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Insegnare il mondo antico, Sintesi del corso di Storia Antica

Riassunto del libro di didattica della storia.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 08/11/2022

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Scarica Insegnare il mondo antico e più Sintesi del corso in PDF di Storia Antica solo su Docsity! INSEGNARE IL MONDO ANTICO Contenuti e metodi per la scuola primaria CAPITOLO 1. IL MONDO “PREOMERICO” E “OMERICO” Il mondo “omerico” (età del bronzo) è descritto dai poemi dell’iliade e dell’odissea, essi sono stati tramandati per secoli da cantori e vennero scritti nel VII a.C. La civiltà minoica/cretese Venne costruita nel III millennio a.C. da una popolazione indoeuropea, avendo una posizione favorevole per le rotte commerciali arrivò a predominare sul mare della penisola greca, dell’asia minore e delle isole del mare Egeo e Mediterraneo. Le fonti più importanti dell’isola sono di natura archeologica ma sono stati trovati anche numerosi documenti scritti in diverse forme di scrittura (2 tipi principali: scrittura A non si riesce a decifrare, scrittura B. Alcune notizie antiche della storia dell’isola si trovano nei poemi omerici e autori greci successivi come Tucidide (V sec.) il quale narra che il re cretese Minosse aveva imposto il suo dominio su Atene e altri luoghi della Grecia, in questo contesto viene raccontato il mito di Teseo (figlio del re ateniese Egeo) e il minotauro. Si nota che i sovrani non erano ritratti ne dentro ne fuori dai monumenti. Il Minotauro è stato probabilmente ripreso dal culto del toro a Creta. L’archeologia distingue la storia cretese in periodo prepalaziale (3000-2000 a.C.) protopalaziale (1900-1700 aC.) e neopalaziale (1700-1450 a.C.) quando le strutture sono state distrutte e ricostruite. Il palazzo (palazzo di Cnosso) era la struttura del Re (c’era una struttura gerarchica all’interno della società) e le città non avevano mura difensive. La civiltà cretese ebbe fine a causa di cataclismi naturali (eruzione del Thera) e conquisa degli Achei o Micenei provenienti dalla Grecia continentale nel 1400 a.C.  in questo periodo si diffuse la scrittura di tipo B. Ma nel XII sec. a.C. avvenne l’ennesima catastrofe da cui la popolazione non si riprese più, l’identità dei distruttori è ignota. GLI ACHEI E IL MONDO OMERICO Mentre la civiltà cretese si sviluppava in tutta la Grecia vi erano invasioni di alcune popolazioni come gli Ioni, gli Eoli, e gli Achei o Micenei (detti così dalla potente rocca di Micene (uno dei principali centri del loro potere). I Micenei verso il 1700 a.C. furono influenzati dai Cretesi anche se la loro architettura era molto meno graziosa e più volta a dare l’idea di forza, questo tipo di palazzo è anche descritto nei poemi omerici (privo di un cortile centrale e anfiteatri a gradinate poiché era più utile a resistere dagli assedi. C’era un re a capo di ogni singola città e risiedeva sull’acropoli (parte alta della città) il potere del sovrano derivava da Zeus. Nell’iliade la figura del re appare forte mentre nell’Odissea appare quasi spodestata dagli aristocratici. Nel 1400 a.C. concquistarono un po di posti tra cui Creta, Rodi e Cipro e qui viene collocato lo scontro epico con Troia (Ilio) poiché essa costituiva un punto strategico essendo il passaggio dall’Europa all’Asia quindi commercio Mediterraneo e il Mar Nero. Gli Achei con a capo il re Agamennone devastarono la città, non è chiaro se fosse per motivi geopolitici o per saccheggiare la città. CAPITOLO 2. IL MONDO DELLA POLIS, TRA ATENE E SPARTA Con “medievo ellenico” si intende il periodo compreso tra il crollo della civiltà micenea e la formazione della polis (città stato). Tra le polis non vi fu mai un’alleanza spontanea, esistevano però varie associazioni come le unioni tra città a scopo religioso e alleanza di tipo militare fino a che il pericolo comune non spariva. La definizione di Medioevo ellenico fu introdotta a fine 800 per indicare un periodo senza storia, una lunga fase di povertà legato all’invasione di popolazioni indoeuropee (es: i Dori), di questo periodo non vi sono testimonianze scritte ma si ritiene che un secolo dopo la distruzione di Troia i Micenei non sopravvissero ai Dori (ultimi invasori indoeuropei). Da ciò emerse una nuova società. Alla base dell’organizzazione dei Dori c’era l’oikos = la casa, termine che indicava in primis l’organizzazione basata su un clan familare, la ricchezza del clan dipendeva dalla proprietà terriera e si misurava in base alle riserve alimentari e bestiame  erano gruppi autosufficienti. Lo scambio era fatto con il baratto e per aumentare le proprie ricchezza si ricorreva alla guerra. La monarchia con il tempo si indebolì e attorno al VIII e VII sec. a.C. le monarchie vennero sostituite con l’oligarchia = governo degli aristocratici che avevano assunto le funzioni del Re. In un ulteriore passaggio il potere si trasferì dai palazzi aristocratici nello spazio pubblico cioè nell’Agorà = la piazza dove i cittadini (politai) erano protagonisti attivi della vita politica. LA COLONIZZAZIONE Questo sistema venne riprodotto anche fuori dalla Grecia grazie alla colonizzazione, dalla metropolis (=città madre) si organizzavano delle spedizioni con cui si costruivano nuove città che chiamavano poi “apoikia” (=colonia) in queste spedizioni partecipavano circa 100 uomini adulti con a capo un oikistès. Tra le ragioni della colonizzazione troviamo quelle di natura economica come la necessità di acquistare materie prime per lo sviluppo dell’industria e l’aumento della popolazione in zone dalle risorse limitate. La colonizzazione iniziò nel XI se. a.C. mentre una seconda fase che interessò più il bacino Mediterraneo (italia meridionale) avvenne tra l’VIII e il VII sec. a.C. UNA GRECIA DIVISA Le città-Stato nella Grecia antica gravitavano attorno a Sparta e Atene, esse costituivano il simbolo di due diversi sistemi politici: Atene: sistema innovatore e democratico mentre Sparta: sistema conservatore e aristocratico, legato a una legislazione rigida. Il modello della democrazia ateniese (diretta) fu seguito nei secoli a venire (es. nelle riforme Clistene del VI a.C.); secondo questo modello la sovranità è incarnata nella assemblea popolare (ekklesia) costiuita da tutti i cittadini maschi adulti. Le decisioni di carattere amministrativo e le proposte da proporre all’ekklesia venivano preparate da un Consigli + ristretto (boulé), le principali cariche di governo venivano sorteggiate. A Sparta invece i diritti politici erano degli spartiati cioè un’aristocrazia di uguali dedita all’uso delle armi e della gestione della cosa pubblica. Sparta dominò tutta la penisola del Peloponneso attraverso guerre e alleanze militari consentendo alla città di essere autonoma ma obbligandola a fornire truppe e denaro in caso di guerra. Sparta conservò l’idea di governo aristocratico in tutte le sue città. Tra le varie alleanze vi fu quella con l’Elide in cui si trovava anche la città di Olimpia, gli spartani dunque ebbero un’influenza sui giochi Olimpici, essi vennero inaugurati nel 776 a.C. e venivano fatti ogni 4 anni in estate. Le maggiori specialità erano: pentathlon (5 discipline: corsa, lancio disco, lotta, salto, lancio giavellotto) e corsa dei carri a 4 cavalli. Atene e Sparta vennero messi alla prova da due conflitti: 1) con i Persiani 2) tra di loro, poiché essendo due super potenze si andò oltre i confini dell’altra e vinse Sparta. Lo scontro con i Persiani avvenne perché il successore di Ciro il Grande (che prese Lidia, Siria, Palestina e Fenicia) cioè Cambise instaurò il predominio sull’Egitto creando un motivo di decadenza per i Greci d’Asia che avevano stabilito con gli Egizi rapporto commerciali. Con Dario I (terzo “re dei re”) si avvicinò alla Grecia dopo aver assoggettato la Tracia e le isole di Lemno e di Imbro. Le colonie greche in Asia Minore si ribellarono al dominio Persiano, Sparta rifiutò ogni coinvolgimento mentre Atene mandò in aiuto 20 navi ed Eretria 5. Pisistrato affidò a persone di fiducia le magistrature mantenendo comunque la legislazione solonica, mantenne gli imepgni presi con i ceti più poveri concedendo prestiti e dando loro terre confiscate ai nobili favorendo le attività commerciali. Egli promosse le arti, fondò nuove colonie e favorì la collaborazione con molte città greche. Passò il potere al figlio Ippia che però oppresse molti cittadini, con l’aiuto di milizie spartane gli aristocratici riuscirono nel 510 a.C. a scacciare Ippia che si rifugiò in Asia Minore. CLISTENE Dopo la cacciata di Ippia si valutarono le possibili vie politiche, il popolo voleva riforme mentre gli aristocratici un ritorno all’oligarchia. Clistene (aristocratico con tendenze popolari) cambiò gli ordinamenti politici portando Atene a un regime democratico. Egli eliminò ogni distizione tra aristocratici e popolani, divise l’Attica in 10 tribù ed ognuna aveva 3 distretti (uno x pianura, uno x mare e uno x montagna) dando vita a 30 distretti. Istituzioni ateniesi successive alla riforma di Clistene: l’assemblea del popolo (ecclesia) era compiuta da tutti i cittadini che avevano compiuto 20 anni, essa assisteva gli arconti, si occupava di politica estera, eleggeva gli strateghi (comandanti militari) e vigilava l’esercito. Si votava per alzata di mano. La Bulè votava un proboulema (un decreto preliminare) che ne vincolava i lavori ma quando si trattava di denunce per tradimento, inizi di procedure penali non serviva questo decreto preliminare. Clistene istituì anche l’ostracismo provvedimento votato dall’Ecclesìa (con almeno 6.000 presenti) con cui si allontanava una persona considerata troppo potente per 10 anni. Un nuovo organo introdotto è la Bulè dei 500, composto da 50 membri di ogni tribù scelti prima per elezione e dal V sec. a.C. per sorteggio tra chi aveva compiuto 30 anni e non avesse un giudizio d’indegnità; i membri restavano in carica un anno e non potevano rivestire quel ruolo + di due volte. La Bulè serviva per controllare i magistrati e funzionari, per giudicare i suoi membri, per controllare gli affari finanziari, i cantieri navali, i mercati, le dogane e le manifestazioni religiose. Nello stesso modo venivano eletti 10 strateghi (uno per tribu) che comandavano l’esercito diviso in 10 corpi a cui rispondevano i reclutati della propria tribu, la loro rilevanza li portò ad assumere posizioni importanti e per lungo tempo poiché potevano essere rieleggibili. Dal 487 gli arconti erano estratti a sorte, l’arconte eponimo oltre a dare il nome all’anno istituiva le cause delle vedove e i minori; l’arconte re era a capo di tutta la vita religiosa e aveva competenze giuridiche per i reati di omicidio mentre l’arconte polemarco non aveva più competenza militare (poiché era passata agli strateghu) ma giudicava gli stranieri e i forestieri. I 6 tesmoteti avevano compiti solo giudiziari e ad essi si aggiunse un segretario per avere un totale di 10 (così ogni tribuù aveva un rappresentante). L’areopago continò a controllare l’operato dei magistrati e a svolgere il ruolo di tribunale per i reati di sangue. L’Eliea (tribunale popolare) invece giudicava cause civili e penali  organo giudiziario più importante. I giudici erano cittadini estratti che dovevano poi fare giuramento e votavano con scrutinio segreto, non esistevano avvocati dunque ci si difendeva da soli. La cittadinanza non era di tutti, i meteci e gli schiavi erano esclusi però ai primi era offerta la possibilità di essere protetti dalla legge e di arricchirsi tramite traffici e commerci se in cambio avessero offerto servizio militare. Dopo l’ostracismo di Tucidide, con il consenso popolare Pericle restò confermato stratego per 15 volte fino alla sua morte (429 a.C.) Con Pericle chi esercitava funzioni politiche aveva diritto a un compenso solo la carica di stratego e la partecipazione all’Ecclesia non erano remuerate, grazie a ciò crebbe il coinvolgimento degli Ateniesi al governo. Solo gli strateghi e i magistrati divennero le cariche con elezione mentre le altre diventarono tutte per sorteggio. IL DECLINO DELLA DEMOCRAZIA Dalla seconda metà del V sec. a.C. crebbero i limiti della democrazia ateniese: olgarchici sempre pronti a puntare il dito e denunciare debolezze del sistema e l’Ecclesia a volte si faceva prendere troppo da esaltazioni collettive. Nel 411 a.C. ci fù il primo tentativo di rivoluzione oligarchica per riformare la costituzione, si decise dunque di codificare tutto il diritto (pubblico, privato, religioso) ma non funzionò poiché la commissione incaricata venne corrotta. L’obiettivo era quello di arrivare ad una tirrannide dei 400 (non piu 500) ma questo governo fu abbattuto grazie alle rivolte della popolazione. Atene nel 405 viene sconfitta da Sparta che favorì la creazione del governo dei Trenta tiranni, i diritti politici vennero riconosciuti solo a 3.000 cittadini in base al censo. Nel 403 però si ristabilì la democrazia restaurando la costituzione: venne ripristinata la Bulè dei 500 e reinsediata la commissione che 7 anni prima avrebbe dovuto mettere in ordine le leggi, essa poi rimase come controllo. LE ISTITUZIONI DI SPARTA UN MODELLO ARCAICO Sparta era chiusa nell’entroterra (le coste vicine erano inadatte per installazioni portuali), era sorta sulla riva destra del fiume Eurota mentre a ovest aveva una delle + fertili pianure della Messenia. La sua popolazione era divisa in 3 gruppi: gli spartiati godevano di tutti i diritti politici e civili, il loro unico compito era quello di addestrarsi per la guerra e partecipare al governo della città; vivevano grazie ai lotti di terra assegnati loto alla nascita (coltivati dagli schiavi)  minoranza aristocratica senza lussi o comodità. Il loro servizio militare durava dai 20 ai 60 anni. i Perieci (=coloro che abitano attorno) godevano dei diritti civili ma non quelli politici, solamente nelle proprie comunità (dipendenti da Sparta). Potevano avere terre ma erano + artigiani e mercanti, in caso di guerra dovevano combattere. gli iloti erano gli schiavi, intere popolazioni che dovevano coltivare La COSTITUZIONE di Sparta era attribuita a Licurgo (IX-VIII sec. a.C.) L’apélla era l’assemblea per le questioni importanti, ne facevano parte tutti gli uomini spartiati dai 30 anni, serviva solo per approvare o meno senza discutere decideva pace o guerra, eleggeva gherontes e ephoroi approvava l’emancipazione degli ioti e i casi di successione regale ma non aveva competenza giudiziaria. La gherousia (consiglio degli anziani) era costituita da 30 membri a vita, 28 gherontes erano spartiati oltre i 60 anni, cui si aggiungevano 2 re. Essa preparava le proposte di legge e aveva una funzione significativa nel controllo dei costumi e nel mantenimento dell’ordine sociale, esercitava il parere giudiziario nei casi criminali, dirigeva la politica estera e costituiva un bilanciamento tra assemblea popolare e re. I 5 èphori erano gli ispettori eletti dall’apélla per un anno, essi controllavano tutto: dall’operato del re al campo militare a quello sociale e giudiziario nei casi civili. Riguardo ai due re (probabilmente per accordo tra due comunità): la loro successione era diretta al primo figlio maschio ed avevano il ruolo di condurre gli eserciti in guerra e sul piano giudiziario seguivano le cause familiari: adozioni, matrimoni, eredità e ordine pubblico. CAPITOLO 3 LA MACEDONIA E I REGNI ELLENISTICI IL REGNO DI MACEDONIA E LA GRECIA La macedonia è una regione con 2 pianure circondate da montagne, aveva un’economia agricola e pastorale e fu unificata sotto una monarchia unica a carattere militare. I nobili erano i compagni del re e l’assemblea dell’esercito confermava per acclamazione il monarca, interveniva in questioni inerenti alla successione nell’esercito e funzionava come tribunale supremo per i reati di tradimento. I Macedoni fino al V sec. erano isolati dalla cultura greca, tuttavia nel 359-336 a.C. durante il regno di Filippo I essi celebravano Zeus e incoraggiavano la permanenza di intellettuali provenienti dalle poleis greche. Filippo II volle come precettore del figlio Alessandro, il filosofo Aristotele. Filippo II portò la Macedonia alla supremazia sottomettendo popolazioni barbariche e abituando alla vita cittadini i pastori e i contadini. Egli da giovane era stato ostaggio a Tebe dove imparò l’arte militare greca a cui poi si ispirò, il suo esercito di conseguenza diventò potente, l’espansione iniziò con l’occupazione della Tracia, delle miniere d’oro del Pangeo e della Tessaglia approfittando delle discordie tra le poleis greche. Iniziò una penetrazione pacifica in Grecia ma il conflitto avvenne a causa di Demostene (oratore ateniese) che mobilità le forze ellenniche contro i macedoni. Grazie alle sue orazioni (le orazioni Filippiche) Demostene convinse gli Ateniesi ad allearsi con Tebe e altri centri della Grecia. Lo scontro nel 338 in Beozia vide affermarsi i Macedoni, Filippo radunò tutti gli inviati delle varie polis (a parte Sparta) a Corinto per costituire una federazione panellenica per dare vita alla pace. Filippo propose un conflitto contro i Persiani nel 338 ma la spedizione si interruppe dopo pochi mesi a causa di un sicario che uccise Filippo. Alessandro salì al potere. L’IMPRESA DI ALESSANDRO Le città greche non riuscirono a riprendersi la propria autonomia grazie alla decisione che dimostrò Alessandro spegnando ogni ribellione come a Tebe: rase al suolo la città. Alessandro riprese la spedizione verso i Persiani, la Lega di Corinto offrì aiuti militari ma la flotta persiana era comunque il doppio di quella greca, dunque, si doveva combattere via terra. Vinse contro Dario III e occupò la Lidia, vinse una seconda volta nel 333 a.C., infine sconfisse Dario per la terza volta e uccise il re persiano; Alessandro inoltre occupò Egitto (vicini alla foce del Nilo fondò Alessandria), Palestina e Siria e tutta l’Asia Minore. Continuò a occupare territori spingendosi verso l’India ma a causa della stanchezza dell’esercito nel 324 fece ritorno in patria a Susa (ex capitale dell’ex impero persiano). DA UN IMPERO UNIVERSALE AI REGNI ELLENISTICI Alessandro voleva formare un popolo unico, egli sposò una delle figlie del re Dario III e fece sposare migliaia di macedoni con donne persiane. Mantenne i governatori persiani a capo delle province e trasferì la capitale a Babilonia. Alessandro aveva in mente la conquista dell’Arabia quando a 33 anni morì di malaria nel 323 a.C. Da questo incontro di diverse culture nasce un nuovo tipo di civiltà chiamato ellenistico, questo incontro portò la cultura greca a diffondersi in tutto il mondo orientale. Sul piano politico ci fu la scomparsa delle città-stato e la formazione di regni più o meno grandi retti da sovrani assoluti. Nel mondo ellenistico non c’erano comizi, dibattiti e un popolo partecipe alle attività di governo. Con la morta di Alessandro l’impero di frazionò a causa delle ribellioni in 3 regni: il regno di Siria (Antiochia come capitale)dove poi alcuni territori si resero indipendenti, il regno di Egitto fu il + solido e potente dei nuovi regni (Alessandria come capitale), in fine il regno di Macedonia destinato a diventare il meno florido a causa delle ribellioni greche. Questi regni finirono nel II a.C. quando caddero sotto la dominazione di Roma. CAPITOLO 4 LA NASCITA DI ROMA E LA MONARCHIA LE MISTERIOSE ORIGINI DI ROMA Roma nasce in un posto tattico per gli scambi, poteva infatti controllare il Tevere e si trovava abbastanza lontana dal mare per poter sfuggire ai predoni. Scoppiò a quel punto la seconda guerra punica: Cartagine era provata dalle limitazioni del trattato di pace secondo cui non poteva più avere l’egemonia sul mare, con a capo Amilcare Barca si iniziò l’occupazione della penisola iberica e il figlio Annibale riuscì a conquistare Sagunto nel 219 a.C. e velocemente puntò l’Italia sconfiggendo i romani a Ticino, la Trebbia, il Trasimeno e Canne (oggi Canosa in Puglia) dove morirono tanti della classe dirigente. I Romani si ripresero poiché Annibale non fu in grado di approfittare del vantaggio, egli venne definitivamente sconfitto a Zama in Africa nel 202. Nel 218 non avvenne solo l’invasione cartaginese in italia ma vi fu anche la bipartizione della classe dirigente. Ci furono anche le 4 guerre macedoniche (215-146), le guerre per il controllo della Spagna, le 3 guerre celtiberiche (197-133), la guerra siriaca (192-189) e la Terza guerra punica (149-146). La Macedonia divenne provincia romana e anche l’africa e le due Spagne e la Gallia transalpina. LE ISTITUZIONI POLITICHE I maschi adulti che avevano la cittadinanza potevano una volta all’anno eleggere i magistrati e esprimersi sulle leggi e sulle cause capitali. Il cittadino per nascita era il figlio che nasceva i un matrimonio regolare o fuori matrimonio se da madre romana; cittadino per naturalizzazione era lo straniero a cui viene data la cittadinanza mentre il cittadino per manomissione era lo schiavo liberato (libertus). Vigeva dunque una sorta di democrazia diretta. L’assemblea del corpo civico avveniva a Roma dunque c’era una prevalenza dei residenti della città. Il voto fino al II sec. era palese e non scritto, tutto il procedimento di voto poteva essere interrotto da veto magistratuale, da improvvisi segni celesti sfavorevoli o dalla dichiarazione che si stavano ancora osservando i segni del cielo. Le tribù urbane rimasero sempre 4 ma con l’allargamento del territorio si fondarono delle tribù rustiche che nel 241 furono 31 in totale. La legge era prodotta dal magistrato proponente e dal popolo che votava, la legge iniziò ad essere chiamata con il nome gentilizio del magistrato proponente. Alla legge erano affiancate le disposizioni per assicurarne l’efficacia, le leggi + importanti erano incise su bronzo ed esposte sulle pareti delle strutture templari come il Campidoglio. I magistrati erano i governanti, il singolo percorso dipendeva dalla consuetudine e da un’età minima e vennero anche stabiliti degli intervalli tra le cariche. Il consolato: coppia di magistrati votati, nasce nel 509 ma risulta stabile sono dal 367 ed è anche l’anno dove viene eletto il primo plebeo. Il potere era collegiale e avevano entrambi diritto di veto; avevano principalmente potere militare. La pretura: nasce nel 367 (inizialmente solo x patrizi) doveva occuparsi di questioni giudiziarie e anche ambito militare ma meno dei consoli. Nel 242 fu creato un secondo pretore garante dei diritti dei cittadini, nel 227 divennero 4 i pretori e nel 107 divennero 6 per governare le nuove province. L’edilità: era composta da due magistrature distinte, l’edilità plebea nacque con l’intento di sorvegliare i templi della plebe, amministrarne le finanze e contribuire nelle funzioni. Il compito comune delle due magistrature fu quello di sorvegliare la città, i mercati, i commerci. Il tribunato: i tribuni erano 10 ed eletti ogni anno dal concilium plebis il 10 dicembre, essi potevano multare chi si fosse comportato male nei confronti di singoli o alla collettività, alla fine del II sec. furono ammessi ad assistere alle riunioni senatorie. La questura nacque nel 509 e dal 409 ammise anche i plebei, le funzioni venivano assegnate a sorte dal Senato: alcuni sorvegliavano l’afflusso del grano, altri gli acquedotti, altri affiancavano i comandanti militari o i governatori delle province. La censura: nacque nel 443 la sua funzione principale era quella di tenere il censo di Roma, la durata del mandato era di 18 mesi e in questo lasso temporale dovevano convocare tutti i cittadini maschi adulti, registrare le loro dichiarazioni, fare un sacrificio di purificazione costituendo così la cerimonia di chiusura. I censori potevano colpire con una nota di biasimo i singoli cittadini o estromettere dal Senato chi ne fosse giudicato indegno. La dittatura: essa è la magistratura straordinaria per eccellenza, dal 356 la carica fu resa possibile anche per i plebei. Il dittatore veniva nominato da uno dei consoli e su indicazione del Senato in situazioni di pericolo, dunque non era eletto dal popolo. Per un massimo di 6 mesi aveva tutti i poteri, essa venne usata nel conflitto patrizio-plebeo e le guerre del IV sec e nel III sec. con le guerre puniche. IL SENATO Il Senato divenne il luogo che raccoglieva tutti coloro che precedentemente erano stati eletti in una magistratura dal popolo. All’interno si creò una gerarchia: il più anziano era il princeps “il primo”. Il senato aveva molti compiti sia politici, sia amministrativi, sia finanziari e religiosi. L’ITALIA E LE PROVINCE Roma preferì non annettere territori ma stipulare trattati, le lotte però tra il V e il IV secolo resero necessarie delle divisioni delle zone (3): Ager Romanus, Ager Latinus e Ager Italicus. Ager Romanus: territorio romano a tutti gli effetti, esempio sono le colonie romane create da 300 coloni (cittadini maschi), le colonie romane precedenti ad Annibale erano marine. Ager Latinus: territorio latino, la latinità era uno status privilegiato, a chi ricopriva incarichi nella magistratura locale gli veniva concessa la cittadinanza romana. Le colonie latine erano compose da romani che avevano rinunciato alla cittadinanza latina e latini, esse erano + vaste delle colonie romane, costituite nell’entroterra avevano scopo difensivo e poi socioeconomico. Ager Italicus: territorio degli alleati a Roma, esse dovevano offrire se occorreva aiuti militari. L’ITALIA DOPO ANNIBALE La colonizzazione riprese e furono fondate 10 nuove colonie romane marittime, nuove colonie create nell’entroterra (Modena e Parma). La nuova idea era la conquista della Cisalpina: furono inviati riforzi nel 190. LE PROVINCE, I PUBLICANI E LE QUESTIONI DI REPETUNDIS Termine provincia indicava inizialmente le competenze di un magistrato, poi passò ad indicare dopo la seconda guerra punica, il territorio da conquistare. Una provincia poteva di volta in volta essere definita dal Senato: consolare se prevalevano le necessità militari o pretoria se prevalevano quelle amministrative. Solo i cittadini potevano appellarsi alla giustizia dunque i provinciali chiesero dei processi per restituzione promossi dal Senato. CAPITOLO 6 CRISI DELLA REPUBBLICA I GRACCHI La crisi dei medi e piccoli coltivatori sollevò la questione del datto che i + ricchi si erano impadroniti delle terre di coloro che erano costretti a combattere, inoltre i grandi proprietari avevano occupato grandi porzioni dell’ager publicus. Un progetto di restrizione dell’utilizzo dell’ager publicus fu messo in atto da Tiberio Sempronio Gracco: per pater familias si potevano avere 125 ettari + 62 per figlio maschio fino a un massimo di 250 ettari. I costi di questa iniziativa potevano essere coperti grazie ai beni lasciati in eredità da Attilo III (dal regno di Pergamo) al popolo romano. Tiberio però morì a causa della paura del Senato di un’aspirazione monarchica. L’azioen di Tiberio fu portata avanti dal fratello Gaio, egli garantì una quantità di grano a prezzo politico ai cittadini maschi adulti residenti nell’Urbe. Egli fece molti plebisciti per rinnovare diritti ecc dei cittadini. Nel 122 venne rieletto e propose l’estensione della cittadinanza romana ai Latini e la concessione del diritto latino agli alleati ma non ebbe seguito. Gaio morì nel 121 nelle elezioni di giugno quando il Senato aveva votato un provvedimento inedito e avvennero degli scontri che costarono la vita a 3.000 persone tra cui Gaio. Da questa epoca graccana la classe dirigente si divise in due schieramenti dando vita a un conflitto finito solo con la caduta della res publica. I popolari erano i politici più attenti al popolo mentre gli ottimati (optimates = i migliori) erano i conservatori. MARIO E L’ESERCITO SEMIPROFESSIONALE Con la guerra di Numidia si impose la figura dei cavalieri, questo conflitto fu condotto prima timidamente dagli ottimati fino all’imporsi del popolare Gaio Mario. Egli ottenne il comando delle operazioni inbase a un plebiscito e portò lo scontro a termine con successo due anni dopo. Egli fece una riforma sull’esercito rivestendolo di un importanza anche politica, fece appello ai volontari tra i cittadini anche i più poveri spezzando dunque il legame tra servizio militare e proprietà. I militari ormai semiprofessionisti non erano più distinti nelle varie classi di armamento. Anche Lucio Apuleio Saturnino fece delel grandi rivoluzioni grazie a diversi plebisciti come la riduzione del prezzo politico sul grano, assegnando terre africane ai veterani dell’esercito di Mario ecc. solamente che la sua supremazia finì quando fu rieletto per la terza volta, durante l’elezione consolare fece bastonare a morte il candidato preferito. LA GUERRA SOCIALE Dopo 10 anni di relativa calma, la situazione di complicò a causa degli alleati italici, nel 91 a.C. Mario Livio Druso propose l’abbassamento del costo del frumento e riattivò le assegnazioni terriere e coloniarie graccane, infine propose di dare la cittadinanza romana agli italici. Queste leggi furono tutte abrogate e Druso venne ucciso. Questo però non piacque agli alleati italici dando vita ad una Guerra sociale, le colonie latine restarono fedeli. Il fine degli instorti non ci è chiaro, forse aspiravano i Sanniti all’autonomia mentre altri preferivano la piena integrazione. Nel 90 a.C. una legge diede la cittadinanza agli alleati rimasti fedeli o che deponessero le armi, due leggi l’anno seguente estesero la cittadinanza a tutti i residenti in italia che ne facessero richiesta ( a parte Sanniti e Lucani) aumentando così da 394 mila a 910 mila il numero di cittadini romani. SILLA, LA MARCIA SU ROMA E LA COSTITUZIONE Lucio cornelio Silla console nel 88 a.C. (ha consenso degli ottimati) fu ostacolato da Publio Sulpicio Rufo che con un plebiscito fece abrogare l’incarico militare di Silla per affidarlo a Mario, il quale che era già partito marciò contro Roma dando vita ad uno scontro militare devastante. Il vincitore procedette alla repressione del dissenso facendo anche una riforma costituzionale nel 82. Dopo la partenza di Silla per l’Oriente, Mario riprendere il controllo dell’Urbe facendo uccidere molti ottimati ma morì per cause naturali. Silla quando tornò riprese il potere e dal princeps del Senato venne dichiarato dittatore per ripristinare la res publica: finalizzata a riformare le istituzioni senza dei limiti temporali. Alcuni suoi cambiamenti furono i membri del consesso che diventarono 600 dato che avevano subito diverse perdite (i nuovi personaggi gli erano tutti fedeli), tutte le decisioni delle assemblee erano sottoposte al parere del concilium plebis, i tribuni della plebe non aveva più diritto di veto e agli ex tribuni fu negato l’incarico di magistrato (così si allontanano le persone ambiziose e capaci); reintrodusse anche età minime di accesso alle magistrature e intervalli di tra di esse (per frenare i giovani + ambiziosi). Silla abbandonò volontariamente il potere per morire naturalmente nel 78 a.C. CRISI DELLA COSTITUZIONE SILLANA, POMPEO E CATILINA La costituzione Sillana inizò a sfaldarsi, già nel 78 il console Marco Emilio Lepido cercò di annullare alcuni atti di Silla, nel 75 gli ex tribuni furono riammessi alle magistrature, nel 73 furono reintrodotte le distribuzioni di grano a prezzo politico. In questo scenario si affermo il potere di Marco Licinio Crasso (che domò una rivolta nell’Italia meridionale guidata da Spartaco) e Pompeo (aveva domato la rivolta in Spagna). Essi collaborarono ripristinando i poteri dei tribuni e del conciulium plebis. Successivamente Pompeo diventa sempre più importante grazie alla sua bravura militare. Tito (79-81) , figlio maggiore di Vespasiano, egli diventa modello per molti imperatori successivi grazie alla figura di principe buono e vicino al popolo. Domiziano (81-96), figlio minore di Vespasiano, egli basò il suo potere sui militari; egli fu autore di una persecuzione anticristiana. Domiziano rafforzò il controllo delle province in Germania e continuò l’espansione in Britannia. Venne ucciso da una congiura. LA MONARCHIA ADOTTIVA E COMMODO Fino a Marco Aurelio si affermò un nuovo sistema di successione: il migliore candidato era scelto indipendentemente dai legami di sangue ed era scelto dal principe da cui veniva adottato. Nerva (96-98) scelto dal Senato, egli mise in atto una politica attenta alle difficoltà dei cittadini, egli superò le minacce dei pretoriani adottando Traiano (nato da famiglia italica trasferitasi in spagna). Traiano (98-117) egli fece raggiungere l’impero alla massima estensione. Egli aiutò i bisognosi impiegandoli in grandi opere come il Foro traiano e l’inizio del prosciugamento delle Paludi Pontine. Egli morì per una malattia. Adriano (117-138) adottato da Traiano, durante il suo impero Roma godette di un periodo di pace, egli viaggiò molto perché interessato alla cultura in particolare quella greca. Antonino Pio (138-161) egli mantenne una linea difensiva riguardo alla politica estera, come Adriano, così mantenendo il periodo di pace. Marco Aurelio (161-180) che preferì associarsi con il fratello adottivo Lucio Vero (161-169) furono il primo caso di doppio principato che ebbe fine con la morte di Lucio Vero. Egli fu costretto a una politica militare aggressiva contro Parti, Quadi, Marcomanni e Siria. Commodo (180-192) egli fu dopo tanto il primo figlio naturale a succedere al padre, egli ebbe atteggiamenti populistici e autocratici tanto che una congiura lo uccise ponendo fine al periodo più stabile dell’impero. Dopo vari tentativi di sostituzione di figure adatte a prendere il potere arrivò Settimo Severo (193-211), egli si propose come nuovo Traiano, il suo programma era basato sul potenziamento dell’apparato militare ad esempio sconfisse i Parti. Alla sua morte salì al suo posto Caracalla (211-217) egli trasformò i sudditi dell’impero (a parte i barbari) in cittadini, egli venne ucciso in una battaglia contro i Parti. Macrino (217-218) ma fu subuto cattuato e ucciso. Elagabalo (218-222), Severo Alessandro (222-235) egli salì al potere e venne guidato da un consiglio di senatori e giursti. Egli cercò una conciliazione con gli Alamanni portando l’esercito a ribellarsi e a ucciderlo, e per mano delle truppe finì la dinastia. Si susseguirono poi molti imperatori, fino a Massimino(235-238) tutti gli Augusti erano già senatori mentre dopo Filippo l’Arabo (244-249) furono pochi e sempre più spesso provinciali. L’influenza politica del senato si affievolì nel tempo ma acquistò un valore normativo, a partire da Tiberio il Senato assume un ruolo centrale nella elezione dei magistrati e anche un ruolo giuridico poiché chiamato a giudicare reati politici, inoltre perse la capacità di definire guerra o pace però mantenne il diritto di conferire la nomina al nuovo princeps. L’ORDINE EQUESTRE: in età repubblicana aveva compiti nella giustizia e negli appalti pubblici, con Augusto riveste cariche militari (prima del Senato). Da Adriano i poteri legislativi erano tutti nella mani del princeps poiché si era tolta tutta l’autorità dei comizi e del senato. CAPITOLO 8 IL DOMINATO DIOCLAZIANO E L’ACCENTRAMENTO DEL SISTEMA Dominus come termine indica il detentore del sommo potere, Gaio Valerio Aurelio Dioclaziano (ufficiale al comando della guardia imperiale) venne acclamato dalle truppe nel 284 e nel 285 conferì il titolo di Cesare al figlio adottato Marco Aurelio Valerio Massimiano. Nasce così un governo di due (un augusto e un cesare) ispirato alla divisione di ruoli, ma poiché Diocleziano aveva interessi nella zona orientale e Massimino in quella occidentale Roma si svuotò. Nel 193 Diocleziano diede vita al governo di quatteo (tetrarchia) : 2 augusti e 2 cesari. A ognuno dei 4 sembra si astata affidato un dominio geografico preciso in base alle 4 prefetture: Diocleziano dominò da Antiochia e Nicomedia, Galerio (Augusto) da Tessalonica e Serdica, Massimiano da Milano e Aquileia e Costanzo (Cesare) da Treviri. COSTANTINO Nel 305 i due Augusti abdicarono e presero il loro posto i due Cesari. Il potere fu diviso tra : Massenzio(figlio naturale di Massimiano), Licinio, Costantino(figlio naturale di Costanzo) e Massimino detto Daia (usurpatore di Massenzio). Costantino imprigionò Massimiano (ormai vecchio) inducendolo al suicidio, invase l’Italia e sconfisse Massenzio, in Oriente invece Licino sconfisse Massimino (Daia), restarono così solo 2 Augusti: in Oriente Licino e in Occidente Costantino. Con l’Editto di Milano 313 si accordò che ognuno potesse seguire la propria fede. Tra i due Augusti però non andò bene, Costantino sconfisse più volte il rivale fino all’abdicazione (324) stando al potere da solo fino alla morte 337.  accentramento potere, rafforzamento burocrazia, riorganizzazione esercito e giustizia e nuova capitale a Costantinopoli. I nuovi augusti furono i figli di Costantino che divisero l’impero in 3 parti (orientale, centrale e occidentale), sopravvisse più a lungo Flavio Giulio Costanzo II (337-361). Dopo vari imperatori, nel 391 vennero emanati diversi decreti che fecero della religione cristiana l’unica e obbligatoria, vietando il culto pagano. Con Teodosio (379-395) si accentrò il sistema nuovamente aumentando le tasse e rendendo obbligatoria la leva militare. L’ultimo imperatore in Occidente fu Flavio Romolo Augusto: figlio del generale Oreste che quando rifiutò di sottostare alle richieste economiche dei barbari non venne più riconosciuto suo figlio come imperatore ma venne nominato re Odoacre (germano). Il potere dell’occidente passò all’imperatore d’Oriente Flavio Zenone il quale però riconobbe a Odoacre autorità sull’Italia e il titolo di patrizio, egli fu in pratica il primo re d’Italia. L’impero assolutistico di Diocleziano cancellò la res publica, aumentò il potere militare e la burocrazia, centrale fu il ruolo del consistorium = il consilium principis con funzioni consultative e di assistenza varie. Con Costantino il Senato riprende forma e con Costanzo II nasce il Senato di Costantinopoli. Le province con Diocleziano e Costantino da 48 diventano 100 fino ad arrivare nel V sec. ad essere 120. SISTEMA FINANZIARIO: Il sistema finanziaro prima era regolato da pagamenti in natura mentre in seguito in denaro, con Diocleziano si ebbe un editto sul valore delle monete, nel 301 ci fu l’Editto dei prezzi finalizzato a stabilire i prezzi massimi dei beni. Nel sistema agricolo, liberi affittuari coltivatori si legavano ai padroni dei fondi pagando canoni in natura. LA LEGGE E LA GIUSTIZIA Le fonti del diritto romano prendono in considerazione la figura dell’imperatore poiché la sua volontà si esprimeva nelle costituzioni generali, tra le leggi speciali vi erano i mandata, i rescripta, i decreta e le sententiae. Nel 438 con Teodosio II vi fu il primo tentativo di unificare in una raccolta le costituzioni imperiali con il Codice teodosiano. L’ESERCITO Dalla fine del III sec. l’esercito mutò profondamente, Diocleziano rafforzò i confini aumentando il numero delle reclute. Costantino propose in una riforma l’esercito mobile: guardia a cavallo che aveva sostituito i pretoriani, con Costantino inoltre si incrementò la tendenza ad arruolare soldati di origine barbarica. LA POLITICA RELIGIOSA Da Diocleziano con la persecuzione cristiana, all’editto di tolleranza di Costantino e Licino, alla reazione pagana di Giuliano e infine con Teodosio il riconoscimento del cristianesimo. Costantino fece costruire svariate chiese, egli si definiva “prediletto dal cielo” e ricevette il battesimo prima di morire ma l’avanzata del cristianesimo si bloccò con Giuliano che tentò di istituire una chiesa pagana e proibì l’insegnamento del cristianesimo nelle scuole. Mentre nel 380 con l’editto di Tessalonica il cristianesimo diventa religione ufficiale, cercò di eliminare la religione pagana come, ad esempio, nel 393 la soppressione dei giochi olimpici poiché intesa come una ricorrenza pagana. CAPITOLO 9 SOCIETA’ LA SCHIAVITU’ La principale distinzione nel diritto romano tra gli uomini era quella di uomini liberi e schiavi. Lo schiavo non è un cittadino, dunque non ha il diritto di deliberare e per lui non sono previste attività al di fuori del lavoro. Da un punto di vista legale non ha personalità giuridica e può essere comprato e venduto, le unioni tra schiavi dovevano essere autorizzate dal padrone a cui poi appartenevano i figli. In GRECIA: ci basiamo sulle testimonianze delle tavolette micenee, sulle testimonianze omeriche e sulle disposizioni dei primi legislatori. Nella società omerica gli schiavi erano principalmente prede di guerra, essi erano addetti ai lavori domestici e agricoli. Accanto agli schiavi a volte lavoravano persone come i contadini (i quali facevano una vita molto simile) spesso per offrire la propria forza-lavoro per pagare qualche debito. Gli schiavi possono essere distinti in: schiavi pubblici, dei templi, privati e schiavi che vivevano per conto loro ma erano vincolati al padrone dal proprio lavoro. Con il tempo ad Atene le leggi si addolcirono: se uno schiavo scappava da un padrone disumano poteva rifugiarsi in un santuario e così il suo padrone era costretto a rimetterlo in vendita. La legge iniziò a difendere lo schiavo da oltraggi e violenze come l’uomo libero. Un ex schiavo ad Atene era considerato uguale a uno straniero residente: non potevano possedere terre ed erano esclusi dalla vita politica. A Sparta invece vigeva una forma di schiavitù chiamata iliotismo: interessava grandi numeri di persone che vivevano assieme (possibilità di ribellarsi) A Roma: oltre agli schiavi per nascita vi erano i liberi che per varie cause diventavano schiavi: prigionieri di guerra, venduti dal padre o coloro che nei tempi antichi erano divenuti proprietà del creditore. A roma giungevano schiavi da tutto il mondo anche intellettuali greci. Una svolta fu in Grecia nel III sec. a.C. e a Roma nel II a.C. la integrazione della schiavitù in unità di produzione creando una concorrenza da parte dei medi e piccoli proprietari terrieri ancora legati a produzioni non specializzate. Gli schiavi erano dunque impiegati nei latifondi e nelle villae, nell’artigianato e negli spettacoli gladiatori. Dal 73 a.C. Spartaco avviò una ribellione, la definitiva rottura si ebbe tra il II e il III sec. poiché si attenuarono le differenze tra liberi e schiavi. Aumentò il numero di schiavi che ricoprivano una certa importanza, la legislazione fu sempre più rivolta a limitare le violenze e i maltrattamenti; si sviluppò così la figura del coltivatore formalmente libero ma giuridicamente legato alla terra che coltivava e dunque al proprietario di essa. Il commercio nel mondo antico era abbastanza ampio da ciò che si può dedurre a pensare dai reperti archeologici. Non si sa se vi era una specializzazione dei vari mercanti. Prima dell’impero romano il commercio era fatto via mare data la spinta greca. Infatti i greci non avevano curato un sistema stradale adatto alla circolazione di veicoli, probabilmente per il costo e la pericolosità dell’assalto dei nemici. Anche il traffico via mare era difficile a causa dei diversi venti; i greci infatti seguivano i percorsi dei Fenici (abili navigatori). I viaggi lunghi si basavano di notte sulle stelle e di giorno sulla conoscenza delle coste. Il commercio divenne una professione durante il VI sec. a.C., le città più attive furono Corinto, Megara, Egina, Atene e Ionia. I principali concorrenti dei greci erano etruschi e fenici, fino al VI i rapporti erano di convivenza mentre in seguito avvennero molti scontri per il controllo dei mercati e delle rotte. Atene essendo la città più attrezzata per le imprese commerciali iniziò ad attirare molto commercio estero arrivando a formare le prime banche. Nell’impero romano invece si intensificarono gli spostamenti grazie ad una rete viaria che comprendeva 100.000 chilometri di strade principali, queste rete permise anche di conquistare diversi contintinenti. Grazie anche a innumerevoli porti gli spostamenti via mare erano facilitati, permettendo così un commercio marittimo per i carichi più pesanti e per esportazioni esotiche. Le città grandi come Roma avevano bisogno di reti commerciali ampie per il proprio sostenamento: l’Urbe importava materie prime, alimentari, manufatti, opere d’arte.. Con la crisi del III secolo questa fittissima rete commerciale crollò a causa dell’insicurezza e la crisi economica bloccò gli scambi. I grandi latifondisti non potendo più spostare i proprio prodotti a lunga distanza si convertirono in una economia volta alla sussistenza e al commercio locale che caratterizzarono poi i secoli successivi. PARTE SECONDA: ASPETTI MEDOTOLOGICI E DIDATTICI Lo studio della storia permette di costruire la consepvolezza che ogni civiltà umana è frutto di scelte individuali e collettive a volte anche sbagliate. Non si può pensare alla nostra presenza nel mondo senza far riferimento alle esperienze collettive fatte nel passato che solo la disciplina storica può tramandare. La didattica della storia ha il ruolo di trovare il modo di coniugare i livelli di conoscenza raggiunti e i metodi utilizzati dalla disciplina con gli obiettivi che il nostro sistema educativo assegna alla Storia. Essi sono fissati nelle Indicazioni nazionali in vigore con i traguardi si apprendimento specifici per ciascun ordine scolastico. È importante che gli insegnanti si basino sul lavorare sulle competenze e non solo sulla trasmissione di nozioni, poiché permette di fornire gli strumenti concettuali che permettono di costruire nuove conoscenze e abilità: capire a cosa servono e saperle utilizzare in modo opportuno. Con il voler sviluppare delle competenze si vuole rovesciare un ottica che privilegia la semplice memorizzazione dei contenuti per preferire un metodo di natura procedurale, il cui principale significato è quello di imparare facendo. IL LABORATORIO DI STORIA: per imparare facendo uno dei metodi principali è il laboratorio, permette di conciliare una didattica di tipo attivo in cui il docente collaborare con l’alunno nell’esecuzione dei compiti pratici. La finalità del laboratorio è di rendere l’alunno in grado di saper fare cioè di appropriarsi di competenze trasversali inerenti all’interpretazione storiografica: formulazione di ipotesi e domande, comprensione delle fonti, selezione e critica delle informazioni raccolte, ricostruzione ed esposizione dei risultati. Il limite di questo metodo è il tempo: dunque sarebbe interessante proporre laboratori interdisciplinari che includano più materie come italiano e geografia tramite il lavoro su testi, immagini e grafici. L’insegnante nel laboratorio riveste il ruolo di facilitatore e addestratore, l’allievo deve essere attivo e collaborativo nella costruzione del proprio sapere. Si possono individuare: laboratori brevi volti a sviluppare singole competenze (es: come si classifica e si archivia la fonte) e laboratori che sviluppano tematiche complesse in un’ottica di problem solving. Per laboratori di problem solving: - Stimolare l’interesse e far emergere preconoscenze degli alunni - Sperimentare le modalità di dare risposta ai quesiti e ipotesi emersi. Si realizza infine un prodotto che ha lo scopo di un recupero delle dimensione narrativa delle storia e di condivisione delle conoscenze apprese. È importante anche il momento della valutazione per accertarsi delle competenze attese accomoagnato anche da un’autovalutazione sia da parte degli alunni sia dal docente. I laboratori dovrebbero sempre avere un certo livello di formalizzazione (scheda da seguire con punti e domande) e una validazione scientifica dei metodi e materiali da utilizzare.
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