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Introduzione all'archeologia - Bandinelli, Sintesi del corso di Archeologia

Riassunto Introduzione all'archeologia.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 18/11/2020

Chiara--T
Chiara--T 🇮🇹

4.4

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Scarica Introduzione all'archeologia - Bandinelli e più Sintesi del corso in PDF di Archeologia solo su Docsity! PREFAZIONE L’archeologia ha subito negli ultimi 50 anni trasformazioni profonde nel suo metodo e nel suo fine. Il termine di archeologia si applicò allo studio delle antichità in sé e per se stesse. L’opera di Winckelmann doveva costituire l’atto di nascita della moderna archeologia, che da allora ebbe come oggetto di studio l’arte classica. Venne fatta una prima ricerca e distinzione cronologica di varie fasi dell’arte del mondo antico e la ricerca delle leggi che presiedessero al raggiungimento della Bellezza assoluta nell’arte. L’antichità cessò di essere un tutto omogeneo e si introdussero due esigenze di ricerca: storicista, estetica. L’archeologia viene intesa essenzialmente come studio dell’arte greca basata sulle fonti letterarie. La scuola viennese, invece, dimostrò come l’arte successiva agli imperatori Antonini non fosse un fenomeno di decadenza, bensì espressione di un diverso gusto, di una volontà artistica che si adatta al diverso periodo storico. Liberatasi dall’ipoteca neoclassica, l’arte greca non è apparsa più un modello fisso e immutabile, ma è stata storicizzata e se ne è avviata una più coerente e razionale comprensione, vi è una visione che lega intimamente la ricerca artistica a quella storica. Ogni scavo archeologico distrugge una documentazione accumulatasi nei millenni, perciò essa deve essere rilevata via via che viene alla luce e che viene asportata, con estrema esattezza, in modo che la situazione originaria di ogni oggetto reperito possa essere ricostruita da altri studiosi sotto nuovi punti di vista. Perciò ogni scavo non scientifico è deprecabile perché distrugge una documentazione. Oggi possiamo risalire sino alle prime fasi di associazione umana in comunità stabili e datarle tra l’8000 e il 7000 a.C. Nel Vicino Oriente si è svolta la “rivoluzione neolitica” (profondo mutamento nelle strutture della società primitiva a seguito della scoperta di nuovi modi di produzione). L’archeologia si è maturata a vera e propria scienza storica, è un modo diverso di indagine storica che si basa sui dati materiali. Le fonti letterarie rappresentano sempre una determinata interpretazione, mentre quelle archeologiche sono imparziali. Fra storici dell’antichità e archeologi, gli uni non possono ormai fare a meno degli altri: il dato archeologico va confrontato col documento storico e il dato storico, a sua volta, col documento archeologico. 1- PREMESSA Vi è un’archeologia ottocentesca essenzialmente filologica, che giunge fino alla prima guerra mondiale (1914-18), un’archeologia esclusivamente storico- artistica nel periodo intermedio e un’archeologia essenzialmente storica affermatasi dopo la fine della seconda guerra mondiale (dal 1945 in poi). Il classicismo di fine XVIII e inizio XIX secolo segnò l’inizio dell’archeologia. 2- WINCKELMANN Lo studio delle antichità greco-romane dipende dalla ricerca antiquaria. L’archeologia dell’arte studia i monumenti non più come documenti illustrativi, ma come opere d’arte in se stesse e come documento di civiltà e di cultura. In questo senso possiamo a lui attribuire la nascita dell’archeologia, è il padre dell’archeologia intesa come storia dell’arte. Non si limitò ai suoi studi di antiquaria ma cercò di costruire per la prima volta una vera storia dell’arte (Storia delle arti del disegno presso gli antichi, 1764). Cercava di scoprire l’essenza dell’arte attraverso lo studio degli antichi, col fine di rintracciare le leggi che regolano la perfezione di un’opera e ne fanno un esempio di Bellezza, cioè la ricerca di una Estetica assoluta. Il mondo dell’arte antica appariva come un blocco unico senza prospettiva storica, non vi era distinzione tra i secoli della Grecia e i secoli di Roma, occorreva dunque trovare un criterio per stabilire una cronologiaàcriterio dell’analisi stilistica (leggere il linguaggio delle forme). Distinse 4 grandi divisioni: stile antico; stile sublime o aureo (massima fioritura); stile bello; periodo della decadenza. Con l’inizio dell’Ottocento si hanno le prime campagne di scavo. Dopo aver considerato l’idea generale delle arti del disegno, nota che se ne ha un’origine simile presso i diversi popoli, quindi lo stile arcaico ha punti di contatto presso le varie genti dell’antichità. Notò anche che il clima ebbe influenza sulla figura e sullo spirito umano (eccezionale capacità artistica dei Greci). Considera l’Apollo del Belvedere come la statua più sublime. 3- L’ARCHEOLOGIA FILOLOGICA Dopo il periodo di Winckelmann vi è il periodo filologico. La filologia è l’indagine e la sistemazione dei testi letterari e della loro trasmissione manoscritta, sorta nel periodo del tardo ellenismo. Si affermò particolarmente in Germania e si divise in due grandi rami: grammatica comparata e critica dei testi. il metodo sviluppato per la critica dei testi indirizzò la ricerca archeologica volta a ricostruire la storia della scultura greca. La scuola filologica scoprì che Winckelmann non aveva mai visto originali greci, ma solo copie romane. Da una parte abbiamo una serie di copie romane di originali greci, di sculture che dovevano essere le più famose ed apprezzate dell’antichità, dall’altra una serie di menzioni di opere di grandi artisti greci, descritte dalle fonti antiche. Bisogna mettere d’accordo monumenti e fonti, è il tema fondamentale della Filologia nel campo archeologico. Elemento assai evidente nella traduzione in marmo di un originale bronzeo è quello dei puntelli: la statua creata in bronzo si regge anche se è fuori del suo equilibrio statico; il copista, passando dal bronzo al marmo, deve aggiungere dei punti di appoggio. Quindi dove vi sono puntelli si è in presenza di copie e non di originali: questo fu un primo esteriore criterio di classificazione. Ciò che caratterizza il kouros o la kore come divinità sono gli attributi che gli vengono posti in mano, altrimenti restano solo immagini astratte, creazioni di bellezza. Tra VI e V sec. a.C. gli si dà la possibilità del movimento, arricchendo la figura di plasticità e costruendola con un sistema equilibrato di proporzioni, ricerca che trova la sua soluzione con Policleto. Si finiva per ricostruire l’arte greca attraverso le copie, trascurando gli originali, si perpetuava attraverso le copie una visione fredda e accademica, neoclassica, ben lontana dalla potente energia interiore che anima gli originali. Le fonti hanno trasmesso un’immagine dell’arte greca fissata su canoni estetici che sono veri soltanto in parte, poiché ci danno conoscenza di un periodo limitato e di un punto di vista determinato. Una delle conseguenze dell’equivoco winckelmanniano fu quella di considerare l’arte greca come un’arte idealistica, che rifugge dalla realtà. Invece la caratteristica essenziale dell’arte greca è proprio quella di essersi messa sulla via della comprensione della realtà e dell’espressione dell’energia vitale concentrata nella forma della natura. 4- LE FONTI LETTERARIE La scuola filologica prese come punto di partenza le fonti letterarie ma non si pose il problema sul valore critico di tali fonti, generalmente tarde e partecipanti di una cultura ben lontana da quella delle opere più alte. Sono fonti molteplici: dirette e indirette. Le più importanti sono quelle di Plinio il Vecchio e di Pausania. Plinio ha raccolto ciò che si conosceva al suo tempo sulle arti figurative. Per lui, Lisippo rappresentava il culmine (così come per il Vasari l’arte culmina in Michelangelo), il massimo punto d’arrivo dell’arte greca, e dobbiamo tenere presente che da Lisippo deriva la spinta iniziale verso l’ellenismo. I giudizi critici sono da valutarsi solo come testimonianza del gusto del tempo in cui essi stessi scrissero. Il giudizio critico deve essere raggiunto attraverso l’analisi formale, quasi semantica, dell’opera d’arte. Questo giudizio critico deve poi farsi storico mediante la ricostruzione del processo di produzione di un’opera d’arte, in cui entrano e assumono valore tutti gli elementi della realtà storica del tempo. Pausania, dal punto di vista critico, non offre nessun elemento particolare, né nulla di personale; egli riferisce gli apprezzamenti correnti del suo tempo che sono all’incirca gli stessi di quelli di Plinio. La scoperta della statua di Hermes ci confermava la sua attendibilità topografica. 5- LE SCOPERTE E LE GRANDI IMPRESE DI SCAVO Lo studio dell’arte antica è un tessuto composto di tre fili diversi: la conoscenza delle fonti scritte, la conoscenza dei materiali reperiti dallo scavo, il criterio metodologico per portare quelle nozioni a giuste conclusioni storiche. “Società dei dilettanti” (1733)àspedizioni fatte dal governo inglese, specialmente nell’Asia Minore, con intenti colonialistici. Non era ancora un’attività di scavo ma di scoperta. Dal 1738 al 1766 erano stati intrapresi in Italia gli scavi di Ercolano, e dal 1748 quelli di Pompei, che portarono alla luce tesori di pittura e misero di moda uno stile “pompeiano”. I lavori furono in seguito ripresi dopo l’unificazione italiana. Se è vero che l’asportazione di opere d’arte dal loro luogo di origine è sempre un atto lesivo di un contesto storico e come tale riprovevole, bisogna ammettere che senza questi trasferimenti la cultura del nostro tempo non si sarebbe arricchita di tante essenziali conoscenze e sarebbe stata diversa: l’arte egiziana dopo la spedizione di Napoleone; l’arte classica greca con i marmi di Elgin; quella arcaica greca e mesopotamica con le spedizioni inglesi in Asia Minore; l’arte ellenistica con l’ara di Pergamo trasportata a Berlino negli anni Ottanta del secolo scorso. Sono stati tutti contributi essenziali. Dopo l’immissione dei marmi del Partenone e del tempio di Nike Apteros (di Fidia) nel British Museum si accentuò l’interesse per l’arte greca. Spedizione all’isola di Egina (1811)àa essa risalgono i primi marmi che si conobbero del periodo arcaico e questa nuova esperienza aiutò la cultura del tempo a distaccarsi dal gusto neoclassico. La maggiore importanza per la storia dell’arte dei ritrovamenti pompeiani sta nella pittura, poiché Pompei ed Ercolano sono tra i pochissimi centri che ci danno resti di pittura antica originale. Nel 1809 furono eseguiti i primi scavi nel Foro Romano in cui sono stati rinvenuti elementi importanti per la storia di Roma più che monumenti artistici. Dopo la seconda guerra mondiale si misero in luce le più antiche documentazioni preistoriche dell’Anatolia. Negli scavi a Samotracia del 1863 venne rinvenuta la Nike che andò al Louvre. Negli scavi di Atene al Dipylon apparvero per la prima volta (1871) i vasi di stile geometrico. Noi non possiamo capire la formazione e lo sviluppo della statuaria del VI secolo senza tener conto della lunga tradizione dello stile geometrico che è stato l’”alta scuola” dell’arte greca. Negli scavi di Olimpia (1875) vennero rinvenute le grandi sculture del tempio di Zeus, l’Hermes supposto di Prassitele, la Nike di Paionios. Sempre negli anni Settanta fu iniziata l’esplorazione di Pergamo. Abbiamo 3 grandi centri di carattere diversissimo ad Olimpia, dal periodo arcaico al periodo romano; ad Efeso, dal VII secolo all’età tardo antica e bizantina; a Pergamo, dal periodo post-alessandrino fino al periodo romano. Negli scavi a Delo del 1877 sono stati ritrovati i precedenti immediati della decorazione pompeiana del primo stile. A Delfi vi era il più grande santuario dopo quello di Olimpia, sono stati trovati elementi di fondazione degli edifici antichi su cui si è potuta ricostruire la pianta del santuario e Kleobis e Byton (opere che precisarono la conoscenza dell’arte greca dall’arcaismo allo stile severo). Le rovine del Mausoleo di Alicarnasso erano state identificate a Budrun. Nel 1871, schliemann iniziò gli scavi nella Troade dove scoprì Troia e confermò la realtà della sua distruzione per incendio, e a Micene scoprì il tesoro di Atreo e la tomba di Clitemnestra mettendo in luce la civiltà pre-ellenica. Le ricerche di Dorpfeld hanno servito a porre in luce per prime la vita di età elladica e micenea e a dimostrare come essa corrisponda a quegli orizzonti di civiltà che si trovano descritti nell’Odissea. L’arte figurativa è espressione intimamente legata alla società che la produce. La scoperta del mondo pre-ellenico va posta a fianco della scoperta del mondo mesopotamico (scavi nella prima metà del nostro secolo). Nel 1833 venne alla luce tanto materiale da poter ricostruire i Propilei e il tempietto di Athena Nike. Il tempio che sorgeva al posto del Partenone era detto Hekatompedon (tempio di cento piedi). Si ritenne di arte o di influenza ionica tutta la scultura di età arcaica trovata ad Atene, la scuola attica rappresenta il centro promotore di nuove invenzioni formali e di nuove problematiche artistiche (scoperta della Afrodite di Lione e della testa Rampin). Se anche non conosciamo nessuna delle personalità maggiori dell’arte greca in modo diretto, conosciamo il tessuto connettivo che le univa, vale a dire la produzione corrente delle maestranze direttamente influenzate dalle grandi personalità artistiche di un tempo. 6- RICERCHE TEORICHE E STORICISMO AGLI ALBORI DEL NOVECENTO Loewy cerca di riprendere Winckelmann, fece due studi importanti che toccano i due punti essenziali della storia degli studi dell’arte antica greca: rapporto tra arte greca e il vero di natura; persistenza iconografica. Nell’antichità l’artista è un artigiano, si lavora come si è imparato ma ognuno aggiungerà piccole varianti. Finchè esiste nell’arte una forte tradizione artigiana, come nell’arte antica, la persistenza degli schemi iconografici è fortissima. Non bisogna però confondere la derivazione iconografica con l’affinità stilistica. Bisogna esaminare da dove proviene lo schema iconografico e cercarne i precedenti. L’altro punto fondamentale è analizzare il modo in cui l’immagine naturale viene trasformata in immagine artistica. Lange notò che la “legge della frontalità” domina qualsiasi arte primitiva e si ritrova in tutte le civiltà antiche; nell’arte egiziana essa non subisce infrazione fino al contatto con la Grecia, che fu l’unica a superarla scoprendo le regole dello scorcio. Ma Lange non si accorse che questa frontalità e simmetria erano divenute altissimo stile, uno stile cosciente e coerente, elemento più importante dell’espressione. Occorreva superare il concetto evoluzionistico, Loewy fece un passo verso una migliore interpretazione: capì che la frontalità arcaica non era dovuta a incapacità, ma a un determinato processo di concezione dell’atto artistico. L’artista primitivo non opera imitando un determinato oggetto, ma crea seguendo un ricordo, un’immagine mentale, che gli presenta l’oggetto sotto l’aspetto più semplice. Questo fu un avvio allo sganciamento dalla concezione evoluzionista che considerava l’arte arcaica come preparazione all’arte classica. Bisogna indirizzare l’archeologia verso problemi di carattere non più filologico ma di interpretazione del fatto artistico. Riegl sostiene che ogni epoca della storia determina un proprio gusto e lo esprime in determinate manifestazioni artistiche; non è lecito quindi confrontare il gusto di un’epoca con quello di un
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