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Introduzione al Modernismo Inglese, Appunti di Letteratura Inglese

Introduzione alla scrittura di Woolf, Eliot e Joyce

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 18/08/2021

Annavellaa
Annavellaa 🇮🇹

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Scarica Introduzione al Modernismo Inglese e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Introduzione al Modernismo Il 1922 viene considerato dagli studiosi l’anno mirabilis del modernismo inglese, anno in cui Eliot, Joyce e Woolf fanno esplodere il mondo della letteratura. James Joyce Dubliners “Dubliners” (1914) è una raccolta di racconti di James Joyce con la quale egli esordisce nel mondo della letteratura, diversa da quella che poi diventerà la cifra stilistica joyciana: in questi racconti non si trova il famoso “stream of consciousness” che ha reso “L’Ulysses” un libro così innovativo. Sono racconti che gli erano stati commissionati da una rivista che gli aveva richiesto dei bozzetti di vita irlandese, i cui redattori si ritrovarono di fronte dei racconti con una tale complessità di scrittura da rimanerne perplessi. Quest'opera, che contiene 14 racconti, creò non pochi problemi allo scrittore, soprattutto per la sua difficile pubblicazione, però Joyce ci teneva tantissimo a pubblicarlo poiché sosteneva che la sua opera avesse una doppia funzione: - da unlato, una funzione formale, cioè quella di riformare il racconto, un genere letterario a sé stante che nel modernismo subisce una sorta di rinascita, per cui si parla proprio di una short story modernista, diversa da quella ottocentesca; - dall’altro lato, una funzione morale: Joyce che si era allontanato dall’ Irlanda vedeva quest’ultima come soggiogata da una serie di forze che la paralizzavano, ovvero la Chiesa Cattolica, il dominio inglese e convenzioni borghesi; Joyce voleva, con questi racconti, dare una scossa ai suoi connazionali. I racconti più famosi dei Dubliners sono “The Sisters” e “The Dead”, quest’ultimo contraddistinto da una lunghezza tipica da novella modernista, un po’ come “Heart of Darkness” di Cornard o “La morte a Venezia” di Thomas Mann, classificati come “racconti lunghi” o “romanzi brevi”. The Sisters The Sisters è complessivamente molto diverso rispetto a quello che sarebbe stato un racconto ottocentesco, perché la caratteristica della short story modernista, un po’ come il romanzo, è quella dell’assenza di trama e di incentrarsi piuttosto sugli stati d’animo, su ricordi, su sensazioni o impressioni dei protagonisti. Ulysses “The Ulysses” (1922) è un’opera di una straordinaria complessità, profondamente intriso del tipico humour irlandese. In una delle ultime traduzioni del professore Enrico Terrinoni tutto questo humour emerge in maniera particolare. Prima di pubblicarlo, Joyce fece circolare tra i suoi sodali due schemi che collegavano il libro e i vari capitoli del libro ad altrettanti episodi dell’Odissea, tanto che i titoli dei capitoli, in una delle prime versioni del libro, erano titoli degli episodi dell’Odissea. Possiamo sicuramente parlare dell’Ulisse come di un particolare esempio di intertestualità (quando un testo fa riferimento ad un altro testo), la quale prende due forme principali: - il metodo di citazione, più o meno diretta, delle parole di un altro testo in un testo, che è più o meno quello che fa Elliot in Prufrock - oppure, come nel caso dell’Ulisse, abbiamo un ipotesto, che in questo caso è l'Odissea, sul quale si costruisce un ipertesto, che in questo caso è l’Ulisse di Joyce. Questo metodo particolare viene definito da Elliot “metodo mitico”. Nel 1923, T.S Elliot pubblica una recensione intitolata “Ulysses, order and myth” in cui afferma che Joyce ha inaugurato un nuovo metodo, il metodo mitico, che si sostituiva al metodo narrativo tipico utilizzato fino a quel momento. Questo metodo mitico consiste nel porre a paragone continuamente il presente al passato, Joyce avrebbe inaugurato il metodo mitico mettendo a paragone la quotidianità di Leopold Bloom, un ebreo irlandese contemporaneo, con la storia del mitico eroe dell’Odissea. Secondo Elliot, il fatto di aver messo insieme queste cose così diverse è stato fatto da Joyce per poter dare un’impalcatura al presente: il nostro presente è disordinato, caotico ed anarchico, raccontandolo però sull’ossatura dell’Odissea, Joyce ha reso in qualche maniera tutto questo disordine narrabile, è come se il mito gli avesse permesso di tenere insieme un’epoca, quella primo novecentesca, caratterizzata da anarchismo, disordine e situazione frammentaria. L’Ulisse è un libro particolare perché mette al centro una sola giornata della vita di un ebreo irlandese, Leopold Bloom, la giornata nello specifico è il 16 giugno 1904: il personaggio gira per la città di Dublino (la geografia della città è perfettamente rappresentata da Joyce) e incontra una sorta di figlio vicario, Stephen Dedalus, che è già il protagonista di un precedente libro di Joyce, “A portrait of the artist as a young man” e che si può considerare come una specie di alter-ego joyciano. C'è un terzo personaggio nella storia, la moglie di Leopold, Molly, la quale costituirebbe, insieme ai primi due, la triade Ulisse-Telemaco-Penelope. Molly Bloom può essere considerata come una “anti-Penelope”, perché se Penelope è conosciuta per la sua costanza e la sua fedeltà, Molly Bloom invece tradisce suo marito. È molto forte lo scontro tra l’epica dell’Odissea e la quotidianità tutt'altro che epica di Leopold Bloom, ma vengono costruite da Joyce tramite quello che Elliot chiama metodo mitico. È un romanzo densissimo, pieno di simboli, corrispondenze e fa un uso del linguaggio molto particolare: mette a punto questo nuovo sistema che è il calarsi nella testa del personaggio e farci vedere a presa diretta ciò che pensa: stream of consciousness. Siamo calati nella testa del personaggio, non si tratta di un discorso che vuole essere enunciato e quindi ha tutte le caratteristiche dell’incomunicabile, parole inventante, frasi troncante, pensieri che tornano e ritornano, associazioni di idee etc.
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