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Introduzione a Barthes, Sintesi del corso di Semiotica

Riassunto dettagliato del libro "Introduzione a Barthes"

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016
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Caricato il 01/06/2016

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Scarica Introduzione a Barthes e più Sintesi del corso in PDF di Semiotica solo su Docsity! INTRODUZIONE A BARTHES CAP1-IL DESIDERIO DI SCRIVERE Paragr. 1 Lo scrivere e la scrittura hanno avuto il loro ultimo grande cantore in Roland Barthes, che non solo vi ha dedicato la sua riflessione teorica, ma si è profondamente identificato con il mestiere della scrittura. Il ruolo cruciale che la scrittura ha investito nella vita di Barthes è evidente nell'opera che traccia la sua autobiografia, "Roland Barthes par Roland Barthes", divisa tra la parte destinata alla memoria (infanzia e giovinezza dell'autore), e il momento in cui l'ingresso nella vita adulta coincide con quello nel mondo della scrittura: la prima parte è raccontata soprattutto attraverso fotografie dell'autore, mentre in seguito si afferma per l'autore l'immaginario legato alla scrittura. Nella stessa opera, Barthes ripercorre la propria storia di intellettuale, segnando autori di riferimento, generi di scrittura praticati e opere scritte: attraverso una rappresentazione del proprio percorso negli anni secondo una scansione di fasi, si rende intellegibile. Il primo autore di riferimento citato da Barth è Gide: la tensione morale e l'anticonformismo che lo caratterizzano affascinano fortemente Barthes, il quale apre l'excursus del suo percorso intellettuale citandolo in relazione al compimento della sua fase "la voglia di scrivere". Tuttavia, il lavoro intellettuale di Barth si muove sempre alla ricerca di nuovi terreni di riflessione e di nuovi linguaggi: dalla militanza critica condizionata dall'idea sartriana di impegno e dall'ideologia marxista (fase della mitologia sociale), si passa alla ricerca semiologica e linguistica (semiologia), dal successivo ritorno alla critica letteraria (testualità) fino alla progressiva tematizzazione del piacere di una scrittura liberata dalle costrizioni disciplinari o di genere (moralità). Ogni fase illustrata è reattiva rispetto all'altra, priva di continuità o di un sottinteso progresso: Barthes, infatti, avverte la costante necessità di prendere le distanze da tutto ciò che diviene stereotipo, prassi. Paragr. 2-3 Il distacco netto che Barthes sancisce nei confronti della prassi, è ben evidente anche nel suo primo libro pubblicato "Le degrè zèro de l'ècriture", in cui prende le distanze dalla visione sartriana per cui la letteratura dovesse essere prassi, cioè azione e impegno militante all'interno di una visione politica totalizzante. Barthes rifiuta ogni visione di linguaggio che lo ponga come strumentale rispetto ad altro: la ricerca formale non è posta a beneficio della denuncia della falsa coscienza, ma è di per sé luogo dell'impegno, in senso più morale che politico. L'idea di grado zero gli permette di ripensare impegno politico e responsabilità letterari all'interno di uno spazio utopico: in tal contesto la scrittura è una terza dimensione oltre la lingua e lo stile, uno spazio in cui lo scrittore può esercitare la propria libertà di scelta tra la lingua e lo stile che, invece, hanno carattere costrittivo. Lo scopo ultimo è, per Barthes, rompere la scrittura borghese, perseguendo una scrittura bianca, immacolata e, a differenza di quella borghese, priva di ogni schiavitù un ordine manifesto del linguaggio. Nella storia della scrittura abbozzata nel "Le degrè zèro de l'ècriture", ricorre spesso il nome di Michelet, grande storico e scrittore francese, considerato da Barthes come colui che ha dato avvio a un’etnologia della Francia attraverso l’interrogazione degli oggetti ritenuti più naturali quali il cibo, i visi o i vestiti: attraverso un costante gioco di metafore, Barthes descrive il lavoro e le tematiche costanti che emergono dalla sua opera. CAP2-LA MITOLOGIA SOCIALE Paragr. 1 Mythologies (1957) è una raccolta di interventi pubblicati nella II metà degli anni '50, che analizzano aspetti della società di massa e sono collegati da un saggio finale (Il mito, oggi) che rilegge i vari materiali da un punto di vista semiologico. L'opera unisce la sottigliezza interpretativa di Barthes a un'accattivante scrittura e, analizzando le manifestazioni più varie della quotidianità francese degli anni '50, si propone di smascherare l'ideologia borghese nella sua forma più sottile e pervasiva, che s'insinua nelle apparenze delle ovvietà quotidiane e che tende a far passare come naturale ciò che invece non lo è. Barthes, attraverso lo studio di articoli di giornale, foto, film, mostre e mitologie, illustra il mosaico di una quotidianità da un lato legata a una tradizione d'identità nazionale piccolo-borghese e dall'altro già pervasa dal nuovo immaginario dei consumi e delle comunicazioni di massa. In particolare, egli ne analizza i tratti in apparenza ingenui ma in realtà ipersignificanti di una medesima ideologia e di un sistema di valori storicamente trasmesso ma tendente a presentarsi come immobile ed eterna legge naturale. La supposta innocenza di tutti questi segni e la loro naturalezza che invoglia alla complicità è intesa come l'effetto costruito dall'ideologia della cultura di massa, considerata dall'intellettuale come il degrado dell'ideologia borghese, demistificata dal puro consumo. La vita quotidiana si presenta quindi come tributaria dell'immagine che la borghesia si fa dei rapporti tra l'uomo e il mondo: le norme borghesi vengono vissute dalla Francia degli anni '50 come leggi evidenti di un ordine naturale, più la classe borghese propaga le sue rappresentazioni, più queste diventano natura. Viene presentato l'esempio dei matrimoni aristocratici e borghesi, che assolvono la funzione ancestrale della festa nuziale, attraverso cui si mette in scena l'unione di due famiglie e ricchezze. Il matrimonio d'amore, invece, diventa interessante se implica rinuncia: l'unione di Miss Europa '53 con l'amico d'infanzia ora elettricista rilancia la gloria naturale della coppia e la scelta di un futuro modesto dopo il successo. L'idea persistente che viene trasmessa è comunque quella del matrimonio come punto di arrivo naturale dell'accoppiamento. Per spiegare il fenomeno di "estetizzazione del quotidiano" determinato dall'ideologia borghese, Barthes utilizza la nozione di mito, narrazioni tanto più efficaci quanto più il loro significato e le loro funzioni restano inconsci. Nella sua riformulazione strutturale, il concetto di mito permette di organizzare in modo omogeneo materiali non immediatamente assimilabili ( articoli di giornali, scoop pubblicitari, incontri sportivi...) e di cogliervi modalità di costruzione e di diffusione del senso : essendo tutti questi fenomeni accomunati dalla circolazione nella società, presuppongono una coscienza significante comune. Su questa base può dissolversi l'opposizione fra fenomeni di significazione (dotati di significato a prescindere da un'intenzione esplicita di comunicazione) e fenomeni di comunicazione, coscienti e intenzionali. Per Barthes, così come il segno linguistico di Saussure possiede valore relazionale rispetto agli altri elementi del sistema ed esprime un valore di scambio poiché permette di trasmettere contenuti attraverso espressioni linguistiche, anche oggetti non linguistici possono assumere questo tipo di valore, in quanto qualsiasi materia può essere arbitrariamente dotata di significato. In tal contesto, la semiologia viene definita come una scienza delle forme, perché studia certe significazioni indipendentemente dal loro contenuto. Nel mito non solo vi si può riscontrare lo schema tridimensionale di significante, significato e segno concettualizzato da Saussure, ma il sistema del mito si edifica su un sistema semiologico secondo, in cui l'unione di significante+significato diventa il significante che veicola un altro significato. Inoltre, il mito è considerato anche un metalinguaggio, una seconda lingua nella quale si parla della prima. Nell'offrire una rappresentazione dei due aspetti del mito, di linguaggio secondo e di metalinguaggio, Barthes fa riferimento alle nozioni di connotazione e di metalinguaggio, evidenziando il meccanismo di stratificazione che consente al mito di stabilire le sue significazioni installandosi parassitariamente su significazioni anteriori. Il concetto mitico è un sapere confuso formato da associazioni indefinite: la sua instabilità è funzionale all'appropriatezza del mito, cioè al determinato tipo di pubblico a cui è rivolto. Esso può essere espresso da molti significanti diversi ma conserva un rapporto con il senso precedente, che non cancella ma piuttosto deforma: la parola mitica è definita come il risultato della corruzione del segno, dal momento in cui viene arbitrariamente introdotto in quest'ultimo una motivazione basata su qualche forma di analogia. Il risultato è una forma di neutralizzazione dei segni, che fa sì che il consumatore di miti prenda per fattuale ciò che è semplicemente semiologico. Paragr.2 Il teatro Nella Francia depressa degli anni '50 il teatro sembra essere lo spazio culturale in cui il popolo si possa riunire e riconoscere. Barthes definisce la cultura come l'unità dello stile artistico in tutte le manifestazioni vitali di un popolo: tale armonia egli la individua nella tragedia greca, sminuita dalla tragedia del XVII secolo. Nella contemporaneità solo lo spettacolo sportivo è paragonabile alla tragedia antica, per la grande passione collettiva e morale, per l'uso esteriore dei segni, puri e chiari. Oltre le passioni scatenate dall'evento nel suo accadere, oggetto di interesse per Barthes è la costruzione di collettività, del tifo e la vertigine del gioco sul gioco. Barthes si sofferma su un incontro di catch, rappresentazione più che lotta effettiva: la centralità del punto di vista dell'osservatore accomuna l'evento sportivo allo spettacolo teatrale. Per Barthes la virtù del catch è quello di essere uno spettacolo eccessivo, in cui si ritrova l'enfasi propria dei teatri antichi: il pubblico si accorda spontaneamente alla natura spettacolare del combattimento, si disinteressa altamente di sapere se l'incontro sia o meno truccato e si abbandona alla prima virtù dello e a tutti i sensi, metafora senza freno; attraverso la Tour Eiffel, l'uomo esercita la grande funzione dell'immaginario, che è la propria libertà, poiché nessuna storia, per quanto oscura, ha mai potuto sottrargliela". Con il metodo della sintesi degli opposti, egli mitizza la Tour, unica in quanto simbolo di Parigi e al tempo stesso elemento fra gli altri in una lingua universale del viaggio. Nella sua analisi, fondamentale è il tema dello sguardo: la Torre trasgredisce la separazione abituale tra vedere ed essere visto in quanto è oggetto quando la si guarda ma oggetto che vede quando la si visita. Paragraf.2: verso una translinguistica Gli "Eléments de sèmiologie" rappresentano il primo tentativo organico da parte di Barthes di sviluppare l'auspicio espresso da Saussure riguardo la costruzione di una scienza generale dei segni. Un grande tema con cui si scontra Barthes in questo libro è quello dell'autonomia dei diversi sistemi di segni rispetto al linguaggio verbale, in quanto quest'ultimo gli appare comunque dominante così da rovesciare l'ipotesi saussuriana di costruire una semiologia generale che inglobi la linguistica come sua parte: piuttosto sarà la semiologia, concepita come una translinguistica, a dover essere parte della linguistica. Per Barthes è possibile dar ragione di senso di immagini e oggetti non linguistici solo attraverso la mediazione linguistica che attribuisce loro una nominazione. Inoltre il linguaggio possiede una funzione metalinguistica, in quanto è in grado di spiegarsi utilizzando esclusivamente i propri mezzi. Muovendo da questi presupposti, la semiologia è da considerarsi come una parte della linguistica e, precisamente, quella parte che ha per oggetto le grandi unità significanti del discorso. Barthes si propone di trarre dalla linguistica alcuni concetti analitici ritenuti utili a priori ad avviare la ricerca semiologica: Langue e Parole, Significato e Significante, Sintagma e Sistema, Denotazione e Connotazione. 2.1 Langue e Parole Nel passaggio dalla linguistica alla semiologia, Barthes avverte la necessità di introdurre delle modifiche nella dicotomia saussuriana di langue e parole, e ne sperimenta la pertinenza su tre grandi sistemi di significazione: la moda, il cibo, il mobilio. Nell'ambito della moda, propone di distinguere fra tre differenti sistemi: il vestito scritto, descritto dal giornale per mezzo del linguaggio articolato; il vestito fotografico, pubblicato sul giornale senza descrizioni; il vestito indossato. Ripartendo dalla distinzione langue/parole, nel primo caso non c'è parole: il vestito descritto dal giornale non esprime una esecuzione individuale delle regole della moda, ma una sorta di langue il cui codice è elaborato da un gruppo di decisione. Nel vestito fotografato la langue emana sempre dal fashion group ma, essendo indossato pur sempre da una modella, esso si presenta come pseudo-reale, ad uno stadio semi-sistematico. Solo nel vestito indossato si ritrova la distinzione tra langue e parole, tra la possibilità combinatorie previste dal sistema e un'esecuzione individuale. La langue vestimentaria è costituita dalle opposizioni di capi o dettagli la cui variazione determina un mutamento delle regole che presiedono l'associazione di essi, mentre la parole comprende il portamento individuale e tutti quei casi di "fabbricazione anomica". La soluzione che Barthes avanza rispetto all'insufficienza semiologica della distinzione fra pertinenze di langue e parole è quella di rappresentare i sistemi semiologici della moda come la concatenazione di tre piani: della materia, della lingua e dell'uso. Nel Systèm de la mode, oggetto di analisi è la moda scritta, considerata come il luogo in cui si verifica la traduzione fra i diversi sistemi. Per quanto riguarda il cibo, la langue alimentare è costituita dalle regole di esclusione, cioè opposizioni significanti di unità ancora da determinare, e dalle regole di associazione. Essa può essere sia simultanea (al livello di un singolo piatto), si a successiva (al livello di un menù). Vanno considerati anche i protocolli d'uso, una specie di retorica alimentare per cui certi cibi sono fortemente associati a determinate circostanze sociali. La parole alimentare comprende variazioni personali di preparazione e di associazione che fanno pensare all'esistenza di veri e propri idioletti culinari, ossia di un linguaggio parlato al limite da un solo individuo. Il menù del ristorante è un esempio del rapporto tra langue e parole in quanto è uno schema di posizioni che organizza i cibi in paradigmi, da cui ogni cliente seleziona il proprio sintagma. Nell'ambito del mobilio, decisiva influenza hanno i gruppi di potere, in quanto determinano la produzione in base alla massima standardizzazione, soprattutto negli anni in cui Barthes opera: in tal contesto la parole è ridotta al minimo, mentre la langue è costituita dall'insieme delle possibili varianti di forme e di dettagli. La riflessione che consegue dall'analisi di tali sistemi è che in essi la langue sembra essere elaborata da gruppi ristretti di potere economico e di decisione mentre la parole, cioè la variazione individuali de di tali sistemi, è povera: viene così a costituirsi una grande sproporzione rispetto alla langue. 2.2 Significante e Significato Per lo studio del segno semiologico si rivela particolarmente feconda la riarticolazione hjelmsleviana del segno saussuriano, inteso come unione di significante e significato, nei termini di un piano dell'espressione (il significante) e di un piano del contenuto (il significante), a loro volta articolati in Forma e Sostanza. Molti sistemi semiologici presentano significati che ineriscono a una sostanza diversa da quella del proprio sistema, non immediatamente significanti ma a volte utilitarie: Barthes definisce questi casi funzioni-segno, in quanto per il solo fatto che c'è società ogni uso è convertito in segno di questo uso. Il significato Barthes definisce il significato distinguendo il segno tra la rappresentazione psichica, la cosa reale e il dicibile: il significato è quest'ultimo, ossia quel qualcosa che colui che impiega il segno intende con esso. In quanto tale, può essere definito solo all'interno del processo di significazione. Sul piano semiologico, le osservazioni di Barthes riguardano la difficoltà di rilevare un sistema di significati semiologici che non ricalchi quello dei significati linguistici e l'estensione dei singnificati semiologici: l'ipotesi suggerita è che da un sistema all'altro le grandi funzioni semantiche si corrispondono almeno parzialmente, essendo a loro volta governate da opposizioni di carattere più generale. A seconda delle diseguali competenze possedute dai consumatori di sistemi, quest'ultimi possono essere letti con differente profondità. Il significante Rispetto al significato, il significante è un mediatore, e quindi la materia che gli è necessaria. Mentre la sostanza del contenuto può essere immateriale, la sostanza del significante è sempre materiale, costituita da suoni, oggetti, immagini. La classificazione dei significanti è la strutturazione del sistema: Barthes estende la procedura hjelmsleviana ai sistemi semiologici, procedendo all'analisi del corpus attraverso la prova di commutazione, fino ad identificare le unità significanti minimali, classificarle in classi paradigmatiche e infine individuare le relazioni sintagmatiche che le collegano fra di loro. La significazione La significazione o semiosi può essere considerata come il processo che unisce significante e significato il cui prodotto è il segno. Interrogandosi sulla natura della mediazione tra significante e significato, Barthes riassume i termini del dibattito sull'arbitrarietà e conclude che, essendo l'associazione tra significante e significato necessaria all'interno di una lingua, la significazione risulta essere immotivata: in generale, si dirà che nella lingua il nesso fra il significante e il significato è contrattuale in via di principio, ma che questo contratto è collettivo, inscritto in una temporalità lunga e quindi naturalizzato. In semiologia, un sistema è arbitrario quando è stabilito non per contratto ma in base a una decisione unilaterale, mentre si dirà motivato quando la relazione fra significante e significato è analogica: Barthes pensa che al di fuori della lingua si possano incontrare sistemi semiologici motivati a diverso grado, oppure attraversati da una sorta di conflitto tra motivazione e immotivazione, o infine in cui l'analogico sia compenetrato dal digitale. Il valore Barthes riprende il concetto di valore elaborato da Saussure, per cui è possibile stabilire il valore linguistico attraverso differenze tra elementi dello stesso ordine (tutti i significati o tutti i significanti) o attraverso equivalenza fra elementi di ordine diverso (un significante e il significato che la lingua gli associa per formare un segno). Il senso, dunque, non è veramente fissato se non al termine di questa doppia determinazione: significazione (sostanza del contenuto) e valore (forma del contenuto). Muovendo da questo concetto, per Barthes la lingua è un oggetto intermedio fra il suono e il pensiero poiché consiste nell'unire l'uno e l'altro scomponendoli simultaneamente, ma è anche l'ambito della articolazioni: essendo il senso in primo luogo scomposizione, ne consegue che il compito futuro della semiologia è quello di ritrovare le articolazioni che gli uomini impongono al reale. 2.3 Sintagma e sistema Barthes riparte dall'idea saussuriana sui tipi di rapporto che uniscono i termini linguistici sui due piani di espressione e contenuto, quello dei sintagmi e quello delle associazioni, e approfondisce l'ipotesi elaborata da Saussure per cui i due tipi di rapporto potessero corrispondere a due forme di attività mentale, oltre la linguistica. Il sintagma Il problema su cui si concentra Barthes è quello della scomposizione del sintagma, primo asse del linguaggio: il senso può nascere solo da un'articolazione e il linguaggio è ciò che articola il reale, traducendo quanto si presenta come fenomeno continuo nella nostra esperienza in qualche cosa di discontinuo. La scomposizione del sintagma è fondamentale perché deve portare alla luce le unità paradigmatiche del sistema: per individuarle, Barthes si chiede se la prova di commutazione utilizzata in linguistica sia applicabile anche ad altri sistemi e conclude che, mentre in linguistica la prova di commutazione è facilitata dal fatto che si conosce il senso della lingua analizzata, in semiologia occorre avvalersi dell'aiuto di istituzioni di collegamento o metalinguaggi che possano fornire i significati necessari. Una volta definite le unità dei sistemi, occorre procedere all'individuazione delle regole che presiedono alla loro combinazione e distribuzione lungo il sintagma in quanto la libertà di parole, osserva Barthes, è sempre una libertà vigilata. Il sistema Passando a esaminare il secondo asse, quello del sistema, Barthes discute della differenzialità della langue in Saussure, concepita come fatto puramente negativo: nei sistemi semiologici, invece, le unità comprendono una parte positiva (il supporto della significazione) e una parte differenziale (la variabile). Ne conclude che la lingua è del tutto differenziale solo nel linguaggio articolato, mentre nei sistemi secondari la lingua è impura, comprende un aspetto differenziale a livello delle variabili, ma anche un aspetto positivo a livello dei supporti. L'assetto interno dei termini in un campo associativo riguarda è chiamato, in linguistica, opposizione: lo studio delle opposizioni riguarda i rapporti di somiglianza e differenza che intercorrono fra i termini delle opposizioni, a partire dai due grandi tipi di opposizione che si riscontrano nel linguaggio articolato, ossia quelle distintive fra fonemi e quelle significative fra monemi. La riflessione sull'aspetto sistematico è anche l'occasione per soffermarsi sul binarismo: la sua dominanza in tutti i linguaggi artificiali risulta più incerta nei linguaggi non artificiali, ed è dunque possibile pensare che rappresenti un tratto specifico del nostro metalinguaggio attuale. Barthes si sofferma poi sul tema della neutralizzazione e della tragressione del rapporto sintagma/paradigma: il primo riguarda il fenomeno per cui un'opposizione, per effetto del contesto, perde la sua pertinenza e smette di essere significante mentre, il secondo, invece, riguarda il gioco sintagmatico tra i termini alternativi di una paradigma, alla base di molti fenomeni di creatività. 2.4 Denotazione e connotazione Ogni sistema di significazione è descrivibile come un piano di espressione e un piano di contenuto, legati fra loro dalla relazione di significazione. Si possono avere due casi completamente diversi: nel primo, quello della connotazione, il primo sistema di significazione o denotazione diventa il piano di espressione o significante di un secondo sistema o, appunto, connotazione. Nel secondo caso, del metalinguaggio, il primo sistema, linguaggio o semiotica, diventa il piano di contenuto o significato del secondo sistema, metalinguaggio o metasemiotica. Ci sono casi anche più complessi che danno luogo ad una sopraelevazione di piani che include una sorta di retorica specifica. Lo studio dei fenomeni analizzabili in questi termini è centrale per Barthes in quanto la società sviluppa, a partire dal sistema primario che il linguaggio le fornisce, dei sistemi secondi di caso: le unità del sistema connotato possono avere diverse dimensioni rispetto a quelle del sistema denotato. Attraverso i significati di connotazione legati alla cultura, al sapere e alla sotria, il mondo penetra il sistema: l'ideologia sarebbe la forma dei significati di connotazione, mentre la retorica darebbe la forma dei connotatori. 2.5 In conclusione: la ricerca semiologica. Il fine della ricerca semiologica per Barthes è ricostruire il funzionamento dei sistemi di significazione diversi dalla lingua secondo il progetto stesso di ogni attività strutturalista, ossia costruire un simulacro degli oggetti osservati. I criteri ai quali deve improntarsi la ricerca semiologica sono: Pertinenza, per cui la descrizione dell'oggetti di analisi va fatta a partire da un unico punto di vista che escluda i tratti non considerati; Immanenza, ossia la situazione in cui si trova ad operare l'analista che osserva dall'interno un dato sistema; Corpus, ossia il sistema di fatti che si intende trattare e che va stabilito preliminarmente all'analisi. 3.La Moda e il suo sistema Il "Systèm de la mode" rappresenta il prototipo dell'approccio semiologico che Barthes ha investito in molti campi. La scelta del tema è giustificata dal fatto che la moda è un sistema verso cui la gente è sensibile pur non conoscendone le regole, esattamente come il linguaggio. Inoltre, proprio come la lingua, è un oggetto molto complesso su cui è possibile mettere alla prova l'ipotesi formulata da Saussure di poter elaborare una semiologia che includa la nuova linguistica strutturale. Barthes focalizza la sua analisi sulla moda scritta, cioè descritta dalle riviste di moda: si concentra sul corpus di un paio di testate parigine, "Elle" e "Jardin des modes", e orienta il suo lavoro sulla descrizione verbale, ma non in quanto dipendente da altri sistemi come quello dell'immagine: ciò che conta è la stessa invenzione Per "moralità", Barthes intende esprimere una decisa opposizione nei confronti di ogni super-io, cioè di ogni discorso teorico totalizzante, che assuma un'eccessiva consistenza, e l'intenzione invece di stringere un nodo virtuoso tra testo e la vita: in questa fase del suo percorso intellettuale l'autore di riferimento è Nieztche e la parola chiave per interpretarla è quella di piacere. Nel 1973 l'uscita di "Le plasire du texte" è accolta con scalpore: Barthes definisce il piacere come valore, distaccandolo dalle semplificazioni ideologiche di cui è oggetto. Il testo è, dunque, non solo un oggetto ideologico e di analisi, ma anche la fonte di un piacere e, protagonista del piacere/godimento è il lettore, coinvolto nella lettura. Il testo di piacere è il testo che soddisfa, appaga, viene dalla cultura ed è legato a una pratica confortevole della lettura mentre il testo di godimento è quello che fa vacillare le certezze storiche, culturali e psicologiche del lettore, mettendo in crisi il suo rapporto con in linguaggio: da un lato dunque Barthes rivendica il piacere, dall'altro ne fa il punto di partenza per un elogio del godimento, inteso come qualcosa di più complesso da raggiungere, che richiede distanza critica e capacità di riconoscere i giochi linguistici più sofisticati. Immaginando un'estetica fondata interamente sul piacere del fruitore, Barthes intuisce con anticipo quello che diventerà un dogma della società dei consumi: l'estetizzazione del quotidiano. In tal contesto, "Le plaisire du texte" rappresenta un forte invito ad andare oltre le acquisizioni attestate, spostando l'interesse sugli aspetti del testo che pertengono alla sua dimensione discorsivo-enunciativa, cioè di produzione/ interpretazione, e alle loro dinamiche. Paragraf. 2 Scrittura/Lettura Nella riedizione italiana del "Piacere del testo", viene aggiunta quella che è considerata la parte complementare del progetto unitario che Barthes elabora sull'articolazione fra scrittura e lettura, ossia le "Variazioni sulla scrittura". Barthes articola le sue Variazioni sulla Scrittura in quattro campi principali: le Illusioni, il Sistema, il Punto di mira, il Diletto. Nel campo delle Illusioni demistifica i luoghi comuni sulla scrittura, come quello secondo il quale essa servirebbe a manifestare, a comunicare, mentre è più probabile che in quanto arte del potere essa sia servita anzitutto a nascondere, a secretare. ll secondo campo è quello del Sistema, in cui Barthes insiste sulla dimensione sistemica di tutti gli alfabeti conosciuti, che andrebbero analizzati in base a un principio unico di classificazione. Nel terzo ambito, Punto di mira, si riassumono le tre principali determinazioni semantiche implicate dalla scrittura, intesa come un gesto manuale opposto a quello vocale, un registro legale di contrassegni indelebili, una pratica infinita in cui tutto il soggetto è coinvolto. L'ultima parte, dedicata al Diletto, mette in gioco la fatica e la dedizione dell'esercizio scrittorio, nelle diverse forme che vanno dalla copiatura al coinvolgimento del corpo, fino alla materialità degli strumenti e dei supporti. Paragraf. 5 Il romanzo dell'io Per la redazione del libro "Roland Barthes par Roland Barthes", l'autore si impegna in un lavoro di rilettura e di annotazione di tutta la sua opera precedente, cercando di organizzare sistematicamente il proprio percorso intellettuale ed esistenziale che nell'autobiografia si presenta scandito in Fasi. "Roland Barthes par Roland Barthes" è diviso in due parti: "Immagini" la prima, "Frammenti" la seconda. Della prima parte Barthes propone una sorta di album di famiglia da cui il lettore apprende la sua infanzia provinciale e borghese e la sua adolescenza difficoltosa. La seconda parte, invece, coincide con l'avvio del testo. La forma inedita di autoritratto con cui si cimenta Barthes realizza le tattiche discorsive già sperimentate in precedenza: la scrittura per frammenti, l'uso attento dell'immagine, il testo verbale che dialoga con una vasta gamma di altre forme testuali trattate come illustrazioni. Anche gli apparati finali del libro sono parte del progetto, in quanto chiariscono la rete dei rimandi di cui è intessuto. Paragraf.6 Parla un soggetto amante Il libro "Fragments d'un discours amoureux", pubblicato nel 1977, nasce dall'osservazione dell'estrema solitudine in cui versa il discorso amoroso nella società contemporanea, in cui dominano i discorsi del potere e dell'ideologia, e si pone come il luogo in cui affermare il valore desueto dell'amore. Alcune pagine inziali, Barthes le dedica alla spiegazione dei criteri di composizione dell'opera, indispensabili per comprenderne lo spirito: per far sentire "l'intrattabile" discorso amoroso, egli sceglie, piuttosto che descriverlo, di simularlo direttamente in forma di enunciazione, partendo dall'io. Questo discorso è fissato in una serie di figure e la scelta tra esse è guidata dal fatto che ognuna è riconosciuta dal lettore come vera a partire dalla propria esperienza: le figure sono marcate, come se appartenessero ad un codice, e presentano uno specifico argomento. Esse non riguardano ciò che l'innamorato è ma ciò che l'innamorato dice, nascono da delle specie di frasi matrici e si presentano all'innamorato a caso, senza un ordine prestabilito per cui senza dialettica sono circolari, non si integrano in un ordine superiore. Da questa analisi, Barthes sviluppa la considerazione delle passioni come costrutti culturali, discorsivi che orientano e informano il sentire dei soggetti che le sperimentano anche a loro insaputa e nelle perfetta ignoranza dei riferimenti teorici. Le passioni, a differenza del discorso amoroso, sono trattabili come microracconti, di cui è interessante osservare il concatenamento e lo sviluppo narrativo, nei passaggi di stato d'animo dei soggetti implicati. CAP7: 1977-1980: VERSO IL ROMANZESCO Paragraf. 4: le Neutre e la Preparation du roman Negli anni del suo insegnamento presso il Collège de France, Barthes dedica la sua attenzione a un tema a lui molto caro: Le Neutre. Da genere grammaticale non marcato, il neutro diventa una categoria più ampia e generale: si può applicare a ogni sintagma articolato dal senso e, poiché implica il diretto coinvolgimento dell'immaginario del soggetto che compie la ricerca, può considerarsi un valore forte e attivo, non qualcosa di piatto come lo pensa la doxa. Barthes concentra l'analisi su ciò che sfugge alla classica opposizione logica dei contrari e mira a sospendere la dimensione conflittuale del discorso, che normalmente si fonda su opposizioni di questo tipo, selezionando circa venti figure che rinviano ai momenti conflittuali del discorso o, viceversa, alla forme della sua sospensione. Gli ultimi due anni di insegnamento sono dedicati ai corsi sulla Préparation du roman, aventi l'obiettivo di indagare le condizioni interiori necessarie a concepire l'idea di scrivere un romanzo, termine scelto non come indicatore di un genere storicamente determinato, ma come indicatore di un'opera da cui emerga il legame tra letteratura e vita. In un primo momento, Barthes si dedica allo studio della pratica fondamentale di ogni scrittura, cioè la notazione, tutto ciò che di cui lo scrittore prendere nota nella vita in vista dell'opera: da tale analisi sviluppa una lunga digressione riguardante l'haiku giapponese, considerato come la forma più compiuta di notazione, in quanto il concetto da esso espresso trasforma la descrizione in un pensiero, una moralità e allo stesso tempo la sua narrazione tende a chiuderne il senso. Successivamente, Barthes si focalizza sul tema dell'opera come volontà, esaminando tutte le fasi preliminari e le prove che vanno affrontate nella Vita dello Scrittore, scrutata nelle sue pratiche più minute. L'apparente dispersività delle tematiche affrontate da Barthes nei suoi corsi si rivela essere decisiva per la pubblicazione di uno dei suoi libri più importanti e apprezzati: Camera chiara. Paragraf. 5: Nel labirinto della fotografia La fotografia rappresenta un ambito di riflessione molto interessante per Barthes: in particolare, nel libro ad essa dedicato, egli si sofferma sul disagio che l'io narrante vive nei confronti della fotografia, per l'incapacità di arrivare a comprenderne la specificità e a coglierne il particolare genio. Gli sembra che il carattere della fotografia più specifico sia quello di poter riprodurre indefinitamente ciò che è accaduto e non si potrà mai più ripetere: il segno fotografico, dunque, aderisce in modo speciale al suo referente, tanto che solo l'occhio esperto riesce a separarne la dimensione significante da quella significata. Barthes, allora, decide di accantonare l'ambizione di confrontarsi direttamente con l'oggetto astratto Fotografia e di prendere invece come punto di partenza della ricerca solo alcune fotografia per lui significative e importanti: partendo dalla propria corporeità, distingue tre pratiche legate alla fotografia, ossia farle (è ciò che fa l'Operator), subirle (lo Spectrum), guardarle (il ruolo dello Spectator). Nel ruolo dello Spectator, Barthes nota che, a colpirlo, sono il desiderio, il lutto, la ferita e la dimensione patetica che una fotografia esprime: ciò che lo anima è la presenza simultanea di due elementi discontinui, appartenenti a mondi diversi. Approfondendo questa dualità percepita, distingue due attitudini: la prima è descrivibile con il termine latino studium e rappresenta l'interessamento sollecitato dalla fotografia che scaturisce la partecipazione culturale dell'osservatore alle figure, alle espressioni e alle azioni da essa espresse, la seconda rappresenta l'elemento che scandisce lo studium, il punctum, cioè la fatalità della fotografia che punge l'osservatore, che lo trafigge partendo dalla scena. Una volta compreso il funzionamento del proprio desiderio, Barthes cerca di analizzare la natura delle fotografia, la sua evidenza che la distingue da ogni altra immagine: per far ciò egli ripensa la banalità del sapere comune sulla fotografia a partire dalla singolarità della sua emozione. Il primo tema affrontato è quello del Referente, diverso da quello di tutti gli altri sistemi di rappresentazione perché necessaria presenza: la cosa posta davanti all'obiettivo è stata là e dunque la fotografia non è da considerare una copia del reale bensì un'emanazione del reale passato e la sua forza verte sull'immobilizzazione del tempo, in quanto obbliga chi la guarda a mettere il tempo in rapporto al proprio tempo (l'io-qui-ora della visione). Per i suoi particolari effetti sullo spettatore, ogni fotografia lo chiama in causa in modo singolare, determinando una lettura privata anche delle foto pubbliche: Barthes distingue allora fra l'insieme delle Immagini che lo assediano ma che gli sono indifferenti e quelle invece propriamente sue. Quest'ultime non soddisfano in nulla il desiderio di sapere la Verità riguardo il proprio referente, in quanto tanto più la fotografia è certa, tanto più sembra bloccare l'interpretazione. La fotografia che gli appare totale porta alla confusione fra realtà (ciò è stato) e verità (è esattamente questo): in essa l'affetto (amore, compassione, lutto, impeto, desiderio) è garante dell'essere e ciò determina una "verità folle". Le pagine finali del libro spingono la riflessione sul ruolo assunto dalla fotografia nellas ocietà contemporanea, dove essa domina rispetto a qualsiasi altro tipo di immagine, ma al prezzo di una generale neutralizzazione della sua forza, che la rende il banale tramite di un immaginario comune.
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