. Ci sono diversi tipi di orientamento: (a) ORIENTAMENTO COME PROBLEMA ossia lo studente si pone un problema su:  CONOSCENZA-SCOPERTA DEL MONDO CHE LO CIRCONDA;  FUTURA REALIZZAZIONE ;  MODELLI FAMILIARI ED EXTRA-FAMILIARI;  ACQUISIZIONE DI COMPETENZE E AUTONOMIA; (b) ORIENTAMENTO COME APPRENDIMENTO DI RUOLO per i bambini e le bambine più piccole, ossia si identificano e si modellano rispetto agli adulti, come genitori e insegnanti; (c) ORIENTAMENTO ATTRAVERSO CAPACITA’ CRITICA ossia prevede una programmazione educativa: discussioni, lavori di gruppo, comunicazione, l’alunno deve saper valutare, deve saper formulare giudizi, deve essere aperto alle opinioni degli altri. Tra i modelli che trovano maggiore diffusione in Italia sono: (a) L’ORIENTAMENTO NARRATIVO già a partire dalla scuola materna; (b) L’ORIENTAMENTO DIACRONICO (rif. Gaetano Domenici).  la formazione degli insegnanti;  la valorizzazione di alcune professionalità. Come i supervisori, che devono fungere da collegamento fra teoria e pratica (laboratoriale ed esperenziale) dei soggetti. Ancora una volta parlando di professionalità educativa, ci troviamo di fronte al termine “competenza”. La competenza empatica e la competenza comunicativa sono strumenti indispensabili per l’insegnamento. Esse vengono incluse fra le competenze esistenziali, ma non professionali. Vengono sottovalutate perché non evidenti, non visibili, ma in realtà hanno conseguenze significative e incisive, quando le competenze professionali. Per comprendere quando è importante includere la motivazione, la comunicazione e l’empatia tra le competenze professionali è bene chiarire che grazie ad esse di riesce a reagire in un certo modo in determinate situazioni: controllando le emozioni, gestendo lo stress, si ha una percezione diversa di sè: innalzando il livello di autostima, percependo il proprio ruolo sociale, SKILL ossia la capacità di assumere un comportamento per raggiungere un obiettivo. CAPITOLO 4 - IL CONTESTO INCLUSIVO La mediazione educativa Gli studenti di tutte le età ogni giorno vedono la scuola e quindi l’insegnante come colui che tiene in scarso conto delle quotidiane e dei futuri bisogni, desideri, fantasie, motivazioni dei ragazzi. Questo è uno dei fattori all’origine dello scarso interesse dei giovani nei confronti dello studio e di conseguenza dell’abbandono e della dispersione scolastica. La carta d’identità europea dell’istruzione vuole la:  La centralità della persona nell’intero processo educativo;  La lotta al fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico;  La partecipazione dei giovani alla vita delle istituzioni, della scuola, sia nelle forme istituzionali che in quelle associative favorendo l’educazione alla convivenza, all’accoglienza e la conoscenza delle varie culture; in modo tale da promuovere negli alunni la passione, la curiosità e il desiderio, piuttosto che associare l’attività di studio ad un vissuto di affanno, di fatica, di sforzo. Da promuovere una scuola con tre volte A: aperta: verso l’ambiente esterno e aperta nelle relazioni socioaffettive tra gli allievi e gli insegnanti; altrove: intesa sia come espressione temporale (un tempo lungo, flessibile, modulare), sia come espressione territoriale (ossia comuni, province, regioni e stato devono assicurare al cittadino il rispetto dei diritti soggettivi; attiva: ossia fungere da moltiplicatore di sane motivazioni dell’età evolutiva (la comunicazione, l’esplorazione, il fare da sé, la fantasia, ecc), normalmente escluse dai campi di esperienza degli allievi. Una posizione importantissima riveste la mediazione educativa dell’insegnante, per l’acquisizione da parte dei giovani, di “competenze di vita”, Life Skills, gran parte delle quali rientrano nella sfera dell’affettività. Il superamento della tradizionale divisione, che avveniva nel passato, tra ruolo della scuola (formazione culturale e cognitiva) e ruolo della famiglia (educazione affettiva) che oggi conduce la scuola a includere l’educazione emotiva dell’alunno tra gli obblighi formativi. Nell’esercizio della professione educativa realizzata in classe, assumono importanza centrale le competenze emotive definite personali, quelle relazioni e quelle sociali che convergono nel più ampio concetto di intelligenza emotiva. La ricerca individua nell’intelligenza emotiva applicata ai contesti di lavoro un nuovo criterio di eccellenza nelle professionalità. Le regole del lavoro stanno cambiando, oggi siamo giudicati secondo un nuovo criterio: non solo in base a quanto siamo intelligenti, preparati ed esperti, ma anche prendendo in considerazione il nostro modo di comportarci verso noi stessi e di trattare con gli altri. Dunque la competenza personale è la capacità di riconoscere le proprie emozioni, i propri punti di forza e quelli di debolezza, mentre la padronanza di sé comporta la capacità di dominare i propri impulsi e le proprie risorse. La competenza sociale intesa come gestione delle relazioni che dipende dall’empatia, dalla capcità di calarsi nei pensieri e negli stati d’animo degli altri, rispettando gli stati d’animo degli altri, dopo averli riconosciuti, valorizzandone la diversità. La competenza nella comunicazione. Finalità educativo-didattiche. La comunicazione rappresenta una fitta rete di scambi di informazioni e di relazioni sociali che coinvolgono ogni essere vivente nella vita quotidiana. La forma che una conversazione assume è determinata, in parte, prima che questa inizi. I partecipanti sono quasi sicuri di condividere o non condividere alcune assunzioni, norme e regole, stati d’animo temporanei o atteggiamenti soliti; lo stile che assumiamo mentre parliamo e pensiamo ai significato di quello che stiamo dicendo. Ma questa definizione nel contesto educativo e didattico deve essere integrata in quanto non soddisfacente. La competenza comunicativa con finalità educative si realizza su più livelli:  Livello esplicito è una comunicazione formale, regolata dalla grammatica, dalla sintassi, dal lessico;  Livello implicito nel quale alla componente grammaticale e sintattica si aggiunge quella affettiva. In questo caso la comunicazione diventa totale e reale;  Livello sub-liminale espresso dall’atteggiamento e dall’espressione dell’emittente (atto comunicativo non verbale);  Livello motivazionale e psichico che genera il bisogno di emettere il messaggio e recuperare le aspettative. Volgere una lezione in classe comporta la conoscenza di alcune prerogative riferite alle modalità di svolgimento della lezione stessa: funzioni di controllo, di imposizione, di facilitazioni, di svolgimento del contenuto, capacità di offrire risposte personali, disponibilità e affettività positiva, chiusura e affettività negativa. Ma oltre alle forme “regolari” di comunicazione possono realizzarsi atteggiamenti ispirati all’autoritarismo, al lassismo o al permessivismo, all’incoerenza comunicativa, all’effetto Pigmalione (ossia un insegnante crede che un bambino è meno dotato, lo tratterà, anche se inconsciamente, in modo diverso dagli altri, il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza, instaurando un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l’insegnante lo aveva immaginato). Effetto quest’ultimo che viene definito profezia che si autorealizza. Ecco l’importanza della comunicazione non verbale come strumento metodologico.
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