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Emile Durkheim e la Sociologia: Solidarietà Sociale e Fatti Sociali - Prof. Arosio, Appunti di Sociologia

Storia delle ideeStoria della sociologiaFilosofiaSociologia

La biografia e le idee fondamentali di Emile Durkheim, sociologo francese, riguardanti la natura e l'oggetto della sociologia. Durkheim concepiva la società come un fatto morale, costituito da credenze condivise che formano la coscienza collettiva e la solidarietà sociale. i fatti sociali normali e patologici, la devianza sociale e il ruolo della religione in società. Durkheim distingue due modi di fondare il legame sociale: quello basato su valori condivisi e quello basato sull'integrazione funzionale di competenze specializzate.

Cosa imparerai

  • Quali sono le caratteristiche della solidarietà sociale secondo Durkheim?
  • Che è la teoria della solidarietà sociale di Emile Durkheim?
  • Come Durkheim spiega la devianza e la religione?

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 29/10/2018

Ilariacirino
Ilariacirino 🇮🇹

4.4

(23)

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Scarica Emile Durkheim e la Sociologia: Solidarietà Sociale e Fatti Sociali - Prof. Arosio e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! I classici della sociologia Prima generazione I precursori: • Auguste Comte (1798-1857) • Karl Marx (1818-1883) • Herbet Spencer (1820-1903) Il loro pensiero si concentra su un’interpretazione della società, attingendo a concetti e metodi della storia e della filosofia. Seconda generazione I precursori: • Èmile Durkheim (1858-1917) • Georg Simmel (1858-1918) • Max Weber (1864-1920) • Vilfredo Pareto (1848-1923) Il loro pensiero si focalizza sulla risposta di due domande fondamentali: di cosa si occupa la sociologia? (oggetto),come studia la sociologia? (metodo). Capitolo 4, Durkheim e la solidarietà sociale La biografia e le opere Èmile Durkheim nasce in Lorena nel 1858. Studiò all’Ecole Normale Supérieure, dove sviluppa e consolida le sue posizioni politiche, ispirate al repubblicanesimo e al riformismo progressista. Gli autori che lo influenzano maggiormente sono Comte e Kant. Il suo primo libro importante viene pubblicato nel 1893, “La divisione del lavoro sociale”. Uno dei punti di discussione riguarda la legittimità della sociologia in quanto disciplina autonoma. Nel 1895 pubblica “Le regole del metodo scientifico” e nel 1897 “Il suicidio”, dimostrando l’applicabilità del metodo scientifico. Il metodo Cos’è la società? Per Durkheim la società è un fatto morale , cioè un insieme di credenze condivise che, messe assieme, costituiscono coscienza collettiva, su cui a sua volta, si basa la solidarietà sociale, il senso dello stare assieme degli individui socializzati. La società è quindi una realtà ideale costituita cioè da cose immateriali e spirituali. L’oggetto della sociologia per l’autore sono i fatti sociali (caratteristici di una società che ha una vita propria). Questi consistono in modi di agire (azioni), di pensare (pensieri), di sentire (percezioni) esterni all’individuo, e dotati di potere di coercizione. Fondamentale è l’aspetto della costrizione, poiché così come devo tener conto della presenza di un albero, che devo evitare per non sbatterci contro, allo stesso modo i fatti sociali esercitano su di me una costrizione: io non posso evitarli, hanno anzi un’importanza costituiva per la mia individualità. I fatti sociali si dividono in due categorie: • Fatti sociali normali: morale comune, ordine sociale, media dei comportamenti; • Fatti sociali patologici: ciò che mette in discussione l’ordine e la coesione sociale (devianza). Serve al mutamento sociale e lo introduce. Normale e patologico sono due concetti relativi, mutanti del tempo e nello spazio. A questo proposito Durkheim introduce la teoria dell’homo duplex. L’uomo ha due componenti: una prettamente individuali, l’altra sociale. I due aspetti non sono facilmente separabili ecco perché l’autore distingue tra rappresentazioni individuali e rappresentazioni collettive. La società esiste in quanto posso separare queste due dimensioni e mettere in luce la forza coercitiva che la seconda esercita su di me. Una volta definito cosa la sociologia studia, occorre chiarire anche come lo fa. Il sociologo deve perciò considerare i fatti sociali come delle cose; quindi nonostante la società abbia una realtà sui generis, può essere egualmente studiata scientificamente. I fatti sociali sono validi solo per la coscienza collettiva: ogni società costituisce un certo modo specifico di vedere le cose, che è necessariamente arbitrario ma allo stesso tempo del tutto valido per chi si rappresenta il mondo in quel modo. Non esiste un metro capace di misurare oggettivamente la validità di una cultura,quindi, la scienza può studiare i fatti sociali oggettivamente ma non giudicarli. Solidarietà sociale Dal punto di vista della società si pongono invece due questioni fondamentali: • l’integrazione,ha a che vedere con la possibilità che gli individui possano costituire un’identità indipendente attraverso l’integrazione reciproca; Lo scienziato sociale è a sua volta un attore. La separazione netta che esiste tra un fisico e il suo oggetto di studio non è possibile in sociologia, e neppure auspicabile. Si tratta di trovare un modo per generalizzare ciò che è stato interpretato, senza perdere la sua natura particolare. Per risolvere questo delicato problema, l’autore introduce il concetto di tipo ideale (modello concettuale che aiuta l’attore a capire il mondo. Mira a cogliere l’essenza). I tipi ideali vengono costituiti dal sociologo e che egli usa come strumenti del suo lavoro da scienziato per generalizzare l’interpretazione. Le scienze naturali usano il metodo della spiegazione causale (le riconduce alla legge scientifica) Le scienze storiche comprendono l’azione storica nella sua particolarità, a partire dal senso che essa ha dal punto di vita dell’attore sociale che l’ha compiuta. Il fine della ricerca è trovare nessi tra sequenze di azioni, di dare un senso alla storia, cercando, per quanto è possibile, di prevedere il futuro e il corso e gli effetti delle azioni. Weber ritiene possibile produrre una conoscenza sociologica oggettiva. A questo fine egli distingue tra: • riferimento al valore; • giudizio di valore, ciò che lo scienziato non deve fare e esprimere il suo giudizio di valore sull’oggetto studiato. Riassunto: Ogni singola ricerca se ben condotta produrrà un sapere valido e oggettivo proprio a partire dalle selezione iniziale propria con cui il ricercatore, sulla base del suo interesse, ha privilegiato alcuni aspetti piuttosto che altri. Senso e personalità La concezione sociologia di Weber è individualista. La capacità individuale di dare un personale senso alle cose non è ne semplice ne scontata. Affrontare in modo autonomo questa sfida non è da tutti: molto più semplice è affidarsi all’idea che il mondo abbia un senso indipendente da noi e adeguarsi ad esso. Per Weber ciò che distingue e caratterizza l’azione,è il senso che intenzionalmente il soggetto le da. Occorre perciò distinguere tre comportamento e azione. L’autore identifica quattro tipi ideali di azione, due razionali e due non razionali. In entrambi i casi, abbiamo azioni per lo più passive e non consapevolmente orientate in base a un senso soggettivamente intenzionato. Attraverso questi due tipi di agire razionale, si realizza la piena autonomia soggettiva. Solo agendo in modo razionale è possibile acquisire, definire e consolidare una propria personalità. Due aspetti della razionalità Per Weber la razionalità è chiarezza e consapevolezza. Occorre distingue tra i due aspetti della razionalità: razionalità rispetto al valore e razionalità rispetto allo scopo. Questa distinzione esiste a seconda del modo con cui l’attore pensa di agire razionalmente nel mondo. Razionalità rispetto al valore. Questo tipo di atteggiamento è determinato in modo razionale rispetto al valore di un determinato comportamento in quanto tale, prescindendo dalle sue conseguenze. La razionalità è quindi qui identificata dalla coerenza rispetto a un valore incondizionato. Questo aspetto della razionalità può essere definito con il binomio chiarezza- coerenza. Razionalità rispetto allo scopo. Qui il mio agire è determinato da aspettative dell’atteggiamento degli oggetti del mondo esterno e di altri uomini, impiegando tali aspettative come condizioni o come mezzi per scopi voluti e considerati razionalmente, in qualità di conseguenza. Il mio rapporto con il mondo ora è sensibile alle conseguenze e non più dominato dalla pura coerenza. Es. è Agire tradizionale. Si basa su abitudini consolidate nel tempo: una volta che si conoscono queste ultime, diventa facilmente prevedibile. Non razzonali ffettivo. È mosso prevalentemente da affetti, e fa perciò riferimento alla dimensi ne pulsionale ell’uomo. È maggiorm nte imprevedibile. rispett al o scopo. Razionali val re. razionale dire una bugia se è utile per raggiungere uno scopo. . Questo aspetto della razionalità può essere definito con il binomio chiarezza- adeguatezza. Si tratta di due modi diversi con cui l’attore, in quanto soggetto autonomo, si rapporta consapevolmente e razionalmente con il mondo. Sono presenti altri tre punti che differenziano i due aspetti della razionalità. 1. In primo luogo, l’agire razionale rispetto al valore si basa su una logica che consente di isolare ogni singola azione dal contesto in cui è inserita; nel caso della razionalità secondo uno scopo l’adeguatezza del mezzo rispetto allo scopo non è separabile dalle conseguenze e neppure dalla catena di scopi che contribuisce a realizzare . 2. In secondo luogo, diversi sono i criteri su cui si basa il giudizio di razionalità. L’adeguatezza è una questione di misurazione;la coerenza può essere misurata solo in senso metaforico. Il grado di efficienza rispetto allo scopo può essere devastante o nullo;il grado di coerenza può essere alto o basso. 3. I terzo luogo, posso prevedere un’azione razionale rispetto al valore se comprendo il valore di riferimento. Diverso è il caso dell’agire razionale rispetto allo scopo, poiché si tratta di giudicare razionalmente del grado di adeguatezza tra azione e fine dell’azione. Il potere Weber pone la differenza fra potenza e potere. • Il potere è per la sociologia, una specie di energia sociale, di cui un attore dispone nel condizionare l’azione di un altro. Si tratta dunque di un fenomeno di relazione. È l’accettazione e il riconoscimento dei rapporti di autorità. Ad un potere forte corrisponde una capacità più o meno grande di condizionare obiettivi e conseguenze. • La potenza è l’imposizione del più forte sul più debole con l’uso della forza. Sono presenti delle differenti tipologie di potere: • Potere carismatico: si basa sulle qualità personali del leader, il quale ha delle doti non comuni;per cui i governati si sottomettono alle sue capacità straordinarie. Es. le dittature. • Potere tradizionale: il suo fondamento discende dal passato e si trasmette per tradizione. Es. un re gode di un’autorità confermata dalla consuetudine. • Potere razionale: il potere si fonda su regole formali, è presente obbedienza perché ci sono leggi che autorizzano l’attore a compiere determinate azioni. Es. le nostre società accettano le costituzioni come fonti ultime di autorità.
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