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interpretazione del concetto di tempo di hegel, Appunti di Filosofia Teoretica

il concetto di tempo secondo hegel

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 14/05/2019

jessica_zuffanti
jessica_zuffanti 🇮🇹

4.2

(23)

27 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica interpretazione del concetto di tempo di hegel e più Appunti in PDF di Filosofia Teoretica solo su Docsity! G.F.W.HEGEL: TEMPO COME "CONCETTO CHE È LÀ" Diciamo subito che per Hegel il tempo come concetto non è perfetto in sé medesimo. Un primo punto fermo è questo: è impossibile comprendere il tempo partendo dai momenti dello Spirito: i momenti abbiamo detto, sono i momenti extratemporali. Essi sono l'articolazione logica dell'intero (nella Fenomenologia dello Spirito [Ed. Nuova Italia, trad. De Negri, 1993] =FdS): “Coscienza”, “Autocoscienza”, “Ragione”, “Spirito”, “Religione”, “Sapere Assoluto”) non sono una successione temporale. Un altro punto importante è che il tempo è omogeneo alla struttura della coscienza. Tra la coscienza e il tempo vi è una coincidenza. Quindi il cammino fenomenologico, che è il cammino della coscienza, è un cammino temporale. Questa coincidenza tra la coscienza e il tempo è affermata esplicitamente da Hegel quando dice che la coscienza è l'esserci dello Spirito, e altrettale è il tempo che è l'esserci del concetto. Dice esattamente a pag. 298 della FdS: "il tempo è il concetto medesimo che è là"; significa che il Concetto è nell'elemento dell'esserci, dell'esistenza, quindi il tempo è il concetto che si è esteriorizzato. Come la coscienza si rapporta a qualcosa in quanto la distingue da sé come altro —si tenga presente la struttura della coscienza che è distinzione da sé di un oggetto e poi rapportamento— anche il tempo ha una struttura del genere per Hegel. Anche il tempo è alterità e rapporto con esso, anche il tempo è differenza e superamento della differenza, questo lo vedremo meglio. Intanto però un punto deve essere fermo: la coscienza è nel tempo, la coscienza è tempo, ma la coscienza non comprende il tempo. Questa è un'altra cosa molto importante perché questa sovrapposizione di coscienza e tempo non porta Hegel ad una visione alla Kant, o alla S.Agostino secondo cui il tempo è distensione dell'anima, la quale è l'unica misura del tempo. Non c'è una soggettivizzazione del tempo in questa uniformità di coscienza e tempo in Hegel. E non è neanche la posizione di Kant che il tempo è qualcosa di ideale. Noi praticamente nel tempo siamo affetti in modo temporale dalle cose fuori di noi. Quindi diciamo che il tempo è senza interno, è la forma a priori della sensibilità nel senso che noi siamo affetti dalle cose una dopo l'altra, che la successione è uno dei modi (accanto alla giusta posizione) del nostro essere affetti dal mondo fuori di noi, però riguarda la struttura della sensibilità umana. Non è neanche questa la visione di Hegel. Tutta la sua cogenza si misurerà sul fatto che la concezione del tempo serve a fondare la concezione della storia. Ma tra tempo e storia che rapporto ci può essere? Una certa concezione del tempo può servire a costruire una certa concezione della storia, oppure diventano due concezioni banali, la storia diventa così il grande contenitore degli eventi umani? o cosa? Hegel invece è uno di quelli che penserà alla storia a partire dal tempo. Sulla base di questa visione, che troviamo qui approfondita nella FdS per cui il tempo è il concetto che è là, il concetto nell'esistenza esterna etc., noi possiamo arrivare a capire qual è per Hegel questo rapporto tra concetto e tempo, questo rapporto tra Spirito e tempo. Qui dunque parla di concetto e tempo, ma per Concetto si deve intendere la Scienza e ora vedremo anche questo cosa significa poi questa Scienza che si va a costruire, il rapporto tra sapere apparente - sapere reale, per cui appunto la Scienza sovratemporale è anche sempre temporale, questo è il problema no? La coscienza è nel tempo, ma non comprende il tempo, una cosa che Hegel dice molto chiaramente: "soltanto lo Spirito nella sua intierezza è nel tempo", FdS pag. 201 ; allora la coscienza è nel tempo, ma non comprende il tempo: per comprenderlo bisogna innalzarsi al punto di vista della totalità. Solo nel compiersi del tempo si comprende il tempo e allora cominciamo a vedere come si articolano queste due affermazioni apparentemente contraddittorie di Hegel: il concetto è tempo, e il concetto toglie il tempo, lo abbiamo trovato nella famosissima affermazione hegeliana per cui: "il tempo è il concetto medesimo che è là perciò lo Spirito appare necessariamente nel tempo, appare nel tempo fintanto che non coglie il suo concetto puro, vale a dire finche non elimina il tempo", p.298; da un lato il concetto esteriorizzato, estrinsecato si temporalizza, si fa tempo, dall'altro il concetto supera questo suo esteriorizzarsi, e in questo suo estrinsecarsi il concetto che si compie o lo Spirito che perviene a sé stesso è un'eliminazione del tempo. Nel sapere assoluto lo Spirito si manifesta e si esteriorizza nel tempo; e la scienza —e questo è importante da capire, vista questa omogeneità tra la coscienza e il tempo —come lo Spirito, si esteriorizza nel tempo, così la scienza appare attraverso la coscienza. Tutto il discorso che si può leggere nell'introduzione della FdS. La scienza deve apparire, deve sorgere, ha un movimento, uno sviluppo, questo movimento e sviluppo della Scienza non è altro che il cammino della coscienza. E allora, come nel suo compiersi la coscienza si rivela Spirito, cioè in questo cammino della coscienza alla capire che l'estrinsecità temporale, quindi la realtà, in qualche modo è già sapere, ma lo è intrinsecamente, non consapevolmente (n.b. anche l'esserci di Heidegger è già sempre nella verità, ma non lo sa, e anche l'analisi esistenziale in un certo senso procede a “spirale”). Abbiamo visto tante volte che per la coscienza quella distinzione è il superamento della distinzione, quel distinguersi e rapportarsi per la coscienza è il travaglio del negativo, è il continuo dileguare delle varie posizioni, è tutto il cammino della fenomenologia. Questo travaglio del negativo inoltre è anche il trionfo del vero dice Hegel a pag. 37 della FdS, dove riprende questo tema del tempo. Quindi finché resta qualcosa di finito, di isolato, coscienziale, opponentesi, questo momento del distinguere e del rapportare (ritornare) è continuamente soggetto a dileguarsi, ma nella totalità questa pura libertà rispetto ad altro -che Hegel indica come la caratteristica del tempo- è l'assoluto stesso, è la coincidenza oltre la distinzione. E' come sé Hegel dicesse che tutta la realtà è fatta di distinzione e di superamento della distinzione. Finché questa distinzione e superamento della distinzione è qualcosa di finito: noi abbiamo un continuo mutamento, un continuo sviluppo, un continuo cambiamento. Ma quando questo mutamento e distinzione si compie nella totalità allora abbiamo l'autocoincidenza, la quiete. Quindi non c'è una diversità strutturale tra lo Spirito, L'Assoluto e la coscienza; sono fatti nello stesso modo però l'uno è finito e l'altro è infinito. Finché ci si muove nella coscienza, nel finito, abbiamo il dileguare il movimento, ma alla fine del processo abbiamo il compiersi e il realizzarsi del tutto. C'è una frase molto chiara dell'impostazione Hegeliana portato da Rosenckranz, biografo di Hegel: "Questa conoscenza di assorbire in sé tutta intera l'energia e il dolore dell'opposizione che per due millenni ha governato il mondo e tutti gli aspetti della sua formazione e di sollevarsi allo stesso tempo al di sopra di tale energia può essere offerta solo dalla filosofia" pag. 159; Quindi la filosofia è sia questo andare oltre questa energia del dolore e dell'opposizione sia nel tenerne conto. La filosofia deve stare in qualche modo sia dentro questo dolore che è il tempo, il luogo dell'opposizione, i cui termini sono interdipendenti e si danno senso reciprocamente, sia essere capace anche di totalizzarlo cioè di vederlo nel suo insieme e quindi di superarlo. Certo questa concezione di Hegel può essere interpretata (ma può anche non esserlo, Hegel non lo dice sia chiaro) come il divenire uomo di Dio (è comunque sempre bene evitare di intendere “Dio” nel senso più precipuamente religioso): questo concetto che si temporalizza, questo infinito che si fa finito è il Dio che entra nel mondo. Quindi Dio non resta estraneo alla storia del mondo ma vi entra. In questo modo cosa si conquista? Si conquista una cosa molto importante: che il tempo e quindi anche la storia sono dotati di senso; gli eventi le circostanze gli accadimenti non sono qualcosa di vano di casuale di completamente vulnerabile e accidentale. Il problema del legare tempo ed eterno è il problema di legare l'accidentale al necessario, quello che appare assolutamente contingente e casuale a ciò che è la fonte del senso. E' importante capire questo: Hegel è consapevole e definisce la storia "il banco del macellaio". Egli sa che la storia può essere nient'altro che una serie di rovine e di nonsensi e può essere il luogo dell'assurdo. Quante definizioni moderne della storia ci dicono che la storia è l'assurdo. Vari autori hanno sottolineato questo carattere di insensatezza della storia. Hegel in base a questa concezione può tentare di legare il non senso degli avvenimenti della contingenza, di ciò che è accidentale, con il senso. Gli avvenimenti in questo modo assumono significato: se gli avvenimenti, cioè il temporalizzarsi, sono l'estrinsecarsi del concetto e il venir meno dello Spirito, essi assumono allora significato. Ma in questo modo non assumono significato solo gli avvenimenti, ciò che è particolare: assume significato anche Dio, assume significato anche la totalità. Il mondo diventa capace di farsi storia, esce da una occasione che può essere mistica; al limite ineffabile. Tempo e riflessione sono allora questo procedere graduale dalla certezza di sé alla consapevolezza di sé. Questo tutto che si manifesta nel tempo, questo tutto che si fraziona nella serie temporale, questo senso ultimo che si traduce negli avvenimenti del mondo è un tentativo che fa Hegel appunto per mediare ciò che appare privo di significato e che invece è il fondamento ultimo.
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