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Formazione Interculturale nelle Scuole Italiane: Inclusione e Nuove Indicazioni - Prof. Gi, Tesine universitarie di Pedagogia

Educazione inclusivaEducazione multilinguePedagogia interculturaleLinguistica applicata

Sulla importanza di inclusione interculturale nelle scuole italiane, con un focus sui studenti stranieri. Esplorato il profilo ideale dell'insegnante interculturale, nuove indicazioni per l'educazione interculturale e il ruolo delle famiglie. Il testo include esempi pratici e diverse strategie per facilitare l'apprendimento di studenti con diverse competenze linguistiche.

Cosa imparerai

  • Quali sono le caratteristiche di un insegnante interculturale?
  • Che cosa significa l'inclusione interculturale nelle scuole italiane?
  • Come i genitori possono aiutare a creare una scuola inclusiva?
  • Come le nuove normative supportano l'educazione interculturale?
  • Quali sono le strategie per facilitare l'apprendimento di studenti con diverse competenze linguistiche?

Tipologia: Tesine universitarie

2018/2019

Caricato il 29/04/2019

francesca-volpi-1
francesca-volpi-1 🇮🇹

4.5

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Scarica Formazione Interculturale nelle Scuole Italiane: Inclusione e Nuove Indicazioni - Prof. Gi e più Tesine universitarie in PDF di Pedagogia solo su Docsity! INTERCULTURA INTERDISCIPLINARE Premessa Questo libro esprime una visione dell’intercultura come insieme di pratiche inclusive. Il pensiero interculturale in educazione : è un pensiero INCLUSIVO, che si colloca in una posizione di giustizia sociale, di riconoscimento dei diritti, di sviluppo delle capacità individuali, di valorizzazione dei singoli. E’ un pensiero interessato ai soggetti e alle proprie realtà diverse tra loro. Si può sviluppare questo tipo di pensiero vivendo DENTRO la società interculturale, come docenti ed educatori, ascoltando le storie di vita di chi ha lasciato il proprio paese per trasferirsi in un altro con mentalità e costumi diversi da quelli a cui si è stati abituati, avvicinandosi a chi ha vissuto la migrazione e non allontanandosi, elogiando il proprio gruppo culturale. Il sistema scolastico italiano riconosce che la presenza degli alunni di diversa nazionalità è un fatto strutturale della scuola, che non può essere altrimenti, e, per gli anni futuri, la sfida è costruire INSIEME un sapere unificato che contribuisca alla formazione con punti di riferimento globali e non settoriali. 1.1 Costruire inclusione interculturale a scuola Le ultime normative del sistema scolastico italiano relative agli studenti di origine straniera hanno previsto un impostazione di pensiero che già era presente nella precedente normativa risalente agli anni 90. I contenuti della direttiva ministeriale del 2012 vengono indicati in modo generico dai docenti con ‘nuove norme sui BES’, ossia i Bisogni Educativi Speciali, i ragazzi con situazioni problematiche, ad esempio ragazzi con disabilità o altri disturbi e ragazzi con svantaggio economico o linguistico. La direttiva prevede la possibilità di attivare percorsi personalizzati e individuali e di adottare misure per facilitare. Ciò che viene progettato deve essere l’ESITO di un pensiero e di una convinzione della persona, unita a riflessione, sperimentazione, ascolto e ricerca. Il pensiero inclusivo di insegnanti ed educatori prima ha necessità di formarsi e si forma tramite diversi passaggi : conoscenza delle normative in primis, esperienze pregresse, letture personali, capacità personale di elaborare in modo positivo l’idea di inclusione, volontà di esplorare mondi diversi. E’ un pensiero soggettivo che accompagnerà la nostra vita e potrà poi essere trasmesso agli allievi o educandi. Gli insegnanti non dovrebbero scoraggiarsi di fronte al fallimento della prospettiva inclusiva, ossia quando si accorgono che l’esclusione sembra prevalere. 1.2 Una professionalità inclusiva come forma del fare scuola Il profilo ideale dell’insegnante interculturale è caratterizzato da : - preparazione riguardo alla propria materia ma sempre alla ricerca di collegamenti e aperture - conoscenza della normativa - capacità di creare un clima d’aula positivo - evitano di rivolgere critiche agli studenti non parlanti italiano o con una competenza insufficiente - evitare di alludere a stereotipi o a qualsiasi frase con possibile significato razzista - incoraggiano l’espressione autonoma dello studente, permettendo l’usa anche della propria lingua d’origine - sensibilizzare gli allievi della cultura maggioritaria alle minoranze culturali della classe - rispettano le domande inusuali e rispondono - prendono in considerazione le idee di tutti i ragazzi - proporre occasioni d’insegnamento anche in altre lingue 1.3 Nuove indicazioni per l’educazione interculturale Alla base della politica perseguita dalle nuove normative c’è la convinzione che le possibili difficoltà che gli allievi stranieri possono avere a scuola non devono essere viste come un incapacità ad apprendere, ma essere considerati UNA BASE da cui partire e su cui costruire l’apprendimento. L’Unione Europea ha sempre sostenuto un multilinguismo e l’obiettivo comune degli stati membri è quello di far conoscere ai cittadini due lingue straniere più la lingua madre. In questa prospettiva la lingua parlata dagli stranieri non è un limite. La prospettiva inclusiva non vuole far sì che i ricordi, la cultura del paese di origine, le proprie credenze, vengano dimenticati e rimossi al fine di costruirne altri, ma che debbano essere condivisi e possano essere il punto di partenza per la costruzione di altre conoscenze. Gli studenti vivono in modo diverso la migrazione in base all’età in cui la affrontano : quando sono piccoli si integrano più facilmente nel nuovo sistema, quando già grandi possono sperimentare la differenza tra cultura d’origine e cultura nuova, e sviluppare sentimenti contraddittori, e non sempre a integrare le due prospettive. Gli insegnanti devono organizzare il proprio lavoro tramite due passaggi : - il primo osservare in modo accurato e conoscere le storie dei vari alunni, in quanto nelle classi si incontrano ragazzi nati in Italia o arrivati molto piccoli, ragazzi arrivati soli o ragazzi arrivati durante l’adolescenza, e con diversissime storie alle spalle. - il secondo rispettare le diversità di tutti, indipendentemente dal loro luogo di origine e dall’età in cui sono giunti in Italia. 1.4 Modelli per una professionalità inclusiva Molti immigrati vivono la migrazione in una dimensione doppia : lasciano il loro paese ma restano in contatto diretto quotidianamente con esso tramite internet, mentre questo fino a qualche anno fa era impensabile. Oggi si crea un voler essere in entrambi i posti, e la condizione di multiappartenenza può trasformarsi in nessuna appartenenza. I ragazzi si percepiscono come parte di un tutto, la scuola, ma allo stesso tempo distaccati da essa in quanto legati sempre al precedente luogo di vita. Nelle situazioni di convivenza dei soggetti provenienti da diversi mondi non si deve pensare alla cultura degli altri come la nostra, né pensare di sostituire la nostra a quella degli altri, bensì si dovrebbe mirare a ricevere la cultura altrui e a proporre la propria. I due modelli ripresi dalle indicazioni di Ricoeur sono 2 : - il modello della traduzione - il modello dello scambio di memorie 1.5 Differenze linguistiche Le circolari applicative del 2013 e 2014 riconoscono che ogni individuo abbia il diritto, indipendentemente dalla propria lingua madre, ad avere un’educazione di qualità. Ciò significa acquisire tutti competenze e conoscenze, ma nel rispetto dei modi e tempi dei diversi soggetti. La diversità linguistica deve essere valorizzata tutte le volte che è possibile, ad esempio programmando momenti di narrazione, procurando testi bilingui, attivando laboratori di scrittura. Se il problema principale per l’apprendimento è la non conoscenza della lingua, la scuola deve rimediare a essa in vari modi, ad esempio tramite la messa a disposizione di corsi di autoapprendimento linguistico on line, da affiancare allo studio della lingua condotto personalmente. Allo stesso tempo, le nuove normative supportano il mantenimento della lingua madre, valorizzando situazioni in aula che permettano di utilizzare ENTRAMBE LE LINGUE. Una risorsa importante per il mantenimento della propria lingua può essere il raccontare qualcosa di sé, sfruttando le capacità linguistiche della propria lingua madre ed integrandole all’inizio di apprendimento nella nuova lingua. L’imparare la nuova lingua è essenziale per l’accesso a diversi ambiti ma allo stesso non deve essere talmente essenziale da determinare l’insuccesso scolastico e la lingua italiana non deve operare in modo da sostituire la lingua precedente e cancellarla. La lingua è parte dell’identità della persona. 1.6 Esempi di intervento metodologico Esempio A Luogo : classe seconda di scuola primaria Persone : 21 bambini, tra cui 7 figli di genitori stranieri, e un insegnante Tra i 7 bambini che parlano una o due altre lingue in più oltre all’italiano, solo un bambino ha acquisito da poco tempo la lingua e lo parla in modo discreto, gli altri lo sanno parlare. Il bambino in questione, Mircia, proveniente dall’Ucraina, è arrivato a una buona conoscenza dell’italiano parlato e scritto durante il primo anno di scuola elementare ma, durante i mesi estivi di chiusura - Esempio di lezione inclusiva di inglese-italiano nelle 3 classi : alcuni ragazzi all’inizio dell’anno avevano espressamente detto che erano convinti di non essere in grado di imparare l’inglese e di non volerci nemmeno provare. Inizialmente la docente li aveva lasciati a se stessi e la valutazione del primo semestre era stata ‘non valutato’, invece successivamente alla ricerca-intervento il docente ha iniziato a utilizzare strategie per includerli. Con la compresenza dell’insegnante di lettere, era stato letta la pagina del romanzo utilizzata in formazione e da lì si era avviato un dialogo con gli studenti chiedendo loro esperienze personali e commenti. I due docenti sono stati in grado di proporre il loro punto di vista senza prevaricare gli studenti e sono stati ricompensati con la partecipazione dei ragazzi che non volevano cimentarsi nell’inglese. Nelle lezioni successive l‘insegnante ha iniziato a rivolgersi anche ai ragazzi con domande semplici e questi ultimi si sono resi conto che non era poi così difficile la lingua inglese. 1.9 Progettare per l’anno successivo I docenti si sono confrontati sul fatto che i ragazzi avrebbero dovuto diventare, in linea con la scuola scelta, tecnici nel settore fotovoltaico, ma non erano stati abituati dalla scuola a fare esperienza in vista del proprio futuro. Sono state penate così per l’anno successivo diverse uscite guidate. Il punto di partenza è stato il cominciare dalla conoscenza del territorio e dei suoi luoghi dell’arte, dei musei, di biblioteche, dei vari paesaggi. 1.10 Condividere il compito dell’inclusione : scuola e famiglie Diverse osservazioni condotte negli ultimi anni hanno mostrato che le famiglie straniere non hanno espresso giudizi molto positivi rispetto alla scuola italiana : le critiche riguardano principalmente problemi di ordine valoriale o religioso, come se la scuola italiana non educasse ai valori nei quali credono, problemi legati al rispetto dell’autorità e della disciplina, come se il tipo di rapporto docente-allievo pregiudicasse l’apprendimento del rispetto nei confronti degli adulti, problemi legati all’acquisizione di competenze, in quanto la scuola italiana viene giudicata meno impegnativa. Da altri ricerche emerge che i genitori stranieri degli alunni faticano a capire ciò che viene detto loro dai docenti a causa della scarsa conoscenza della lingua, e, per evitare ciò, vengono prediletti i colloqui individuali con la presenza di una mediatrice linguistica. Per permettere la formazione di una scuola inclusiva è necessario che i genitori degli alunni si mostrino partecipi : la scuola agisce per il fine dell’inclusione ma questo fine deve essere CONDIVISIBILE CON LA FAMIGLIA e non tutto sulle spalle della scuola e degli insegnanti. I genitori stranieri per la maggior parte tendono a mantenere la tradizione del paese natio precedente la migrazione, e ai figli viene insegnata la cultura del paese d’origine. 1.11 Una etnografia collaborativa Le norme consentono agli insegnanti di sperimentare modalità nuove ma bisogna tener conto del fatto che gli allievi con cui si lavora potrebbero essere educati al mantenimento della propria tradizione in famiglia, e perciò portati ad auto escludersi. La posizione dei ragazzi è così ambivalente : orientati da un lato, a scuola, ad un’inclusione e, a casa, al disinteresse verso l’inclusione. L’obiettivo delle scuole dovrebbe comunque essere la possibilità di garantire ai ragazzi un entrata nel territorio, che non si conclude quando la scuola è terminata ma deve continuare all’ ESTERNO, senza vanificare e perdere il lavoro compiuto dai docenti. Il lavoro della scuola deve continuare al di fuori con un contatto con i vari luoghi della città, senza far si che i ragazzi si richiudano nei ghetti. Se a scuola si è in grado di far sì che i ragazzi conoscano il territorio si compie una didattica inclusiva, ma ciò richiede anche includere il territorio nella propria esperienza, conoscerlo nella sua storia e nelle sue caratteristiche. 1.12 Dall’osservazione in classe alla progettazione di attività didattiche inclusive Esempio A Luogo : classi prima di una scuola secondaria di primo grado in una zona periferica di Milano Persone : 21 ragazzi, tra cui 9 figli di genitori stranieri. I 9 ragazzi stranieri provengono da diverse parti del mondo e alcuni sono nati in Italia, altri vi si sono trasferiti successivamente. 5 in particolare ricordano la vita del proprio paese d’origine. Nel corso dell’anno precedente erano stati organizzati corsi per i docenti affiancati da formatori universitari, che si erano conclusi con l’impegno a seguire un progetto di didattica interculturale. Con l’avvio del nuovo anno è stato deciso di organizzarne altri. La scuola possedeva già un protocollo dettagliato riguardo all’accoglienza dei ragazzi stranieri, fatto di inserimento, primo incontro, incontro con i genitori, laboratori di italiano. Nella sperimentazione che viene effettuata sulla classe prima si decise di procedere ad una valutazione iniziale che non fosse basata esclusivamente sul livello di competenza nella lingua italiana ma anche a livelli relazionali : è stata utilizzata una scheda con riportate varie abilità, che avrebbero dovuto compilare tutti i ragazzi della classe. Successivamente il percorso didattico è stato pensato in prospettiva interdisciplinare : sono stati ripensati i vari programmi didattici, senza stravolgerli, e badando a non penalizzare gli studenti più dotati, privilegiando in particolare le discipline di italiano e inglese. Sono state realizzate diverse lezioni nelle quali partecipavano entrambi gli insegnanti delle due discipline : l’aula è stata organizzata riunendo i banchi in modo da formare 3 tavoli con sedie, e gli allievi suddivisi in 3 gruppi, coloro che avrebbero utilizzato solo la lingua inglese e due gruppi misti italiani-stranieri, coordinati rispettivamente dall’insegnante di lingua inglese il primo e gli altri due da quello di italiano e dall’educatore. I 3 coordinatori chiedevano ai ragazzi di parlare della propria vita e di riconoscere se ci fossero dei punti in comuni tra abitudini di casa e le abitudini della scuola. Agli studenti di tutti e 3 i gruppi è stato chiesto di esprimere i diritti che secondo loro avrebbero dovuto essere soddisfatti per vivere bene nell’ambiente scolastico e le conclusioni sono state trascritte su un cartellone. Da qui i 3 coordinatori notarono che non tutti i ragazzi sapevano scrivere bene in corsivo e faticavano a leggerlo. Non era possibile dedicare lezioni all’imparare la scrittura in corsivo perciò si decise di formare un piccolo gruppo di studio alternativo che avrebbe svolto esercizi di grafia, e, per evitare che gli interessati si sentissero esclusi dal resto della classe, si decise di dire che questi esercizi erano in funzione di un gioco che sarebbe stato fatto tra più classi sulla scrittura e che alcuni avevano necessità di perfezionarsi. 1.13 La pedagogia interculturale come epistemologia inclusiva La pedagogia interculturale, attraverso il dialogo e la collaborazione fra aree disciplinari diverse, prosegue nel suo compito di attivare un pensiero che riconosce i diritti di tutti, aiuta all’ apprendimento e include. L’obiettivo delle ultime normative dovrebbe consentire ai ragazzi che arrivano in Italia di aggiungere un’INTEGRAZIONE che non comporti l’annullamento del proprio patrimonio culturale e linguistico. 2.1 Diversi sistemi di credenze e condotte morali, di Natoli Ragionare riguardo all’intercultura significa ragionare su qualcosa di irreversibile, un fenomeno che può essere portato a buon esito in quello che può essere chiamato ‘il futuro lussureggiare dell’ ibrido’ oppure che sfocerà nel conflitto. La storia muova a favore dell’ibridazione, pur dopo una serie di conflitti. Più andiamo indietro nel tempo, più ci assomigliamo, e bisogna far riemergere questa comune umanità, questa somiglianza oltre la diversità. Un compito significativo dunque è evidenziare la dimensione del comune a fronte del diverso. La combinazione dei determinati riti, attività, credenze condivise da un popolo viene chiamata memoria culturale, ed è ciò che fa si che un popolo sia considerato come tale. La memoria culturale passa attraverso le generazioni e permane. C’è una tendenza a sopravvalutare la propria memoria culturale, sottovalutando le altre, e ciò può causare il conflitto. Tramite la contaminazione può svilupparsi una vicinanza tra popoli, avvicinandosi ad altri come se non fossero inferiori rispetto a noi ma in un’ottica di esplorazione e di reciproco rispetto. 2.2 Costruire la mente multiculturale : nuove frontiere digitali, di Zurloni, Mantovani, Realdon La mente multiculturale è una mente che riesce ad essere contemporaneamente versatile, aperta, complessa, tollerante, in grado di sfruttare diversi modelli per comprendere le diverse ideologie, i di versi stili comunicativi e per regolare i rapporti personali. Nonostante l’imponenza dei processi migratori in atto, la grande maggioranza delle persone, al giorno d’oggi, possiede una mente monoculturale, allenata cioè a funzionale solo secondo il modello specifico di un territorio. Poche persone hanno avuto l’occasione di fare esperienza di una cultura diversa dalla propria e questi soggetti biculturali sono in grado di transitare da una cultura all’altra in relazione al contesto e, nel momento in cui attivano la cultura scelta, pensano e agiscono come se nella loro mente esistesse solo quella, mentre in realtà hanno una capacità rapida di cambiamento, sono dinamici. L’ esposizione costante e la pratica attiva sono condizioni essenziali per arrivare a possedere una mente biculturale. Progetto ‘costruire una mente multiculturale’ E’ stato realizzato in Bicocca e basato su un approccio in cui i ragazzi avrebbero dovuto assumere alternativamente i modelli culturali dell’altro gruppo in questione, per alimentare la consapevolezza che il proprio punto di vista riguardo la realtà non è unico e giusto a prescindere, ma che esistono varie prospettive. I Serious game sono esperienze interattive che, tramite simulazioni virtuali, permettono di vivere esperienze specifiche con la forma del gioco. 2.3 Convivenza fra lingue, convivenze fra parlanti, per un’ecologia linguistica e interculturale, di Iannaccaro Con ecologia linguistica si intende lo studio dell lingue considerate nel loro ambiente e la relazione tra esse e spazio, tempo, religione, società. Il concetto di sistema ecolinguistico significa che le lingue vanno studiate e capite in relazione all’ambiente nel quale sono parlate. Esistono migliaia di lingua al mondo, non è possibile stabilire il numero esatto, in quanto non si sa bene cosa qualifica una lingua : se considerare come tale quelle romanze, quelle ufficiali, o anche i vari dialetti. Ciò a cui però bisogna tendere è la facilitazione della vita linguistica e culturale del parlante e portare alla nostra attenzione la tutela e la considerazione di tutti i codici linguistici e scelte di una determinata comunità. 2.4 Le lingue dei cinesi d’Italia, di Arcodia La storia linguistica della Cina presenza somiglianze con quella italiana : fino a tempi recenti la gran parte della popolazione cinese non utilizzava una lingua nazionale per la comunicazione ma dialetti e la lingua nazionale veniva utilizzata come lingua per lo scritto. La scuola era uno dei luoghi privilegiati per la diffusione della lingua cinese scritta. La scrittura, in Cina, ha sempre avuto la funzione di collante della nazione, e i dialetti sono sempre stati visti non di buon occhio, sia come potenziale elemento di divisione e perché poco eleganti. L’esplosione della migrazione cinese in Italia inizia verso la fine degli anni 80 e, tra i vari cinesi che si trasferiscono, si evidenziano 3 gruppi principali provenienti da 3 regioni diverse della Cina, differenti sia per dialetto parlato sia per livello di istruzione. Attualmente la città con la maggior presenza cinese è Milano, il comune con la maggior parte è Prato e a seguire Roma. Tra i migranti cinesi che scelgono come meta ‘Italia, non è strano che pochi abbiano una minima comprensione del cinese standard e che comunichino in dialetto tra loro. La prima generazione di migranti ha una minima comprensione dell’italiano come della lingua standard cinese ed è caratterizzata dall’uso del dialetto della propria zona, mentre per la seconda generazione nata in Italia la lingua madre è l’italiano e il dialetto cinese è la lingua parlata in famiglia. 2.5 Lento e veloce, Yin e Yang : il rispetto dei tempi individuali nei processi educativi, di Salvati Si nota, nei discorsi degli operatori scolastici, una difficoltà da parte degli alunni, di sostare con calma e pazienta nelle determinate situazioni e risulta più difficili per essi stare a contatto con una generazione abituata a una comunicazione veloce, basata su chat ed sms. Siamo immersi in un contesto caratterizzato dal binomio lentezza-velocità, nel quale dovrebbero possedere un valore entrambe, che può essere collegato ad alcuni aspetti del Tai Chi Chuan. In questa arte orientale lo disorientamento. Il modo migliore di gestire lo shock culturale è accettare che ogni cultura ha dei propri modi di fare e che esistono infiniti modi di fare una determinata cosa, non migliori o peggiori, solo diversi. Se le differenze tra le culture non vengono riconosciute, creano ostacoli, ma se vengono comprese e gestite in modo opportuno possono dare il via a un dialogo positivo e ad una sinergia costruttiva. Per giungere a questa sinergia è necessario riconoscere le differenze e lavorarci. Il modello MBI è composto da 3 principi basilari di interazione utili per lavorare insieme : - Map : mappare e riconoscere le differenze altrui, trascrivendole - Bridge : costruire un ponte tra noi e gli altri per una reciproca comprensione, spostandosi dalla nostra prospettiva, per adottare anche le altre - Integrate : integrare, accogliere e assorbire le diversità 3.7 Apprendere dall’esperienza : la cultura d’impresa è interculturale, di McAndrews L’idea di leadership nella nostra società è di solito prerogativa di politici e governi o organizzazione ma anche il settore privato, come il gruppo BMW è pronto a promuovere il dialogo interculturale e la cultura della diversità. Il gruppo BMW ha ideato workshop interculturale per informare i collaboratori su tematiche quali la differenza e il concetto di successo e di responsabilità nelle diverse culture, valorizzando la diversità come vantaggio competitivo di essa come azienda. 3.8 Essere ‘l’altro’ : l’esperienza di una scrittrice migrante L’industria editoriale ci ha abituato a considerarla sinonimo di esotico, come se i libri scritti da persone immigrate potessero raccontare solo di infanzie vissute nelle campagne, in fuga da guerre e con difficile integrazione nel paese d’origine. Spesso diversi libri che sono convinti di fare intercultura in realtà trasmettono solo stereotipi, ad esempio il bambino che dopo scuola va dal compagno di classe marocchino e trova la madre che cucina cous cous. L’autrice di questo saggio si è trasferita in Argentina. 4.1 Diversità culturali e altre idee di natura. Un breve percorso antropologico, di Van Aken I pericoli contemporanei che affronta l’antropologia sono legati alla strumentalizzazione della nozione di cultura, che rischia di diventare une verità assoluta, che nega il riconoscimento di altri e può diventare ragione di disumanizzazione dell’altro. L’idea ad esempio che chi perde casa perde in automatico la propria cultura è uno dei pregiudizi più attivi nell’assistenza all’aiuto umanitario. La persona viene ridotta a qualcuno a cui bisogna insegnare nuovamente tutto con le proprie idee. L’antropologia ha mostrato come diverse popolazioni non condividano le nostre idee di natura. Ci troviamo in un contesto di indifferenza ambientale, come se l’ambiente non avesse a che fare con le dinamiche interculturali. Vi sono alti modelli di socializzazione con l’ambiente rispetto alla nostra storia di pensiero che vede la natura come oggetto disponibile allo sfruttamento. Facciamo finta che essa sia a nostra disposizione. 4.2 Culturalmente : itinerari artistici verso l’interculturalità, di Bramani Questo è il titolo del progetto avviato in collaborazione tra due antropologi, un documentarista e un tecnico del montaggio, che ha previsto di valorizzare la produzione artistica di alcuni artisti stranieri tramite la realizzazione di diversi video e documentari. Inizialmente era stato proposto un lasso di tempo di 3 mesi per ogni artista o più artisti insieme, che poi è stato rivalutato. Il progetto punta a diffondere la capacità di questi artisti sconosciuti per promuovere un’immagine positiva dei ragazzi immigrati. 4.3 Le cronache della gamec : il mediatore, il museo e la porta, di Brambilla Ogni museo ha la sua etica. L’attività dei Servizi Educativi della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (GAMeC) di Bergamo si articola in progetti work in progress e iniziative volti a garantire l’accesso all’arte anche alle persone considerati ‘non visitatori’, tra cui persone con disabilità, migranti, detenuti, anziani, che si trovano al di fuori del museo. E’ stato creato il gruppo dei Mediatori Museali provenienti da diverse parti del mondo, con la funzione di facilitatore linguistico e di rimuovere gli ostacoli culturali e colmare le difficoltà comunicative. L’azione del Mediatore è anche quella di condurre percorsi interculturali rivolti a scuole, agli adulti e alle università. Il Mediatore è poi chiamato a fare della GAMeC un luogo il cui il rispetto dell’ascolto si fonde con la preziosità dei contributi di ciascuno. Il museo si apre così a nuovi utilizzi, grazie alla presenza di questa figura che, oltre ad accompagnare gli individui nei vari percorsi, dialoga con gli artisti. I Mediatori accompagnano al museo persone di varie zone del mondo, migranti di prima, seconda e terza generazione e percorsi di lettura delle opere a cui partecipano anche italiani, scuole, famiglie, universitari. 4.4 Dialoghi tra culture nel museo civico archeologico etnologico di Modena, di Zanasi Da alcuni anni questo museo di Modena ha intrapreso un percorso in chiave interculturale e al museo si sono intrecciati diversi progetti costruttivi e funzionali. Il museo di Modena è il tipico museo che rappresenta l’identità cittadina e ne tramanda la storia di generazione in generazione. E’ stata predisposta un’apertura verso i nuovi cittadini, tramite la creazione di 3 progetti : - Choose the piece : i partecipanti hanno vissuto per alcuni mesi momenti di incontro nel museo e a scuola, fatti di dialogo e discussioni produttive, che hanno portato alla scelta di un pezzo esposto nel museo. E’ stato permesso di togliere la barriera per permettere agli studenti di entrare in contatto con il pezzo scelto e, nel momento dell’esposizione, è stato realizzato un set fotografico ai soggetti con i rispettivi pezzi. - This land is your land : è il secondo progetto nel quale il tema è stato il pianeta Terra. - Strade : è il terzo progetto con tema le strade. 4.5 Nuovi sguardi in città : ipotesi di percorsi museali, di Cucuzza Il museo ha un ruolo importante nella creazione di un contesto interculturale, tramite la strutturazione di progetti che tengano conto delle reciproche diversità e valorizzando esperienze personali. Il museo è un luogo di formazione continua per insegnanti, educatori, genitori, adulti in generale, in un momento in cui tutti questi ultimi dovrebbero indirizzare la loro riflessione verso il territorio. Il museo può essere un importante risorsa nel creare percorsi personalizzati che favoriscano il pensiero interculturale in docenti e educatori. Progetto ‘nuovi sguardi’ Il progetto si promuove diversi obiettivi : promuovere capacità di osservazione, interpretazione del patrimonio, coinvolgere i vari partecipanti attivamente, comprensione di storie altrui, immedesimazione. L’attività è articolata in 4 fasi composte da più incontri : - sguardi e identità : si incoraggia la narrazione autobiografica nei partecipanti - luoghi del cuore : i partecipanti osservano le opere paesaggistiche e esprimono le proprie emozioni e racconti riguardo ai propri luoghi del cuore - luoghi significativi in città : ai partecipanti viene data una macchina fotografica e hanno il compito di fotografare 3 luoghi significativi in città - la mostra : viene allestita una mostra dal gruppo
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