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Introduzione a simbolismo. Giovanni Pascoli, vita opere e analisi, Appunti di Italiano

Un'analisi del periodo storico dell'800 italiano, in cui si assiste al passaggio dal positivismo al decadentismo e al simbolismo. Si parla della ricerca di una conoscenza non razionale, della centralità della poesia e dell'arte, dell'estetismo e della valorizzazione del poeta. Si fa riferimento a Nietzsche, Freud e Bergson e alla loro influenza sugli autori dell'epoca. Vengono presentati anche i poeti Carducci e Pascoli e le loro opere. utile per comprendere il contesto culturale dell'epoca e le correnti letterarie che lo hanno caratterizzato.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 01/10/2022

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camilla-introzzi-1 🇮🇹

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Scarica Introduzione a simbolismo. Giovanni Pascoli, vita opere e analisi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! INTRODUZIONE AL PERIODO STORICO: DECADENTISMO E SIMBOLISMO 1880 limite tra positivismo e decadentismo (1889 Il Piacere di D’Annunzio) Cambia gradualmente ma fortemente il clima intellettuale. Aspetto economico: positivismo nello sviluppo tecnico scientifico ed economico è accompagnato da mentalità che da importanza a ragione e scienza (unica forma di conoscenza valida). Questa visione inizia a calare quando si capisce che anche altre forme sono significative: in contemporanea diffusione di idee diverse. Simbolismo rappresenta il fatto che si comincia a cercare altra forma di conoscenza che vada oltre alla scienza: la poesia è centrale, il poeta attraverso segnali misteriosi captava messaggio della natura, era una conoscenza profonda della realtà. La realtà è una foresta di simboli che ci parla in modo misterioso e il modo di conoscere il significato profondo è proprio del poeta, che riacquista importanza dopo averla persa. Contemporaneamente si sviluppa che un’esaltazione della bellezza, dell’arte: estetismo (Wilde in Inghilterra) -> idealizzazione della bellezza (e dell’arte in tutte le sue sfaccettature: pittura, creazione dei oggetti, poesia) fine a se stessa e svincolata dalla morale borghese. Simbolismo ed estetismo sono in un periodo in cui si capisce che si è in una fase di discesa nella parabola del progresso, avverte delle difficoltà e cerca soluzioni in conoscenza non razionale, valorizzazione dell’arte e poesia perchè la fiducia nella ragione e nella scienza si stanno rivelando ingannevoli. In Italia il movimento che accompagna questo pensiero è chiamato decadentismo ed è rappresentato da D’Annunzio e dal simbolista Pascoli. Alla fine dell’Ottocento la fisica cambia e mette in discussione se stessa e le sue teorie che sembravano consolidate: ne segue una sfiducia nella ragione e nelle scienze. I pensieri di Nietzsche, Freud e Bergson influenzeranno molto gli autori, anche dopo con Pirandello e Svevo. Nietzsche famoso negli anni ‘90 in Italia e uno dei primi a leggerlo fu D’Annunzio, che coglieva cambiamenti e influssi e li faceva suoi, se ne serve e lo fa suo. Nietzsche era un filologo classico, studiava latino e greco, ha insegnato alle università fino a quando lasciò e girò per l’Europa. Scritto 3 nuclei: riflessione sulla tragedia, primo apporto significativo, 1872 “la nascita della tragedia dallo spirito della musica”, secondo lui tragedia greca era apice della letteratura mondiale, genere perfetto che greci (Eschilo e Sofocle) hanno inventano e secondo lui nacque dal coro dei sacerdoti del Dio Dioniso intonavano e hanno introdotto alla nascita di forma che univa danza canto e recitazione (all’inizio). Lo spirito apollineo (Apollo dio dell’armonia e dell’equilibrio, principio che porta ordine, morale, armonia) e dionisiaco (istinto vitale e forza spontanea che si manifestava in modo clamoroso nelle feste per il Dio, dove erano tutti ubriachi e finivano in orge che rappresentava le pulsioni dell’uomo all’ennesima potenza) si unirono e diedero vita alla tragedia; perse la forza nel momento in cui è prevalsa la razionalità, Euripide con tragedie e Socrate in filosofia, da lì la cultura greca ha preso strada che ha impoverito lo spirito umano, accentuato con l’avvento del cristianesimo nella cultura occidentale. Il percorso dell’umanità non è di progresso e miglioramento ma è storia di una decadenza e degenerazione dovuta dall’influenza della morale cristiana (“da schiavi”), che ha cancellato spinta delle passioni e vitalità. Nella musica (centrale nell’800) Wagner tedesco cerca di ricreare la grandezza dell’opera d’arte, per importanza, struttura e significato (da miti germanici in parte inventati). Nietzsche e Wagner si incontrano e sono amici perchè condividono idee. Idea che sia in corso un processo di decadenza si potrà invertire solo con avvento di un Superuomo (un’umanità diversa capace di recuperare spirito vitale, capace di imporre la sua volontà), concetto che verrà poi travisato nella politica e peggio interpretata dagli autoritarismi della prima metà del XX secolo. GIOSUE’ CARDUCCI Rappresentante della poesia italiana negli ultimi vent’anni dell’Ottocento, Manzoni sta al romanzo come Carducci sta alla poesia, possiamo identificare un’evoluzione politica nelle sue idee (da repubblicano giacobino a monarchico), partecipa ai discorsi politici e pubblici, avendo quindi una visibilità internazionale. Nella sua poesia celebra storia dell’Italia e della sua letteratura (era filologo e critico) nella storia. Scrisse anche poesie più moderne negli ultimi anni, temi personali ed esistenziali. Fedeltà a ideale di poesia classica; cercò di risolvere il problema del rinnovamento della lingua poetica usando le odi barbare, che avevano un carattere italiano, equivalentemente a quello che avevano fatto i latini con i greci: adattare la loro lingua poetica a quella greca, infatti l’esametro latino (specialmente quello di Tasso) segue quello greco. Carducci ricrea esametro unendo quinario e settenario: ritmo risulta “antico e vecchio”, rinuncia alla rima: non verrà seguito in questa linea di poesia, ma tentativo che mostra consapevolezza di Carducci che lingua poetica italiana fosse vecchia. GIOVANNI PASCOLI Poeta simbolista ma declinato a modo suo, riferimento a Carducci SIMBOLISTA: Condivide idea di natura in cui vi sono simboli che parlano e poeta debba interpretare, profondità di significato, tendenza a esprimere attraverso lingua che si basa sulle tecniche simbolistiche del simbolo, dell’analogia e della sinestesia. Appartiene a questo filone per tendenza istintiva, non era interessato alla letteratura europea contemporanea. Ha una concezione della poesia che lo riconduce al clima di fine ottocento per rivalutazione del ruolo del poeta, tradizionale anche nel modo in cui interviene nella vita civile e politica. VITA: nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna (Forlì) in famiglia numerosa borghese, padre era amministratore di una tenuta dei Principi di Torlonia, lui studia in collegio. Padre viene ucciso per questioni d’interesse (economiche), la famiglia precipita nel disastro economico. All’angoscia per morte del padre, si aggiungono anche quella per la morte di madre e fratelli; non supera il lutto: ha visione nerissima della vita. Studia all’Università di Bologna nella facoltà di Lettere grazie ad una borsa di studio, si avvicina a socialismo, ma viene messo in carcere dopo manifestazione, lo traumatizza e lo allontana dal pensiero socialista e dal desiderio di partecipazione a vita politica (diventa appartato, schivo). Si laurea, inizia ad insegnare al Liceo girando tra le scuole della Romagna. Quando si ritrova ad insegnare a Massa in Toscana va a vivere con le due sorelle, ricostituire nucleo famigliare che era stato disperso una volta diventati orfani -> tema della famiglia è centrale nella sua poetica: la famiglia di cui si parla è quella d’origine, non quella che pensa di poter fare, era stata spezzata e molti erano morti. Vuole mantenere unita la sua famiglia ricordando i morti: famiglia ideale la vede con immagine del nido perchè è protezione per i piccoli da ciò che c’è all’esterno. Vicende biografiche in Pascoli sono interessanti perchè si sentono nella sua poesia: oltre alla morte è omicidio quindi in lui c’è sensazione di una condizione umana in cui il male viene da altri uomini, famiglia è nido per rifugiarsi da questa cattiveria degli uomini. Non è casa ma nido: aspetto della natura, vive in campagna e la descrive con precisione nelle sue poesie. Gli viene poi assegnata la cattedra all’Università di Bologna: diventa personaggio pubblico. Politicamente è ora un moderato conservatore e nel 1911 tiene un discorso “La grande Proletaria si è mossa” diffuso e influente per incoraggiare guerra contro Turchia per conquista della Libia, basandosi sul diritto e dovere dell’Italia come nazione proletaria, povera, che ha solo cittadini che spesso emigrano, di provvedere per loro conquistando terreno per offrire opportunità lavorative ai cittadini (motivo nazionalistico non declinato nella violenza dei partiti nazionalisti, ma tematica intimistica, patria come nido di tutti gli italiani) + atto di civiltà vista la superiorità della nostra cultura sulla loro. POETICA DEL FANCIULLINO: tramite modo di vedere la vita come un fanciullino, il poeta declina il poeta-vate ma veggente. Sebbene in tutti gli uomini esita ancora il fanciullino, figura umile e piccola, gli altri non riescono a vedere e comunicare con lui. La capacità di guardare il mondo per la prima volta, senza stratificazione che la cultura vi ha messo sopra, è propria dei bambini è di tutti gli uomini che però se ne dimenticano, mentre i poeti la conservano). Gli uomini sono però in grado di capire il poeta perchè anche loro hanno vissuto età del fanciullino. Nel 1897 scrive in prosa un discorso esplicito e programmatico in cui spiega che il poeta coincide con la figura del fanciullino, vede l’inosservato attraverso vie intuitive e per azioni non razionali, individua accordi segreti tra le cose e legami inediti ed inconsueti, spesso rovesciando la realtà. La chiave d’accesso alle parole del fanciullino, che è lasciato parlare, appartiene solo al poeta. P. 377. La poesia non ha altri fini, se non estetici (arte per arte) che ha un valore universale, il poeta è in grado di esprimere e tutti gli uomini possono capirlo. I DUE FILONI POETICI: Nella poetica di Giovanni Pascoli si possono distinguere due linee ben precise: quella esistenziale (con una tendenza lirico-simbolica in cui la voce poetica parla, e meglio espressa in Myricae del 1891-1900 e nei Canti di Castelvecchio 1903) e quella narrativa (con i Poemetti del 1897). Questa comprende anche i Poemi conviviali del 1904 che hanno una forte componente narrativa; il convivium era banchetto in cui i romani intrattenevano gli ospiti con canti che trattavano di temi universali). Nel 1906 scrive anche Odi e Inni che rimandano alla classicità e le Canzoni di Re Enzio nel 1908, che figlio di Federico II, padre della letteratura siciliana, è prigioniero a Bologna dopo una battaglia, ed è responsabile della diffusione delle poesie siciliane al nord, poesie che poi prenderanno il nome di siculo-toscane. Egli è quindi importante per la tradizione poetica italiana e la classicità e il medioevo italiano sono protagonisti in queste raccolte. Infine scrive Poemi Italici nel 1911 di tipo nazionalistico come il discorso “La grande proletaria si è mossa”. la dimensione simbolica che sta descrivendo è più elevata (dovuta alla profondità del sogno, dalla visione cosmica) e perchè grazie alla lunghezza maggiore ha più spazio. Mescola sia lessico umile (della campagna), termini locali e anche latinismi e termini aulici che prima non apparivano (tono in generale più elevato). I canti risultano quindi più difficili perchè usano termini molto tecnici, anche attrezzi o operazioni dei contadini, o nomi di animali e piante locali (nei dintorni di Castelvecchio). Nella seconda edizione aggiunge glossario tecnico per spiegare. La struttura di fondo è quella di una descrizione di uomini nella natura e dei lavori che loro fanno nella natura, il ciclo della natura, e quello dell’anno agricolo (che inizia in autunno), contrapposto a quello dell’uomo. P. 380 GELSOMINO NOTTURNO Fu il regalo di nozze di Pascoli (poesia d’occasione) per un suo caro amico. Racconta, tramite la narrazione di piccoli eventi naturali che scandiscono il tempo dalla sera all’alba, la prima notta d’amore di due giovani sposi dalla quale nascerà un figlio. È uno dei risultati più complessi del simbolismo pascoliamo perchè costituito da un’alternanza di detto e non detto. Il poeta è escluso dalla situazione amorosa che si sta consumando dentro la casa: egli infatti si trova al di fuori e l’intimità è lontano da lui, è quindi escluso dall’amore, dalla vita e dalla felicità. POEMETTI Sono una raccolta di poesie uscita nel 1897 (come testo fanciullino, tra Myricae e Canti di Castelvecchio) e comprendono i Primi Poemetti e quelli Nuovi. Hanno un registro diverso da quello lirico perchè costituiscono la linea parallela narrativa ed epica del poeta, con testi lunghi divisi in sezioni. Egli non parla di sé ma della vita della campagna, parlando e raccontando in diversi poemetti (raccolta di terzine dantesche, metro dell’epica) la vita quotidiana umile e semplice di una famiglia di agricoltori che, vivendo in campagna, segue il percorso dell’anno naturale, ha vicissitudini famigliari. Il mondo popolare che presenta è dipinto nella sua dignitosa sofferenza, denunciando le ingiustizie sociali (emigrazione). Parla anche della sensazione di dispersione nell’universo, sconosciuto ed inquietante (scoperte scientifiche del secolo facevano capire quanto poco sapessimo), e della piccolezza dell’uomo in questo. Il motto all’inizio nella prefazione è sempre virgiliano, ma è “Paulo maiora canamus” parliamo ora di cose un poco più grandi, tono epico e solenne eleva il registro, lo si deve al fatto che dietro vita campagnola c’è epica antica di Omero e Virgilio (soprattutto questo), certe similitudini, parole, definizioni, aggettivi costruiti in modo strano, derivano dall’epica. ITALY è un lungo poemetto di 450 versi e fa vedere come Pascoli lavori sulla lingua. Fa parte della famiglia che descrive anche un piccolo nucleo famigliare che è emigrato, dall’America (Cincinnati) tornano a visitare i parenti in Toscana (Caprona) e riprendono le consuetudini degli affetti famigliari. Pascoli riproduce il modo di parlare di italiani emigrati, un misto di dialetto e inglese che offre immediatezza realistica alle scene descritte (lingua speciale post-grammaticale). Il tema è quello dell’emigrazione, che diventa importante alla fine del 1800, e colpisce anche Pascoli in prima. Con i Poemetti, e specialmente con Italy è chiaro quanto Pascoli abbia un’idea di poesia molto ampia, aperta alla sperimentazione e mai monotona. La scena letta è il momento della partenza finale della famiglia. POEMI CONVIVIALI: raccolta che pubblica nel 1904 (punto di arrivo da componimenti scritti alla fine dell’800) che è l’anno di fondazione delle avanguardie e Pascoli è già diventato un personaggio pubblico dopo aver ottenuto la cattedra a Bologna. Altro gruppo di poetica con temi nazionali e civili nel discorso pubblico (attualità) sebbene riprenda storia. Usa endecasillabi sciolti (in terzine incatenate), e la parola “conviviali” nel titolo per due ragioni: o perchè un buon numero di poesie era stato pubblicato sul “Convitto” a Roma, rivista decadente estetizzante (dove spesso scrisse anche D’Annunzio) o in ricordo dei Carmina Convivalia (poesia d’intrattenimento in occasioni importanti dell’antica Roma). L’argomento è classico e intrinseco di preziosismo erudito, riprende la storia antica o mitologia, e per questo riutilizza il motto “Non omnes arbusta iuvant” per descrivere la sua poesia più elevata e sublime, lo stile è infatti raffinato, prezioso, con molti latinismi e grecismi (tra cui nomi di città o termini tecnici), lingua poetica alta specializzata negli anni in Italia, ma per la prima volta nella sua poetica anche scelta in armonia con le tendenze estetizzante e decadenti dell’epoca (il raro e il difficile piaceva) specialmente nelle descrizioni decorative e colte. I personaggi del mito o le vicende storiche non risultano però avulsi dalla realtà, non sono infatti ricordati per cultura e gusto per l’antiquario (ripresi perchè belli, colti, difficili e affascinanti), ma sono modo per parlare della quotidianità ed esprimere aspetti e sguardi nuovi dell’attualità (ad esempio Alessandro esprime sentimento dell’uomo moderno; Freud usa miti di Edipo e Elettra per descrivere i complessi dell’uomo moderno e modernità in generale). ALEXANDROS scheda: metro terzina ma diviso in blocchi (6 sezioni) in cui cambia prospettiva, nelle prime 4 parla lui (conquistatore che, dalla Macedonia, continua soggezione della Grecia e dell’Oriente arrivando fino all’India) ai suoi uomini che ha inglobato nel suo esercito a forza di conquiste, e nelle ultime 2 prende parola l’autore, il narratore, il poeta che narra i pensieri del re e l’immagine della sua famiglia lontana. Prospettiva temporale: Alessandro si trova all’Indo e sa di non poter andare oltre a quel punto, di non poter conquistare di più. Di Alessandro non riprende solo il personaggio ma anche quella che viene definita “poetica alessandrina”, caratterizzata da uso di termini aulici, è una poesia raffinata e preziosa, con frequente uso di parole poco conosciute; lo stile di Pascoli viene descritto anche da Contini come alessandrinismo (come i parnassiani). Forte è la contrapposizione fra sogno illimitato e realtà limitata; con Freud infatti sappiamo che ci sono sogni che permettono all’uomo di conoscersi in modo più profondo e di superare il pensiero che è razionale. SCHEDA “ALEXANDROS” Per la figura di Alessandro Magno Pascoli attinge alle leggende medievali che lo descrivono come un eroe animato da un grande desiderio di conoscere che lo spinge a cercare e sfidare l'ignoto. Il poeta, però, gli attribuisce soprattutto le sue inquietudini di uomo moderno: il rimpianto della giovinezza, quando tutto era ancora da vivere e da scoprire, la perdita delle illusioni, il sentimento incombente della morte. Alexandros è un eroe romantico che ricerca l'assoluto e rimane sempre deluso dalla realtà, sempre inadeguata rispetto al sogno; ma è anche un eroe decadente per i turbamenti che lo agitano e per l'attrazione verso l'ignoto e il mistero. I sezione: Alessandro è giunto all'estremo confine orientale della terra (il Fine): ormai tutto il mondo è suo, l'unico luogo non ancora conquistato è la luna, che brilla in mezzo agli scudi (brocchier) dei soldati. II sezione: Alessandro ricorda il lungo cammino compiuto prima di giungere ai confini della terra. Quanti fiumi ha attraversato, quanti monti, azzurri come il cielo e il mare! Eppure una volta varcate, lo spazio che appare dalla cima delle montagne non è grande come quello immaginato quando, con la loro mole, ne impedivano la vista. Sarebbe stato meglio fermarsi, continuare a sognare: la realtà ha confini che la limitano, mentre il sogno, come l'ombra che essa proietta, si dilata all'infinito. III sezione: Alessandro capisce di essere stato più felice quando aveva ancora prove da affrontare, dubbi da sciogliere, un ignoto destino a cui andare incontro. Ricorda l’accampamento in fiamme di Dario, dopo che lo aveva sconfitto a Isso, e ricorda con nostalgia le sere in cui da ragazzo, nella città di Pella, inseguiva il sole in groppa al suo cavallo Bucefalo. IV sezione: Rivolgendosi al padre, Alessandro ricorda che quando aveva iniziato le sue conquiste non conosceva la meta. Timotheo, il suonatore di flauto, intonava un canto sacro che, come un soffio possente lo spingeva a seguire il cammino voluto dal fato (fatale andare), sfidando anche la morte. E questo canto lo sente ancora nel cuore, come si sente il rumore del mare accostando all'orecchio una conchiglia. Ma ormai è giunto al Fine e non può più obbedire al canto di Timotheo che lo spinge ad avanzare ancora: V sezione: Alessandro termina il suo discorso ai soldati e tace. Adesso a parlare è il poeta, che ci descrive l'eroe mentre lacrime cocenti scendono dall'occhio azzurro come il cielo e dall'occhio nero come la morte. Secondo la leggenda Alessandro aveva occhi di colore diverso; Pascoli la riprende e le attribuisce un significato nuovo. Gli strani occhi diventano simboli di un conflitto interiore: l'occhio nero rappresenta la speranza di aver ancora tanto da scoprire e da conoscere, una speranza destinata a diventare sempre più debole; l'occhio azzurro è l'immagine del desiderio, della voglia di andare “oltre” che diventa sempre più forte e può solo restare inappagata: il mondo è pieno di mistero, di forze sconosciute e inarrestabili che neppure il re dei Macedoni arriverà mai a dominare. Da questo contrasto insanabile nasce il tormento che fa piangere il re dei Macedoni: VI sezione: Anche per il grande Alessandro l'unico luogo sicuro è il nido lontano, la casa familiare, dove le vergini sorelle, filando la lana, attendono che il dolce Assente faccia ritorno. Ma il tempo e la vita se ne vanno velocemente anche sul nido aleggiano fantasmi di morte: le dita delle sorelle sono pallide come la cera, la madre fa sogni oscuri e, nella notte oscura che tutto avvolge e inghiotte ascolta inquieta la voce misteriosa della fonte e il mormorare sommesso delle querce: LA GRANDE PROLETARIA SI È MOSSA Discorso che tiene nel 1911 al teatro comunale di Barga per esporre la sua posizione (favorevole) sulla guerra contro la Turchia per la conquista della Libia, viene poi pubblicato e ha risonanza nazionale. Mostra come si incrocino le sue pulsioni più profonde e le parole d’ordine, quello che veniva detto in un’epoca in cui il nazionalismo era forte e che riflettevano l’opinione pubblica; idee e sentimenti di un pacifico che non diventa pacifista. Tutto questo avviene “sotto l’ombrello della retorica”, infatti le parole che usa per esprimere i concetti sono importanti e pesate, hanno presa sulla popolazione perchè riferimenti non coltissimi. Il titolo rappresenta la sua descrizione dell’Italia ed è significativo: la propaganda del tempo distingueva le potenze plutocratiche (come Usa, Germania, Francia che sono potenti grazie all’economia, il cui governo è basato sulla ricchezza, Pluto dio della ricchezza) e quelle proletarie (di cui faceva parte Italia; proletaria vs i proprietari della ricchezza). I 4 motivi ideologici che sfrutta sono: la grandezza della passata storia italiana, il diritto di rivendicare ciò che è stato nostro e che adesso viene trascurato, la civilizzazione di una popolazione a noi culturalmente inferiore e dare una nuova possibilità di lavoro agli italiani evitando così che lascino il nido che è la Madrepatria per l’estero.
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