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Teoria del Gruppo: Definizione, Ruoli, Norme, Coesione Sociale e Tipologie, Appunti di Psicologia Generale

psicologia socialeComportamento SocialeTeoria del gruppoPsicologia Sociale Applicata

Una panoramica della teoria del gruppo, basata sui lavori di Lewin, Sherif e Tajfel. Viene discusso l'esperimento sulla promozione del consumo di frattaglie tra massaie negli anni '40, il concetto di gruppo, l'ordine e la prevedibilità dei gruppi, il ruolo, le norme, la coesione sociale e le tipologie di gruppi. Il testo illustra come i gruppi hanno un ordine, raggiungono obiettivi, sviluppano autovalutazione e autostima dei membri, e come il ruolo, le norme e la coesione sociale contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi e alla costruzione di significati condivisi.

Cosa imparerai

  • Come i gruppi raggiungono gli obiettivi?
  • Che significa la teoria del gruppo?
  • Che ruoli possono essere definiti in un gruppo?
  • Come la coesione sociale influenza il gruppo?
  • Come sviluppano i gruppi le norme?

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 29/08/2021

Sofia.7
Sofia.7 🇮🇹

4.5

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Scarica Teoria del Gruppo: Definizione, Ruoli, Norme, Coesione Sociale e Tipologie e più Appunti in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! INTERAZIONE NEI GRUPPI DEFINIZIONE DI GRUPPO Non esiste un'unica definizione condivisa. Brown: un gruppo esiste quando due o più individui definiscono se stessi come membri (quindi si autodefiniscono) e quando la sua esistenza è riconosciuta almeno da un’altra persona (esterna al gruppo)” È una definizione molto generale basata su 3 prospettive teoriche: Lewin, Sherif e Tajfer. - LEWIN: famoso per la ricerca azione e la teoria di campo. Afferma che il gruppo è una totalità dinamica, quindi qualcosa di diverso dalla somma dei singoli individui. Ha una struttura propria, fini peculiari e relazioni con altri gruppi. Altro elemento è l’interdipendenza (del destino o del compito): hanno un'influenza gli uni sugli altri perché sono in relazione: si possono definire appunto come totalità dinamica, cioè un cambiamento di stato di una parte o frazione del gruppo, interessa tutte le sue parti; il grado di interdipendenza cambia (dipende es. dall’ampiezza). Quindi il gruppo per Lewin è caratterizzato da: * eccedenza ® interdipendenza (del destino, perché qualsiasi persona può diventare un gruppo se percepisce di condividere un destino comune, attivato da circostanze ambientali. Del compito, perché gli sforzi delle persone per raggiungere un obiettivo determinano un legame tra i membri tale che i risultati delle azioni di ciascuno hanno delle implicazioni sui risultati degli altri: se positivi vi è cooperazione, se negativi competizione) * struttura ® interazione con altri gruppi ® totalità dinamica Nel corso della maggior parte della sua vita la persona non agisce soltanto come individuo, ma come membro di un gruppo sociale. Tuttavia i diversi gruppi di appartenenza non hanno tutti la stessa importanza per un dato individuo in un dato momento, a volte è l'appartenenza ad un gruppo ed altre volte l'appartenenza ad un altro ad essere dominante. Generalmente in ogni situazione l'individuo sembra sapere a quale gruppo appartenere e a quale gruppo non appartenere. Lewin fonda nel 1945 un filone molto corposo di ricerche e successivamente il focus viene posto prevalentemente sui piccoli gruppi artificiali, costruiti ad hoc in laboratorio per Sherif ed Asch. Esperimento sulla promozione del consumo di frattaglie tra gruppi di massaie negli anni ’40: il problema è la scarsità di tagli di carne pregiata in tempo di guerra e l’obiettivo è convincere le massaie americane a cucinare tagli non pregiati attraverso l'utilizzo del dispositivo gruppo e promozione di un cambiamento nelle sue norme (modificare il comportamento del gruppo). - SHERIF: propone una concezione di tipo strutturale dei gruppi in cui i membri sono legati tra loro da rapporti di status e ruoli, nei quali si delineano norme e valori comuni. Alla base delle interazioni vi è quindi una struttura ben delineata. Status: posizione che una persona occupa in riferimento anche alla valutazione di tale posizione in una scala di prestigio: le differenze di status in un gruppo portano ad una gerarchizzazione (non immutabile) di due tipi: formale e informale. Secondo la teoria dell’aspettativa di status, lo status crea: >» Ordine e prevedibilità (aspettative su come i membri si dovrebbero comportare in base allo status a loro assegnato): un gruppo ha un suo ordine ed è prevedibile nei suoi comportamenti >» Raggiungimento degli obiettivi del gruppo >» Autovalutazione di ciascun membro (di sé in rapporto agli altri membri) e autostima: membri di vari gruppi hanno dimostrato vari livelli di autostima Ruolo: può essere definito come un insieme di aspettative condivise circa il modo in cui una persona dovrebbe comportarsi a partire dal fatto che occupa un determinato ruolo nel gruppo. Il discorso del ruolo è legato a: » Interazione e quindi condivisione e reciprocità >». Stili di ruolo + Moreland e Levin (principalmente 4 ruoli: leader, nuovo arrivato, conformista e capro espiatorio). Norme: tutti i gruppi sviluppano norme, possono essere definite come aspettative condivise rispetto a come dovrebbero comportarsi i membri del gruppo. Una sorta di aspettative più o meno condivise che servono per rispettare determinati valori. >. Scale di valori: ciò che è accettabile e no >» Regole di comportamento Funzioni delle norme: » Contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi del gruppo (es. incontri regolari con il gruppo): avere norme comuni ci aiuta a raggiungere gli obiettivi prefissati >» Mantengono il gruppo stesso perché favoriscono le costruzioni di significati condivisi >» Contribuiscono a sviluppare la coesione sociale (aspetto affettivo del gruppo) La coesione sociale: processo psicologico che deriva dalla reciproca accettazione tra i membri e il gruppo a cui appartengono, unita alla capacità del gruppo di soddisfare gli obiettivi delle persone. Caratteristica dei gruppi secondo cui le persone si sentono legate affettivamente in modo da dare senso di unità e solidarietà al gruppo. - TAJFEL (1981): Sottolinea sentimento di appartenenza, variabile che definisce chi è dentro e chi fuori da un gruppo. Tale sentimento include tre componenti: > Componente cognitiva: conoscere di appartenere ad un gruppo > Componente valutativa: il gruppo e/o la propria appartenenza ad esso può essere connotata positivamente o negativamente > Componente emotiva: questi aspetti cognitivi e valutativi sono accompagnati da sentimenti ed emozioni Tajfel colloca il comportamento sociale delle persone lungo il continuum interpersonale-intergruppo: dimensione continua del comportamento che distingue tra azioni compiute in quanto persone e azioni compiute in quanto membri di un gruppo. Tale collocazione in un punto del continuum dipende da: 1- La precisione con cui è possibile identificare le diverse categorie sociali 2- Il grado di variabilità o uniformità del comportamento e degli atteggiamenti in ciascun gruppo 3-. Il grado in cui i comportamenti e gli atteggiamenti di una persona verso un’altra sono una caratteristica idiosincratica (rispecchia il temperamento individuale) mostrano uniformità e prevedibilità. L'’APPARTENENZA A GRUPPI SOCIALI Il bisogno di appartenere: spinta istintiva a formare e mantenere relazioni interpersonali durature, positive e significative; bisogno di contatto sociale regolare con le persone a cui siamo legate. Nasce da: - Spiegazioni evoluzionistiche - Teoria dell’identità sociale - Teorie motivazionali dell’appartenenza: bisogno di autostima, sicurezza (riduzione incertezza soggettiva), equilibrio tra bisogno di assimilazione e differenziazione (distintività ottimale: apparteniamo ma siamo sempre un po' diversi) La reazione verso l’out-group La discriminazione dipende dal grado, livello di minaccia che percepisco osservando quell’out-group e Diverso: non sono assoggettabili ai canoni con cui io mi rapporto al mio gruppo interno (leggera antipatia e lievi discriminazioni) e Invantaggio: (antipatia, risentimento, atteggiamento di avversione leggera e discriminazione) e Minaccia (grave) per l’in-group (avversione estrema che può trasformarsi in pregiudizio simbolico ed esclusione morale). Pregiudizio simbolico: odio per i gruppi esterni che si afferma in concomitanza con l'esaltazione dei simboli del gruppo interno, in risposta a quella che viene percepita come una minaccia. Nell’odio per l’altro, esalto caratteristiche del mio gruppo (nei campi di concentramento: odio l'ebreo ed esalto la razza ariana, pura e perfetta). Esclusione morale: atteggiamento in base al quale i componenti del gruppo esterno vengono considerati estranei nella sfera dei principi morali, il che porta spesso alla prevaricazione, sfruttamento o persino al genocidio Cosa accade quando l’appartenenza ad un gruppo diventa negativa L’autostima si connette alle relazioni inter gruppo quando operando il confronto sociale tra in-group e out- group posso: e Avere identità sociale adeguata: confrontando i due gruppi penso che il mio mi rappresenti bene e che quella parte di me che deriva da quel gruppo mi soddisfa anche a livello di bilancio costi- benefici cerco: di mantenere una superiorità dell'oggetto di confronto; di estendere la propria superiorità dell’oggetto di confronto (teoria dell'identità sociale) e Avere identità sociale inadeguata = ricerco cambiamento tramite: mobilità sociale o cambiamento sociale <* Mobilità sociale: la attuo quando dal confronto mi sento inadeguata e non posso far nulla per cambiare la situazione di inferiorità del mio gruppo. È una strategia di fuga (fisica o psicologica) della persona da un gruppo tenuto in considerazione; le strategie sono: - Disidentificazione: allontanamento psicologico del gruppo; minimizzazione delle proprie connessioni personali con il gruppo (evitamento del fallimento riflesso) - Dissociazione: distanziamento fisico fra sé ed il gruppo: vera e propria fuga da un gruppo svantaggiato o occultamento di una appartenenza al gruppo ci * Cambiamento sociale: la attuo quando mi sento inadeguata ma posso fare qualcosa. Strategia volta a migliorare la complessiva situazione sociale di un gruppo che gode di scarsa stima; tendo a migliorare la situazione complessiva in cui il mio gruppo è posto: agisco cambiando qualcosa del contesto, del mio gruppo di appartenenza (continuando a rimanere nel gruppo). Posso agire in 3 modi, strategie: - Creatività sociale: esaltazione di caratteristiche alternative rispetto alle quali ci si sente superiori - Competizione sociale: tentativo di cambiamento delle condizioni sociali; strategie che ingaggiano il mio in-group in azioni volte al cambiamento della condizione sociale esistente (es. movimenti di protesta). - Ricategorizzazione: modificazione della definizione del gruppo interno; se fino ad oggi mi sono autocategorizzato riconoscendomi in caratteristiche di quel gruppo, rimodulo e riformulo le categorie in cui identificarmi (se in una mi sento inadeguata, la cambio per riconoscermi in una in cui mi sento adeguato) + posso utilizzare una complessità del sé elevata, che nel descrivermi all’inizio non era saliente. L’autostima rientra nel discorso perché viene alimentata da fonti differenti per arrivare sempre allo stesso obiettivo: stare bene, in questo caso raggiungibile cambiando la status quo LE FASI DI SVILUPPO DEL GRUPPO Richard Moreland e John Levine (1988, 2002) hanno proposto il modello temporale di sviluppo e l'appartenenza a un gruppo: modello basato sull’assunto che i cambiamenti che si verificano nel tempo nei membri e nel gruppo sono dovuti alla loro mutua influenza e interdipendenza. | processi psicologici che inducono una persona a far parte di un gruppo sono: 1) lavalutazione iniziale che persona e gruppo effettuano reciprocamente; si basa su un duplice processo, che descrive: - come le persone vengono cambiate dalla loro appartenenza al gruppo, - come i gruppi vengono trasformati dai comportamenti e dalle idee dei membri. 2) il sentimento di impegno che segue questa valutazione; 3) le transizioni di ruoli che derivano dal cambiamento di impegno nel gruppo Secondo gli autori la vita dei gruppi attraversa 5 fasi, a ciascuna delle quali corrisponde un differente ruolo giocato dalla persona: 1- fase di esplorazione + membro potenziale 2- fase di socializzazione > nuovo membro 3-. fase di mantenimento > membro a pieno titolo 4- fase di risocializzazione > membro marginale 5-. fase di ricordo > ex membro Successivamente Forsyth declina il modello di Moreland e Lavine nel contesto dei gruppi faccia a faccia, che si riuniscono per uno scopo ben preciso e le fasi di evoluzione divengono: Stadio Processi operativi Processi sociali 1. Formazione Scambio di informazioni, Conoscenza reciproca, esplorazione del compito leader 2. Conflitto Disaccordo sulle procedure e sugli obiettivi Disaccordi concernenti lo status, critica delle idee, ostilità, formazione di coalizioni 3. Evoluzione Formazione del consenso e delle norme Crescita della coesione, affiliazione positiva 4. Esecuzione del compito Energie concentrate sull’obiettivo, orientamento all’esecuzione del compito Influenza sociale, ‘cooperazione 5. Conclusione Completamento del compito, Ci si ritrae dal gruppo eventuale dissoluzione Si arriva dunque a parlare di interazione nei gruppi, come si comportano le persone all’interno di un gruppo. 2 concetti importanti: Interdipendenza sociale: (si verifica nella fase 2, conflitto) descrive il tipo di rapporto che c’è tra le persone di un gruppo quando, con la finalità di una ricompensa sociale o emozionale (stare bene nel gruppo) le persone si affidano le une alle altre. Rapporto che mira a mantenere un clima di gruppo, sentimento di rispetto, ricompensa, all’interno del gruppo. È il rapporto che si viene a creare tra i componenti di un gruppo quando si affidano gli uni agli altri per ottenere ricompense SOCIALI ED EMOZIONALI, senso di affiliazione e una identità sociale positiva. Interdipendenza nel compito: (si verifica sempre nella fase 2, conflitto) rapporto che si viene a creare tra i componenti di un gruppo quando si affidano gli uni agli altri per assicurarsi i vantaggi MATERIALI (e non più semplice senso di affiliazione) che derivano dall'esecuzione del compito in gruppo. LEADERSHIP Aspetti strutturali dei gruppi: ruoli, status, norme, leadership. Ruoli e status si riferiscono a modelli di comportamenti prevedibili associati non tanto a persone particolari, ma a posizioni occupate da tali persone. La leadership La leadership è il processo per il quale ad alcune persone del gruppo (una o più) viene permesso di guidare gli altri componenti del gruppo al fine di conseguire un obiettivo. Tale definizione è una summa di varie scoperte e teorie sviluppate nel corso del tempo. Una persona ha l’onere e l'onore di incarnare il ruolo di leader e quindi di guidare il gruppo verso un obiettivo. Teorie del grande uomo: quali caratteristiche e tratti ha un leader? Alcuni autori sostengono che ci sono tratti di personalità che possono distinguere i leader dagli altri: - Propensione alla responsabilità e all'esecuzione dei compiti - Tenacia nel perseguire gli obiettivi - Originalità nell’affrontare i problemi - Tendenza a prendere l’iniziativa - Fiducia in sé - Capacità di tollerare le frustrazioni - Abilità nell’influenzare le persone Queste teorie che cercano di ‘’etichettare’’ chi può essere leader partendo dalle caratteristiche di personalità che ha, non trovano fondamento perché non sempre si dimostrano valide. Le alternative a queste teorie del grande uomo: 1. L’approccio situazionista (Hollander): non esiste un leader per tutte le stagioni, ossia un leader in una determinata condizione, non è detto che lo sia anche in altre. Chi segue tale filone sostiene che bisogna osservare la natura del compito del gruppo e del contesto sociale che determinano le richieste di comportamento. Le persone sono propense a cambiare il proprio comportamento a seconda della situazione e i tratti sono caratteristiche dinamiche. Il contesto e il tipo di attività che determinano il tipo di leader: - Clima competitivo - Tipo di compito da svolgere - Grandezza del gruppo - Struttura - Storia Ci si concentra anche sul contorno’’ e non solo ed esclusivamente sul leader 2. Lo studio delle funzioni e dello stile di leader: i primi studiosi si concentrano sulla funzione del leader all’interno di un gruppo, i secondi attenzionano allo stile comportamentale che il leader mostra. | primi sostengono che i leader possono essere centrati sul compito e quindi obiettivo da raggiungere, mentre gli altri raggiungono tale compito prestando attenzione anche agli aspetti socioemozionali e quindi alle relazioni che si sviluppano nel gruppo mentre si cerca di raggiungere il compito. | secondi (Lewin e seguaci Lippit e White) evidenziano tre stili di leadership: autoritario, democratico e permissivo. Due funzioni di leader: - Leader orientato al compito: guida il gruppo nell'esecuzione del compito, dando indicazioni/ordini, coordinando l’attività dei membri ai fini del suo raggiungimento. - Leader socioemotivo: mantiene l'armonia del gruppo, aumenta la coesione del gruppo, evita o risolve i conflitti interni. Esperimento di Lewin, Lippit e White: a gruppi di piccoli bambini vengono imposti i vari tipi di leadership. Lo stile democratico dà effetti migliori in termini di autonomia, morale e prestazione complessiva. Vi è una certa corrispondenza tra lo stile autocratico/democratico e un orientamento al compito/ socioemozionale. nervoso in risposta ad uno stimolo. Genera stato di eccitazione caratterizzato da maggior vigilanza e pronta reazione agli stimoli esterni. Aumento del battito cardiaco). L’attivazione fisiologica a sua volta è generata da: - timore del giud (la presenza di persone che ci valutano produce timore di valutazione) - distrazione (gli altri ci distraggono: siamo portati ad osservarli e controllarli) Successivamente si è scoperto che ci sono molte altre variabili che possono contribuire a causare l'attivazione fisiologica. Sul singolo quindi la presenza di una persona può causare: timore della valutazione o distrazione e tutto ciò produce attivazione fisiologica, che ci dice che i comportamenti accessibili diventano più probabili se la risposta accessibile, dominante è corretta, la prestazione migliora, se non lo è, peggiora. Es. devo parlare in pubblico (presenza altrui) e ho paura di Saleteposte sembrare impacciata o impreparata sono corrette (timore della valutazione): inizio a sudare e aumenta il mio battito (attivazione fisiologica), ma ho ripetuto molte volte il discorso (comportamento accessibile = Calisinsoste probabile) e lo so perfettamente ea ì (risposta accessibile corretta): la sono sbagliate . » 3: mioli mia prestazione sarà migliore rispetto al discorso ripetuto in privato. INERZIA SOCIALE (social loafing) Tendenza ad impegnarsi meno in un compito quando il contributo individuale viene inglobato nella prestazione complessiva del gruppo rispetto a quando lo stesso viene eseguito dalla persona da sola. Tendenza quindi che le persone hanno ad impegnarsi meno quando il loro contributo individuale è posto all’interno di una prestazione di gruppo. Questo perché non è individuabile in un lavoro di gruppo il lavoro del singolo (es. nel tiro alla fune, la responsabilità dell’esito finale viene spalmata su tutti, se non mi impegno e la squadra perde, il dito sarà puntato su tutti e non solo su di me. Un altro esempio è l'applauso: se non è individuabile il mio contributo nella performance, posso tendere a non applaudire). Questo effetto più precisamente è provocato quindi: - dall’equità nei risultati tra sé e gli altri: le persone rimodulano il proprio impegno pensando all'idea di impegno degli altri. - dal timore del giudizio: mi nascondo dietro agli altri (soprattutto in compiti per me noiosi o faticosi); la folla diventa una copertura di anonimato. - dalla corrispondenza con gli standard del gruppo: in assenza di norme le persone temporeggiano (es. nel caso di tiro alla fune mi adeguo agli altri modulando la mia forza) finché non capiscono l'impegno che ‘’di norma”’ il gruppo si dà. L’inerzia sociale dipende quindi dalla natura dei gruppi (reali o casuali) e dalla natura del compito da svolgere (fisico, cognitivo...) perché in quest’ultimo caso cambiano le risorse da spendere. Per contrastare l'inerzia sociale occorre aumentare l’interdipendenza del compito e aumentare l’interdipendenza sociale + identificazione con il gruppo e coesione sociale divengono fondamentali: se io mi sento molto coeso ed identificato in quel gruppo, cerco di avere un’ottima performance. Minoranza attiva (Vedi ‘’conformismo e obbedienza” appunti) I PROCESSI DI GRUPPO Esercitazione Amazzonia Processi decisori Decidere (de-caedo: taglio via): evidenzia la dimensione di perdita, di rinuncia insita in ogni processo di scelta: - Cifa confrontare con la coniugazione tra ciò che desideriamo e ciò che in un dato momento è il nostro bisogno (non sempre coincidono queste due dimensioni, è molto complicato scegliere di escludere uno dei due elementi). - Ciimpone di schierarci e quindi di perdere qualcosa Nel momento in cui una persona decide, segue un procedimento (una serie di fasi) di tipo logico (razionalità limitata) e razionale in cui: e Considerale diverse alternative ® Valutapro e contro di ciascuna alternativa e Sceglie l’alternativa che gli consente di massimizzare i vantaggi e minimizzare i costi Flusso di procedimento in cui: - si identifica un problema - si generano le alternative - si valutano le alternative (pro e contro) - si seleziona la migliore - si implementa la decisione - si valuta la decisione: è un processo circolare, una volta valutata la decisione posso fare una valutazione ed eventualmente ricominciare modificando le decisioni, al fine di un migliore esito. La fase valutativa è molto importante. Forsyt - 4 fasi del processo di presa di decisione dei gruppi 1. orientamento: definire il problema, identificare il compito e scegliere una strategia 2. discussione: raccolta di informazioni per valutare le modalità di risoluzione possibili 3. presa della decisione: scelta (con modalità implicita o esplicita) della soluzione tra le tante valutate 4. implementazione: messa in atto della soluzione scelta, della successiva valutazione e dell’osservazione delle conseguenze che ne derivano Fattori influenzanti | fattori che possono influire e che possono dipendere dall’obiettivo da raggiungere sono: ® attrazione interpersonale: dinamiche relative alla storia relazionare del gruppo ® influenza sociale: informativa e normativa. Se si ha: - compito di natura cognitiva: c’è una risposta corretta (es. muovere un camion impiantato) 3 influenza informativa - compito di natura valutativa: non è possibile individuare una risposta corretta/errata in assoluto (decidere su quale prodotto puntare per rilanciare un'azienda in crisi) > influenza normativa Passaggio dall’affettività all'efficienza, dallo stare insieme al fare insieme: bisogna stare attenti ai processi in cui le persone devono far fronte agli aspetti emotivi in virtù di un ragionamento più razionale e cognitivo che badi all’efficienza (ha a che fare con il conteggio delle risorse impiegate per il raggiungimento dell'obiettivo) ed efficacia (risultati in rapporto a obiettivi previsti). È presente tutta la storia relazionale, inter personale e sociale delle persone e del gruppo: è un processo difficile perché si rischia il conflitto negativo. Polarizzazione di gruppo: processo mediante il quale l’iniziale posizione intermedia di un gruppo si sposta verso una posizione più estrema dopo una discussione di gruppo (sia essa positiva o negativa: polarizzata, va verso una posizione estremamente negativa o positiva). Depolarizzazione di gruppo: quando la discussione di un gruppo riesce a generare un compromesso, la posizione finale del gruppo è più moderata di quella dei singoli membri. (esperimento di Sherif) Groupthink e pensiero di gruppo Il disastro del Challenger-1986: spesso in situazioni gruppali le persone raggiungono posizioni (anche diverse da quelle iniziali) che causano danni> es. lancio del Challenge Janis teorizza il groupthink (pensiero di gruppo): processo decisionale di un gruppo che è fortemente compromesso dalla motivazione dei suoi membri a raggiungere un consenso indipendentemente da come quel consenso venga raggiunto> bias della presa di decisione che porta a scegliere in base al voler raggiungere un consenso piuttosto che mettere in dubbio quello che si sta dicendo motivati da controargomentazioni basate magari sugli elementi che inizialmente muovevano a prendere altre decisioni. La decisione finale poi può essere corretta e scorretta, ma qui si analizza come tale decisione viene presa. Antecedenti o condizioni sociali (ciò che favorisce il fatto che un gruppo cada nel pensiero di gruppo): ® Altacoesione Isolamento del gruppo Mancanza di procedure metodiche per la ricerca di alternative e la valutazione Leadership direttiva: una persona che si impone molto e sprona gli altri a seguire ciò che dice Alto stress (pressioni esterne che ad es. impongono che la decisione venga presa in poco tempo) e basso grado di speranza nella ricerca di una soluzione migliore rispetto a quella preferita dal leader o da altre persone ritenute influenti (Il brain storming permette già di valutare più alternative onde evitare di focalizzarsi su una sola soluzione) Sintomi del pensiero di gruppo. 3 categorie: 1. Sopravvalutazione del gruppo: - Illusione di invulnerabilità (si sopravvaluta credendo che la decisione che verrà presa sarà corretta) - Credenza nella moralità intrinseca del gruppo 2. Ristrettezza mentale: - Razionalizzazioni collettive - Visione stereotipica dei gruppi esterni (si pensa usando degli stereotipi: si vede il proprio gruppo come il migliore e si stereotipizzano gli altri) 3. Pressione verso l’uniformità (si subisce la pressione a pensarla come gli altri e si censura chi la pensa diversamente) - Autocensura dei dubbi e delle contro-argomentazioni - Pressione rivolta verso ogni dissenso (illusione di unanimità: non è detto che tutti la pensino allo stesso modo, ma ci si illude del contrario per arrivare velocemente ad un consenso) - Illusione condivisa di unanimità - Autosorveglianza (censori che difendono il gruppo): qualcuno che tarpa le ali ai dissidenti Queste tre caratteristiche possono essere pericolose, evitando argomentazioni che invece potrebbero essere funzionali ai fini di una decisione finale corretta. Conseguenze - Esame incompleto delle alternative - Mancato esame dei rischi insiti nell’alternativa prescelta - Insufficiente ricerca di informazioni - Mancato riesame delle alternative - Mancata elaborazione di piani di emergenza è importante: pensando che il mio gruppo sia migliore degli altri e ritendendo il piano corretto, non elaboro neanche un piano B
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