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Introduzione alla mitologia greca, Sintesi del corso di Letteratura Greca

Riassunto di "Introduzione alla mitologia greca" di Suzanne Saïd

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 09/07/2016

stoc911
stoc911 🇮🇹

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Scarica Introduzione alla mitologia greca e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Greca solo su Docsity! INTRODUZIONE alla MITOLOGIA GRECA Suzanne Saïd INTRODUZIONE Che cos’è un mito? MITO => “mythos” = fino al V sec è un termine neutro: può designare qualsiasi tipo di discorso => dal momento in cui l’autore oppone la sua verità a un discorso venuto da un altro luogo, il mito viene sospinto dal la to dell’artificio => utilizzato da Erodoto per screditare una spiegazione non verificabile => Tucidide ricostruisce la verità dei fatti passati attraverso un lavoro critico, mentre i poeti abbelliscono i fatti Opposizione mito/storia => tempi mitici = storie prodigiose e tragiche => periodi più vicini = racconti più propriamente storici - Ecateo => 1069 a.C. = ritorno degli Eraclidi (invasione dei Dori) = fine tempi eroici - Varrone => mito intervallo fra i tempi moderni (dopo I Olimpiade, ossia 776 a.C.) e tempi sconosciuti - Diodoro => Storia Universale => Guerra di Troia = frontiera fra tempo delle leggende e avvenimenti databili (!) per i Greci non c’è frattura totale tra il mito che sarebbe una finzione e la storia che, invece sarebbe vera. Il tempo degli dei e il tempo degli uomini si inscrivono in uno stesso continum - Il Marmo di Paro => comincia dal primo leggendario re di Atene, Cecrope (1581 a.C.), per poi proseguire con il diluvio e con altri avvenimenti mitici con cronologia - storici, Eforo, retori => opposizione mito, che non è né vero né verosimile, sia alla storia, che è vera, sia alla finzione (“plasma”), che è verosimile - filosofi, Platone => divisione “MYTHOS”/”LOGOS” => discorso del filosofo \=> parola dell’altro, narrastorie, sofista \=> “logos” tutte le qualità, “mythos” tutti i difetti ≈> per gli storici il mito si definisce solo in maniera negativa, attiene all’infantile, all’ingenuo, al prodigioso Finché si continua a dar risalto alla distanza che separa le società tradizionali e il loro pensiero primitivo dalle nostre società e dalla nostra razionalità, il termine mito resta un mezzo per escludere la credenza dell’altro e per condannare tutto ciò che non obbedisce alle nostre stesse categorie (“spiegazione erronea dei fenomeni, rituale mal compreso,…) Altri tentativi di definizione (!) MITO = greco LEGGENDA = deriva dal latino, storia che deve essere letta perché concerne i santi SAGA = islandese, storie che si supponevano vere delle varie famiglie MITO = tipo di racconto, caratterizzato da: -CONTENUTO = nascita di qualcosa -ATTORI = dei semidei eroi dell’antichità, degli eroi, delle divinità,… -TEMPORALITÀ = non quella degli uomini -SPAZIO = luoghi geograficamente identificativo nella comunità -AUTORE/MODO di TRASMISSIONE = prodotto dell’immaginazione collettiva e l’espressione di una società, è un racconto tradizionale -FUNZIONE = il mito giustifica, risolve le contraddizioni, prescrive, è una sorta di carta costituzionale, rivela i modelli esemplari di tutti i riti e di tutte le attività umane significative, esprime l’ideologia della società che lo produce CAPITOLO 1 – I miti greci: saggio di tipologia Tre grandi categorie => racconti delle origini che illustrano lo stato del mondo quale è oggi => le avventure degli dei => le gesta degli eroi I) I racconti delle origini I/1) Le Cosmogonie Creazione (“gomos”) dell’universo (“kosmos”) e apparizione di un ordine, quello di Zeus - TEOGONIA di Esiodo = la più sviluppata. => per l’autore esistono due realtà primordiali antitetiche, all’origine di due stirpi separate CHAOS (Voragine spalancata) GAIA (terra) Termini negativi, assenza di stabilità, forma,… fondamento sicuro (montagne,..) EREBO (nero assoluto) + NOTTE OURANOS ETERE genera da sola una stirpe che TITANI = Oceano, Ceo, Kreios, Iperione Brillantezza del cielo rappresenta i differenti aspetti Giapeto, Kronos sempre illuminato negativi dell’universo TITANIDI = Divina, Rea, l’Ordine GIORNO Stabilito, la Memoria, Febe, Teti CICLOPI = Bronte, Sterope, Arge CENTIMANI => per mettere alla luce i frutti di GAIA e URANO, CRONO deve evirare il padre => tutte queste entità si uniscono fra loro per dare origini a nuove realtà: - OCEANO + TETI = generano tutte le forme che rendono le acque dispensatrici di vita - OMERO => all’origine di tutto sta l’acqua primordiale, rappresentata da Oceano e Teti - MUSEO => mitico poeta, fa del nero Turbine (Tartaro) e di Notte il principio di tutte le cose - EPAMENIDE di Creta => parte da Nebbia e da Notte, che danno origine al Tartaro, da cui nascono due Titani - ALCMANE => poeta lirico, pone all’origine del mondo una Materia, indistinta, poi dopo viene Teti, che poi crea il Cammino e il Segno, che esprimono il passaggio a uno spazio ordinato, poi seguiti dal Giorno, dalla Luna e dall’Oscurità - ACUSILAO di Argo => fa di Chaos la voragine originaria e il padre di Erebo e di Notte - COSMOGONIE ORFICHE => (V sec a.C.) “in principio c’era Chaos, Notte, Erebo e Tartaro” - APOLLONIO RODIO => nelle Argonautiche fa raccontare a Orfeo una cosmogonia che pone all’origine un tutto indifferenziato e fa intervenire la Discordia (“Neikos”) per separare gli elementi ed organizzare tutto - FERECIDE di Siro => mette tre principi all’origine del mondo: il Vivente (“Zas”), la Terra (“Chthonia”) e il Tempo (“Kronos”) che crea il Fuoco, l’Aria e l’Acqua I/2) Le lotte per la sovranità Separazione Cielo/Terra = inizio della storia degli dei - TEOGONIA di ESIODO => ordine di Zeus, affermatosi dopo la disfatta di Crono (il primo sovrano) e le due vittorie di Zeus sui Titani e Tifeo (forza pura, minaccia di ritorno al caos) - APOLLODORO => aggiunge una lotta contro i Giganti (nati da Gaia e Urano), vinta con l’aiuto di Eracle => contro Tifeo, Zeus è prima vinto poi schiaccia il nemico con l’aiuto di Ermes e di Egipan - TEOGONIE di FERECIDE => o di ORFEO (nella versione di Apollonio Rodio) => le lotte di Zeus precedute da una battaglia tra le forze di Ofione e le truppe di Crono, che vince - TEOGONIE ORFICHE => ancora più lontane da Esiodo => Zeus può prendere il potere solo perché ha assimilato Phanes/Metis => procreazione di Dioniso, l’ultimo nato I/3) La creazione dell’uomo ANTROPOGONIA => “anthropos” = uomo + “gonos” = generazione => poemi orfici = Dionisio, installato sul trono di Zeus, viene ucciso e mangiato dai Titani, che vengono annientati dal fulmine di Zeus e dalle ceneri nascono gli umani => gli uomini discendono dai Titani, che sono dei criminali ma hanno una scintilla divina e una particella di Dionisio (!) Origine dell’umanità per i Greci = dalla terra, dalle pietre (Deucalione e Pirra) = Prometeo, dio artigiano che plasma gli uomini con acqua e terra => Esiodo = differenti razze umane succedute sulla terra, fabbricate da Immortali o da Zeus (!) Distinzione origini uomo/donna => Esiodo = Zeus ordina ad Efesto, Atena, Afrodite, Ermes di modellare e caratterizzare la donna: da ciò il suo nome, Pandora, che significa “dono di tutti gli dei” => mito del Deucalione e di Pirra = gli uomini nascono dalle pietre scagliate da Deucalione, mentre le donne da quelle lanciate da Pirra => Mito di Prometeo (Esiodo) => separazione dei/uomini, gli uomini ricevono la parte migliore della vittima sacrificata, carne e viscere piene di grasso, mentre gli dei hanno diritto solo alle ossa bianche. Zeus punisce gli uomini, privandoli del fuoco o nascondendo ciò che permette loro di vivere. Prometeo risponde con il furto del fuoco e Zeus si vendica creando quel male che è la donna in cambio del fuoco che è bene I) I poeti I/1) La poesia epica La poesia epica ha avuto un ruolo centrale nella creazione della mitologia greca, trasformando un insieme disordinato di leggende locali trasmesse oralmente in un testo scritto e in una costruzione organizzata. Omero e Esiodo non rappresentano un inizio assoluto, esistono prima di loro dei miti e una tradizione epica che si è cercato, con alterni risultati, di ricostruire. Basandosi su argomenti tratti dalla lingua e dalla versificazione si è messo in evidenza uno sviluppo della tradizione epica con una fase eolica (Tessaglia), seguita da una fase ionica (ruolo fondamentale dell’Eubea). Parallelamente, la neo-analisi ha tentato di ricostruire uno stato della mitologia anteriore all’epica omerica basandosi, da una parte, sulla comparazione. L’ILIADE e l’ODISSEA => celebrazione di dei e eroi => poesia orale = riproduzione con arte e nel modo giusto, si evidenza la distanza tra tempo del mito e il presente => riproduzione di una tradizione, non ritrasmessa fedelmente. Adattamento alle esigenze e ai gusti del pubblico, frutto della tradizione orale => il passato celebrato da Omero non è storico e non si confonde con il tempo del racconto => poca presenza del meraviglioso => età degli eroi, uomini più grandi e più forti => cesura passato/presente radicale: ogni allusione al futuro è sempre fatta dagli eroi, mai dai narratori => Omero racconta da un certo punto, non tratta tutte le leggende della guerra di Troia => Omero struttura il suo racconto e gli dà un’unità d’azione ILIADE => 24 canti, due mesi della guerra decennale, ma l’azione avviene in quattro giorni => intreccio (mito per Aristotele) = Ira di Achille => apertura con la contesa Achille/Agamennone e chiusura con i funerali di Ettore ODISSEA => 24 canti, la vendetta occupa quattro giorni => apertura con la partenza dall’isola di Calipso e racconta la fine del suo viaggio e la vendetta di Ulisse => costruzione complessa => dapprima si incentra sulla situazione a Itaca, poi segue il viaggio di Telemaco Omero => evoca un passato lontano almeno 8 generazioni => integra elementi di altri cicli eroici => da spazio al passato degli dei e parola agli eroi che raccontano il loro passato => sfrutta l’opportunità di inserire le genealogie => come in Pausania l’evocazione di un luogo può comportare un ricordo del passato => le evocazioni del passato hanno funzione = servire a mettere in risalto il prestigio = illustrare una situazione attraverso una comparazione = sollecitare l’attenzione dell’uditorio (!) valore pragmatico dei miti, rivolto all’uditore e al lettore => carattere ellittico della narrazione, la storia è ritenuta nota al destinatario come all’uditore => distorsioni = rendere la versione tradizionale meglio applicabile al presente => innovazioni narrative e di contenuto => si creano paralleli volontari fra vicende di età diverse => Meleagro/Achille = guerra cureti-etoli/guerra di Troia => molti esempi di trasformazioni di miti attraverso la poesia omerica: assassinio di Agamennone/vendetta di Oreste Il CICLO EPICO => ILIADE e ODISSEA = raccontano solo una piccola parte degli avvenimenti della guerra di Troia = epopee completate dai poemi del CICLO TROIANO (VII/VI sec) - CANTI CIPRII = 12 canti di eventi anteriore all’Iliade, origini della spedizione, organizzazione della partenza, i primi nove anni della guerra - ETIOPIDE = 5 canti, concatenamento con i funerali di Ettore, uccisione da parte di Achille di un amazzone e di un etiope. Chiusura con la morte di Achille - PICCOLA ILIADE = 4 canti, seguito fino all’entrata del cavallo a Troia - DISTRUZIONE di ILIO (“ILIOUPERSIS”) = 2 canti sulla conquista della città - RITORNI (“NOSTOI”) = completavano l’Odissea, avventure degli altri eroi - TELEGONIA = seguito dell’Odissea, ultime avventure di Ulisse => LEGGENDE di TEBE - EDIPODIA = consacrata a Edipo e attribuita a Cinetone di Sparta - TEBAIDE = secondo Pausania il migliore poema epico dopo Iliade e Odissea - EPIGONI = attribuiti ad Omero, conquista di Tebe da parte dei figli dei Sette => LEGGENDA di ERACLE => molto diversi dall’Iliade e Odissea, molteplicità di avvenimenti - PRESA di ECALIA = attribuita ad Omera, cattura di Iole, morte di Eracle - MEROPE = battaglie di Eracle contro i Meropi - diverse ERACLEIA Gli INNI OMERICI => eseguiti da aedi che si facevano eco della tradizione => comprendono sempre una parte epica che racconta un episodio della storia degli dei olimpici => hanno talvolta come soggetto una teogonia => possono testimoniare il legame che unisce il mito al rituale, facendo del mito l’origine di un culo => poiché raccontano gesta divine, gli inni concedono ampio spazio al meraviglioso ESIODO => TEOGONIA => sorta di inno, inno alle Muse con un’invocazione e un congedo finale => l’autore si dice ispirato dagli dei => filo delle genealogie, libero di interromperle con degli elementi narrativi => organizzazione che permette di passare dai miti a una mitologia, un insieme organizzato e gerarchizzato => la cosmogonia che esprime una visione dualistica dell’universo con le due discendenze di Terra e Chaos è solo un preludio. Il poema descrive le differenti tappe della creazione di un ordine che è quello di Zeus, ordine destinato a durare per sempre, perché si fonda sulla forza pura, sull’intelligenza e sulla giustizia => non spiega solo l’origine e la condizione dell’uomo, stabilisce un primo legame uomini/dei, enumerando le dee che si sono unite a uomini mortali => Le OPERE e i GIORNI => invocazione alle Muse dell’autore, che si presenta come maestro di verità => spazio ai miti limitato: il mito delle razze che succede a quello di Prometeo completa la Teogonia indicando l’origine dei demoni e dei morti che popolano l’Ade => Il CATALOGO delle DONNE (“EHOIAI”) => completa l’insieme delle due opere precedenti, che abbracciano il cosmo divino e il cosmo umano raccontando le unioni degli dei con alcuni mortali => possediamo solo alcuni frammenti, abbastanza distribuiti da consentirci di farci un’idea abbastanza precisa dei 5 libri del poema => si apre con la creazione di una nuova umanità da parte di Deucalione e Pirra e si conclude con la Guerra di Troia => unifica in un quadro panellenico le leggende che in origine si sono sviluppate indipendentemente le une dalle altre I/2) La lirica arcaica La mitologia occupa un posto importante nella lirica arcaica => STESICORO = siciliano, riprende in versi lirici i temi epici => il primo a tornare sulla leggenda di Elena nella sua celebre Palinodia e a raccontare che Paride avrebbe condotto a Troia un fantasma => Orestea = esercitò una grande influenza sulla tragedia, come mostra il confronto con Eschilo => PINDARO = l’epinicio è una poesia dell’attualità: canta gli atleti e utilizza le imprese degli eroi di un tempo per illuminare i differenti aspetti dell’azione umana, per stabilire una continuità tra passato e presente. Non permette di cogliere allo stato puro una tradizione mitica => i mortali possono sfuggire all’anonimato solo con il successo => mito della fondazione di Cirene, allusioni al Mito di Peleo => trattazione del mito funzionale all’occasione: secondo la necessità sceglie di evocare questo o quel momento della leggenda. Da una poesia all’altra uno stesso episodio può apparire sotto una luce molto diversa => non esita ad apportare ritocchi alla tradizione e a segnalarli => la legge dell’ode decide il ritmo del racconto e Pindaro è costretto ad isolare un momento significativo I/3) La tragedia Prima tragedia conservata = PERSIANI di ESCHILO (472) => la tragedia desume i suoi Ultima opera di Sofocle = EDIPO a COLONO (406) => soggetti del mito => le tragedie conservate danno ampio spazio: - Leggende dei Labdacidi; - Leggende degli Atridi; - Guerra di Troia; - Miti di Atene; - Miti di Corinto; - Miti della Tessaglia; - Gesta di Eracle; - Leggenda argiva delle Danaidi (!) il PROMETEO INCATENATO di ESCHILO è la sola tragedia in cui gli attori principali sono dei => utilizzo del mito = possibilità di dibattere problemi senza sollevare reazioni troppo vive del pubblico = presa di distanza permessa dalla tragedia, nel momento stesso in cui conferisce al mito una presenza fisica => pratica deliberata dell’anacronismo => legame che stabilisce la conclusione della tragedia tra l’azione mitica e alcune istituzioni politiche o alcuni rituali esistenti => i tragici sono tenuti a rispettare un certo numero di fatti, ma possono scegliere di far notare l’azione su dettagli o trasformare le circostanze Sacrificio di Ifigenia => AGAMENNONE di ESCHILO = necessario per via di una tempesta, imposto da Artemide => ELETTRA di SOFOCLE = resa necessaria da una calma piatta, collera di Artemide, motivata da una colpa precedente di Agamennone, che aveva ucciso un cervo e se ne era vantato troppo => ELETTRA di EURIPIDE = accento posto sull’inganno di Agamennone, che inganna la figlia e la uccide solo per compiacere Menelao => IFIGENIA in TAURIDE/in AULIDE = (di EURIPIDE) il sacrificio è reso necessario da una calma piatta, è evitato all’ultimo minuto da Artemide, che rimpiazza la ragazza. Esso è giustificato da un voto imprudente del re. Nel “in Aulide” sono presenti due versioni della decisione di Agamennone. Secondo quest’ultimo, si sarebbe deciso solo sotto la pressione di suo fratello. Ma Menelao fornisce una versione del tutto differente: sarebbe stato lo stesso Agamennone ad accogliere con entusiasmo una soluzione che gli permettesse di restare a capo della spedizione. Ifigenia, nel momento in cui scopre che non c’è più speranza di salvezza, cessa di essere una vittima passiva per trasformarsi in modo inatteso in eroina risoluta a dare il proprio sangue per la patria greca => i poeti tragici modificano le età, sconvolgono le genealogie, imprimono alla cronologia tradizionale delle distorsioni importanti, inventano di sana pianta nuovi personaggi o introducono nel mito caratteri che non vi figurano, trasformano la storia, o se salvaguardano la storia ne cambiano il senso. Possono cambiare lo statuto sociale o il carattere degli eroi della tradizione, non esitano a dare immagini opposte degli stessi personaggi => continuità e rotture con l’epica nella forma e nella sostanza => la tragedia mantiene intatta la frontiera che separa il mito dalla realtà, spinge all’estremo l’unità di azione già percepibile nell’epica omerica, concentrando l’intreccio in una sola giornata => le evocazioni del passato non sono mai gratuite: spiegano il presente e impongono il futuro. L’evocazione di un passato esemplare permette di strappare l’azione tragica al contingente e di arricchire il senso (!) la tragedia continua a fare dell’eroe mitico un esempio della condizione umana. Ma a differenza di Omero, la tragedia sviluppa le sue colpe e sottolinea i suoi limiti => ma poiché si indirizza a un pubblico diverso, la tragedia adotta un punto di vista diverso (“la tragedia è il mito guardato con gli occhi del cittadino”). La tragedia può essere influenzata dai problemi politici del momento (esaltazione delle istituzioni ateniesi o presentare sotto luce negativa i nemici di Atene). La tragedia problemizza l’azione eroica e la misura con il metro dei valori civici (rapporti individui/gruppo) - EURIPIDE => il modo in cui tratta il mito prefigura la poesia ellenistica => tende a colmarsi la distanza che separare il passato mitico dalla realtà quotidiana => eroi cominciano a somigliare a uomini ordinari => all’interno stesso della tragedia si scava l’abisso tra lo splendore eroico del mito e l’universo sordido dei dialoghi => mette in questione il mito (“c’è un racconto che…”) => grande spazio ai miti eziologici: nove delle sue tragedie finiscono con l’istituzione di un culto e con delle predizioni che gettano un ponte fra passato e il presente I/4) La commedia di Aristofane (!) dei 400 titoli conosciuti della commedia antica, 100 sono esplicitamente mitologici: lo stesso vale per Aristofane => la commedia gioca con il mito, rovesciandolo e degenerandolo, l’eroe comico parodia il trattamento tragico dei miti; fa pure ricorso a personaggi mitici che caricaturizza e trasforma in umani unicamente concentrati sul proprio stomaco => nelle RANE, Aristofane offre un’immagine degli Inferi che combina rapidamente la tradizione mitica e alcuni dettagli improntati alla realtà più quotidiana => in breve la mitologia diviene un eteroclito bric-à-brac che contribuisce alla creazione di un universo fantastico I/5) La poesia ellenistica (III-II sec a.C.) Si ape una nuova fase della scrittura dei miti. Questi poeti che si rivolgono a un élite colta si dedicano a una collezione sistematica e a una messa a punto critica del coacervo di leggende accumulatosi => inclinazione verso i miti rari e le leggende locali Gli AITIA di CALLIMACO => rappresentano il prodotto più tipico dell’epoca ellenistica => raccolta di miti eziologici che spiegano le origini di una serie di rituali, di costumi attraverso leggende poco conosciute Gli INNI di CALLIMACO => ampio spazio al mito, anche senza alcun legame con la cerimonia che lo accoglie (mito di Tiresia, di origine tebana, viene raccontato nell’ambito di un rituale argivo) => BIBLIOTECA STORICA = avvenimenti dell’universo intero dalle epoche più antiche fino ai nostri giorni. Racconti mitici di Barbari e Greci => difficoltà della storia mitologica: antichità dei fatti, imprecisione della cronologia, quantità e varietà di eroi, semidei e uomini nelle genealogie, quantità di varianti => non cerca assolutamente di unificare questo insieme => nonostante il suo sforzo di razionalizzazione, ammette che non bisogna essere troppo puntigliosi => rifiuta di condannare i racconti leggendari che contengono aspetti impossibili => l’organizzazione dell’insieme è molto sciatta, facendo collegamenti senza spiegazioni, o saltando certi racconti => DIONIGI di ALICARNASSO => ANTICHITÀ ROMANE = inizia con antichissimi miti, intende dimostrare che i fondatori di Roma erano Greci => tenta di operare una selezione fra le leggende: traduzione del mito in termini razionali, giustappone due versioni (mitica e razionale) e ne sceglie una a seconda della necessità o si può anche astenere => dà credito ai miti che hanno lasciato tracce visibili nel presente => STRABONE => GEOGRAFIA = elegge Omero a fonte dell’opera, non trascura il mito, cosciente dell’importanza delle origini, non trascura il mito, cosciente dell’importanza delle origini => considera miti senza valore la leggenda di Romolo e Remo e dà credito a Ulisse e agli Argonauti => dà credito ai miti che hanno lasciato tracce nel presente => PLUTARCO => VITE PARALLELE = vita di Teseo => cosciente della differenza tra il terreno solido della storia e l’insieme di fatti prodigiosi e tragici e chiede indulgenza ai suoi lettori per questi racconti antichi => espone talvolta versioni contradditorie => tenta anche di depurare il mito tramite la ragione per conferirgli un carattere storico => non esita a rigettare alcuni episodi (Amazzoni in Attica) => PAUSANIA => GUIDA alla GRECIA = 10 libri, concede spazio ai miti, cominciando ogni libro con una genealogia mitica, si sofferma a enumerare le leggende che si collegano ai luoghi, cercando di selezionare quelle più significative. Presentazione frammentaria dei miti che permette di ancorarli alla realtà => dei miti fornisce talvolta una sola versione tra virgolette con <<secondo quel che si dice>>. Più spesso giustappone diverse varianti, esprime il proprio scetticismo attraverso l’espressione <<lo crederà chi vorrà>>. Accetta i miti che trovano conferma nell’esperienza sua contemporanea => può anche razionalizzare il mito e trasformarlo in storia, eliminando i dettagli prodigiosi, ma anche il suo razionalismo ha dei limiti II/3) I mitografi A partire dal momento in cui la mitologia diviene un segno distintivo dell’élite (età ellenistica, inizio età imperiale) si vedono comparire raccolte destinate ad aiutare i lettori ad acquisire le conoscenze indispensabili per comprendere le opere d’arte e a fare bella figura in società, o per servire al commentario dei grandi poeti Raccolte => tematiche = miti di uno stesso tipo => eterogenee => dizionari mitologici => BIBLIOTECA dello PSEUDO-APOLLODORO (II sec d.C.) => storia degli dei da Urano fino alla vittoria di Zeus su Tifone creazione dell’uomo da parte di Prometeo => contiene i più antichi racconti dei Greci, credenze sugli dei e sugli eroi, fino agli eventi di Troia => l’autore cerca di seguire un’immagine coerente e struttura del mondo mitico, seguendo le genealogie => sintesi scritta in modo chiaro fornisce in genere solo una versione dei miti, ma ogni tanto vengono fornite delle varianti e vengono citati gli autori => per lo più si astiene da giudizi => appassionato di eziologia ed etimologia II/4) I “nuovi miti” dei filosofi PLATONE => nella sua REPUBBLICA contrappone fortemente i “mythoi” menzogneri dei poeti al logos del filosofo, ma non elimina il mito dalla sua filosofia. Il mito può dare solo un’immagine sensibile della vera verità. Bisogna ricorrere al mito per parlare del mondo e della sua creazione, poiché è impossibile chiarire con dei concetti ciò che non è totalmente razionale. Si giustifica infine per i limiti stessi della ragione umana che è capace soltanto di un discorso verosimile => i miti platonici sono evidentemente “nuovi miti”. Socrate li inventa deliberatamente pretendendo di averli appresi da altri => questi nuovi miti adempiono a tutte le funzioni che la tradizione assegna normalmente ai miti. Platone li usa per spiegare l’origine dell’universo o per comprendere la natura dell’amore. Aristofane inventa una nuova variante delle origini dell’umanità => questi miti riutilizzano una moltitudine di motivi che appartengono alla mitologia tradizionale. La cosmogonia fantastica di Aristofane (SIMPOSIO) integra alcuni elementi dei miti antichi. Il mito ateniese giustifica il regime democratico con l’eguaglianza originaria dei cittadini, il mito platonico basa sulla natura la disuguaglianza dei cittadini. => Platone recupera il tema della metamorfosi, ma ne trasforma il senso e se ne serve per dimostrare che non si diventa mai nient’altro da quello che si è. Integra i miti tradizionali in una sorta di super-mito di cui questi sarebbero solo frammenti => il mito è messo al servizio della filosofia: esso contiene spesso una critica della mitologia tradizionale. Può introdurre un problema filosofico, o può avere valore di paradigma, permette di tradurre in termini sensibili una verità di ordine razionale, un mezzo per convertire gli interlocutori di Socrate alla vita filosofica => Mito di Atlantide = illustra differenti aspetti del mito platonico. Platone si preoccupa anche di enumerare nei dettagli tutte le tappe della sua trasmissione: il ricordo della guerra Ateniesi vs Atlantidei. Comincia al tempo delle origini. Oppone due modelli di città: Atlantide, antitesi della città ideale, e Antica Atene, tanto terrestre da essere possibile Miti Filosofici nelle letteratura imperiale => DIONE CRISOSTOMO => utilizza il mito da oratore, ma compone anche “nuovi miti”, fingendo di farsi portavoce => segue l’esempio di Platone, ma aggiunge del suo, sviluppando e precisando => orazione BORISTENITICA, dimostra ciò che unisce e separa Dione da Platone. Come i miti platonici, questo mito viene da altrove, ma la sua provenienza è più esotica => PLURARCO => MORALIA = miti escatologici => moltiplica i dettagli al contrario di Platone con una prolusione minimale => delinea la sua biografia, descrive precisamente, garantisce l’autenticità => integra nei suoi nuovi miti alcuni elementi della mitologia tradizionale che cerca però di correggere => prosegue anche con una mitologia propriamente platonica, anche se la rettifica in alcuni punti => conferisce un carattere di attualità agli Inferi => non si astiene dal proporre etimologie di tipo stoico => stile ricco di riferimenti concreti e immagini suggestive, contribuisce a conferire ai miti un carattere differente dal loro modello CAPITOLO 3 – Letture del mito nella Grecia antica I greci non hanno soltanto creato una mitologia (riunita e organizzata) hanno anche inventato la “scienza dei miti”, hanno cercato di estrarre dai miti la verità che contenevano, li hanno criticati… I) La lettura storica dei miti I Greci hanno cercato di liberare la storia del mito già con Ecateo ed Erodoto. Bisogna aspettare l’età ellenistica per trovare, con Eratostene di Cirene, l’espressione di uno scetticismo generalizzata oppure, con Evemero di Messene, la prima traduzione sistematica della mitologia in termini storici, influenzato dai culti contemporanei dei re ellenistici. Evemero aveva sostenuto che nei tempi arcaici gli uomini, che si trovavano nel caos erano costretti da coloro che erano più forti o/e più intelligenti, attribuiscono loro una potenza sovraumana e divina. Secondo Lattanzio: <<tutti coloro che ricevono un culto a titolo di dei furono uomini e i primi e i più grandi tra loro furono re>>. => STORIA SACRA = conservato da Diodoro Siculo, racconta del suo viaggio su un’isola immaginaria dove trascrive un’iscrizione che traccia la vera storia degli dei ed elenca le imprese di Urano, di Crono, di Zeus… A partire dal momento in cui si ammette che i miti non sono che una deformazione della verità storica, spetta allo storico separare il buon grano dal loglio. Si scartano tutti i fatti contrari alle leggi della natura, quelli che si basano su una testimonianza dubbia o quelli che contraddicono un’autorità ben stabilita o si oppongono ad una realtà esistente o che non si accordano con la cronologia mitica Spesso si tenta di isolare nel mito un nucleo storico la cui veracità è confermata altrove. Racconti di Omero con elementi mitici, ma in via generale ciò che si dice sulla Sicilia è confermato dagli autori. Si sopprimono alcuni dettagli che sembrano troppo inverosimili. Ci si applica a ridurre il meraviglioso attraverso una spiegazione di ordine razionale. L’omonimia o la metafora consentono spesso di sostituire a un racconto favoloso un racconto perfettamente verosimile II) La critica filosofica dei miti I filosofi hanno spinto più lontano rispetto agli storici, la messa in discussione della tradizione. Sin dal VI secolo a.C., con Senofane di Colofone, essi l’hanno criticata in nome della morale. Gli attacchi più vivi e più sistematici sono quelli di PLATONE nella REPUBBLICA => condanna i miti in nome della verità => per definizione i miti sono delle finzioni e il poeta non è altro che un mago specializzato nella produzione di apparenze ingannevoli. Biasima gli antichi miti perché sono causa di un’estrema licenza nelle opinioni sugli dei e spingono il volo al terribile disordine attuale => rifiuta la mitologia per ragioni pedagogiche, in merito alla questione dell’educazione dei giovani => EPICURO => in nome di una concezione purificata del divino, rifiuta a sua volta l’insieme delle favole le quali non sono altro che un invito alla perdizione => sulla stessa linea di critica filosofica si collocano i primi apologeti cristiani, che condannano le favole dei poeti, invenzioni dei demoni III) Le letture allegoriche A partire dal momento in cui il senso letterale è diventato inaccettabile si è tentato di salvare il mito attraverso una lettura di secondo grado. L’allegoria, che traduce il racconto mitico in termini concettuali, è innanzitutto una reazione di difesa di Omero e di Esiodo di fronte alle critiche che vengono rivolte loro. Vi danno ricorso tutte le scuole filosofiche (con eccezione degli Epicurei) perché decifra i sottintesi di un testo e presuppone che l’autore dica altra cosa da ciò che sembra dire, permette non solo di recuperare la tradizione scoprendo dietro un’apparenza rivoltante un senso filosoficamente accettabile, ma anche di conferire alle teorie filosofiche l’autorità propria del passato. Permette di selezionare un élite capace di comprendere un senso mistico e di escludere il volgo dalla conoscenza delle cose divine. Secondo i neoplatonici non fa che riprodurre il processo stesso della natura che traduce la realtà intelligibile in termini sensibili. I procedimenti dell’esegesi allegorica sono diversi. L’allegoria fisica è la più antica. Essa appare con Teagene di Reggio, per il quale la battaglia degli dei nell’Iliade, simbolizza lo scontro degli elementi nell’universo. La popolarità di questo tipo di lettura in pieno IV secolo a.C. è indirettamente attestata dalle osservazioni ironiche di Platone. A differenza degli storici che giocano sull’omonimia per eliminare il meraviglioso e salvare il mito, i filosofi fanno appello all’etimologia perché permette di cogliere il significato vero dei nomi, tipico degli stoici. Gli esegeti hanno anche trasformato i miti in lezione di morale: Eracle non è più atleta, ma un uomo saggio e le sue imprese sono altrettanti trionfi della regione sulle passioni. I filosofi, soprattutto a partire dal neoplatonismo, hanno infine dato un’interpretazione spirituale delle favole più immorali. L’ANTRO delle NINFE di PORFIRIO, che è un lungo commento degli undici versi dell’Odissea consacrati alla descrizione della grotta di Itaca, illustra le sottigliezze di un’interpretazione eclettica. La caverna rappresenta innanzitutto il monto sorto dalla materia, gli antri sono per la maggior parte opera della natura e sono tutt’uno con la terra. Dà al mito anche un contenuto spirituale: la caverna è il simbolo anche di tutte le forze invisibili, le ninfe che l’abitano sono le anime che si incarneranno e l’olivo, piantato nei pressi della grotta, è il simbolo della saggezza di dio. Porfirio ne trae anche una lezione di morale. Anche i cristiani che hanno adottato la cultura classica e conservato un insegnamento fondato sui poeti, ricorreranno largamente alla lettura allegorica (interpretazione morale delle favole). Oggi si ha la tendenza a sbarazzarsi di queste esegesi fantastiche. CAPITOLO 4 – Le interpretazioni dei moderni I) Dal discorso dei miti al discorso sui miti Fino al XVIII secolo è meno importante comprendere la mitologia che conoscerla. Esistono raccolte destinate a mettere chiunque in possesso delle informazioni necessarie per comprendere gli autori greci, latini e apprezzare l’arte. La conoscenza degli intrecci e degli emblemi è al contempo un mezzo di accesso alla cultura e un segno di riconoscimento sociale. Questo bagaglio mitologico che bisogna assolutamente acquisire riunisce i preconcetti sugli dei e sugli eroi del paganesimo in una sintesi artificiale in cui tutti gli elementi sono messi sullo stesso piano. Non esiste distinzione tra mitologia greca e versione latina. Ma il XVIII secolo è anche l’epoca che scopre la somiglianze tra i miti greci e le leggende degli Irochesi o degli Uroni. La mitologia cambia: si passa da un insieme di racconti e di storie a uno studio greco. II) L’invenzione della mitologia II/1) La nascita della mitologia comparata I primi tentativi moderni di interpretazione dei miti rappresentano altrettanti sforzi per scoprire un nucleo di riflessione filosofica o di pensiero scientifico. - Christian Gottlob Heyne = filologo, vede nella mitologia una costruzione elaborata dai primitivi per spiegare i fenomeni - Friedrich Creuzer = afferma la priorità della mitologia sanscrita. Fa dei miti greci una deformazione di un linguaggio simbolico primitivo. Apre la strada alla Mitologia Comparata. Sul modello dei linguisti, che pongono un’origine comune per una serie di lingue, gli studiosi scoprono dei parallelismi sorprendenti tra varie tradizioni - Adalbert Kuhn = grazie ad una serie di accostamenti etimologi scopre ovunque la tempesta e il tuono - Friedrich Max Müller = immagina un Ariano primitivo pieno di ammirazione per i fenomeni naturali quando i vecchi nomi non sono più compresi, lasciano il posto ai miti che sono una malattia del linguaggio. Tutto si chiarisce quando si studia il linguaggio primitivo - Scuola Antropologica Inglese = (Edward Tylor, James Frazer, Andrew Lang) approccio nettamente critico verso Max Müller => Fraxer = vede nei miti un tentativo di spiegazione dei fenomeni naturali. Ricorre alla comparazione costantemente, ampliandone il raggio d’azione. Prende in considerazione tutte le mitologie III/3) Strutturalismo e mitologia Mentre la mitologia storica, che privilegia la diacronia, gerarchizza le differenti varianti del mito e le divide in episodi che bisogna interpretare indipendentemente gli uni dagli altri, lo strutturalismo, che è decisamente sincronico, le mette tutte sullo stesso piano e afferma la priorità del tutto sulle parti e della relazione sugli elementi. Mitologia strutturale e analisi del racconto Fin dal 1928, Vladimir Propp, aveva messo in evidenza, al di là della diversità delle fiabe russe, una struttura unica. Tutti i protagonisti dei racconti giocano solo sette ruoli. Certo, non tutte le funzioni sono necessariamente presenti in tutti i racconti, ma l’ordine della loro successione resta costante. La struttura di Propp si individua dunque nella linearità del racconto. Gli ellenisti hanno messo in evidenza l’esistenza di una stessa struttura di base in certi miti. Uno schermo in cui si alternano, secondo un ordine fisso, cinque sequenze: separazione, isolamento, violenza, tribolazioni e salvezza. Basandosi su alcune differenze nelle strutture, si è potuto anche abbozzare una tipologia dei miti greci. Walter Burket distingue i miti di ricerca, i miti di battaglie, i miti che oppongono i due sessi, i miti che descrivono scene di sacrificio o di cannibalismo o i miti che mettono in scena un eroe astuto. Algirdas Julien Greimas e Claude Brémond hanno anch’esse influenzato gli studi di mitologia proponendo, con l’analisi attanziale, uno strumento per formalizzare il senso riducendo la complessità del racconto a un certo numero di relazioni (qualificazione, realizzazione e sanzione). Dall’antropologia alla mitologia strutturale A) La rivoluzione strutturale di Claude Lévi-Strauss L’antropologia strutturale ha esercitato un’influenza ancora più profonda sulla scienza dei miti. Lévi-Strauss rompe innanzitutto con quelli che prendono in considerazione soltanto versioni privilegiate del mito o si lanciano alla ricerca della versione autentica o primitiva: egli definisce il mito attraverso l’insieme di tutte le sue varianti e dimostra che si può sempre <<ordinare tutte le varianti note di un mito in una serie, formando una specie di gruppo di permute>>. Comincia in effetti a riabilitare il pensiero mitico che è universale. Mostra che esso obbedisce a <<una logica altrettanto esigente di quella su cui si basa il pensiero positivo, e, in fondo, poco differente>>. La storia di Edipo e la struttura logica del mito In realtà, il metodo di Lévi-Strauss consiste nel ridurre tutti gli eventi del racconto concreto a un numero sempre più ristretto di opposizioni binarie. Comincia col dividere la leggenda in una serie di sequenze narrative che chiama mitemi, poi raggruppa in “gruppi” i mitemi che presentano una stessa struttura logica, fino al punto di infrangere la temporalità del mito. Lévi-Strauss nota infine che tre dei membri della stirpe dei Labdacidi hanno dei nomi che evocano tutti una difficoltà a camminare dritti. Grazie ad alcuni accostamenti con taluni miti indiani, mostra che <<in mitologia, è frequente che gli uomini, nati dalla Terra, siano rappresentanti, nel momento dell’emergenza, come ancora incapaci, o goffamente capaci, di camminare>>. Tutti i mitemi finiscono dunque per ridursi a due relazioni (rapporto di parentela e autoctonia). L’ultima tappa dell’interpretazione consiste nello stabilire che queste due relazioni costituiscono di fatto le due soluzioni possibili di uno stesso problema, quello dell’origine: si nasce da uno solo oppure da due? La gesta di Asdiwal e il contesto etnografico L’interesse nei confronti della logica dei mito si accompagna in Lévi-Strauss a una presa in considerazione del contesto etnografico. Stabilisce la coerenza del pensiero mitico, che trasmette sempre lo stesso messaggio attraverso tutta una serie di codici differenti. Mostra, d’altra parte, la complessità del rapporto che questo pensiero intrattiene con il reale. Esso giunge anche a contraddirla temporaneamente per ricomprenderla meglio: essendo il prodotto di una società patrilocale, il mito che si apre con un matrimonio patrilocale mette in scena una serie di matrimoni matrilocali per chiudersi con un matrimonio patrilocale. L’analisi dei codici mostra molto bene che un mito può, su un certo piano, utilizzare un certo numero di dati bruti, poi, su un altro piano, mescolare il reale all’immaginario, e, in un terzo codice, rovesciare, sistematicamente o no, i dati della realtà. B) Lo strutturalismo della Scuola di Parigi Un gruppo di ellenisti (attorno a Jean-Pirre Vernant) che riconoscono il loro debito nei confronti dell’antropologia strutturale. => il mito non è altro che la somma delle sue varianti che bisogna ordinare in maniera da rivelarne il sistema nascosto. Porre un’equivalenza strutturale tra l’annientamento attraverso il fulmine e la metamorfosi animale, entrambi mettono in risalto lo scarto tra uomo e dio => ognuno degli elementi del mito ha senso solo in relazione al tutto e per la posizione che occupa nel sistema ordinario di cui fa parte il mito cui esso appartiene. In linea di principio l’interpretazione di un mito dovrebbe comportare un’interpretazione della mitologia nel suo insieme. In realtà ci si limita a costituire complessi di miti sulla base di alcune affinità => la mitologia stessa ha senso solo se la si ricolloca nel suo contesto socio-culturale, a partire dai dati tecno-economici fino alle credenze e alle rappresentazioni religiose, passando attraverso le realtà geografiche, le strutture sociali… => il mito non è un semplice ricalco della realtà. Spesso dà un’immagine rovesciata => Jean-Pierre Vernant = spinge il più lontano possibile la decifrazione di un testo particolare cercando di spiegare tutti gli elementi del racconto, senza eccezione, e prestando un’attenzione speciale alla sua struttura narrativa = analizza gli usi che fa la tragedia dei miti = interessa il mito come fatto sociale totale attraverso il quale può considerare alcune categorie mentali caratteristiche dei Greci => Marcel Detienne = si interessa alla mitologia considerata in sé. Afferma il diritto dell’analisi strutturale di combinare i racconti mitici e di inscriverli negli insiemi che essa intende costituire, senza vincoli di spazio o di tempo. Questo tipo di confronto non è priva di una qualche arbitrarietà => Pierre Vibal-Naquet = si considera storico della società greca = <<il mio problema non è mai stato di studiare i miti greci in se stessi e per stessi. Il mio problema era lo studio dei rapporti tra i dati mitici e una società storica, o per meglio dire, politica>> = cerca di far comunicare forme di pensiero e forme di società = ha come obiettivo la società greca nella sua diversità storica, distinguendo nettamente fra l’età arcaica e l’universo dell’Atene democratica (!) si è molto criticata l’analisi strutturale di Lévi-Strauss e dei suoi emuli. Essa farebbe poco conto delle forme particolari che può prendere il racconto mitico, gli toglierebbe la sua propria temporalità, ridurrebbe la ricchezza della mitologia a un piccolo numero di relazioni logiche. III/4) Psicanalisi e mitologia Dopo Sigmund Freud anche la psicanalisi si è interessata alla mitologia, innanzitutto per spiegare l’effetto incredibile di Edipo Re. Come l’analisi strutturale, ritrova nella mitologia greca l’espressione di un aspetto universale dell’anima umana. Freud e i suoi discepoli vedono nei miti l’espressione delle pulsioni e dei conflitti dell’inconscio. Il mito sarebbe dunque, sul piano collettivo, l’equivalente del sogno sul piano individuale. Infatti il mito, come il sogno, procede per deformazione del contenuto pulsionale. Il mitologo può dunque ricorrere al metodo psicanalitico per decifrare i miti e ritrovare il loro senso iniziale. La fonte di una serie di miti greci, che mettono in scena un neonato di origine illustre abbandonato da suo padre e salvato da un uomo di condizione modesta, si troverebbe nel “romanzo familiare del ragazzo”: ai primi anni dominati da un’immensa sopravvalutazione del padre succederebbe un atteggiamento più critico che implica il cambiamento di status del padre nel mito. => Otto Rank = ha dimostrato l’estensione e l’uniformità del mito della nascita. L’eroe è sempre in pericolo di morte poco dopo la nascita => Carl Gustav Jung e Kàroly Kerényi = hanno reso popolari gli archetipi, come il fanciullo divino o la terra madre, archetipi ritrovabili in tutte le mitologie. Prodotti dell’inconscio collettivo universale => André Green = per comprendere Teseo, lo accosta ad Edipo. Confronta le due leggende mettendo in evidenza un certo numero di somiglianze e differenze => R. Caldwell = ha dedicato un libro all’interpretazione psicanalitica dei miti greci sull’origine degli dei. Chaos rinvia ovviamente allo stato fusionale in cui il fanciullo non percepisce nessuna separazione fra se e sua madre = spiegazioni criticate dagli ellenisti perché non tengono molto conto del contenuto dei testi di tenere poco conto della dimensione storica e il contesto socio-culturale => Charles Segal e Philip Slater = hanno proposto un’interpretazione della mitologia a partire a dalla struttura famigliare della Grecia antica. Carattere ambivalente della relazione figlio/madre che causa nel figlio una personalità narcisistica (!) Più generalmente la psicanalisi ha suscitato l’interesse dei critici nei confronti della faccia nascosta dell’ordine greco o del non detto di un testo. Essa ha insegnato loro a decifrare, nell’immaginario di una società e nei miti che lo traducono, l’espressione dei conflitti e delle paure del gruppo dominante. III/5) La scienza dei miti: una realtà introvabile Gli ultimi lavori dedicati alla mitologia fanno un uso prudente del plurale e parlano di interpretazioni, metamorfosi, di approcci o usi del mito. Si è rinunciato a trovare una chiave universale e si combinano, apparentemente senza problemi, tutti i metodi. Jan Bremmer = distingue nel mito di Edipo una serie di strati utilizzando più metodi. Distingue temi primari e motivi secondari. Tutto ciò che appartiene al livello dei moventi dell’azione sarebbe lasciato alla libera scelta dei poeti = pratica anche l’analisi strutturale e organizza in serie le variante, con confronto delle varianti = ricorso al comparativismo = pone il mito in relazione con il suo contesto culturale. Se il mito di Edipo unisce incesto e patricidio è perché questi due crimini costituiscono tabù fondamentali, strettamente associati = spazio alla psicanalisi. A partire dal momento in cui si ammette che il mito sostanzialmente connesso ai problemi della sovranità, esso può essere letto come un avvertimento indirizzati ai giovani Questo bricolage metodologico si giustifica teoricamente a partire dal momento in cui si ammette che il mito stesso ha solo un’unità artificiale. Questa plasticità del mito, che gli ha a suo tempo permesso di sopravvivere adattandosi, e che permette alla critica di continuare ad avere stimoli, spiega senza dubbio oggi il successo e la fluidità degli studi mitologici.
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