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Interventi precoci riassunto riassunto, Schemi e mappe concettuali di Pedagogia

Interventi precoci- riassunto rias

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020

Caricato il 10/01/2022

Ninìohoh
Ninìohoh 🇮🇹

4.2

(18)

12 documenti

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Scarica Interventi precoci riassunto riassunto e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Interventi precoci: la Giocoterapia Focale ( GF) con bambini e genitori Gli ambiti inerenti l'alimentazione e l'evacuazione costruiscono luoghi privilegiati di incontro tra adulto e bambino. L’instaurarsi delle abitudini relative all’alimentazione e alla pulizia va considerato in intima connessione con la motivazione a fare da solo che si esplica nel contesto di un’armonica vita familiare. Questa condotta non mira a raggiungere un livello di prestazione ma semplicemente a fare in autonomia. Nella richiesta a fare da sé il vissuto del bambino è articolato in tre polarità: - il soggetto, fonte dell’azione - l'oggetto fisico sul quale dirige l’azione -l’adulto con il quale negozia i ruoli. La motivazione a fare da solo, per tradursi in comportamento, necessita di un adeguato stimolo, che in campo alimentare è la configurazione del cibo come qualcosa di piacevole da mettere dentro di sì e in campo evacuatorio come qualcosa da eliminare. Tale motivazione compare nel secondo anno per la condotta alimentare e nel terzo anno per la condotta di defecazione e di minzione. Le esperienze di autonomia di questo periodo possono essere definite esperienze di autonomia protetta, in cui il far da solo e il lasciarlo fare cessano appena il bimbo si sente minacciato dall'abbandono e i genitori dai pericoli oggettivi cui il figlio può andare incontro. Nel processo di crescita la tendenza evolutiva originaria, quale motivazione a fare da solo, può essere resa conflittuale o favorita dall'atmosfera familiare, che stimola e consente tramite precedenti e soddisfacenti esperienze di attaccamento. L’estrinsecarsi della motivazione a fare da solo appare collegata alla complessità dei legami tra sviluppo cognitivo, maturazione psicomotoria, piacere funzionale di esercitare le capacità cognitive e motorie e continui mutamenti e riorganizzazioni delle dinamiche relazionali all’interno del contesto familiare. La motivazione a fare da solo si coniuga al bisogno di essere bene inserito nell’armonia familiare. L'impossibilità di inserirsi senza attriti nella realtà dell’ordine della vita familiare può provocare nel bambino un senso di isolamento doloroso. Si possono scatenare comportamenti di protesta psicosomatica ( non voler mangiare, vomitare, non voler defecare, bagnare il letto), volti a segnalare l'inadeguatezza di chi lo accudisce e a riconquistare l'autonomia perduta. Il comportamento di protesta pur esprimendo l’esigenza di compiere un atto indipendente, testimonia la dipendenza dell’adulto che si impone con le sue regole. Si maniente un centramento sull’adulto e il bambino non riesce a raggiungere l’autonomia desiderata. Alimentazione: Il bambino deve percorrere insieme alla mamma un lungo cammino prima di poter regolare la propria alimentazione, dalla fase dell’allattamento a quella dello svezzamento, deve passare dal nutrirsi succhiando al nutrirsi masticando per poi giungere al nutrirsi da sé fino al partecipare alla mensa dei familiari. a. Da nutrirsi succhiando al masticando Solitamente verso il 4\5 mese l'allattamento materno o artificiale viene integrato da cibi di consistenza più solida, somministrati con il cucchiaio. Le poppate vengono sostituite gradualmente e questo processo si completa verso la metà del secondo semestre. Il raggiungimento del cibo è fuori dal controllo diretto del bambino e la discontinuità del suo arrivo in blocca implica un'attività reciproca con la madre che fornisce compiti nuovi. Il piccolo deve abituarsi alla discontinuità attendendo l’alimento che ora vede avvicinarsi al cucchiaio, il cui contenuto deve imparare a vuotare tenendo le labbra unite per scolmarlo e non più succhiando. Il cibo deve essere somministrato con un ritmo adatto alle nuove esigenze del bambino. Nutrirsi da sé Solitamente dal 9 mese il bambino accetta e scopre cibi nuovi. Si osservano i tentativi di afferrare il cibo con le mani, si interessa al pasto e tenta di parteciparvi. Acquisisce la capacità di mangiare con il cucchiaio attorno all'anno e mezzo ( anche prima direi) e verso i 2 anni rifiuta frequentemente l’aiuto. Il bambino si sente stimolato a stabilire un contatto attivo e personale con il cibo che si traduce nei tentativi di afferrarlo durante i pasti. Vuole nutrirsi da solo. La madre deve favorire questi tentativi di autonomia ritirandosi nello sfondo. Il voler fare da solo si accompagna ad un’intensa coscienza di Sé. Il sentimento di sicurezza può attraversare una crisi se il comportamento materno ostacola l’attività spontanea durante il pasto. Il bambino può reagire rifiutando il cibo come protesta alla violazione del proprio spazio di autonomia. apparenti e momentanei. Il clima affettivo è spesso improntato ad una certa rigidità e freddezza e all’uso della riprovazione in caso di fallimenti. La precoce richiesta rispetto alle effettive possibi del bambino tende a creare delle ferite al narcisismo infantile, promessa di future difficoltà nell’acquisizione dell’autostima e può essere fonte di un intenso sentimento di vergogna. Il linguaggio degli sfinteri diventa spesso il modo privilegiato di espressione dei conflitti con l’ambiente e l’atto evacuativo viene sempre più a caricarsi di quella ambivalenza emotiva già presente nel bambino. Viene favorita la comparsa di condotte ion cui può dominare l’aspetto del non controllo o del trattenimento. Vi sono molti casi di bambini con disturbi evacuativi cresciuti in climi eccessivamente indulgenti e con alta tolleranza verso lo sporcarsi del bambino e casi in cui domina un clima di abbandono e trascuratezza. L'indulgenza è solo apparente, perché si scopre una difficoltà del genitore ad abbandonare le cure materne primarie e ad affrontare il processo di separazione dal bambino, mentre nei casi di abbandono e trascuratezza il disturbo a livello degli sfinteri appare come una delle conseguenza della mancata interiorizzazione di figure adulte significative sotto forma di regole educatrici e il quadro d'insieme si impone per le gravi carenze psicoaffettive. Momento centrale nella comparsa del disturbo è la modalità di interazione tra adulto e bambino. Bisogna tenere in considerazione i valori e le esigenze del contesto sociale e famigliare, la presenza di fattori accidentali quali infezioni e patologie alle vie urinarie o intestinali pregresse o concomitanti all'educazione degli sfinteri. Prevenzione dei disturbi in campo alimentare La prevenzione dei disturbi alimentari in età prescolare può partire da una buona informazione sia ai genitori sia agli specialisti. Il pediatra costituisce un punto di riferimento fondamentale per la coppia bambino\genitore, in quanto assume il ruolo di contenitore delle ansie materne circa lo sviluppo globale psicofisico del piccolo. Per i disturbi alimentari in età prescolare è l'osservazione diretta di sequenze interattive bambino\adulto ad aiutare lo specialista a comprendere lo stile relazionale dei membri della diade e il significato sotteso ai comportamenti disturbati, intervenendo con suggerimenti mirati a modificare il comportamento genitoriale e a riattivare una sintonizzazione affettiva tra adulto e bambino. Tale atteggiamento permette di comprendere quando un comportamento alimentare disfunzionale può rientrare in un disturbo di tipo reattivo alle modalità interattive dell’adulto. Il disturbo reattivo può essere sbloccato dal pediatra mediante il contenimento delle ansie genitoriali e tramite consigli educativi orientati a modalità di alimentazione più adeguate alle esigenze del bambino. Il pediatra, attraverso l'osservazione, potrà valutare le manifestazioni patologiche che, implicano una ben più severa patologia relazionale e che necessita di un intervento specifico dello psicologo clinico o del neuropsichiatra infantile. Durante l'allattamento il bambino mette dentro di sé il nutrimento fisico e le sensazioni di benessere legate al sentimento d’amore che la madre ha per lui. Tali sensazioni provengono dall’incontro dei corpi e dall’intreccio degli sguardi. È importante che si aiuti la madre ad assumere, durante l’allattamento, una postura comoda che permetta di mantenere l'incrocio di sguardi con il bambino. Durante lo svezzamento si può far notare alla mamma la fatica e l'impegno del piccolo per la conquista di questo nuovo modo di alimentarsi, sostenendo la mamma a rispettare i ritmi e i tempi del bambino, limitando i tentativi della mamma di aggirare l'ostacolo cercando di distrarre il bambino con giochi vari mentre lei tenta di imboccarlo. Tale attività richiede un impegno coniugato e costante di madre e bambino verso una meta comune, che è il piacere di un'alimentazione maggiormente adeguata alle nuove tappe di sviluppo. Dai 9-10 mesi il bambino scopre il piacere di nutrirsi da solo. Si può agevolare questa tappa, spiegando allamamma le nuove esigenze del bambino di voler fare da solo. Suggerendole di porre sempre davanti al bambino un piatto con piccole quantità di cibo, con cui possa prendere contatto diretto, anche se la mamma lo aiuta imboccandolo da un altro piatto. Consigliandole di mantenere un atteggiamento congruente durante tutti i pasti del bambino fino ad acquisizioni raggiunte, non privandolo della possibilità di prendere contatto diretto con il cibo. Nel secondo anno di vita il bambino comincia ad avere il senso dell'ordine per gli oggetti e gli eventi familiari cui partecipa attivamente: il bambino fa parte dei commensali. Stare a tavola insieme, rispettare le nuove esigenze di partecipazione, aiutarli a capire che certe richieste ( come stare a tavola tutti allo stesso posto) sono tappe fondamentali per il raggiungimento di un comportamento autonomo e adeguato in campo alimentare che procede parallelamente allo sviluppo del Senso di sé e degli Altri. Quando tali modalità di sostegno preventivo non risultano sufficienti ad attivare un adeguato comportamento alimentare, è opportuno avvalersi del trattamento specialistico dello psicologo clinico o della neuropsichiatria infantile. Prevenzione dei disturbi in campo evacuatorio L'addestramento alla pulizia dovrebbe iniziare nel periodo più favorevole, posto dallo sviluppo maturativo, evidenziato dal fatto che il bambino cammina con una certa sicurezza, non sia bagna più ad ogni ora, avverte le proprie necessità corporali e le sa chiaramente manifestare. Un momento propizio per il controllo della minzione è quello del risveglio mattutino. Per la defecazione invece l'osservazione ripetuta consente di stabilire le ore nelle quali avviene abitualmente. Non insistere se non riesce. Il bambino deve essere vestito in modo da permettergli di evacuare senza rincorrere continuamente all’aiuto dell’adulto. Prima di andare a dormire è bene ricordare che il letto deve rimanere asciutto: si dovrà consigliare al bimbo di vuotarsi, anziché sgridarlo al mattino. Nella notte non deve essere disturbato almeno che non dia chiari segni di disagio attribuibili a necessità corporali. Quando l'educazione alla pulizia viene condotta secondo questi criteri il controllo degli sfinteri avviene entro 10\15 giorni. L’enuresi, l’encopresi e la stipsi psicogena sono disturbi del comportamento a espressione somatica che segnalano una situazione di difficoltà nel normale sviluppo affettivo- relazionale del bambino. È accertata la tendenza del sintomo sfinterico a regredire spontaneamente nel corso dello sviluppo ma in alcuni casi il sintomo può durare a lungo tempo e avere ripercussioni sulla qualità della vita del futuro adolescente e adulto. Nelle forme di enuresi ed encopresi secondarie e intermittenti si può giungere in breve tempo a sostanziali modifiche del quadro clinico una volta che si sia giunti a un chiarimento degli eventi stressanti che hanno facilitato la regressione del comportamento, dei vantaggi secondari che il bambino può trarre dal farsela addosso e di eventuali atteggiamenti incongrui dei genitori che possono avere favorito la perpetuazione del sintomo. Per i più piccoli, perché la funzione evacuativa si regolarizzi, è possibile consigliare alla mamma un’ora di gioco al giorno con il figlio, stando in quel tempo, realmente a sua disposizione. Ciò accade quando l’enuresi o il trattenere le feci coincide con ripetute separazioni indesiderate dalla mamma. Nei casi di enuresi notturna la prescrizione di farmaci, la riduzione dell’apporto idrico serale, il risveglio notturno o altri interventi di ordine generale hanno senso solo se non favoriscono un'ulteriore passività del bambino verso il sintomo e a patto che vengano offerti come un sincero interessamento alla sua guarigione e non come punizione. Un aiuto psicologico ad orientamento psicoanalitico, che si proponga una rielaborazione delle problematiche conflittuali, è quasi sempre
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