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Introduzione all’archeologia - Bianchi Bandinelli, Sintesi del corso di Archeologia

Riassunto completo del libro, per esame di “archeologia e storia dell’arte romana” dell’università statale di milano per corso di scienze dei beni culturali

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Scarica Introduzione all’archeologia - Bianchi Bandinelli e più Sintesi del corso in PDF di Archeologia solo su Docsity! INTRODUZIONE ALL’ARCHEOLOGIA Parola archaiologhìa per autori antichi vuol dire discorso/indagine sulle cose del passato. Per Tucidide suppellettili e rito funebre sono elementi archeologici che supportano una tesi storica (ex Cari). Winckelmann, “storia delle arti del disegno presso gli antichi” (1764) —> atto di nascita della moderna archeologia. Archeologia ha come tema lo studio dell’arte classica (mondo greco e romano). Egli aveva fatto compiere agli studi di antiquaria settecentesca un salto di qualità: non più erudizione fine a se stessa ma prima ricerca e distinzione cronologica di varie fasi dell’arte del mondo antico. L’antichità non fu più considerata omogenea, quindi nei suoi studi si introdussero due esigenze di ricerca: - storicistica - Definizione estetica Per oltre un secolo lo studio dell’arte antica si basava su canoni di bellezza del neoclassicismo. Fu poi scoperto che la scultura antica che si studiava altro non era che copie di scultura greca, prodotte dalla cultura ellenistica. Le opere d’arte originali della scultura greca furono scoperte negli antichi centri dell’asia minore e della Grecia da archeologi inglesi, tedeschi e francesi. Archeologia di derivazione winckelmanniana: - L’archeologia appariva come nata dalla filologia perchè era intesa come studio dell’arte greca basato su fonti letterarie. - Lo scavo archeologico era ancora inteso come recupero di pezzi da collezione. ( ex: Bismark no fondi per missione di scavo a Olimpia). Fu superata da due fattori: - STORICISMO (Affermandosi negli ultimi 2 decenni dell’800’ in Europa ) - Importanza della ricerca sul terreno, lo SCAVO, nell’indagine sulla preistoria STORICISMO SCUOLA VIENNESE Apparizione negli scritti del massimo rappresentante della scuola viennese, Alois Riegl. Nel volume “industria artistica tardoromana” del 1901 dimostrò, a chi sosteneva che l’arte posteriore agli anni 80 del 2sec dc era decadente, che essa era espressione di un diverso gusto (=volontà artistica) e che doveva essere valutato per sé (non in confronto a arte greca come si era fatto finora). NUOVE CORRENTI In contrapposizione a interpretazione del processo storico come principio spirituale infinito —> storia in termini umani. Max Weber: storia è opera degli uomini, è un concreto processo e concatenamento dei fatti. - arte greca non è più modello fisso e immutabile - Civiltà dell’Italia antica pre romana e arte romana = base della cultura mediterranea - Storicizzazione della ricerca porta a comprensione di arte mesopotamica, egiziana, iraniana e dei popoli delle steppe —> sono elementi della civiltà artistica europea. ARCHEOLOGIA COME DOCUMENTAZIONE PER MEZZO DELLA RICERCA DI SCAVO Archeologi classici chiamavano l’attività degli studiosi di preistoria “scienza degli analfabeti” perchè non c’erano fonti scritte. Studiosi di preistoria fanno scavi di estrema oculatezza perchè gli oggetti reperiti sono usati come documentazione. Si sviluppa lo scavo stratigrafico: osservazione delle varie successioni (di produzione e di diffusione per risalire a situazione socio-economiche delle popolazioni). Si sono associate tecniche scientifiche: - rilevamento dei radiocarbonio (C14) nei materiali organici - Studio depositi di polline nei bacini lacustri - Sondaggi elettrici con prospezioni magnetometriche - Esplorazione con fotografia aerea ( diversa colorazione della vegetazione/ rivela strutture sepolte. Si può risalire alle prime fasi dell’associazione umana in comunità stabili e datarle (tra 8000 e 7000). Risultati di grande importanza storica è l’esplorazione dell’Anatolia, centro di irradiazione culturale con larghi scambi. Si è potuto studiare fino a 13 strati archeologici (periodo di 3000 anni), dal 7000 al 5700 ac. Scoperta una città di 12 ettari. Case in mattoni crudi con intelaiatura in legno da cui si accede dall’alto con scale mobili. Rinvenuti utensili in selce e ossidiana, vasi in marmo e in lava, tessuti in lana e in fibre di tiglio e lino, pitture su pareti nelle case, immagini in argilla di dea madre antropomorfa + figura maschile in parte animale. Negli strati tra V e III sec, nei sacelli di culto trovate pitture di combattimenti di animali, cacce, scene di danze, scena di morte. Constatare che nel vicino Oriente si è svolta la rivoluzione neolitica: profondo mutamento nelle strutture della società primitiva (inizio di insediamenti stabili) con scoperta di nuovi modi di produzione. Rivoluzione si compì nel territorio tra altopiano anatolico e deserti dell’Asia centrale. => Mesopotamia e Egitto con agricoltura irrigua è una fase successiva, posteriore di alcuni millenni a società già differenziate. => Ricerca storico-artistica = interpretazione di un fatto storico —> ha valore di indagine storica. La storia dell’arte entra tra le scienze storiche —> mondo dell’arte è in reciproco scambio con mondo pratico. Archeologia si basa su dati materiali che una civiltà produce e non su fonti storiche perchè possono rappresentare solo determinate interpretazioni dei fatti. Il dato archeologico può produrre anche problemi storici, di associazione. Ex: a Lavinio scoperta documentazione di contatti diretti tra Lazio e mondo greco in età molto arcaica, senza mediazione (come si pensava) dell’Etruria. Ex2: necropoli del VII sec cessa bruscamente è segno di spostamento di popolazione. Dimostra quindi distruzione da parte del re Anco Marzio di alcuni centri locali con deportazione abitanti a Roma. Ex3: lamine d’oro del santuario di Pyrgi nel porto di Caere scritte in etrusco e fenicio (500 ac) rivela contatto etruschi-punici. Reso credibile antico trattato tra Roma e Cartagine. CAPITOLO 1 PREMESSA L’archeologia all’inizio non era una disciplina autonoma e non esisteva come parola corrente. La parola “archeologia” si trova nelle fonti antiche (Dionigi di Alicarnasso) ma con significato generico di “notizie sui tempi antichi”. * Nel rinascimento —> ricerca del mondo antico. Artisti si recano a roma per studiare monumenti e pitture per poi imitarli. Per quanto riguarda lo studio antiquario, gli antiquari studiavano gli usi, i costumi e la mitografia per interpretare monumenti figurati e ricostruire usi/costumi degli antichi. * Metà 700. Uomini eruditi si dedicano a studi di antiquaria favoriti dai mecenati ecclesiastici che amavano raccogliere oggetti di scavo. Opera d’arte considerata come documento per studiare i costumi. Antiquaria divenne passatempo degli oziosi. Merito di questi studiosi è di aver conservato documentazione di monumenti scomparsi. * C’è una archeologia ottocentesca filologica che giunge fino alla prima guerra mondiale. Classicismo della fine del XVIII e inizio del XIX sec = inizio archeologia. * C’è archeologia storico-artistica nel periodo intermedio. * C’è archeologia storica dopo la fine della seconda guerra mondiale (dal ‘45 in poi). CAPITOLO 2. WINCKELMANN Nascita di archeologia ( che studia monumenti come opere d’arte, documento di civiltà e cultura) attribuita a Johann Joachim Winckelmann. Nato da ciabattaio, diventa bibliotecario di nobile tedesco e leggendo si interessa a mondo antico. Va a Roma, ospitato al palazzo della Cancelleria Apostolica. Poi ottiene carica di Conservatore delle Antichità di Roma. Diventa famoso, si vanta dei Doni ricevuti da Corte Imperiale così viene ucciso. Scrisse epistolari dove racconta la lotta contro di lui condotta dagli antiquari. Dopo viaggio a Roma nel 1755 scrive “Storia delle arti del disegno presso gli antichi”. Prima edizione dell’opera pubblicata a Dresda nel 1764. Dopo la sua morte, seconda edizione del 1776 a Vienna a cura dell’Accademia delle Belle Arti. Prima traduzione italiana pubblicata a Roma nel 1783. Primo libro: origini delle arti e loro differenza nelle varie nazioni. Primo capitolo: arte del disegno. Stile arcaico simile tra i vari popoli dell’antichità. Secondo capitolo: influenza del clima sullo spirito dell’uomo. Secondo libro: arti del disegno presso Egizi, Fenici,Persiani. Terzo libro: arti del disegno presso Etruschi. Considera arte etrusca più arcaica di greca. Quarto libro: arti del disegno presso Greci e l’idea del bello che rappresentano. Quinto libro: il bello nelle varie figure dell’arte greca. Sesto libro: tratta del panneggio. Settimo libro: dedicato a parte tecnica del meccanismo della scultura/pittura Greca Con la sua identificazione si raggiunse una rappresentazione concreta dell’aspetto del canone di policleto. Ciò permise la classificazione di altre statue, ispirate ad esso. Il problema è che si presero le copie come misura dell’arte di Policleto. Furtwaengler cercò di identificare le copie con gli originali descritti dalle fonti usando anche la fotografia e la sua conoscenza di tutti i musei del mondo. Ebbe fortuna nelle identificazioni anche se alcune non sono ancora del tutto accettate (ex: Athena Lemnia di Fidia) Tendenza a costruire storia dell’arte greca sulle copie —> pericolo di trascurare originali e di avere una visione troppo neoclassica dell’arte greca. Questo modo di ricostruzione di partire da fonti letterarie antiche anziché dall’opera d’arte ha avuto 2 effetti: - concentrare ricerca sulla copia migliore, più prossima all’originale, trascurando originali che sono comunque più preziosi anche se mutilati. - Perdere di vista lo studio della qualità artistica dell’opera a favore di iconografia artistica Identificazioni del Brunn: 1. donari dei sovrani pergameni per le vittorie sui Galati 2. Gladiatore morente (museo capitolino) collegato al gruppo Ludovisi (interpretato fino ad allora come Arria e Paeto dell’ambito romano o come Macareo e Canace di un mito greco). Riconosce figure come dei barbari e collega a notizia di Plinio di artisti che avevano celebrato battaglie contro Galati vinte da Attalo I e Eumene II. 3. Piccolo donario di Attalo. Nel 1514 scoperte a Roma figure di combattenti scolpiti (interpretati in senso romano come Curiazi e Orazi). Sculture poi disperse in vari musei, riunite da Brunn perchè riconosciuta unità stilistica. Le collegò a Pausania che descrive dono del re Attalo dedicato sull’Acropoli di Atene composto da 4 gruppi di figure raffiguranti Gigantomachia, Amazzonomachia, battaglia di Maratona e vittoria di Attalo sui Galati. Fra le statuette conservate infatti c’era 2 giganti, 1 amazzone, 3 persiani, 4 galati. Altre volte invece alcune attribuzioni vennero messe in dubbio. Andreas Rumpf, uno degli ultimi rappresentati di storici dell’arte nell’archeologia germanica, ci descrive uno di questi casi: Eirene e Ploutos di Kephisodotos. Statua raffigurante donna che tiene bambino su braccio sx. Ritrovata nel 1760 nella raccolta Villa Albani a Roma. 1. Winck interpreta come Giunone Lucina 2. Win reinterpreta come Ino-Leucotea col piccolo Bacco. Respinta da Ennio Quirino Visconti. 3. Scultore Cavaceppi restaurò statua e mise brocchetta in mano a fanciullo, rifece le braccia, usò una testina per completare figura, rifà braccio dx donna. 4. Portata a Parigi da Napoleone e nel 1816 acquistata da principe di Baviera 5. Successivamente ritenuta originale greco di età di Fidia 6. Friederichs interpreta come Gea e attribuita a IV sec. In base a moneta ateniese di età imperiale, pone scettro in mano dx di donna. 7. Due studiosi (Stephani e Stark) collegano moneta e statua a passi di Pausania, menziona ad Atene statua di Eirene con Ploutos opera di Kephisodotos. 8. Brunn dice che si tratta di copia. Stile la colloca tra V e IV sec ac. Conferma attribuzione a Keph. Occasione in cui è stata creata: pace con Sparta del 375. 9. 1881 nel porto del Pireo scoperta una replica del fanciullo con cornucopia. Kephisodotos - menzionati da Plinio due artisti con questo nome: - primo posto nel CII olimpiade (372 ac) —> Brunn riconosce nel Keph il Vecchio il padre di Prassitele. Furtwaengler ritiene che keph è fratello maggiore non padre - Secondo insieme a scultore Timarchos, nella CXXI (296 ac) —> doc. Epigrafici dimostrano che sono figli di Prassitele. 10. Opinioni che la data sia invece la pace del 403 ac. 11. Rumpf. Notata somiglianza tra Eirene e i rilievi delle basi delle colonne del secondo Artemision di Efeso. La ricostruzione del tempio avviene nell’età di Alessandro Magno, cioè attorno al 340-330 ac. Tale cronologia conferma che originale non era in bronzo ma in marmo. Rumpf propone di interpretare figura come Tyche e attribuirla a Prassitele (di lui si conoscono 3 tyche, tra cui 1 trasportata a Roma accompagnata da immagine infantile di Bonus Eventus che ha come attributo una cornucopia). Attraverso lo studio delle varie copie si può stabilire l’iconografia (aspetto esteriore) dell’originale greco, ma ciò non serve per studiare il linguaggio formale degli artisti. Stesso equivoco si ebbe con la pittura antica: si pretese di ricostruire la pittura classica andata perduta x mezzo della pittura di età romana detta pompeiana (perchè solo a Pompei/Ercolano è possibile ritrovarla conservata). Ma questa pittura era qualitativamente bassa dato che era solo una piccola città di provincia. La scuola filologica riconobbe nelle pitture decorative di Pompei delle riproduzioni di pitture originali greche. Ma trascurarono il fatto che queste pitture testimoniavano l’arte del tempo di quando sono state eseguite, non gli originali. Si riteneva (sbagliando) che nella pittura greca non ci fossero sfondi paesaggistici perchè si riteneva che la pittura seguisse gli stessi criteri formali che Winck aveva attribuito alla scultura. Così, se nelle pitture pompeiane c’era uno sfondo, si affermava che fossero una interpolazione romana. La critica filologica accettò come elemento di giudizio quello che risultava dalle fonti antiche (d’indirizzo classicista). —> fu un errore di impostazione critica. Reazione nel XX sec —> trascurare fonti antiche. Guardare la pittura direttamente. Pittura pompeiana si considera unicamente come pittura romana. Furtwaengler - opera principale: Capolavori della scultura greca. Prima edizione 1893. Questa storia della scultura greca tratta di copie di età romana, e considera capolavori quelli considerati tali dai critici del tardo ellenismo (tendenza classicistica). Opera più celebrata: Die antiken Gemmen, 1900. Tre volumi. Trattato su gemme intagliate. Studi sulla ceramica greca: Griechische Vasenmalerei (1900). Raccolta di grandi tavole con disegni a grandezza originale di vasi più belli. Opera a fondamento degli studi sulla ceramica greca (soprattutto attica). Ha prodotto un’equivoco: disegni dei vasi sono sul piano, non ci sono riproduzioni a superficie curva —> si diffuse immagine accademica lontana da originali, con visione falsata dell’arte greca. I critici moderni della prima avanguardia nel primo trentennio di secolo hanno attaccato l’arte greca, ma in particolare contro l’immagine che di essa avevano diffuso gli archeologi dell’800. Si opposero alla visione fredda (equivoco di winck era di considerare arte greca come arte idealistica). Infatti a contatto con gli originali greci ne divennero esaltatori. In realtà l’arte greca affronta la realtà e scopre alcune norme fondamentali per l’arte europea successiva: scorcio/prospettiva/color locale/effetto luministico. CAPITOLO 4. LE FONTI LETTERARIE. Fonti sono dirette o indirette. Dirette: scrittori che ex-professo si sono occupati di cose d’arte. Indirette: opere nelle quali è contenuta menzione di un’opera/notizia su artista/giudizi critici. Fonti più importanti: “Naturalis Historia” di Plinio e “periegesi della Grecia” di Pausania. Le altre fonti sono raccolte nel volume “Le fonti letterarie antiche per la storia dell’arte greca e romana” di Overbeck, del 1868. —> è raccolta dei passi di letteratura greca e latina che accennano a opera d’arte. Ci sono anche numerose fonti di età bizantina. Come fonti documentarie ci sono anche le iscrizioni, che conservano firme di artisti o documenti o decreti. Plinio il vecchio —> fonte più completa/preziosa. Novità della sua opera: raccoglie dati relativi a tutto il mondo della natura. Nella sua opera ci sono ben 20.000 notizie degne di memoria, tratte da lettura di circa 2.000 volumi. Raccoglie le curiosità, perchè non è studioso di professione. Libri di “Naturalis Historia” interessanti sono il XXXIV - XXXV - XXXVI. Ha raccolto ciò che si conosceva sulle arti figurative: - parla delle pietre e dei marmi —> scultura - Parla dei metalli—> bronzo e metallotecnica - Parla delle terre colorate —> pittura Difficoltà nell’interpretare i testi sta nel fatto che alcune notizie sono contraddittorie perchè di arte non se ne intendeva e riportava le notizie che trovava e perchè ha tradotto alcune espressioni greche in termini nuovi in latino, creando così equivoci. Studiosi che si sono occupati di studiare testo di Plinio: - Bernhardt Schweitzer sul Xenokrates di Atene - Silvio Ferri sul problema della statua policletea Le fonti di Plinio mettevano in risalto il valore degli artisti del V e IV sec ac ignorando l’arte ellenistica. La sua principale fonte era Apollodoros ateniese, autore di una cronaca enciclopedica che conteneva biografie di artisti celebri con indicato la loro epoca di rilevanza. Apollodoros però era maggior rappresentante del movimento classicistico (diffuso nella cultura greca dal 150 ac) quindi fece esaltazione di Fidia e Prassitele e dopo Lisippo fece iniziare la decadenza. Un’altra fonte era Xenokrates ateniese, scultore, discepolo di Lisippo, vissuto metà III sec. Per lui Lisippo è il culmine dell’arte greca, per la sua posizione antiaccademica/rivoluzionaria. In un passo, Plinio, dice che l’arte morì dopo il 296-293 ac e rivisse tra 156-143. La morte dell’arte corrisponde a fine 3° sec, pieno ellenismo; rinascita a movimento classicistico. Petronio, nel Satyricon (1° sec) dice che la decadenza della pittura è dovuta ai pittori di Alessandria. Questa espressione si comprende con altri passi che parlano di pittura compendiaria. Si intendeva una tecnica che si ritrova nella pittura del periodo di Nerone (di Petronio quindi). Nelle case di Pompei si riscontra quella fase di pittura del 4° stile (= tendenza a risolvere l’organicità formale nella tecnica di una pittura a macchia. Tale tendenza distrugge fermezza delle linee di contorno). Pausania Visse nel 2° sec dell’era volgare, nato a Magnesia al Sipylos in Asia Minore. La sua opera è del periodo del tardo ellenismo. In quel periodo gli autori venivano chiamati periegeti, descrittori di viaggi, autori d guide per forestieri. La periegetica divenne un genere. Libro “periegesi della Grecia” ne resta 10 libri. Il primo libro iniziato nel 143 dc ultimo composto dopo il 175 dc. Segue ordine geografico: comincia dall’Attica, poi Peloponneso, Arcadia, Boezia, Focide, Locride, zona di Naupaktos. Scopo di pausania era di fornire conoscenza dei luoghi e monumenti. Non si sa se abbia visitato tutte le zone descritte, ma di certo ha visitato l’Acropoli di Atene, i santuari di Olimpia e di Delfi. Libri V e VI: Elide. C’è la descrizione del santuario d’Olimpia. - centro del santuario c’è tempio di Zeus. Descrive i 2 frontoni e le sue figure, che poi sono state ritrovate negli scavi. Attribuisce frontone a est a Paionios e l’altro a Alkamenes. La critica moderna ha detto che i due frontoni sono dello stesso autore, e non è nessuno di questi 2. Le sculture sono da datarsi tra 470 e 460 ac. - Davanti al tempio si trova una Nike di Paionios (attestato da iscrizione sulla base della statua). Stile lontano da quello dei frontoni. Iscrizione da indizi su datazione: abitanti di Messene e di Naupaktos dedicano la statua come bottino di guerra contro Sfacteria del 425. Nell’iscrizione c’è scritto che Paionios fece gli acroteri (indica le decorazioni) del frontone del tempio, ma Pausania interpretò come se lui fosse autore di tutto frontone. —> indica errore nell’attribuzione del frontone a Paionios. - Alcune statue degli angoli terminali inferiori del frontone sono in marmo diverso. Ritenuti pezzi di restauro di età romana, in realtà affidate a Alkamenes dato che era rimasta incompiuta la decorazione del frontone. - A nord c’è tumulo di Pelope e - Heraion di Hera (antichissimo tempio, colonne originarie in legno poi sostituite in pietra). In esso c’è arca di Kypselos (cassa di legno con pannelli d’avorio) con decorazioni di episodi mitologici. All’interno le colonne sono unite alle pareti da tramezzi, che formano dei piccoli ambienti (cappelle). - Monumenti vicini al tempio: statue di Zeus - Hermes di Prassitele. Facendo gli scavi dell’Heraion dove indicato da Pausania, cioè nella 2° cappella della navata sx del tempio, si è trovata la statua. —> conferma di attendibilità topografica. —> La statua di Hermes è stata scoperta negli scavi tedeschi nel 1877. Si tratta di Hermes con Dionisio infante. Era celebre nei manuali di archeologia e la datazione proposta era al 340. Un archeologo, Carl Blumel, nel 1927, osservò sul dorso dello Hermes, lasciato non finito, l’uso di ferri (scalpello a 3 punte - mai usati prima del tardo ellenismo). La base su cui era posta la statua era di età romana. Si nega fosse un originale di Prassitele. Era una copia che sostituiva l’originale portata via dai romani. Blumel nel 1944 dice che si conoscono 4 artisti di nome Prassitele e propone di attribuire la statua a Prassitele della fine del 2° secolo ac. Dopo il 1955 si è tornati a proporre lo Hermes come originale di Prassitele del IV sec. Luciano di Samosata vissuto al tempo degli Antonini. Ultimo scrittore del mondo greco. Parla di opere che ha visto e esprime giudizio personale. Menziona: - quadro dipinto da Aetion “le nozze di Rossane e Alessandro” che si trovava a Roma Scoperte di grande risonanza anche al di fuori del cerchio degli archeologi • Scoperta di maggior risonanza fatta da Schliemann. Basandosi su omero, nel 1871 inizia scavi nella Troade. Scoprì Troia e confermò la distruzione per incendio. Scavò anche a Micene dove scoprì il tesoro di Atreo e la tomba di Clitemnestra, e oggetti d’oro. Mettendo in luce la civiltà pre-ellenistica di cui fino a quel momento si era ignorata la presenza. —> si mostrò radice storica dei miti. Era accompagnato da architetto Dorpfeld. Il quale cercò inoltre di identificare l’Itaca di Omero. Le sue ricerche hanno messo in luce la presenza di età elladica e micenea nelle isole e nel continente. • Scavi italiani a Creta hanno contribuito a scoperte della civiltà pre-ellenistica. Prima c’erano inglesi con Evans che si concentravano su scavo e restauro di palazzo di Knossos. Mentre italiani (Pernier) hanno messo in luce palazzo meno sontuoso nella località di Phaistos, che era distinguibile nelle varie fasi di costruzione. Poi Luisa Banti si pose problema di rivedere cronologia del materiale di scavo. Altro passo avanti compiuto da Doro Levi con continuazione scavi di Phaistos dal 1950 al 67’ e fa accurata stratigrafia —> si sposta la prima fase della civiltà cretese di quasi mille anni rispetto a quella di Evans (2800-2000), abbassandola al 2000-1850. Altro passo impo nel 1953 con decifrazione lineare B da inglese Ventris. Folologo Chadwick conferma che lingua su tabelle di creta a fianco a lineare B è greco —> segno che ultima fase di civiltà cretese svolta dopo espansione popolazioni di stirpe ellenica. Dopo scoperta di Blegen nel palazzo di Pylos di inventario di vasi (forme indicate accanto a relativa parola) è chiaro che il lineare B è adattamento del lineare A (scrittura cretese) alla lingua degli invasori Achei. • Scoperta del mondo mesopotamico. Prime scoperte grazie a Emile Botta nel 1842. Poi ripresi scavi nel 1873. Scavi nel vicino oriente che hanno esteso conoscenze di civiltà umana e dell’arte a 6000 ac (anni che società da nomadi si stanziano). Scavi rivelano schemi iconografici che greci conobbero ai loro arbori. ACROPOLI DI ATENE intorno a fine 800 inizia demolizione fortezza medievale e mostra proprio aspetto. I Propilei erano stati inclusi nelle torri di fortificazione —> vennero alla luce. Insieme a tempietto di Athena Nike, che sorgeva sul bastione. Piccolo edificio elegante, con parapetto adorno di statue Vittorie, testimonianze di generazione dopo Fidia, del 420 ac. Ripresi scavi nel cimitero del Dipylon e si misero in luce tombe (da IX sec a fine VIII ac), tra cui pezzi più belli che si conoscono. Trovate steli funebri del V e IV sec —> manifestazioni del gusto e della concezione etica dei greci di età classica. In luce documentazione dell’acropoli arcaica, quella distrutta nel 480 da Persiani con devastazione monumenti esistenti: tomba mitico Cecrope, tempio (al posto del partenone) Hekatompedon= di 100 piedi, massa di ex-voto nel temenos (=recinto del santuario). Dopo vittoria su persiani si avvia ricostruzione dell’acropoli, di Pericle: allargamento dell’area utilizzabile mediante muro, tra muro e roccia messi resti degli ex-voto danneggiati (erano consacrati quindi non si potevano distruggere) —> riempimento chiamato colmata persiana e resti datati a periodo precedente il 480 ac. 480 ac —> segna il limite del periodo arcaico e l’inizio dello stile severo —> c’è nuova espressione artistica di una società: democratica, stato di diritto fondato su giustizia e principio di isonomia (uguaglianza diritti e libertà civili) . Triennio 480-450 intenso di trasformazioni. Da statua arcaica (dominata da linea di contorno) si passa a ricchezza plastica (ex di Fidia). Nuova arte greca non ha più limiti nella ricerca individuale dell’artista e esso affronta il naturalismo. Scavi fine 800: in luce frammenti Acropoli poi catalogati e pubblicati. Fine lavoro si ha con 2 Pubblicazioni: di Payne “sculture arcaiche dell’acropoli” (1936) —> prima opera con buone fotografie. E grande catalogo (1939) di Schrader e Langlotz. Payne scoprì: - torso di kore (conservato a Lione e chiamata Afrodite di Marsiglia) combaciava con parte inferiore di una statua trovata nella colmata persiana. Fino a quel momento si riteneva che Afrodite fosse ionica, poiché tutta scultura di età arcaica di Atene si pensava fosse di influenza ionica vista l’importanza che avevano le colonie ioniche. Invece scoperte di Payne dimostrano che scuola attica facesse prod di qualità alta e che è centro promotore di nuove invenzioni formali(problematiche artistiche. Payne scoprì che anche la testa Rampin (del Louvre) si combinava con torso di cavaliere dell’acropoli, restituendo la più antica statua equestre della Grecia. (Anche questa si pensava fosse ionica). Del Partenone un maestro unico ha dato modelli e disposizioni, mentre l’esecuzione ha personalità diverse. L’analisi formale rivela un’omogenea tendenza di uno stesso concetto. Spiegato da Schweitzer in 3 saggi (1938-40) “esemplari come metodo di minuta e rigorosa analisi”. Scoprì cambiamento nella cronologia del lavoro di Fidia: Zeus di Olimpia è successivo a Parthenos dell’Acropoli. Quindi c’è abbassamento nella cronologia e la conferma che tra 448 e 432 è periodo di esecuzione delle opere del partenone non nella sua vecchiaia. Archeologia filologica: ricostruiva storia dell’arte attraverso le fonti e le copie delle opere. Si cercava di individuare grandi artisti attraverso le fonti, ma di loro poche erano le opere che avevamo in originale. Molte invece, con i nuovi scavi archeologici, erano le copie degli originali delle quali però non si aveva notizia nelle fonti. Davanti a questa problematica: ricostruzione erudita delle grandi personalità artistiche passa in secondo piano rispetto a ricerca delle linee di svolgimento dell’arte greca cercando di individuare le varie scuole/centri attivi). Le scuole durante arcaismo divise per particolarità tecniche. Mentre per periodo classico e ellenistico divise per diversi indirizzi stilistici Dopo 1° guerra mondiale lo studio della storia dell’arte entra in una nuova fase con una svolta nell’impostazione dei problemi. Gli studiosi approfondirono problemi posti da opere ritrovate. Le correnti di pensiero dello storicismo raggiunsero anche gli archeologi: una coerenza interna-storica collega opera all’altra, personalità alle altre. CAPITOLO 6. RICERCHE TEORICHE E STORICISMO AGLI ALBORI DEL NOVECENTO A fine periodo filologico c’è figura di studioso in evidenza: Emanuel Loewy. Austriaco, primo a coprire cattedra di archeologia (a uni di Roma). È primo archeologo che cerca di riprendere la ricerca attorno all’essenza stessa dell’arte, concetto del Winckelmann. Ricerca su questioni che presiedono lo svolgimento dell’arte greca. Cerca di porre studio dell’arte antica su fondamento teorico generale. Due studi fondamentali: - la natura nell’arte greca più antica, 1900. - articolo di carattere iconografico “migrazioni tipologiche”, 1909. Due studi impo perchè toccano i due punti essenziali della storia degli studi d’arte di antichità greca, quello del rapporto tra arte greca e il vero di natura e quello della persistenza iconografica. Si deve tener conto che il fondamento dell’arte antica è artigiano. Non siamo di fronte a personalità di artista con opera distaccata da legami con società in cui vive. L’artista nell’antichità è artigiano e si formò su patrimonio di tradizioni tecniche e iconografiche che consentiva qualità elevata. Un artigiano di talento aggiunge piccole varianti al suo lavoro, ed esse verranno riprese dai successori. Così si giunge a innovazioni. Ex: kouros (di arte arcaica), fanciullo (figura maschile nuda in posizione eretta) continua da metà VII a fine VI senza mutamento dal punto di vista iconografico. Ma non c’è un kouros uguale a un’altro. Mutamento con scultore attico Kritios (con cui si apre stile severo tra 480-460) e soluzione finale è policletea attorno a 450-440. Ex: in arte cristiana: scena natività stesso schema da per bizantino a per gotico. Madre, cuna con bambino paralleli. Variazione con Giovanni Pisano: cuna disposta in modo che madre e figlio si guardano. Si introduce contenuto psicologico che rompe schematicità bizantina. Finchè c’è tradizione artigiana c’è persistenza schemi iconografici. Quando si studia rappresentazione bisogna esaminare da dove proviene lo schema iconografico e cercarne i precedenti. Dopo si può stabilire posizione storica dell’opera e contributo personale dell’artista. Questo è argomento di studio di Loewy: mise in luce persistenza degli schemi figurativi e mostra che alcuni motivi dell’arte greca arcaica sono connessi con arte del Medio Oriente. Altro punto fondamentale esaminato è quello della rappresentazione della realtà, del vero, della natura cioè del modo nel quale l’immagine naturale viene trasformata in immagine artistica. Oppone il realismo, elemento fondamentale della struttura dell’arte greca, al concetto di idealizzazione delle forme reali prima ritenuto adeguato. Idealizzazione che derivava da Wink che credeva di poter definire essenza dell’arte greca nel concetto di forma ideale che stesse al di sopra dell’aspetto della natura. Forma ideale= si selezionava il più bello, il migliore. Sorse così la distinzione in tipi ideali, cioè tipologie iconografiche. Si realizzò anche un approfondimento della natura dell’espressione artistica attraverso indagine estetica e critica e anche attraverso le esperienze di arte contemporanea, che svincolava espressione artistica dal dato di fatto della natura. Alla fine 800 la formula Winckelmanniana subì revisione in base a tendenze positivistiche. - danese Juliu Lange si occupa del problema del rapporto fra arte greca e forma di natura - tema ripreso da Alessandro Della Seta, allievi di Loewy, in “genesi dello scorcio nell’arte greca” Lange primo a osservare e definire delle leggi della concezione artistica del periodo più arcaico: Legge della frontalità —> manifesta quando immagine riprodotta da artista subisce schiacciamento, perde volume, evita scorcio, non ha profondità. È visione lineare e simmetrica, l’immagine sta tra piano di fondo e piano parallelo con quale viene a contatto la parte sporgente della figura. Da queste leggi della frontalità desume caratteristiche stile arcaico. Ex: figura vista di profilo di gambe e frontale nel dorso. Torsione del busto (che porta sullo stesso piano delle gambe) forma schema figurativo che ha armonia anche se lontano da realtà. Convenzioni evidenti nell’arte egiziana da cui le assunsero i greci. Questo portò a equivoco di definire stile egiziano lo stile arcaico. Lange notò che questa legge domina qualsiasi arte primitiva in tutte le civiltà antiche. Unica che superò questa tecnica è l’arte greca che scoprì regole dello scorcio. Lange considerò la frontalità diretta conseguenza dell’incapacità di avvicinarsi al vero, di esprimere tutte le varietà del vero —> da qui necessità di tipizzare la varietà in modo che artista abbia una guida, un repertorio. Prima volta che dopo W si ricercavano delle categorie generali della produzione artistica. Lange non si accorse del fatto che questa frontalità e simmetria nell’arte greca era divenuta un altissimo stile. Questa legge divenne in mano a sensibili artisti uno stile coerente, elemento impo x loro espressione. Giudicando frontalità come elemento primitivo, provvisorio dell’arte arcaica, come stadio di preparazione all’arte classica si confermava ciò che era stato istituito da Winck. Ci si precludeva la comprensione e valutazione storica di quel periodo arcaico. Quindi bisogna superare questo concetto, come fece il Loewy nel suo volume sulla natura. Capì che frontalità non era dovuta a incapacità ma ad un processo di concezione dell’atto artistico. Dimostrò che artista primitivo non imita oggetto ma crea seguendo ricordo, immagine mentale in cui oggetto si presenta nella sua massima estensione. Mentre lo scorcio sarà risultato di riflessione razionale su immagine spontanea. Diede avvio a sganciamento da concezione di evoluzione deterministica che considerava arte arcaica come preparazione a arte classica. Della seta si occupò del problema del superamento della legge di frontalità. Pensava che frontalità si fosse superata per maggior conoscenza dell’anatomia e impostò su conoscenza autonomia tutto lo sviluppo dell’arte greca. Cadendo nell’equivoco che dettagliata osservazione anatomica fosse un fine e non un mezzo dell’espressione artistica. L’osservazione anatomica invece serviva per differenziare i piani di chiaro-scuro e così facendo si rompe la frontalità e si cerca di raggiungere piena corposità di figura. Scrisse “il nudo nell’arte” passando in rassegna la scultura greca, studiandola dal punto di vista della ricerca anatomica. La filologia classica fu pervasa da spirito conservatore e da agnosticismo, poi divenne una mera tecnica. Agli inizio 900 si entra in nuova fase degli studi di archeologia. Durante prima guerra mondiale ci fu stasi: chiusi musei, interrotti scavi. Pausa indusse a riflettere su materiali già esistenti. Con Winck si aveva conoscenza di sole copie, ora arrivati a studiare solo gli originale. In questa direzione: opera “scuola di scultura della prima età greca” (1927) di Ernst Langlotz. Non ci si basava più su copie di età neoattica e romana, ma su piccoli bronzi, opere originali minori, con intento di ricostruire le varie scuole, le officine artigiane da cui sono scaturiti i grandi Maestri e da cui sono influenzate. Portò a stabilire cronologia di età arcaica tramite confronto sculture, disegni su ceramica e partendo da alcune date fisse: 490 delle ceramiche del tumulo dei caduti a maratona, 480 colmata persiana, fregi cui data di costruzione era legata a precisi avvenimenti, iscrizioni su pitture che elogiano personaggi storici. Da fine 800 inizia fase di ricerche teoriche intorno a arti figurative. Influenza su studi archeologi ebbero le teorie della scuola viennese. Attorno al 1895 a Vienna furono attivi due studiosi: Wickhoff e Riegl, storici dell’arte medievale e moderna. Si sono occupati di problemi dell’arte antica x risolvere problemi di arte medievale. Riegl per ordinare materiale archeologico romano-barbarico studiò artigianato di ultimo periodo imperiale nell’opera “industria artistica tardo-romana” (1901). Studio portò a revisione di architettura, scultura e pittura romana dal II sec. Rivalutò secoli del tardo impero (III-V), considerati di decadenza. Riegl scrisse opera di carattere teorico “problemi di stile” x chiarire le leggi generali che presiedono la creazione dei motivi ornamentali. Formula teoria di progresso che libera storia dell’arte da concetto biologico di decadenza. Si accorse di: - insufficienza degli studi del Semper sull’origine della decorazione ornamentale. Egli dava spiegazione puramente tecnica su forme decorative e architettoniche. È massimo esponente del positivismo empirico (insufficiente applicato a storia dell’arte perchè considera fatti artistici dovuti a evoluzione automatica, quasi
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