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Introduzione all'autore e i testi in generale, Appunti di Italiano

Autobiografia di Italo Svevo, testi: Senilità, Una vita, La coscienza di Zeno, I racconti e le commedie, Il ritratto dell'inetto (per senilità), e la morte del padre (capitolo importante nella coscienza di Zeno)

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 01/06/2023

chiarabenziiii
chiarabenziiii 🇮🇹

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Scarica Introduzione all'autore e i testi in generale e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! AUTORE Aron Schmitz (Italo Svevo è uno pseudonimo), nacque a Trieste nel 1861 da una famiglia borghese. Il padre era un commerciante di vetrami, e per questo venne indirizzato agli studi di commerciante in Germania, ma la sua vera vocazione era quella di scrittore. Successivamente Svevo conobbe la declassazione a causa del fallimento dell’industria del padre. Alla morte della madre, egli sposò poi la cugina Livia Veneziani, che oltre a placare il suo animo rendendolo un padre sereno, innalzò anche la sua condizione sociale, da piccolo borghese, divenne dirigente dell’industria di famiglia, lasciando l’attività letteraria, e guardandola come qualcosa di dannoso, e ridicolo. Però, comunque gli interessi culturali permangono, pian piano riaffiora il bisogno di scrivere, prende lezioni da James Joyce, e con Freud conosce la psicoanalisi. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale egli riprende a scrivere, poiché la fabbrica di vernici fu requisita dalle autorità austriache. Quando scrisse il suo terzo romanzo: La coscienza di Zeno, non ebbe molto successo così lo mandò all’amico Joyce che lo portò al successo in Francia. Solo in Italia rimase intorno a lui un’atmosfera di diffidenza, l’unica eccezione fu costituita da Montale che gli dedicò un saggio riconoscendo la sua grandezza. Progettò un quarto romanzo sempre con protagonista Zeno, di cui scrisse ampi frammenti e morì in seguito a un incidente d’auto. Egli non è un intellettuale alla maniera tradizionale perché nasce in ambiente triestino, una città in cui convergono tre civiltà, italiana, tedesca e slava, un crogiolo di culture, infatti il suo stesso nome rimanda alla cultura italiana e quella tedesca. Poi pur non essendo religioso, era di famiglia israelitica, di radici ebraiche, e non è un letterato puro, ossia la sua attività principale non è la letteratura, egli è un borghese imprenditoriale. LA CULTURA DI SVEVO Sul piano filosofico Svevo subì l’influenza di Schopenhauer, il pensatore che affermava un pessimismo radicale, indicando come unica via di salvezza dal dolore la contemplazione e la rinuncia, poi subì anche l’influenza di Nietzsche, che crede che il soggetto sia una pluralità di stati in fluido divenire, e di Darwin, selezione naturale e lotta per la vita. Ma in realtà egli utilizzava questi maestri in modo critico mentre simpatizzò per il socialismo Marxista, infatti egli trasse la chiara percezione dei conflitti di classe che percorrono la società moderna e la consapevolezza del fatto che tutti i fenomeni sono condizionati dalla realtà delle classi. Ma del Marxismo rifiuta il lento processo di collettivizzazione, e le proposte politiche in generale, poiché egli ha un’utopia, saltare le tappe intermedie. Problematico fu anche il rapporto con la psicoanalisi, la apprezza perché tratta delle ambivalenze della psiche ma non la apprezza come terapia che pretende di portare alla salute un malato di nevrosi. Sul piano letterario egli stesso nel Profilo autobiografico chiarisce di essere stato influenzato da romanzieri francesi come Balzac, Flaubert che in Madame Bovary rappresenta la miseria della coscienza piccolo borghese. Infatti si parla di bovarismo dei personaggi sveviani, ossia sono degli eroi sognatori che evadono dalla misera vita quotidiana in una realtà alternativa. Subisce anche l’influenza del naturalismo di Zola, e di Bourget con il romanzo psicologico, Turgenev che presenta personaggi inetti, Dostoevskij che coglie impulsi della psiche segreti, umoristi inglesi come Swift, Dickens. IL PRIMO ROMANZO: UNA VITA Avrebbe voluto intitolare il suo primo romanzo “Un inetto”, ma fu sconsigliato dall’editore Vram. È la storia di un giovane, Alfonso Nitti, che abbandona il paese e la madre per lavorare a Trieste alla banca Maller poiché la morte del padre ha lasciato la famiglia in ristrettezze. Ma il lavoro gli appare mortificante ed evade costruendosi sogni da megalomane e vagheggiando gloria letteraria, egli poi conosce il padrone della banca, e qui conosce Macario, un giovane brillante e sicuro di sé, e seduce la sua figlia, Annetta nonostante non la ami. Se la sposa egli risolverebbe tutti i suoi problemi ma invece preso dalla paura fugge, dicendo che la madre è malata, in effetti trova la madre ammalata al suo ritorno, e alla sua morte torna a Trieste. La figlia di Macario però ha sposato Maller, e Alfonso si sente tradito, offeso, cerca la morte come via di scampo. I modelli letterari ripresi sono il romanzo della scalata sociale, in cui un giovane ambizioso si propone di conquistare il successo, e il romanzo di formazione, in cui si assiste alla formazione del giovane. Alfonso è un nuovo tipo di personaggio, l’inetto, che ritornerà in altre forme nei libri successivi di Svevo, è incapace alla vita, un piccolo borghese declassato e paralizzato dalla sua diversità, sentita come inferiorità, quindi ha bisogno di crearsi una realtà compensatoria, egli crede di godere di privilegi spirituali, si costruisce di sé un’immagine consolatoria. Alcuni suoi antagonisti sono: Maller, il padrone, che sembra essere un Padre possente e terribile; Il rivale, ossia Macario, brillante, disinvolto, il contrario di Alfonso. La narrazione è in terza persona ma non troviamo informazioni su personaggi, fatti. Inoltre, a differenza degli altri due romanzi, Zeno non è solo oggetto di critica ma anche soggetto, egli critica tutto ciò che gli è intorno, dato che lui è caratterizzato da una malattia, critica tutti gli altri “sani e normali”, questo perché egli ha un disperato bisogno di essere normale, vorrebbe essere un buon padre di famiglia, un abile uomo d’affari, ma non riesce. La sua visione della vita è straniata, fa apparire “malati” coloro che invece sono “sani”, elimina le gerarchie. Qui Svevo cambia la sua concezione dell’inetto, poiché non è pienamente sviluppato, egli può svilupparsi in tante forme, in questo è superiore agli altri sani che sono già formati, quindi Svevo non ha un atteggiamento critico ma più aperto, inoltre non ci sono punti di riferimento fissi, poiché la realtà è aperta e ambigua. I RACCONTI E LE COMMEDIE Ai tre romanzi di Svevo si accompagnano articoli, saggi, pagine di diario, che non furono raccolti organicamente. Solo tre fra essi furono pubblicati dall’autore: “Una lotta” sull’”Indipendente”, poi sempre sull’”Indipendente” pubblica sotto lo pseudonimo di Samigli “L’assassinio di via Belpoggio”, che anticipa temi dei romanzi a venire, e vi è un’analisi dei processi psicologici innescati da un omicidio. Sulla rivista “Critica sociale” pubblica “Tribù”. Sono rimasti anche frammenti di un quarto romanzo, che come definisce egli stesso è una continuazione di Zeno. Non sono legati tra loro da una trama ma sono tutti discordanti, e presentano i nuovi membri della famiglia, mentre Zeno è di nuovo un narratore inattendibile. Inoltre la passione per il teatro accompagnò tutto la vita di Svevo, infatti scrisse delle commedie, e ce ne sono rimaste solo 13. IL RITRATTO DELL’INETTO Appartiene al secondo romanzo “Senilità”, sono le prime pagine in cui si può cogliere la fisionomia del protagonista grazie anche agli interventi del narratore, è evidente che egli mente in due casi: nasconde ad Angiolina il fatto che per lui la ragazza non potrà essere più di un <>, e mente anche a se stesso, dicendo di non voler instaurare un legame serio a causa della famiglia e della carriera. Ma egli non ha famiglia, non ha moglie né figli, bensì una sorella, e egli non ha una vera e propria carriera ma solo un <>. Quindi Emilio ha paura di affrontare la vita, rinuncia a vivere e si chiude nel nido familiare, è questo il concetto di Senilità. Ma comunque d’altro canto egli sente il bisogno di vivere e di provare piaceri, uscire dal nido, conoscendo Angiolina. Angiolina è trasfigurata dallo stesso Emilio in simbolo, ella è emblema della vita della giovinezza e della salute, lui è emblema della senilità e mortificazione vitale, quindi vi è questa contrapposizione malattia-salute. Già in queste prime pagine vediamo che il narratore non si eclissa ma interviene a commentare e a smascherare le sue menzogne, come per esempio smonta l’alibi della famiglia e della carriera. LA MORTE DEL PADRE Appartiene alla “Coscienza di Zeno”, sono passi del capitolo della morte del padre, un tema centrale nel romanzo, poiché la relazione con il padre è importante per gli inetti di Svevo, essi diventano infatti inetti proprio perché non riescono ad identificarsi nella figura virile e paterna. Nel primo passo vi è un ritratto del padre, e il rapporto tra loro sembra corrosivo, cattivo, e Zeno vuole inconsciamente essere proprio un inetto per contrapporsi al padre borghese e sicuro di sé. Così ha questi impulsi aggressivi, che scatena soprattutto in occasione della malattia del padre, che lo fa apparire debole e indifeso, Zeno così prova dolore ma allo stesso tempo desidera la sua morte, e quando il padre inconsciamente sente quest’odio che Zeno prova nei suoi confronti gli dà uno schiaffo, e muore. Zeno allora incomincia a sentirsi in colpa, e insiste infatti nella descrizione del padre: il corpo , le mani, lo fa apparire terrificante per giustificare i suoi sentimenti. Subito poi cambia atteggiamento, e per esorcizzare la figura paterna ne erige un’altra consolante, il padre.
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