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Innovazione Tecnologica del settore tessile nel Made in Italy SLIDES, Dispense di Merceologia

Riassunto discorsivo delle slides

Tipologia: Dispense

2018/2019

In vendita dal 25/08/2019

Ottaviama
Ottaviama 🇮🇹

3.7

(7)

7 documenti

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Scarica Innovazione Tecnologica del settore tessile nel Made in Italy SLIDES e più Dispense in PDF di Merceologia solo su Docsity! Innovazione Tecnologica del settore tessile nel Made in Italy La ​filatura​ è un procedimento composto da una serie di trattamenti meccanici che trasformano le fibre tessili in filato. Le tecniche di filatura possono variare in base alla fibra e al tipo di filato che si vuole ottenere. Il procedimento di filatura si articola in 5 fasi fondamentali: 1-Pulitura: in cui vengono rimosse tutte le impurità delle fibre fino ad ottenere un insieme omogeneo di ovatta 2-Cardatura: le fibre vengono divise una ad una 3-Pettinatura: le fibre vengono disposte parallelamente ed unite in più nastri. In questa fase le fibre troppo corte, non idonee alla filatura, vengono rimosse. 4-Stiratura: Tutti i nastri di fibre vengono uniti in un unico nastro 5-Filatura Il Filo si differenzia dal Filato. Il filo è un insieme di bave continue, il filato è un insieme di fibre discontinue unite tramite torsione. La ​Tessitura​ consiste nell’intreccio di più fili, il cui prodotto finale è il tessuto. Essa può avvenire tramite telai o a mano. Nella tessitura riconosciamo due tipologie di fili, in base alla loro posizione. I fili disposti per lunghezza sono i fili di Ordito, i fili disposti per larghezza sono i fili della Trama. Il sistema di tessitura è definito armatura. I più importanti tipi di armatura sono tre: TELA: in cui il dritto del tessuto è uguale al rovescio. SAIA: in cui i fili sono disposti diagonalmente, da un lato troveremo più fili di ordito, dall’altro più fili di trama RASO O SATIN: caratterizzato da punti di sutura disposti regolarmente. Da una parte troveremo quasi esclusivamente fili di ordito, con punti di sutura di fili di trama, dall’altro lato troveremo quasi esclusivamente fili di trama con punti di sutura di fili di ordito. LE FIBRE TESSILI Le​ Fibre Tessili​ sono materiali filamentosi che, grazie alla loro struttura e la loro composizione fisico chimica, possono essere filati per produrre poi un tessuto. Si definisce prodotto tessile quel prodotto il cui peso è occupato almeno dal’ 80% da fibre tessili. Le fibre tessili possono trovarsi in ​Fiocco​ (fibre corte almeno 5mm) o ​Filo continuo​. Le fibre naturali sono disponibili solo il Fiocco, ad eccezione della seta prodotta dal baco in filo continuo, le fibre manmade invece essendo prodotte dall’uomo si possono trovare in entrambe le forme. Le Fibre tessili si dividono in NATURALI e MAN MADE (o TECNOFIBRE). Le fibre tessili ​NATURALI​ sono fibre che si trovano in natura e che vengono lavorate meccanicamente per essere filate, senza alterare la loro struttura. Le fibre naturali possono essere di origine ​animale ​(seta, lana, alpaca, mohair, cashmere), vegetale​ (lino, cotone, canapa,) o ​minerale​. Le fibre naturali sono definite etiche, poiché aiutano l’economia dei paesi in via di sviluppo, rinnovabili, poiché sono biodegradabili e facilmente riciclabili, sostenibili, poiché sostengono la green economy e l’economia circolare, e di tendenza. Le fibre tessili ​MANMADE​ sono fibre prodotte dall’uomo. Esse sono progettate su misura per rispondere alle esigenze del consumatore, combinando proprietà meccaniche, tecniche, comfort e qualità. Si dividono in artificiali e sintetiche. Le fibre ​Artificiali​ sono fibre tessili che hanno come materia prima polimeri di origine vegetale o animale, modificati poi chimicamente dall’uomo. (nylon, rayon, viscosa, cupro, acetato) Le fibre ​Sintetiche​ sono fibre tessili ricavate dall’uomo tramite composti chimici. Fino ai primi anni del 900 le uniche fibre tessili conosciute ed utilizzate per il settore tessile erano le fibre di origine naturale, con il primato del cotone su tutte le altre. A partire poi dal 1930 si sviluppa e prende piede la produzione delle fibre artificiali con la commercializzazione della seta artificiale, chiamata poi rayon. Tra il 1930 e il 1940 nasce poi la prima fibra sintetica, il nylon. Negli anni a seguire nascono molte altre fibre sintetiche quali il poliestere, poliammide, prolipopene, acrilico, elastene ecc..ecc.. A partire dagli anni 60 le fibre manmade si diffondono sempre di più fino a superare le fibre naturali. Nell’ultimo secolo la domanda di prodotti tessili è aumentata sempre di più grazie al miglioramento del tenore di vita nei paesi industrializzati e la conseguente crescita della popolazione. Nel 1950 una popolazione di 2,5 miliardi consumava 5kg di prodotti tessili pro capite. Nel 2015 una popolazione di quasi 7 miliardi consumava 13,5kg di prodotti tessili pro capite. Nel complesso il consumo complessivo di fibre tessili ad oggi è arrivato a 103 milioni di tonnellate. Nel ​1950​ la produzione di fibre era occupata dal 80% fibre naturali ​con un 70% del cotone e 10% della lana 20% fibre manmade Nel​ 2018 ​la produzione di fibre è occupata dal 25% fibre naturali 75 % fibre manmade​ ​con un 65% delle sintetiche e un 5% delle artificiali la ​resistenza​ è la capacità della fibra di opporsi all’energia meccanica e quindi di allungarsi senza riportare danni permanenti. l’​elasticità​ è la capacità della fibra di deformarsi per poi tornare al suo stadio originale   ✦​Le proprietà fisiologiche delle fibre riguardano le reazioni che le fibre tessili, in particolare le sintetiche, possono provocare venendo a contatto col corpo umano. Esse non sono oggettive e calcolabili ma dipendono dal soggetto che indossa l’indumento. Sono: l’allergenicità​: le fibre naturali sono anallergiche, al contrario delle fibre sintetiche, che a causa della presenza di prodotti chimici possono risultare non idonee per le pelli più delicate. senso di freddo/caldo​: è determinato dalla combinazione delle proprietà meccaniche delle fibre, quali la coibenza o l’igroscopicità. Le caratteristiche merceologiche sono: La​ densità​: proprietà molto importante che si riflette sul potere coprente del tessuto Il ​titolo​: necessario per stabilire la classificazione dei tessuti. Corrisponde al diametro della fibra ed è il rapporto tra lunghezza e peso. La ​crettatura​ corrisponde all’ondulazione naturale delle fibre vegetali o animali, che conferisce soffcità. Con il processo di testurizzazione è possibile creare la crettatura anche sulle fibre sintetiche. FIBRE NATURALI Le fibre naturali sono materiali filamentosi adatti alla filatura e alla tessitura, che si trovano in natura. Possono essere di origine vegetale, come la canapa, la lana, il lino, il cotone, la juta, il cocco; di origine animale, come la lana o la seta, e di origine minerale. Le fibre naturali fino alla prima metà del 1900 hanno sempre rappresentato la maggior parte della produzione di fibre tessili, occupando l’80% di essa. A partire dal 1950, con l’innovazione tecnologica nel settore tessile e il progresso dell’industria petrolchimica la produzione e il consumo delle fibre sintetiche ha superato di gran lunga quello delle fibre naturali, arrivando ad oggi ad occupare il 75% della produzione tessile. LANA La lana è una fibra di origine animale che deriva dal vello di ovini, pecore, capre o camelidi. Secondo il decreto legge 883 con la denominazione Lana può intendersi esclusivamente la lana prodotta dal vello della pecora. In tutte le altre tipologie di lane deve essere specificato l’animale d’origine. E’ difficile trovare testimonianze e resti antichi di tessuti in lana, poiché essendo un tessuto organico è facilmente deperibile, ma sappiamo che è stata la fibra più utilizzata nel vestiario sin dall’antichità, sostituita poi dal cotone solo negli ultimi secoli. Oggi la sua produzione si aggira intorno al 2% con 1,7 milioni di tonnellate l’anno. Si produce maggiormente in cina, iran, regno unito. Il vello della pecora è composto da due tipi di pelo diversi: Giarra​: con peli lunghi e ispidi, che hanno la funzione di proteggere l’animale dall’acqua e dalle intemperie Borra​: con peli più corti e soffici che hanno la funzione di isolare l’animale dal freddo La distinzione di questi due tipi di peli è netta negli animali selvatici e meno netta negli animali da allevamento. Il valore commerciale della lana dipende dallo stato della lana al momento della tosatura. La lana può essere: concia​, ovvero proveniente da animali morti vergine​, proveniente da animali vivi e sani greggia​, proveniente da animali non lavati saltata​, proveniente da animali lavati con acqua e poi tosati lavata​, proveniente da animali lavati con acqua e sapone e poi tosati sgrassata​, ovvero lavorata con solventi recupero​, ovvero ottenuta da vecchi tessuti di lana riciclati la ​qualità​ della lana invece dipende dalla razza dell’animale, dall’età, dalla provenienza e dal tipo di pelo, si predilige infatti il pelo della schiena e dei fianchi per la tessitura e maglieria, mentre addome e zampe sono utilizzati per le imbottiture. La lana viene lavorata attraverso i procedimenti di cardatura o pettinatura. Con la cardatura si ottiene un tessuto più gonfio, caldo, morbido e peloso ma meno costoso Con la pettinatura si ottiene un tessuto più compatto e battuto, meno caldo, più leggero e più costoso. Le caratteristiche della fibra della lana sono: la sua ​lunghezza​, è infatti la fibra naturale più lunga, arrivando fino a 350mm. Le fibre più lunghe sono considerate di maggiore qualità e quindi destinate ad un utilizzo più pregiato. la ​finezza​ è un elemento importante per giudicare una lana e la sua filabilità. le lane si distinguono in: fine 18-25um , croisèè 25-35um, ordinarie +35um la sua ​arricciatura​, infatti la lana è caratterizzat da un’ accorciatura elicoidale, direttamente proporzionale alla finezza. Più l’arricciatura è regolare e più la fibra acquista qualità. L’arricciatura inoltre conferisce ​elasticità. Igroscopicità​, la lana infatti ha grandi capacità di assorbimento dell’umidità. COTONE Il cotone è stato per lungo tempo la fibra tessile più utilizzata al mondo. E’ definita anche fibra dell’oro bianco poiché del cotone non si butta via nulla. Nei primi del 900 rappresentava il 60% della produzione delle fibre tessili, ad oggi occupa il 35% La sua pianta appartiene alle ​Malvacee Gossypium Hirsutum ​ed esistono più di 50 specie. La pianta è un arbusto di 4-5 metri che produce delle capsule che contengono la fibra tessile del cotone. Le capsule hanno un ciclo vitale di 50 giorni, nei primi 25 le fibre si sviluppano per lunghezza, negli ultimi 25 per spessore. Attorno ai semi del cotone cresce una peluria unicellulare, che si può distinguere in due tipologie: LINTRES​: peluria corta, aderente ai semi, utilizzata come base di cellulosa per le fibre artigianali LINT​: peluria lunga per produrre cotone Il cotone è formato per il 90% da cellulosa, 8% da acqua e 2% da impurità Il cotone di qualità è puro, secco e maturo. Le caratteristiche morfologiche del cotone dipendono dalla sua provenienza. Riconosciamo: Cotone egiziano:​ giallastro media lunghezza lucente Cotone orientale​: bruno corto e spesso opaco Cotone americano​: bianco lungo e fino lucentezza media Altre caratteristiche del cotone sono: anallergico igroscopico facilmente tingibile teance, allungabile e resistente La produzione e la lavorazione del cotone prevede i seguenti procedimenti: 1 RACCOLTA: che può avvenire a mano o con macchine 2 SGRANATURA 3 IMBALLAGGIO: il cotone viene imballato - 4 APERTURA: le balle di cotone vengono aperte e spolverate in presenza di correnti di aria che eliminano le impurità 5 BATTITURA: il cotone viene battuto e raccolto in uno strato omogeneo di ovatta 6 CARDATURA: le fibre del cotone vengono separate una ad una 5 PETTINATURA: le fibre vengono disposte parallelamente e unite in nastri. le fibre più corte vengono eliminate, e destinate ad altri utilizzi. 6 STIRAGGIO: i nastri vengono uniti e stirati ulteriormente 7 FILATURA: vera e propria Le fibre di cotone possono essere sottoposte ad ulteriori trattamenti al fine di migliorarne alcune proprietà: SBIANCA: per eliminarne la tonalità giallognola, questo trattamento incide negativamente sulla tenacità. La cotonizzazione è un processo che interessa le fibre di canapa di migliore qualità, che attraverso processi chimici vengono resi più morbidi e simili al cotone, per essere poi impiegati nella maglieria. LA SETA E’ una fibra naturale di origine animale, secreta da un insetto chiamato ​Bombix Mori​, che si nutre di foglie di Gelso, ed è l’unica fibra naturale ad essere prodotta in filo continuo. L’insetto, nel suo stato larvale produce un bozzolo intorno a sé, dal quale fuoriesce nel suo stato adulto. Questo bozzolo è è formato da due filamenti di ​fibroina​, legati insieme da una sostanza, chiamata ​sericina. E’una fibra 100% sostenibile perché non produce scarti. La seta è una fibra originaria della Cina. Arriva in Europa nel 551 a.C. in epoca Giustiniana quando, due monaci dopo essere stati in Cina si presentano all’imperatore e narrano di aver appreso come allevare bachi da seta e come produrla. Aiutati quindi dall’imperatore rubano due uova di​ Bombix Mori​ ed iniziano la produzione in Grecia, per poi diffonderla in Italia e nel resto d’Europa. Caratteristiche principali della seta sono la sua tenacità, lucentezza, finezza, filo continuo, igroscopica, resistenza al calore e​ forte tintorialità. La lavorazione della seta si articola in 7 passaggi fondamentali: 1 STUFATURA: procedimento che serve per uccidere la crisalide, o la larva diventata adulta romperebbe il bozzolo. I bachi vengono posti in forno a 90° per 18-16 ore. 2 CERNITA: per eliminare i bozzoli difettosi 3 CRIVELLATURA: divisione per dimensione dei bozzoli 4 MACERAZIONE: i bozzoli vengono macerati per sciogliere la sericina 5 SCOPINATURA: i bozzoli vengono spazzolati per eliminare residui di impurità esterni e per trovare il filo di origine 6 TRATTATURA: i bozzoli vengono divisi per lunghezza 7 ASPATURA: i bozzoli vengono sciolti, le parti non dipanabili e quindi non filabili vengono divise ed utilizzate in altro modo Il valore commerciale della seta dipende dalla sua provenienza e produzione. Le sete italiane e frances sono le più costose e di maggiore qualità. Tipologie di sete: SETA MARINA O BISSO: La seta marina, chiamata anche bisso, è una fibra naturale di origine animale prodotta da alcuni molluschi, che secernono dei filamenti dorati per attaccarsi ai fondali marini. La lavorazione di questo materiale è una pratica antichissima, lunga e molto costosa, conosciuta oggi da una sola persona al mondo Chiara Vigo, di origini sarde. LA PETROLCHIMICA L’industria petrolchimica è stata l’industria innovativa per eccellenza, poiché ha contribuito al cambiamento della quotidianità e delle abitudini dell’essere umano, con la produzione di prodotti prima inesistenti, ed oggi disponibili in breve tempo e in grandi quantità. Le materie prima dell’industria petrolchimica sono materie energetiche NON rinnovabili, prodotte dalla decomposizione di materiali organici deposti nel sottosuolo da milioni di anni. Queste materie prime sono: ​Petrolio, Gas Metano ​e​ Carbone Il ​Petrolio​ ha origine prevalentemente organica, è composto da una melma ricca di resti di animali acquatici e materiali organici accumulati nel sottosuolo marino. Per ricavare il petrolio si pratica il ​fracking​. Si perfora il terreno fino ad arrivare ai giacimenti di gas naturale, poi si inietta un getto d’acqua ad alta pressione, mista a sali e agenti chimici, così da far fuoriuscire i gas o il petrolio. Il petrolio viene scoperto nella seconda metà del 1850 in Pennsylvania, ma diventa di fondamentale utilizzo nei primi anni del 1900 quando Henry Ford sostituisce il motore a vapore delle automobili con quello a scoppio, passando così dall’epoca dell’energia a vapore a quella del petrolio. Oggi l’utilizzo della petrolchimica non si limita soltanto al settore energetico e meccanico, esso infatti è usato anche nel settore merceologico, fondamentale anche nel settore tessile e cosmetico. FIBRE MANMADE Le fibre manmade, chiamate anche tecnofibre, sono fibre prodotte dall’uomo. Esse sono progettate su misura per rispondere alle esigenze del consumatore, combinando proprietà meccaniche, tecniche, comfort e qualità. Le fibre manmade si dividono in: Fibre Artificiali​: sono ricavate dall’uomo utilizzando una materia prima naturale, di origine vegetale o animale, modificata poi chimicamente in laboratorio. Le fibre artificiali, nonostante subiscono processi chimici, mantengono la struttura della fibra naturale di provenienza. Fibre Sintetiche​: sono prodotte direttamente dall’uomo attraverso composti chimici. Nei primi anni del 1900 le fibre maggiormente utilizzate erano le fibre naturali, che occupavano l’80% della produzione. Negli anni ‘30 viene immessa in commercio la prima fibra tessile artificiale, chiamata ‘seta artificiale’ e denominata in seguito rayon. Negli anni ‘40 nasce la prima fibra sintetica, il nylon, seguito poi dall’invenzione di altre fibre come il poliestere, acrilico, elastene, poliammide ecc..ecc.. A partire dagli anni 60 la produzione di fibre manmade è cresciuta sempre di più, superando di gran lunga le fibre naturali. Ad oggi le fibre manmade occupano il 75% della produzione mondiale. FIBRE ARTIFICIALI Le fibre artificiali sono fibre prodotte dalla lavorazione chimica di fibre naturali, non idonee alla filatura a causa della loro scarsa lunghezza o irregolarità. Nonostante siano soggette a lavorazione chimica, le fibre artificiali mantengono la struttura della materia prima di provenienza. A seconda della loro origine si dividono in: -vegetali, definite anche ​cellulosiche​ poiché provengono dalla cellulosa -animali -minerali Possono essere prodotte in ​Filo continuo​ o in ​Fiocco​, per essere poi filate Tra le fibre artificiali troviamo: Rayon, Viscosa, Modal, Acetato, Cupro, Lyocell, Lanital Il ​Rayon​ è stata la prima fibra artificiale ad essere inventata. Nel 1883 venne infatti emesso il primo brevetto, venne poi prodotta in scala industriale negli anni 30 del 1900. Inizialmente era definita ‘seta artificiale’ per la sua somiglianza con la fibra proveniente dal baco da seta, ma dopo l’opposizione dei produttori e commercianti della vera seta venne chiamata RAYON, dal francese ‘raggio’ per evidenziare appunto la sua lucentezza. la ​Viscosa​, chiamata anche rayon viscosa, è una fibra artificiale prodotta dalla lavorazione della cellulosa. E’ la fibra artificiale più importante ed occupa l’80% della produzione delle fibre artificiali. E’ molto simile al cotone, è infatti traspirante, anallergica, tenace, igroscopica e ha proprietà ignifughe. Il ​Cupro​ è una fibra derivante dal Lintres del cotone, quindi dalla peluria dei semi troppo corta per essere filata. E’ definita anche ‘seta ecologica’ o ‘seta bomberg’ per la sua somiglianza con questa fibra L’​Acetato​ è la seconda fibra artificiale più importante dopo la viscosa. La materia prima di produzione è la cellulosa. Ha un aspetto serico, è traspirante, lucente e facilmente tingibile, quindi è spesso utilizzato per tessuti dai colori sgargianti. il​ Lanital​ è una fibra artificiale proteica, di origine animale, è infatti prodotta a partire da una fibra del latte. Ha le stesse caratteristiche della lana, e spesso viene mischiato ad essa. Il secondo modello formulato è il market pull. Secondo questo modello le innovazioni tecnologiche sono spinte dai consumatori che richiedono nuovi prodotti in base alle nuove necessità. Questo modello non rappresenta la realtà poiché il consumatore non può esprimere una volontà su un prodotto ancora inesistente. Il terzo modello formulato è il chain link model. Secondo questo modello le innovazioni tecnologiche sono dovute dalla combinazione delle conoscenze già acquisite e delle scoperte scientifiche e tecnologiche, che portano alla formulazione di un’innovazione, sottoposta a feedback, test, e controlli da parte di tutti i soggetti che partecipano alla formulazione del nuovo prodotto: produttori, commercianti, consumatori. Questo modello è l’unico che si avvicina al reale processo di innovazione tecnologica, visto non come un modello lineare, ma come una reazione a catena di più fattori, con la partecipazione di più soggetti, che portano al risultato finale. ECONOMIA CIRCOLARE Al centro delle politiche ambientali europee vi è la cosiddetta ​‘economia circolare’ L’economia circolare è quell’ economia che promuove il riutilizzo dei materiali di scarto, che possono diventare materia prima seconda di un’altra filiera produttiva. Si oppone quindi all’economia lineare basata sullo schema di produzione- consumo- rifiuto. Per sostenere lo sviluppo dell’economia circolare le aziende devono impegnarsi nella: - produzione di materiali facilmente riutilizzabili, disgregabili e riciclabili, così da non avere difficoltà nella ricollocazione dello scarto - abbandono delle energie non rinnovabili - favorire l’utilizzo di materie prime seconde - sensibilizzazione nei confronti delle altre aziende e dei consumatori, a preferire prodotti provenienti da un’economia circolare. Le produzioni tessili hanno un grande impatto sull’ambiente, sia per quanto riguarda il processo di coltivazione, con l’utilizzo di fertilizzanti e un consistente uso di acqua non piovana per l’irrigazione e sia a per l’energia e prodotti chimici utilizzati per il processo produttivo e il confezionamento dei prodotti tessili. Grazie all’impegno dei paesi delle Nazioni Unite nello sviluppo e mantenimento di un’economia sostenibile e circolare e grazie alle innovazioni tecnologiche che hanno potuto sostenere queste iniziative, oggi abbiamo diverse fibre e tessuti considerati 100% ecologici e sostenibili. Tra questi troviamo: Orange Fiber:​ è una fibra tessile prodotta dalla lavorazione delle bucce di arancia, scarto delle industrie alimentari, che se non riutilizzate andrebbero smalitite come rifiuto utlimo. Paper Cloth: ​è una collezione interamente realizzata con cellulosa non tessuta. Pinatex:​ è un tessuto similpelle prodotto tramite la lavorazione degli scarti dell’ananas usato dalle industrie alimentari. Viene prodotto nelle filippine, aiutando così anche l’economia del paese. E’ adatto per la produzione di scarpe, inserti in similpelle, borse e cappelli. Muskin:​ è un tessuto, simile al camoscio, prodotto dalle fibre di un fungo velenoso, non commestibile. E’ adatto alla produzione di scarpe, cappelli, borse e arredamento. Wineleather:​ è un tessuto di similpelle ricavato dalle vinacce scartate dalle industrie vinicole. E’ ancora in fase sperimentale e poco diffuso, ma di potenziale importanza per il nostro paese, primo produttore al mondo di vini insieme alla Francia. ECONOMIA SOSTENIBILE Si definisce sviluppo sostenibile lo sviluppo in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di sviluppare i propri. Si definisce risorsa sostenibile quando il suo utilizzo e il suo sfruttamento non compromette l’equilibrio ambientale e dell’ecosistema. Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile sono riassumibili nelle 5 P: Persone: infatti si impegna a combattere la povertà, la fame, e a garantire pari dignità a tutti gli esseri umani Pianeta: infatti si impegna ad agire sempre nel rispetto dell’ambiente e della natura, tutelandola. Prosperità: infatti si impegna a fissare degli obiettivi per garantire le stesse opportunità di vita, e prosperità a tutti i cittadini del mondo Pace: infatti si impegna a combattere ogni tipo di violenza e guerra, controproduttiva per il progresso dell’umanità e del pianeta Partnership: infatti si impegna ad agire con solidarietà nei confronti di tutti i paesi. Nel futuro ci si aspetta che con la crescente domanda di fibre tessili nei paesi in via di sviluppo, e la costante domanda dei paesi industrializzati, la produzione di fibre cresca del 10% ogni anno, per i prossimi 40/60 anni. Essendo la produzione di fibre sintetiche più veloce ed economica, ci si aspetta un incremento importante. Nonostante ciò con la sensibilizzazione sempre più importante delle aziende in merito all’economia sostenibile e grazie alle innovazioni tecnologiche che stanno permettendo la nascita di nuove fibre sostenibili, ci si augura che il mercato e le tendenze facciano virare i consumi tessili a favore delle fibre naturali ed ecologiche, abbandonando le risorse non rinnovabili, dannose per il nostro pianeta. IL MADE IN ITALY E IL SETTORE TESSILE L’ espressione ‘Made in Italy’ si sviluppa negli anni ‘80, quando i produttori italiani hanno cominciato ad apporla sui loro prodotti per difenderne l’italianità e contrastarne la falsificazione da parte dei produttori esteri. I prodotti italiani infatti erano, e sono, famosi per la loro notevole qualità, l’attenzione e la cura nei dettagli, la creatività, l’eleganza, l’estetica e la durevolezza. Non a caso infatti assistiamo al fenomeno dell’ ​‘italian sounding’​ ovvero prodotti esteri che presentano simboli, parole, colori che riportano all’immaginario italiano, nonostante non abbiano nulla a che vedere con il nostro paese. Questa pratica è utilizzata da molti commercianti esteri per attirare clienti, dando loro l’idea di acquistare un prodotto italiano e di qualità. Il ‘Made In Italy’ diventa un vero e proprio marchio nel 2009 con le leggi ​135 ​e ​166​, con le quali diventa una categoria commerciale a se stante. Il riconoscimento del marchio e della garanzia ‘Made In Italy’ avviene tramite ​l’Istituto per la tutela dei Produttori Italiani (ITPI)​, e può essere concesso solo a quei prodotti che abbiano svolto almeno due di queste fasi in italia: disegno, progettazione, lavorazione e confezione. I quattro settori che spingono il Made in Italy sono: -automobilistico -arredamento -abbigliamento -alimentare chiamati anche ‘Le 4 A del Made in Italy’ Il settore tessile, che comprende pelletteria, calzature e abbigliamento, è fondamentale per l’economia del nostro paese, con quasi 80 miliardi di euro di fatturato. ETICHETTATURA Il settore tessile è disciplinato dal Regolamento 1007/2011. Tale regolamento illustra i principi di corretta etichettatura del prodotto tessile, al fine di informare il consumatore della composizione del prodotto tessile che sta acquistando. Secondo il regolamento 1007/2011: - le fibre devono essere riportate in ordine decrescente, dalla percentuale maggiore alla percentuale minore. - le fibre devono essere scritte in italiano, con corretta denominazione riconosciuta dalla legge. - non possono essere presenti abbreviazioni - devono essere specificati materiali non tessili - non devono confondere il consumatore - deve essere specificato il responsabile di immissione in commercio Nel caso in cui ci sia un unico materiale, si usa la denominazione 100% , ‘puro’ o ‘tutto’
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