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Il Novecento: La Prima Guerra Mondiale e la Nascita di Nuovi Stati e Regimi, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Come la Prima Guerra Mondiale segnò il fine anticipato e il inizio ritardato del Novecento, portando allo smantellamento di tre grandi imperi multinazionali e la nascita di nuovi stati e regimi autoritari. Viene inoltre discusso l'espansione economica in Italia e Europa dopo la seconda guerra mondiale, l'importanza del cinema per l'insegnamento della storia, e la costituzione italiana e i suoi principi fondamentali.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 05/01/2020

emanuelam30
emanuelam30 🇮🇹

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Scarica Il Novecento: La Prima Guerra Mondiale e la Nascita di Nuovi Stati e Regimi e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! INSEGNARE IL NOVECENTO Molteplici aggettivi, il secolo delle antinomie. Secondo gli storici, il Novecento oltre a finire anticipatamente (1989) era anche iniziato posticipatamente con la Prima Guerra Mondiale, quando si frantumarono i tre grandi imperi multinazionali e multireligiosi, quello austroungarico, quello zarista, e quello ottomano, sui quali per tutto l'Ottocento si erano fondati gli equilibri geopolitici e i valori della vecchia Europa restaurata con il Congresso di Vienna del 1815. La definizione del Novecento come American Century è quanto mai più appropriata e fondata; ma anche il comunismo è protagonista di questo secolo. Il Novecento è stato presentato anche come secolo delle ideologie e degli estremi, il secolo dei cataclismi (a causa degli spaventosi costi umani, e materiali delle guerre). Si assiste all'affermarsi della democrazia parlamentare, la conquista del suffragio universale pieno e non più quello dimezzato maschile; si estendono i livelli di alfabetizzazione e scolarizzazione, si affermano in competizione con la stampa, i nuovi mezzi di comunicazione: cinema, radio, televisione, internet. Sul terreno dell'economia, può essere addirittura considerato un secolo lungo, già negli ultimi decenni dell'Ottocento, con la Rivoluzione Industriale, taylorismo, fordismo, la catena di montaggio, la grande fabbrica, la produzione in serie. Il ventesimo secolo è stato un secolo senza precedenti per crescita demografica, sviluppo economico e cambiamenti ambientali. CAPITOLO PRIMO Non c'è dubbio che la prima Rivoluzione Industriale avvenuta in Gran Bretagna, costituisca non solo il punto di partenza ma anche il fondamento stesso della modernità contemporanea, poiché trasforma in maniera radicale una vera e propria realtà storica. Rompe gli equilibri della millenaria società contadina e con la formazione di due nuove classi sociali (borghesia e proletariato) innesca l'irreversibile processo dell'urbanesimo. Fondamentale il periodo a cavallo tra i due secoli: gli stati europei e il Giappone, mirano a costruire grandi e strutturati imperi coloniali e, dal punto di vista economico e militare, si ritiene che il ruolo di potenza dei singoli stati non possa esaurirsi all'interno dei propri confini. Le colonie sono sfruttate con sistemi violenti e autoritari per il reperimento di materie prime, ma anche come mercato protetto per il surplus di prodotti industriali. A cavallo tra i due secolo si affermano in Europa anche i grandi partiti socialisti con una capillare rete organizzativa, con crescente forza elettorale e disciplinati gruppi parlamentari e strutturati rapporti con le cooperative e i sindacati. Il 28 giugno 1914 lo studente serbobosniaco Gavrilo Princip uccide l'erede al trono degli Asburgo, Francesco Ferdinando, questa non è altro che la scintilla che porta in breve tempo l'immane conflagrazione bellica. L'Europa pur vivendo da diversi decenni una fase di pace, si era divisa in alleanze militari contrapposte: Triplice Alleanza (Germania, Austria-Ungheria e Italia) e Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia), l'Italia passerà poi dalla Triplice Alleanza alla Triplice Intesa. Nel 1917 poi scoppia la Rivoluzione Russa. Nella Prima Guerra Mondiale si ha l'ingresso sulla scena internazionale degli Stati Uniti d'America e del Giappone; la nascita dello Stato socialista in Russia; la dissoluzione dei grandi imperi multinazionali e multietnici; la fine dell'egemonia dell'Europa. I due decenni successivi alla Prima Guerra Mondiale, sono un periodo di crisi aggravata. Prima l'Italia nel 1922 con il Fascismo di Mussolini, poi nel 1933 in Germania, con il Nazismo di Hitler, poi per imitazione in molti paesi, prendono l'avvio dei regimi autoritaritotalitari di destra, che teorizzano e praticano la violenza come strumento di lotta politica e annullano la democrazia parlamentare; si struttura e si consolida anche il regime sovietico con Stalin. Nel secondo dopoguerra, anche e soprattutto nei paesi sconfitti (Germania, Italia e Giappone) si è avuta, dopo la rapida ricostruzione, una fase di forte espansione economica. Per l'Italia si parlava di boom economico. La crisi del '29 sembrava un lontano ricordo. L'ultima data periodizzante del Novecento è il 1989 (muro di Berlino), preannuncia e simboleggia, il crollo del Comunismo nei Paesi dell'Est europeo, cui segue la riunificazione della Germania immediatamente e nel 1991 a distanza di soli 2 anni, la fine dell'Unione Sovietica. Il Novecento è anche il secolo dei genocidi e delle violenze di Stato. CAPITOLO SECONDO Il cinema è un prodotto storico. In Italia il rapporto cinema-storia è stato sempre presente, l'autore resta convinto che per l'insegnamento della storia, il cinema, se visto sul grande schermo, resta lo strumento più importante. Differenza tra film-fiction, film documentari e programmi storici televisivi. Un documentario, come il cinegiornale, ha uno scopo circoscritto, apre una finestra sul tempo, ma fa vedere soltanto un aspetto particolare ben definito, solo una storia parziale. Il film-fiction è più ampio, più completo del documentario, anche se resta una “finzione” realizzata appositamente per un pubblico. Nel caso di un film, le limitazioni sono piuttosto politiche o di consumo, ma non tecniche, mentre per il documentario è il contrario. Fondamentale partire dal verosimile per arrivare alla storia. CAPITOLO TERZO Le costituzioni di alcuni grandi Stati europei, quella italiana in primo luogo, dopo la sconvolgente esperienza dei regimi totalitari di massa, per la prima volta sanciscono congiuntamente diritti civili, politici e sociali. L'attenzione dello Stato nei confronti delle problematiche sociali è legata alla crisi definitiva del sistema feudale e del mondo medioevale, che aveva al proprio intero una rete di solidarietà, di assistenza e di tutela delle singole persone e in primo luogo dei poveri. In Inghilterra le autorità sono mosse più che da ragioni umanitarie, dalla preoccupazione e dal timore crescente che i poveri possano diventare ceti pericolosi. (es. Rivoluzione Francese) L'interesse dello Stato per la questione sociale, non ancora per i diritti sociali, è già presente nella fase iniziale del lungo processo di modernizzazione. Modernità, industrializzazione, urbanesimo, costituiscono il nuovo contesto in cui uomini e donne sono progressivamente trasformati in individui atomizzati, che, solo in questa veste, sono riconosciuti dallo Stato liberale come titolari di diritti. L'azione sociale e politica dei governi, in tutta la prima fase dell'industrializzazione, si intrinseca in numerosi ma episodici, provvedimenti legislativi, spesso preceduti da momenti di indagine e di conoscenza, come le inchieste parlamentari, che portano a misure migliorative delle condizioni di lavoro, specialmente per i soggetti più deboli come donne e bambini. Lo Stato solo a seguito di precise emergenze o per scongiurare gravi tensioni, si vede costretto a intervenire a tutela di gruppi determinati di cittadini, per non contraddire il principio della loro formale e astratta uguaglianza di fronte alla legge. Non solo in Inghilterra ma anche in Europa occidentale, quando “succede il Quarantotto”, la Restaurazione progettata dal Congresso di Vienna nel 1815 inizia a dare segni evidenti di crisi. Una delle ragioni del successo economico tedesco di fine secolo è anche il suo essere all'avanguardia della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica. Oltre che in Inghilterra, anche in diversi altri paesi europei, i diritti sociali, prima ancora di essere tutelati dallo Stato, vengono sperimentati sul campo, dai ceti urbani con la costruzione di un fitto tessuto di organizzazioni sindacali e cooperative. Anche in Italia nel ventesimo secolo si scopre un terreno nuovo in cui i diritti sociali possono essere Lo sbarco in Normandia. (6 giugno 1944) Rappresenta l'apertura del “secondo fronte” in Europa. La più grande flotta mai messa insieme nella storia: 4000 navi di trasporto, con dentro uomini, materiale bellico, imbarcazioni più piccole: centinaia di navi da guerra, di cui 7 corazzate, 13 incrociatori, 104 torpediniere e 2 porti artificiali. Seguono fitti lanci di paracadutisti oltre le linee nemiche e. per creare diversivi, migliaia di fantocci. In soli 10 giorni gli Alleati riescono a far sbarcare 700mila uomini, 100mila veicoli e centinaia di tonnellate di rifornimenti. Il 26 agosto, ci sarà una Parigi liberata. Le sorti della guerra dopo lo sbarco in Normandia erano segnate, progressivamente furono liberate la Francia, il Belgio e l'Olanda. Nel 1945 scattava l'assalto al cuore del Reich con un'azione coordinata degli Alleati e dei Sovietici. Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki servivano non solo a piegare le residue resistenze, risparmiando le vite dei soldati americani, ma anche per lanciare un indiretto ma efficace messaggio a tutti, sovietici soprattutto. La Conferenza di Yalta. L'11 febbraio 1945, dopo una settimana, terminava la conferenza, tenutasi quando ormai le sorti della guerra erano già segnate. Primo: resa incondizionata della Germania Secondo: creazione all'interno della costituenda Organizzazione delle Nazioni Unite del Consiglio di Sicurezza con il diritto di veto per i cinque grandi Terzo: indipendenza della Polonia CAPITOLO SETTIMO Il 20 luglio 1943 gli anglo-americani bombardano Roma. Il pontefice si dirige alla Basilica di San Lorenzo devastata dalla barbara furia del nemico. Indignazione di tutti poiché Roosevelt e Churchill avevano promesso più volte alla Santa Sede e all'opinione pubblica che non avrebbero bombardato Roma. Lo sbarco alleato in Sicilia e il bombardamento di Roma nell'estate del 1943, segnava il destino del Fascismo. Appelli di solidarietà conducono una vasta e capillare azione diplomatica rivolta a tutti gli Stati belligeranti, al fine di ottenere, quanto meno per il futuro, promesse non generiche di salvaguardia di Roma da ulteriori bombardamenti. CAPITOLO OTTAVO Film, documentari o fiction. Nell'insegnamento tradizionale della storia del Novecento l'attenzione è rivolta in forma quasi esclusiva alle due guerre mondiali, tanto che nella partizione cronologica del secolo esse vengono assunta sempre come criterio periodizzante. Film proposti: – Il primo genocidio moderno. Il genocidio degli Armeni (La masseria delle allodole) – Il genocidio degli Ebrei e degli Zingari d'Europa (Train de vie – Liberté) – L'auto-genocidio della Cambogia (Urla del silenzio) – Verità e riconciliazione. La via di Nelson Mandela e Desmond Tutu per superare l'Apartheid (In My Country) – Un volto della violenza del Novecento: la dittatura militare in Argentina (Garage Olimpo) – Il genocidio etnico del Ruanda (Hotel Rwanda) Armeni: Il 24 aprile del 1915, un'ondata di arresti che si abbatte sulle élites armene di Istanbul (capitale dell'impero ottomano); le autorità invocano l'esistenza di un “complotto armeno” destinato a indebolire l'Impero. Monta il progetto di una “pulizia etnica” dell'Anatolia attraverso la deportazione delle popolazioni armene. Il progetto si concretizza all'inizio del mese di gennaio del 1915 per iniziativa dei Giovani Turchi. Ricorrenti fucilazioni finiscono per decimare le popolazioni già stremate dalle condizioni di vita. Si trattava di “purificare etnicamente” l'Anatolia. A metà maggio, il governo ottomano ordina il trasferimento forzato di popolazioni armene stanziate vicino alla frontiera russa e alle zone del fronte. Fino a luglio, razzie, incendi, stupri, omicidi e massacri sono sistematicamente perpetrati dai nomadi curdi e dai mercenari ceceni. Precedentemente gli Armeni costituivano un terzo dell'intera popolazione delle province orientali, alla fine dell'incubo la comunità armena era ridotta ad alcune decina di migliaia di individui. Le autorità dopo l'accaduto impongono un pesante silenzio, solo dopo il riconoscimento del genocidio degli Ebrei d'Europa, gli Armeni verranno spinti a rivendicare ciò che era accaduto nel 1915. La Turchia chiusa e rigida dopo un secolo ancora nega le responsabilità delle autorità ottomane. Film: armena e un membro dei Giovani Turchi si innamorano e tentano di scappare insieme, vengono però fermati e puniti. Ebrei e Zingari: Alla vigilia della II Guerra Mondiale sono circa nove milioni. Progetto “soluzione finale”. Milioni di donne, uomini e bambini sono deportati, sfruttati nella macchina produttiva tedesca, fino alla morte: è la Shoah, il più grande sistematico, orribile, genocidio della storia. La persecuzione vera e propria si avvia con le leggi di Norimberga del 1935, che interdivano rapporti matrimoniali, sessuali, esterni alla comunità ebraica e la loro riduzione a cittadini di secondo rango, fino all'esclusione completa dalla vita economica e la spoliazione dei loro beni. Campi di sterminio, campi di lavoro, più di 5milioni di vittime. La Shoah modifica l'universo ebraico. Gli Zingari erano presentati come asociali per il loro modo di vivere. In Polonia gli Zingari sono internati nei ghetti e poi deportati. In Serbia l'esercito occupante tedesco dichiara gli Zingari collettivamente responsabili della morte di soldati tedeschi. A differenza di quanto avveniva con gli Ebrei le famiglie non sono scomposte. Primo film: per evitare la deportazione gli abitanti di un villaggio ebraico dell'Europa Orientale, allestiscono un finto convoglio, per arrivare alla terra promessa, alcuni sono vestiti da soldati tedeschi, ci riescono. Secondo film: Lundì entra in rapporto con gli Zingari. Il sindaco Theodor cede uno dei suoi terreni agli Zingari, in tal modo potranno diventare sedentari. Il periodo dura poco, a causa delle pressioni della polizia, gli Zingari dovranno presto ripartire. Liberté racconta il tragico destino degli Zingari in Francia. Cambogia: Dal 1975 al 1979 si apre per la Cambogia una fase tragica in cui periscono, uccisi deliberatamente o per fame, 1 milione e 700 mila cambogiani su una popolazione complessiva di circa 8 milioni. Il folle disegno dei Khmer Rossi prevede l'evacuazione della città di Phnom Penh, per estirpare qualsiasi forma di costume urbano corrotto e tutti sono obbligati a vestire allo stesso modo, con abiti austeri, grigio-neri. Uccisione dei nemici interni, che potevano essere semplici persone che conoscevano una lingua straniera o che portavano gli occhiali. Bambini che non avevano magari famiglia o erano stati sottratti ad essa, vivevano in comuni organizzate dal Khmer Rossi. Questi diffondevano slogan terribili quali “meglio uccidere un innocente che conservare in vita un colpevole”. L'organizzazione dei Khmer Rossi era così ben oleata che ognuno era imprigionato nel meccanismo implacabile del radicalismo. L'amore, l'amicizia, la pietà e la compassione erano sentimenti banditi, la maggior parte della popolazione era ridotta in schiavitù. Dopo quasi 4 anni vi è l'intervento dell'esercito vietnamita. Solo nel 1994, il Congresso degli Stati Uniti, approva una legge sulla giustizia per il genocidio cambogiano e nel 1998 l'Assemblea Generale dell'ONU approva una risoluzione di condanna del genocidio perpetrato dai Khmer Rossi. Il genocidio però, deve ancora essere giudicato, e i responsabili in vita, devono ancora essere puniti. Film: realistica rappresentazione degli orrori della Cambogia dopo la caduta di Phnom PENH nel 1975 e la presa del potere da parte dei Khmer Rossi, che impongono un regime di violenza e terrore. Argentina: La Repubblica Argentina nasce nel 1853 quando viene adottata la nuova Costituzione Federale, il paese inizia ad esportare grandi quantità di cereali, soprattutto grano e carni bovine in Europa. È il primo paese sudamericano ad adottare il suffragio universale maschile nel 1912, anticipando di un anno anche l'Italia giolittiana. Nel 1947 le donne argentine conquistano il diritto di voto: la loro presenza nella vita sociale, politica e culturale, diviene un tratto distintivo dell'identità argentina. Nel 1962 si ha l'ennesimo colpo di Stato militare: sono indette nuove elezioni, che portano, nell'agosto del '63 alla presidenza Arturo Umberto Illia. Tre anni dopo sale al potere Juan Carlos Ongania, che tenta di portare avanti un programma dirigistico/nazionalista, senza riuscirci a causa delle proteste. Nel '73 nuove elezioni vengono vinte dal Partito giustizialista, dopo poco tempo sale al potere Juan Peròn, l'anno dopo però muore e gli succede la moglie. Dal '76 al '83 l'Argentina subisce una lunga e feroce nuova dittatura militare, migliaia di oppositori al regime militare sono illegalmente imprigionati, torturati e giustiziati. Tutte le settimane, per due anni, ogni mercoledì, da una base militare vicino a Buenos Aires si levava in volo un aereo carico di oppositori, prima torturati e poi narcotizzati, che venivano gettati vivi sull'oceano. Nel '83 in Argentina torna la democrazia, il nuovo presidente Ràul Alfonsìn, apre un'inchiesta sulle atrocità commesse dalla dittatura militare. L'Argentina fonda insieme al Brasile, Uruguay e Paraguay il Mercosur, un'unione di libero scambio economico, al fine di risollevare l'economia, ma la situazione del paese resta comunque drammatica. Film: un torturatore si innamora della protagonista (Maria). Il film rappresenta benissimo la situazione dell'epoca, le torture e lo stato d'animo generale. Apartheid: Questa parola significa, separazione. Indica la segregazione razziale nell'Africa del Sud, a partire dal 1948. I Boeri (colobi olandesi) si erano insediati nella parte meridionale dell'Africa sin dal 1600. Nella seconda metà dell'Ottocento e nel primo Novecento la situazione si complica quando scoppia una vera e propria guerra tra Inglesi e Boeri per il controllo dei territori. Anche se la guerra è vinta dagli inglesi, l'Unione Sudafricana, creata nel 1910 sarà guidata politicamente e ideologicamente da una minoranza boera. Questi impongono l'approvazione di una serie di leggi che codificano il monopolio del potere della minoranza bianca, introducono così, anche dal punto di vista normativo, le prime forme di segregazione razziale: la popolazione meticcia, non può eleggere i propri rappresentanti al Ungheria. Nel giro di alcuni giorni, milioni di ungheresi si unirono alla rivolta o la sostennero. La rivolta ottenne il controllo su molte istituzioni e su un vasto territorio. I partecipanti iniziarono a rafforzare le loro politiche. Vi furono esecuzioni sommarie di filo-sovietici e membri dell'ÁVH (polizia politica, particolarmente invisa alla popolazione). Dopo varie vicissitudini il Partito dei Lavoratori Ungheresi nominò primo ministro Imre Nagy che concesse gran parte di quanto richiesto dai manifestanti, finendo per interpretare le loro istanze, identificandosi con la rivoluzione in corso. Il 3 novembre, in un acquartieramento dell'Armata Rossa comandato dal generale Malinin, durante la ripresa dei colloqui di trattative con i sovietici in merito al ritiro dell'Armata Rossa in séguito alla dichiarazione di neutralità del 1º novembre, l'appena nominato ministro della difesa, generale Pal Maleter, fu arrestato da truppe del KGB al comando di Ivan Serov, assieme a tutta la delegazione ungherese, con le proteste di Malinin stesso. La sera del 4 novembre, Imre Nagy si rifugiò nell'ambasciata iugoslava, grazie ad un salvacondotto fornitogli da quel paese. Il 22 novembre, per un accordo intervenuto nel frattempo tra Josip Broz Tito e Nikita Chruščёv, dopo una visita del ёv, dopo una visita del v, dopo una visita del secondo al primo a Brioni, verrà consegnato ai sovietici. I due saranno poi processati e successivamente impiccati (e non fucilati, come riportato da qualche fonte) dopo quasi due anni (il 16 giugno 1958, assieme al giornalista Miklós Gimes). Ebbe così fine tra il 4, giorno dell'entrata dell'Armata Rossa a Budapest, e il 7 novembre, con la restaurazione di un governo filo-sovietico capeggiato da Kádár, la "Rivoluzione del '56". Le truppe sovietiche intervennero in Ungheria in due occasioni, sempre per puntellare governi favorevoli ai sovietici: la prima volta le truppe già di stanza in Ungheria sostennero il governo stalinista nella fase di passaggio dal governo Gerő, che collassò il 23 ottobre, al governo Nagy, su richiesta del CC del partito socialista ungherese al potere. La seconda, utilizzando truppe corazzate provenienti dall'Unione Sovietica (invasione), fu a sostegno del governo Kádár, la cui formazione (avvenuta realmente dopo il 7), fu poi retrodatata al 3 novembre in modo da poter sostenere la tesi che anche quella volta le truppe fossero state formalmente invitate ad intervenire da un governo "legittimo". Nella notte del 23 ottobre e nei giorni successivi, l'ÁVH ungherese sparò ai dimostranti. Le truppe sovietiche (già presenti in Ungheria) nel primo intervento tentarono di mantenere l'ordine nei dintorni delle proprie caserme. La resistenza armata degli insorti e l'intervento mediatore del governo Nagy, oltre al collasso del Partito Socialista Ungherese, portarono ad un cessate il fuoco tra le truppe sovietiche e gli insorti il 28 ottobre 1956. La notte del 4 novembre 1956 l'Armata Rossa, che era entrata in Ungheria in forze nei giorni precedenti, intervenne, lanciando un'offensiva con più divisioni appoggiate da artiglieria e aeronautica contro Budapest. Entro il gennaio 1957 Kádár aveva posto fine alla rivolta. A causa del rapido cambiamento nel governo e nelle politiche sociali, e all'impiego delle forze armate per raggiungere fini politici, questa insurrezione viene spesso considerata una rivoluzione. La Rivoluzione di Ottobre del 1956, già la prima settimana, densa di scontri armati, repressioni sanguinose, la seconda settimana coinvolge decine e decine di migliaia di studenti, operai, impiegati, cittadini di ogni età. Ai circa 25mila morti si aggiungono i quasi 200mila profughi che trovano rifugio in Occidente e le diverse migliaia di deportati in Unione Sovietica. CAPITOLO UNDICESIMO Il 14/07/1948 Togliatti viene ferito gravemente con quattro colpi di pistola da un giovane fanatico di destra, Antonio Pallante. La Democrazia Cristiana per quasi 50 anni è stata il cardine dell'intero sistema politico italiano. L'espressione partito italiano applicata alla Democrazia Cristiana indica vari aspetti della vicenda storica di questo partito, la DC è certamente nata come partito dei cattolici, secondo alcuni addirittura come partito della chiesa, come espressione quindi di una parte della società italiana. I rapporti tra la Chiesa e la DC sono complessi e sono profondamente cambiati nel corso del cinquantennio repubblicano. Giovanni XXIII ha introdotto un nuovo rispetto verso i cattolici impegnati in politica. Nella crisi della DC il rapimento e la morte di Moro hanno naturalmente un grande rilievo. Dopo De Gasperi, Moro fu forse il leader che più seppe tracciare un progetto per la DC e per la politica italiana. Dopo la sua morte si interruppe l'esperienza della solidarietà nazionale e nessun disegno altrettanto ampio lo sostituì, ma in quel momento la stessa DC rinunciò ad affermare la sua centralità e fu costretta a lasciare ad un laico la guida del governo. Durante il dopoguerra ci si concentrava in provvedimenti diretti a risolvere situazioni urgenti (in ambito edilizio) , si presentano due fasi distinte, la prima era diretta ad assicurare con urgenza un'abitazione a coloro che ne erano stati privati a causa degli eventi bellici. La seconda fase: 1) agevolare la riparazione e la ricostruzione delle private abitazioni danneggiate e provvedere a totale carico dello Stato alla ricostruzione di case per i senzatetto in conseguenza degli avvenimenti bellici. 2) Agevolare e attivare la ripresa delle costruzioni edilizie in genere, con particolare riferimento all'edilizia popolare Due scopi: assicurare alle classi meno abbienti alloggi a basso livello d'affitto e consentire l'acquisto di case e abitazioni di tipo popolare. CAPITOLO DODICESIMO Succede un Sessantotto. Roma, Parigi, Tokyo ecc.. un'intera generazione di giovani sembra muoversi all'unisono con parole, gesti, abbigliamenti simili, occupando scuole, università e riempiendo strade e piazze, mettendo in allarme consolidati sistemi di potere, e mettendo in crisi anche modi di pensare e agire. Flores e De Bernardi hanno definito il Sessantotto un evento per sottolineare come in quell'anno non vi sia soltanto il sovrapporsi di avvenimenti di grande rilievo ma anche il coagularsi ed esplodere di tensioni, contraddizioni, tendenze che erano già presenti nella società degli anni Sessanta; per certi versi il 68 costituisce anche un punto d'avvio di una nuova fase. Il terrorismo ad esempio ha certamente dei legami con una piccola parte del 68, ma è errato considerarlo figlio di quest'ultimo. Il 68 ha costituito in Italia un'esperienza molto particolare e originale, i giovani italiani seguono la cultura anglo-americana che è all'epoca predominante in tutto il mondo, a partire dalla musica e dall'abbigliamento. – Pasolini CAPITOLO TREDICESIMO Induismo e Buddhismo a partire dagli anni 60 hanno esercitato (specie nel Nord America) una forte attrazione e suggestione, non solo sul piano intellettuale e filosofico ma anche sullo stile di vita. Era quindi in crescita il fenomeno dei nuovi movimenti religiosi. I cristiani rappresentano circa un terzo abbondante della popolazione mondiale, i musulmani sono circa un miliardo e gli ebrei solo 18 milioni. CAPITOLO QUATTORDICESIMO 17 marzo, giornata nazionale dell'unità d'Italia. In circa 2 anni, dalla primavera del 1859 alla primavera del 1861, nacque da un'Italia divisa in sette stati, un unico regno con la proclamazione di Vittorio Emanuele II re d'Italia. Nell'Ottocento, in Europa, gli Stati nazionali si formarono per due modalità prevalenti: per separazione (forma violenta e conflittuale) o per aggregazione (come Italia, Germania, Jugoslavia). Lo stato unitario italiano, è stato il più solido e riuscito. L'Italia solo nel corso della Seconda Guerra Mondiale e dell'occupazione tedesca ha perso l'unità nazionale, con la formazione dello Stato collaborazionista della Repubblica di Salò e del Regno del Sud. La Germania invece, dopo la sconfitta della prima guerra mondiale perde molti territori orientali e dopo la caduta del Nazismo perde la sua unità nazionale. La Jugoslavia la perde invece durante la Seconda guerra mondiale, recuperandola dopo la vittoria della resistenza armata del maresciallo Tito. I fatti di Bronte. 1860, vigilia della proclamazione del Regno d'Italia. Noti anche come strage di Bronte o massacro di Bronte, fanno riferimento a un episodio del Risorgimento avvenuto nell'omonima città, nell'agosto del 1860, durante la spedizione dei Mille. In seguito a un'insurrezione popolare, durante la quale caddero vittime 16 persone, le truppe garibaldine, comandate da Nino Bixio, furono chiamate a ristabilire l'autorità del governo di Garibaldi, compiendo degli arresti tra la popolazione civile, ai quali seguì un processo sommario che portò alla condanna a morte, con conseguente esecuzione per fucilazione, di 5 brontesi. Nella novella “Libertà” di Verga il finale è meno eroico e più triste, ma aiuta a comprendere e condividere le aspirazioni e le emozioni degli uomini e delle donne che hanno vissuto-subito la formazione del nostro Stato unitario. Tassa sul macinato. Quintino Sella nel 1865. imposizione di una tassa sulla macinazione dei cereali, il pagamento della tassa doveva avvenire prima del ritiro delle farine. 10 anni dopo insieme all'allargamento del suffragio universale e l'istituzione della scuola dell'obbligo, l'abolizione della tassa sul macinato fu uno dei tre punti fondamentali del programma con cui Agostino Depretis nel 1876 vince le elezioni. La casalinga di Voghera e il romanzo popolare. Per Umberto Eco, la casalinga di Voghera-prolifica scrittrice “ha avuto il coraggio, o la debolezza, di introdurre nella letteratura il linguaggio della piccola burocrazia del giovane Stato Italiano, cui apparteneva suo marito”. L'espressione è stata usata anche in riferimento alla scrittrice Carolina Maria Margarita Invernizio (Voghera 1851 – Cuneo 1916) dai suoi detrattori. Virtuosa signora della buona borghesia piemontese nella vita quotidiana, raggiunse un'incredibile fama in tutta Europa come scrittrice di romanzi popolari, grazie alla sua prosa di facile lettura per un pubblico illetterato, sotto il suo cognome da coniugata ("Signora Quinterno"). "Gli intellettuali che odiavano il suo successo presero a chiamarla "la Casalinga di Voghera", "l'onesta gallina della letteratura popolare", "la Carolina di servizio". [...] A
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