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Inferno: Canto I - Divina Commedia - Dante Alighieri, Versioni di Italiano

Parafrasi del primo Canto dell'Inferno della divina commedia di DANTE. - SE VI FA PIACERE LASCIATE UNA RECENSIONE, COSI' DA POTER CAPIRE COSA MIGLIORARE DEI MIEI DOCUMENTI

Tipologia: Versioni

2020/2021

In vendita dal 26/09/2021

alexssta
alexssta 🇮🇹

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Scarica Inferno: Canto I - Divina Commedia - Dante Alighieri e più Versioni in PDF di Italiano solo su Docsity! INFERNO: CANTO I- DANTE ALIGHIERI Divina Commedia e PARAFRASI All’età di trentacinque anni mi trovai dentro una selva senza luce, perché era stata smarrita la via del bene. Ahi, quanto è difficile dire come era questo selva incolta, intricata e ardua a superarsi che, solo a pensarvi, suscita ancora Terrore! La selva è tanto tormentosa, che la morte è poco più amara di essa; ma per poter parlare del bene che io trovai nella selva, riferirò anche le altre cose che vi ho visto. Io non so ora dire bene in che modo vi entrai, tanto profondo era il torpore della mia anima nel momento in cui abbandonai la via della verità. Ma dopo che giunsi ai piedi di un colle, nel luogo in cui aveva fine la valle in cui si trovava la selva, che mi aveva punto di paura il cuore, volsi gli occhi verso l’alto, e vidi i fianchi del colle già illuminati dai raggi del pianeta che indica a tutti il retto cammino. Allora si calmò alquanto la paura, che m’aveva tormentato nel profondo del cuore durante quella notte che io trascorsi con tanta angoscia. E come il naufrago che con respiro affannato, dopo essere uscito fuori dal mare e dopo aver raggiunto la riva, volge lo sguardo verso l’acqua in cui aveva corso pericolo di morte e guarda fissamente, così il mio animo, che ancora fuggiva per la paura, si volse indietro per guardare la selva, che non ha mai lasciato passare alcuna persona viva. Dopo che ebbi riposato un poco il mio corpo stanco, ripresi il cammino per il pendio solitario, così che, salendo il piede che stava fermo, si trovava sempre più in basso rispetto all’altro. Quand’ecco, quasi all’inizio della salita, mi si fece innanzi una lonza, agile e veloce, coperta di pelo macchiato; e non si allontanava dal mio cospetto, anzi ostacolava tanto i miei passi, che mi voltai più volte per tornare indietro. Era l’ora del principio del mattino e il sole saliva nel cielo con la costellazione dell’ Ariete, che si trovava insieme ad esso, quando Dio cominciò a muovere i cieli; così che erano motivo di speranza contro quella bestia dalla pelle screziata l’ora del giorno e la dolcezza della primavera; ma non al punto che non mi incutesse paura la visione che mi apparve di un leone. Quest'ultimo sembrava procedere verso di me con la testa alta e con una fame rabbiosa, al punto che sembrava far tremare l'aria. Ed infine una lupa, che di tutti i desideri sembrava piena pur nella sua magrezza, e che già aveva costretto molti uomini a vivere nella miseria, questa mi procurò un tale angoscia per la paura che si sprigionava dal suo aspetto, che io persi la speranza di raggiungere la cima del colle. E come colui che avidamente accumula denaro, e poi arriva il momento che gli fa perdere tutto, al punto che nell'animo si rattrista e piange; così mi ridusse la belva insaziabile e irrequieta, che, venendomi incontro, a poco a poco mi respingeva là dove il sole non fa luce. Mentre precipitavo verso il basso, mi si offrì alla vista uno che, per via di un lungo silenzio, mi sembrava fosse senza voce.
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