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Inferno: Canto V - Divina Commedia - Dante Alighieri, Appunti di Italiano

Testo + Parafrasi + Spiegazione del quinto canto dell'inferno della Divina Commedia di Dante.(dal verso 73 in poi). - SE VI FA PIACERE LASCIATE UNA RECENSIONE, COSI' DA POTER CAPIRE COSA MIGLIORARE DEI MIEI DOCUMENTI

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 22/10/2021

alexssta
alexssta 🇮🇹

4.5

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Scarica Inferno: Canto V - Divina Commedia - Dante Alighieri e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! INFERNO: CANTO V — DANTE ALIGHIERI Divina Commedia + dal verso 73 in poi TESTO: I’ cominciai: "Poeta, volontieri parlerei a quei due che ’nsieme vanno, e paion sì al vento esser leggeri". Ed elli a me: "Vedrai quando saranno più presso a noi; e tu allor li priega per quello amor che i mena, ed ei verranno". Sì tosto come il vento a noi li piega, mossi la voce: "O anime affannate, venite a noi parlar, s’altri nol niega!". Quali colombe dal disio chiamate con l’ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l’aere, dal voler portate; cotali uscir de la schiera ov’è Dido, a noi venendo per l’aere maligno, sì forte fu l’affettioso grido. "O animal grazioso e benigno che visitando vai per l’aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno, se fosse amico il re de l’universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c’ hai pietà del nostro mal perverso. Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a voi, mentre che ’l vento, come fa, ci tace. Siede la terra dove nata fui su la marina dove ’1 Po discende per aver pace co’ seguaci sui. Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona PARAFRASI: To cominciai: “Poeta, parlerei volentieri a quei due che vanno insieme, e che sembrano essere così leggeri nel vento”. Ed egli a me: “Ti sarà possibile quando saranno più vicini a noi; e allora pregali in nome di quell’amore che li trascina, ed essi verranno”. Non appena il vento li sospinge verso di noi, dissi “O anime tormentate venite a parlare con noi, se Dio non lo vieta!”. Come colombe spinte dall’impulso amoroso volano con le ali spiegate e tese verso il dolce nido, portate dall’istinto; così uscirono dalla schiera dove si trova Didone, venendo verso di noi attraverso l’aria infernale, tanto forte era stato l’affettuoso richiamo. “O creatura cortese e benigna che, attraverso l’aria tenebrosa, vieni a far visita a noi che tingemmo il mondo di sangue, se Dio ci fosse amico, noi lo pregheremo per la tua pace, dal momento che provi pietà per la nostra terribile pena. Di ciò che vi piace ascoltare e parlare, noi ascolteremo da voi e parleremo con voi, finché il vento, come accade, in questo luogo non soffia più. La città dove nacqui è situata sul litorale dove il Po sfocia per aver riposo con i suoi affluenti. Amore, che s’attacca rapidamente al cuore nobile, fece innamorare costui del mio bel che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense". Queste parole da lor ci fuor porte. Quand'’io intesi quell’anime offense, china’ il viso, e tanto il tenni basso, fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?". Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!". Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?". E quella a me: "Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore. Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: corpo che mi fu tolto; e l'intensità dell’amore ancora mi vince. Amore, che non permette a nessuno che sia amato di non riamare, mi fece innamorare della bellezza di costui così intensamente, che, come vedi, ancora non mi abbandona. Amore ci portò a un’unica morte. Il luogo infernale di Caina attende colui che ci uccise”. Queste furono le parole dette da loro. Quando io ebbi ascoltato quelle anime travagliate, abbassai il viso e lo tenni basso, fino a quando il poeta mi disse: “A che cosa pensi?”. Quando risposi, cominciai “Ahimé, quanti dolci pensieri, quanto desiderio condusse costoro al peccato che causa dolore”. Poi mi rivolsi a loro e parlai io, e cominciai: “Francesca, le tue sofferenze mi rendono addolorato e pietoso fino al punto di farmi piangere. Ma dimmi: al tempo dei dolci sospiri d’amore, per quali indizi e in quali circostanze amore concesse che conosceste i vostri desideri poco chiari?” E quella a me: “Nessun dolore è più grande che ricordarsi del tempo felice nella miseria; e questo lo sa bene il tuo maestro. Ma se tu hai tanto desiderio di conoscere l'origine del nostro amore, allora farò come colui che piange e parla al tempo stesso. Un giorno noi leggevamo per svago il libro che narra di Lancillotto e di come amò Ginevra; eravamo soli e non sospettavamo quel che sarebbe successo. Più volte quella lettura ci spinse a cercarci con gli occhi e ci fece impallidire; ma fu solo un
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