Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Pedagogia: Obiettivi, Tipi e Ruoli, Sintesi del corso di Pedagogia

Pedagogia e psicologiaEducazioneSociologia dell'EducazionePedagogia Speciale

Una riflessione organica sui problemi educativi, dalla teorizzazione del processo educativo all'esplorazione delle modalità di gestione. Vengono presentate le origini della pedagogia, le differenze tra educazione intenzionale, spontanea e normativa, e il concetto di rete sociale. Inoltre, vengono discusse le figure professionali chiave in campo educativo e i tipi di interventi educativi.

Cosa imparerai

  • Che tipo di educazione si riferisce alla teorizzazione del processo educativo?
  • Che ruoli svolgono le figure professionali chiave in campo educativo?
  • Che tipi di interventi educativi vengono menzionati nel documento?

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 21/05/2019

marchiones
marchiones 🇮🇹

3

(1)

9 documenti

1 / 9

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Pedagogia: Obiettivi, Tipi e Ruoli e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! INTRODUZIONE ALLA PEDAGOGIA - SILVIA KANIZSA e SERGIO TRAMMA L’EDUCAZIONE è una necessità vitale volta ad inserirci nella società. Le declinazioni dell’educazione come necessità vitale sono dettate dalle richieste materiali del vivere: esse ci consentono di migliorarci a livello di consapevolezza individuale e civica. Il termine educazione deriva dal lat. e-ducere (trasferire da un luogo ad un altro). Ha tre fondamentali caratteristiche che ne triangolano la funzione: - adattiva: spontaneamente assorbita nelle situazioni d’esistenza. - intenzionale: diretta e progettata su scopi precisi. - normativa: parte dell’educazione atta ad impartire regole e norme di comportamento sociale. L’educazione e la pedagogia La PEDAGOGIA ha per oggetto una riflessione organica razionale e critica sui problemi educativi, ovvero una teorizzazione di quel processo rivolto a educare, istruire e formare i soggetti individualmente e socialmente intesi. SI OCCUPA: - in primo luogo: delle conoscenze/ teorie in campo educativo. - in secondo luogo: delle modalità di gestione dei processi educativi/formativi. Nella Grecia antica il pedagogo era lo schiavo che accompagnava il fanciullo a scuola ed è sempre in quel periodo che iniziano le riflessioni sulla paideia, cioè sull’educazione, sulla formazione dell’uomo greco. La pedagogia fino a quel momento non è considerata una disciplina autonoma, con un proprio sapere. Si dovrà aspettare la seconda metà del ‘500, almeno fino alle Rationes Studiorum che seguirono la riforma protestante o le opere di autori come Comenio per vedersi sviluppare un pensiero autonomo sull’educazione. Assume un profilo molto più pratico con la figura di Rousseau e Kant. L’idea che la pedagogia potesse essere una scienza autonoma della filosofia si fece sempre più forte con l’avvento del POSITIVISMO (XIX sec.) Per marcare la differenza fra una riflessione sull’educazione strettamente legata alla filosofia e una che procedeva utilizzando criteri scientifici, gli studiosi dell’educazione iniziarono a definire la loro disciplina “scienza dell’educazione” e non più “pedagogia”. Nel periodo successivo, al termine “scienzA dell’educazione” si sostituì quello di “scienzE dell’educazione” che sottolineava la necessità che il pedagogista lavorasse in stretta connessione con le altre discipline umanistiche (psicologia, sociologia). Uno dei massimi teorizzatori di questo cambio di rotta fu JOHN DEWEY (1929) che nel suo saggio “Le fonti di una scienza dell’educazione” sostenne che la pedagogia è una scienza interdisciplinare perché nel suo lavoro deve tener conto degli apporti di molte altre discipline. Da quel momento emerge sempre di più la visione moderna di pedagogia come arcipelago di saperi. L’educazione ed il tempo storico L’educazione ai nostri tempi è stata condizionata dalla storia del ‘900 e dal passaggio da una società statica (contadina o industriale) ad una società sempre più dinamica. Caratteristiche cruciali per l’Italia sono state il miracolo economico, la mobilità di massa e la nascita di nuove forme di famiglia; la nascita della scuola media unica nel ’62; la televisione. Questi aspetti hanno creato una società diversa da quella precedente mettendo in crisi luoghi ed istituzioni della formazione. Es. - fabbrica: fino a pochi anni prima cardine del sistema produttivo e centro nevralgico del rapporto fra la dimensione privata e quella pubblica, dimette la propria centralità economica lasciando spazio a sistemi di decentramento produttivo e robotizzazione. - famiglia: cessa di esistere nelle sue forme tradizionali, trasformandosi in un contratto, spesso laico, fra due individui. Gli ultimi decenni dello scorso secolo si caratterizzano per un profondo individualismo: un contesto individualista caratterizzato da una maggiore libertà dei singoli ma, contemporaneamente una povertà di relazioni sociali. Il sociologo BECK nel 2000 ha definito il nuovo prototipo umano come Homo opzioni, ossia quello che ha abbandonato le biografie tradizionali per avventurarsi, volente o nolente, in quelle “fai da te”. Questo nuovo ventaglio di opzioni genera insicurezza, dubbio, rischio. E’ l’avvento di una nuova esperienza educativa che rende necessaria l’acquisizione continua ed il progressivo aggiornamento di conoscenze e competenze. L’aumento della consapevolezza attorno all’educazione è un imperativo categorico per tutti i professionisti del settore. Educazione e storie di vita dei soggetti JEDLOWSKI (2000), riprendendo Genette propone di chiamare: • Storia: l’oggetto che si racconta. • Racconto: il discorso attraverso a cui la storia viene evocata. • Narrazione: l’atto con cui, in una determinata situazione, qualcuno racconta qualcosa ad un altro. Sempre Jedlowski afferma che narrare è un narrarsi e che la presentazione di sé è sempre una ricerca di sé in primis. Rileggere la propria storia passata (anche con l’ausilio esterno) ci permette di rinvenire le numerose tracce educative della nostra vita comprendendone il valore più o meno consapevole, ricercato. In questo senso le esperienze educative possono essere lette come: • Intenzionali: dichiarate e con valenza formativa riconosciuta. • Non dichiaratamente intenzionali: non esplicite, non hanno valenza strettamente educativa ma più trasformativa. • Non intenzionali: caratterizzata da una inconsapevolezza da parte tanto dei produttori quanto dei destinatari. Queste ultime sono tipiche della vita sociale ma non del lavoro educativo. L’educatore deve essere promotore consapevole e responsabile di attività educative progettate ed analizzate. In cerca di tracce di educazione Ogni persona ricerca e abita quotidianamente diversi contesti territoriali, relazionali, culturali e professionali: • Famiglia: matrice d’identità. La pedagogia indaga le funzioni educative della famiglia riconoscendolo come luogo privilegiato d’incontro e convivenza generazionale. E’ un sistema aperto in continua trasformazione ed il suo studio permette di comprendere le dinamiche educative e trasformative. E’ un territorio che ha subito drastici cambiamenti in questo ultimo secolo. • Scuola: da sempre il ruolo extra-familiare deputato all’educazione del “buon cittadino”. Caratterizzato da intenzionalità, formalizzazione e progettualità. Si affianca al contesto familiare e a quello sociale proponendo interventi educativi normalmente aggiuntivi, talvolta correttivi. • Il gruppo dei pari: insieme dei soggetti che condividono la stessa fascia d’età e condividono esperienze relazionali e amicali significative. In taluni casi può essere visto come alternativo al nucleo familiare ed è il luogo principe delle esperienze educative informali. • Lavoro: esperienza altamente educativa. E’ uno dei luoghi della socializzazione ma è anche uno dei luoghi più soggetti a cambiamento negli ultimi anni. Con il termine RETE si intende l’insieme di legami tra soggetti che nelle loro varietà ramificazioni, costruiscono un disegno che influisce sulle possibilità sociali dei singoli. Se ci pone dal punto di vista dei soggetti si parla di rete personale o ego-network. La rete di ogni persona cambia e si trasforma nel corso della vita. La rete sociale (social network), invece, è l’insieme delle relazioni tra persone all’interno di un contesto sociale. • Cerchio centrale: i propri legami affettivi, la rete informale. I nidi oggi si qualificano come servizi educativi a tutti gli effetti, incentrati su uno sviluppo globale del bambino e concentrano le proprie azioni in un’ottica di collaborazione e di sostegno alla genitorialità. I nidi incentrano molte delle loro attività su una conoscenza dei genitori: importante sottolineare che questa conoscenza non è finalizzata a valutare la loro impostazione educativa bensì a sviluppare una cooperazione e condivisione delle responsabilità educative nei confronti dei bambini. La relazione educativa al nido trova il suo fondamento teorico, metodologico e organizzativo nel progetto pedagogico elaborato e scritto dal gruppo educativo, documento che rappresenta la carta d’identità di ciascun nido. I bambini, i ragazzi e i genitori in difficoltà Negli ultimi decenni, la famiglia è cambiata. In generale si cerca di salvaguardare i diritti dei minori (legge 184/1983). Là dove è possibile, la competenza genitoriale è osservata, sostenuta e messa alla prova. In altri casi si può limitare la patria potestà o, in casi estremi, allontanare il minore. E’ molto importante nel trattare questi eventi di porsi in un’ottica di “caso per caso” senza schierarsi. Gli adolescenti e i giovani Il compito educativo deve puntare ad aumentare il benessere complessivo dei giovani tramite progetti atti a: • Riconoscere e legittimare le risorse spontanee che le diverse forme di aggregazione esprimono; • Responsabilizzare la comunità locale e gli amministratori rispetto alla necessità di occuparsi della questione giovanile promuovendo lo sviluppo di politiche adeguate ed efficaci; • Conoscere l’universo giovanile nelle diverse forme di espressione e aggregazione; • Promuovere la consapevolezza e favorire l’autonomia e il senso critico. Questi scopi possono essere perseguiti tramite: - Azioni sul territorio con i gruppi informali di giovani: mettere in moto interventi volti alla costruzione di relazioni significative sia all’interno del gruppo sia con il territorio. - Interventi educativi a sostegno delle competenze personali, promuovendo l’autostima e le capacità di scelta, potenziando le autonomie. - Apertura di centri aggregativi: mettere a disposizione dei giovani spazi di socializzazione dove vivere quotidianamente relazioni importanti. Gli anziani Il lavoro educativo nei confronti degli anziani può essere suddiviso in funzione di: 1. Persone in possesso di completa o sufficiente autonomia. In questo caso l’attenzione può rivolgersi alla promozione del territorio di residenza e a fornire supporto e sostegno conoscitivo per affrontare alcuni cambiamenti e transizioni come ad esempio l’organizzazione del tempo libero. 2. Persone con importanti impedimenti nell’autonomia. In questo caso il luogo di intervento diventa spesso l’istituto di ricovero o le residenze per anziani e le finalità generali dell’azione educativa consistono nel mantenimento dell’autonomia residua o nel rallentamento della sua riduzione. Le persone senza dimora La Federazione Italia Organismi (FIO) per le persone senza fissa dimora. Seguendo le indicazione della FIO è possibile individuare quattro aree problematiche: 1. Presenza contemporanea di bisogni e problemi diversi, che definisce un disagio complesso a carattere multidimensionale. 2. Progressività del percorso nel tempo con una cronicizzazione ed una esclusione sociale. 3. Difficoltà nel trovare accoglienza e risposte appropriate nei servizi istituzionali. 4. Difficoltà per la persona a strutturare e mantenere relazioni significative. Sono questi utenti atipici con i quali è possibile orientare un intervento in aree differenziate: • Lavoro assistenziale che mira al soddisfare i bisogni primari. • Lavoro sanitario che punta a trattare patologie fisiche e psichiche. • Lavoro educativo, integrandosi spesso con i precedenti, punta al cambiamento e all’acquisizione di consapevolezza, autonomia. 
 Gli obbiettivi d’intervento devono essere volti a: • Miglioramento delle condizioni di vita. • Avvicinamento dei soggetti ai servizi socio sanitari. • Avvio di percorsi di autonomia e reinserimento sociale, abitativo e lavorativo. La salute mentale Sempre meno si incontrano parole come manicomio, reparto psichiatrico, malato di mente. • Fino alla LEGGE BASAGLIA - Franco Basaglia (1978) i manicomi erano comunemente presenti sul suolo italiano, luoghi per separare i “matti” dal resto della società che veniva così tutelata, a prescindere che negli istituti psichiatrici si trattassero i malati. Con la legge Basaglia vi è stato un epocale cambio di mentalità avvicinando la realtà degli ospedali psichiatrici a quella ospedaliera generale e avviando la chiusura dei manicomi con conseguenti interventi fuori dagli istituti e dentro il territorio. Alla malattia mentale viene riconosciuta la complessità delle sue possibili origini e dei suoi possibili significati. Il manicomio viene analizzato a fondo e gli si imputa il ruolo di cronicizzazione della malattia e dell’esclusione sociale. Accanto alle esperienze riabilitative della persona (prima ancora che del malato) nascono esperienze di inclusione sociale, di rieducazione con una focalizzazione squisitamente territoriale. Il carcere Anche il carcere, come il manicomio, ha subito un processo di revisione critica. Il carcere separa e interrompe: segna un vuoto fra la società che sta fuori e il microcosmo che si crea al suo interno, disconnettendo il singolo dal flusso relazionale, emotivo, civile, lavorativo, sociale, progettuale nel quale si era inserito: l’atto criminoso commesso prevale su tutto. Le intenzioni di radicale critica del sistema carcerario degli anni ’60 e ’70 porteranno alla Legge 354 del 1975 che sancirà la possibilità di una concreta svolta, sollecitando una riflessione sul significato e sul senso della pena. Nel carcere entrarono figure nuove e con assistenti sociali, volontari, psicologi e psichiatri avranno accesso anche i primi educatori. • LEGGE GOZZINI (663/1986): il sistema penitenziario italiano attesta il proprio doppio binario che separa le condizioni di carcerazione cui destinare detenuti considerati pericolo per il mantenimento dell’ordine delle carceri da quelle rivolte ai detenuti che accettano la loro pena. Da un punto di vista educativo l’avvio del percorso trattamentale può permettere di ricucire una continuità fra il dentro ed il fuori, fra il prima e il poi, intercettando e sollecitando pedagogicamente bisogni, non sempre palesati, di riflessione e ridefinizione biografica della propria storia, di supporto alla rielaborazione dell’atto o degli atti commessi e di progettazione del proprio futuro. Le dipendenze Abuso e tossicodipendenza sono fenomeni in continua evoluzione. Interventi: - clinico-riabilitativi rivolti a soggetti in situazioni di dipendenza. - attività per la riduzione del danno, finalizzato al contenimento dei rischi, alla prevenzione di patologie correlate. - attività di prevenzione con la finalità di evitare l’uso di sostanze. • LEGGE 685, 1975: viene introdotta l’adozione di una strategia differenziata nel controllo del fenomeno: massimo rigore con gli spacciatori professionisti, tolleranza per il consumatore. • Nel 1990 il D.P.R. 309 riunisce in un unico testo la legislazione a riguardo: viene reintrodotta la punibilità del consumatore (poi attenuata nel ’93) accanto però all’aumento degli investimenti per la prevenzione. All’intervento specifico di cura, di riabilitazione e/o prevenzione, nei servizi e con operatori specializzati, si deve affiancare un’attenzione educativa diffusa, trasversale ai luoghi e ai tempi attraversati dai soggetti. La disabilità Al confine con il lavoro riabilitativo si staglia il lavoro educativo e pedagogico con persone in situazioni di disabilità. Il soggetto disabile si trova di volta in volta a essere assimilato. Visto e trattato come un bambino piuttosto che come un malato, piuttosto non sia più un bambino né tantomeno abbia una malattia. Allo sguardo pedagogico è richiesto al tempo stesso di comprendere come funziona il senso comune e di andare oltre. Negli anni anche il concetto stesso di disabile è mutato migrando fino al recente “diversamente abile”, denominazione che mette l’accento sulla percezione non di una mancanza ma di una diversità. Dal punto di vista pedagogico non si tratta di intervenire in modo specialistico ma di individuare strategie educative che consentano di ristabilire reciprocità comunicativa e relazionale. Si tratta di intervenire sul contesto, creando le condizioni perché il soggetto in situazioni di disabilità possa davvero sperimentare potenzialità inedite. Anche la relazione educatore/disabile può diventare occasione di crescita per permettere al soggetto di sperimentare la sfera della socialità. I malati L’educatore che va ad inserirsi in una realtà ospedaliera deve avere la formazione specifica e la capacità di instaurare in brevissimo tempo relazioni interpersonali; deve farsi rispettare dagli altri colleghi per la propria professionalità. L’intervento educativo in ospedale si caratterizza sul concetto di malattia come momento di crescita. Il malato, così come la sua famiglia, si trovano in una condizione di forte stress fisico ed emotivo. Questa esperienza ha la necessità di essere indirizzata al fine di essere proficua. Gli stranieri L’immigrazione è un fenomeno che coinvolge il nostro paese solo da pochi decenni e si connota sempre più come un fenomeno stabile. Per i neo arrivati al di fuori di una rete familiare si presenta la necessità di accoglienza ed orientamento che passa anche tramite l’insegnamento della lingua italiana e dei loro diritti (e doveri) di cittadino. STRUMENTI METODOLOGICI Benessere / disagio / devianza / marginalità • BENESSERE: “stato armonico di salute, di forze fisiche e spirituali”. Il benessere si lega ad un buono stato di salute la quale viene definita dall’OMS come “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non la semplice assenza di malattia ed infermità”. Il livello di benessere auspicabile è definito dal contesto sociale in cui si inserisce. • DISAGIO: il disagio può essere visto come la distanza tra la situazione in essere e quella auspicabile. • DEVIANZA: il concetto di devianza è riconoscibile nei “comportamenti apertamente criticabili e dai quali la maggior parte della gente prende le distanze”. L’atto deviante è quindi relativo ad un contesto storico, politico e sociale, a una specifica collocazione temporale, a un determinato ambito geografico. • MARGINALITA’: Sono definiti marginali quei gruppi di persone che, pur avendone diritto, non accedono alle risorse, ai privilegi, alle garanzie formalmente riconosciuti a tutti. I fattori di ordine economico e sociale sono i primi indicatori della marginalità. Importante sottolineare che essa non è una condizione ferma, statica, ma un processo in divenire che si aggrava in percorsi di vita regressivi. La distinzione di benessere, disagio, devianza e marginalità ci permette di osservare un analisi degli interventi caratterizzata da: • Promozione: generalmente rivolta a soggetti appartenenti all’area della normalità in assenza di particolari condizioni di disagio. Lavorare in una prospettiva di disagio significa rafforzare il soggetto perché possa sentirsi in grado di affrontare efficacemente le situazioni della vita quotidiana e possa costruire un progetto futuro. • Prevenzione: interventi che si rivolgono a soggetti considerati a rischio per impedire che una situazione o un comportamento si traducano in un problema reale. All’interno del concetto di prevenzione CAPLAN (1964), un medico psichiatra, distingue tre tipologie: - Prevenzione primaria: interventi che agiscono sulle cause del disagio prima che il rischio si traduca in difficoltà. - Prevenzione secondaria: si attua in condizione di disagio individuando precocemente gli elementi problematici per poter intervenire tempestivamente.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved