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Introduzione all'estetica, Appunti di Estetica

Sintesi discorsiva dei principali caratteri storico-filosofici della disciplina. Dalle origini della disciplina alla sua denominazione con Baumgarten, passando per Kant, l'estetica fenomenologica, fino ad approdare agli esiti contemporanei: Estetica della percezione, neuroestetica, atmosfera e paesaggio...

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 01/02/2023

itsdavide
itsdavide 🇮🇹

4.8

(10)

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Scarica Introduzione all'estetica e più Appunti in PDF di Estetica solo su Docsity! ESTETICA Non ha una storia lineare. Essa è rappresentata da diversi modi di intenderla, in particolare tre: 1. FILOSOFIA DEL SENSIBILE 2. TEORIA DEL BELLO 3. FILOSOFIA DELL’ARTE FILOSOFIA DEL SENSIBILE I. Accezione nata nel Settecento per mano di Alexander Gotthlieb Baumgarten, allievo di Wolff e influenzato dalla teoria di Leibniz. Nel 1735 il termine “Aesthetica” compare all’interno delle “Riflessioni sulla poesia” per indicare la “Scienza della conoscenza sensibile”, dottrina che avrebbe poi influenzato quella kantiana. Per Baumgarten, la filosofia della poesia presuppone una FACOLTA’ CONOSCITIVA INFERIORE. Essa, dunque, si affianca alla FACOLTA’ CONOSCITIVA SUPERIORE (Logica). La logica ha come fine la verità, ma chi la conosce è consapevole che essa è un campo trascurato e incompleto, dato che non si interessa alla sensibilità. L’estetica si configura in questo senso come la “sorella minore” della conoscenza logico-razionale, in un panorama in cui percezioni, impressioni e emozioni sono prive di dignità filosofica e svalutate a favore di processi razionali. Baumgarten differenzia anche tra: • Sensazione: ruolo passivo del soggetto che viene investito dagli stimoli esterni. Tanto nel linguaggio ordinario quanto nella terminologia filosofica, sensazione va spesso a braccetto con passività, singolarità e soggettività. • Percezione: ruolo attivo. Presenta un valore cognitivo nel processo senziente (vs. attribuzione cartesiana dell’inaffidabilità dei sensi). del soggetto, che organizza ed elabora le sensazioni attribuendole, quali effetti di una causa, all’azione esercitata sul corpo senziente da un oggetto esterno («percepisco il calore del fuoco»). Nel prospettare la possibilità di conferire un valore cognitivo alla percezione, Baumgarten ha in mente una tradizione filosofica in cui questa costante attività da parte del soggetto assume un ruolo decisivo: la tradizione di Leibniz: Ruolo sempre attivo della mente attraverso le monadi. La conoscenza intellettuale fa capo a percezioni chiare e distinte, mentre quella sensibile a percezioni chiare e confuse (“non so che” tipico degli artisti). Tuttavia non vi è una separazione tra le due, è una distinzione di un unico processo continuo (da notte a mezzogiorno). Facoltà superiore -> riguarda l’intelletto Facoltà inferiore -> riguarda i sensi Già i greci e la chiesa avevano distinto tra αἰσθητά e νοητά: i primi sono oggetti dell’estetica, e non equivalgono solo agli oggetti, bensì anche alle rappresentazioni che abbiamo di esse; i secondi sono gli oggetti della logica. Teoria che rivendica l’importanza degli aspetti lasciati fuori dalle teorie Settecentesche: la facoltà inferiore ha infatti un primato cronologico su quella superiore, dato che dalle idee confuse della sensibilità provengono poi quelle chiare dell’intelletto. La sfera del sensibile ammette il bello, inteso come perfezione della conoscenza sensibile. Nella sfera semantica, le principali lingue europee dell’epoca non distinguevano tra Sensazione e Sentimento. Kant scioglie questo pericolo di ambiguità: La sensazione è riferita al “sentire”, è una rappresentazione oggettiva dei sensi; il sentimento è invece riferito alla sfera soggettiva (non riguarda il processo conoscitivo in quanto non è rappresentazione), ovvero al piacere o al dispiacere. Kant utilizza il termine “estetica” per intitolare una sezione della sua prima opera (K.v.p, 1781) per indicare lo studio della sensibilità e delle sue forme a priori (spazio e tempo). In contrasto con la tendenza a collegare estetica-arte-bello, (pericolo inaugurato già con Baumgarten), ne fa una scienza parallela alla logica. Dopo Kant, i nuovi risvolti dell’estetica intesa come “filosofia del sensibile”, sono da ricercare tra il Novecento e il Duemila, in particolare attraverso l’ESTETICA FENOMENOLOGICA di Edmund Husserl e Maurice Marleau-Ponty. L’attenzione ora ricade sul sentire e sul corpo (Leib), inteso come senziente, percepiente e opposto al solo corpo materiale (Körper). Il sentire attinge a una dimensione preriflessiva, antepredicativa, affettiva ed emozionale. Oggi esistono diversi sviluppi a riguardo: Martin Seel: Estetica dell’apparire: apparire estetico non inteso come rappresentazione di qualcosa che sta per qualcos’altro, bensì come qualcosa che appare come sé stesso, un processo di auto-mostrarsi che non sempre include un atto intenzionale. L’apparire non è da confondere con l’apparenza (fallace). Questo tipo di approccio include due punti di vista escludentisi a vicenda: l’estetica dell’essere e l’estetica dell’apparenza. Bence Nanay: Estetica come filosofia della percezione: rivendica il ruolo centrale dell’attenzione nel processo percettivo -> esperienza dell’opera d’arte, della natura e dell’oggetto. Essa mette in rilievo aspetti privilegiati dell’esperienza che compiamo (es: contenuto di un quadro ha primato sulle crepe della tela comparse con il tempo), e talvolta ne influenza la considerazione (es: intenzioni dell’artista, o audioguida). Gernot Bohme, Tonino Griffero … : Estetica come Atmosferologia: attenzione sugli stati affettivi implicati nelle nostre esperienze (legame con legame l’aisthesis) . L’atmosfera è la condizione contestuale dell’esperienza; non percepiamo l’atmosfera, percepiamo in conformità ad essa. I fatti ambientali producono determinati stati d’animo, dettati da componenti interne ed esterne. L’atmosfera viene percepita quando siamo emotivamente coinvolti. Questo approccio diviene di interesse nel campo dell’architettura: Peter Zumthor scrive “Atmospheres”, si riferisce al gioco dell’atmosfera nell’ambito della città e delle strutture architettoniche che ne fanno parte. La piazza colpisce nella sua totalità, ovvero nell’insieme delle componenti ambientali, e in questo caso del sentimento dell’attesa; se dovessi togliere la piazza non avrei però le stesse sensazioni.
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