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Introduzione allo studio dell'ambiente - Geografia., Sintesi del corso di Geografia

Riassunti Geografia fisica e ambientale.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 21/01/2018

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Scarica Introduzione allo studio dell'ambiente - Geografia. e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! Geografia Introduzione allo studio dell’ambiente. 1 Introduzione. L’ambiente è costituito da tutto ciò che ci circonda, capace di influire in un modo o nell’altro sulla nostra vita, attraverso i bisogni materiali e spirituali dell’uomo. Nelle discipline naturalistiche e geografiche, esso è definitio come un ambiente costituito da un insieme complesso di condizioni fisiche terrestri e di condizioni biotiche, dove si rilevano l’esistenza e la complessità di rapporti funzionali, diretti e indiretti, di ogni individuo vivente con ciò che lo circonda; ciò costituisce lo studio dell’ecologia. Questi studi possono estendersi agli aspetti fisici della superficie terrestre, detta geoecologia. Il pianeta terra è un corpo complesso, costituito da una successione di strati concentrici: 1) l’atmosfera, involucro gassoso, senza un limite ben definito verso lo spazio cosmico, diventa via via più rarefatto. 2) l’idrosfera, involucro irregolare e non del tutto continuo formato dall’insieme delle acque. 3) la litosfera ( crosta terrestre ), parte solida costituita dalle rocce, spessore è molto vario. 4) il mantello, formato da rocce pesanti, non tutte allo stato solido, molto spesso. 5) il nucleo, fino al centro della terra, di costituzione metallica, pesante. Si è soliti chiamare geosfera, la parte sottostante l’atmosfera, formata da tutte le acque e gli esseri viventi che vanno a formare la biosfera; l’uomo con le sue azioni è un elemento fondamentale della geosfera, per questo si distingue una geografia umana, da una geografia fisica. Lo studio della geografia si concentra sull’ambiente naturale dove l’uomo si colloca, subendo le sue influenze, ma impiegando egli stesso delle modifiche. L’indagine geografica ci fa conoscere gli aspetti e i fenomeni della superficie terrestre, essa passa per più fasi: I) L’acquisizione dei dati di fatto; fondamentale di ciò è l’osservazione che può assumere varie forme: - diretta: si compie attraverso i nostri sensi, è un’operazione mentale. - strumentale: ricorre a strumenti più o meno complessi, capaci di offrire dati esatti o approssimati ( teodolite, termometro ecc. ), serve specialmente per le carte geografiche. - indiretta: si fonda su inchieste presso varie persone o su documenti figurativi; consiste nell’assunzione di informazioni da persone pratiche dei luoghi ( censimenti ). II) L’elaborazione e il coordinamento dei dati; essi devono essere prima vagliati poi confrontati criticamente, eliminando ciò che risulta erroneo e distinguendo ciò che è incerto; essi poi vengono coordinati fino a trarne una sintesi. III) La presentazione per comunicare i risultati, essa può essere verbale, scritta o grafica. In queste fasi bisogna tener conto di alcuni principi metodici della geografia, ovvero i rapporti di causa-effetto dei vari fenomeni in virtù dei quali si realizza un insieme organico; ( possibilità di influenze tra luoghi, svolgimento storico dei fenomeni). In ogni luogo coesistono numerosi fenomeni, sia che essi siano concreti ( mare, monti ecc. ), sia dinamici ( correnti, frane ecc. ), sia irregolari ( temperature, vegetazione ecc. ); quest costituiscono un insieme, ogni luogo assume un’apparenza, un paesaggio che ci consente di prender contatto conoscitivo con quell’insieme. L'insieme non è un semplice accostamento di fenomeni distinti, ciascuno di questi influenza in maggiore o minore misura gli altri, si stabiliscono delle relazioni reciproche; ogni fenomeno occupa un posto determinante, pertanto questi fenomeni si collocano tra i sistemi. Alcuni esempi di fenomeni sono dati dal clima, dalla temperatura, dall’idrografia, dalla vegetazione ecc. Alcuni aspetti di un luogo non dipendono solo da cause locali, bensì anche da altri eventi che hanno un’origine diversa, come ad esempio il fenomeno ‘trasportato’ dalla Corrente del Golfo, che va a mitigare le acque della costa occidentale dell’Europa. I fenomeni di cui si occupa la geografia sono soggetti a mutamenti nel corso del tempo, essi avvengono in varie tempistiche ( eruzioni vulcaniche, terremoti ), possiamo affermare, in alcuni casi, che per spiegare l’origine di certi fenomeni attuali bisogna andarne a ricercare le cause nei tempi antichi. La carta geografica è una rappresentazione grafica in piano della superficie terrestre, rimpicciolita rispetto alle dimensioni reali e simbolica, in quanto si serve di simboli e segni convenzionali; essa non è mai completa perché a seconda della scala tralascia una quantità di particolari ed altri vengono semplificati o sintetizzati. Le scale influenzano le alterazioni e deformazioni, se è grande sono quasi nulle, mentre con scale medie o piccole l’alterazione è maggiore. Si intende per proiezione geografica ogni sistema matematico od empirico, usato per il tracciamento del reticolato geografico; distinguiamo due tipi di carte: 1) Topografiche: sono figurazioni della superficie del terreno e delle acque, rappresentazione di ciò che si può vedere. 2) Tematiche: insieme ad un certo corredo topografico si limitano all’essenziale per la localizzazione di fenomeni e danno la figurazione di uno o più temi; qui non viene rappresentato il fenomeno in sé ma la sua distribuzione e localizzazione nello spazio terrestre. La geografia fisica, comprende non solo lo studio del mondo inorganico alla superficie terrestre, ma anche quello degli esseri viventi, considera però aspetti e fenomeni dell’uno e dell’altro da propri punti di vista, per determinare le loro manifestazioni, distinguendosi dalla fisica terrestre o geofisica. Essa rientra nella geografia applicata, il cui compito è di conservare, correggere o innovare l’assetto che il territorio ha già ricevuto per opera dell’uomo con il popolamento, l’uso del suolo e delle altre risorse. 2. Caratteristiche generali della terra. La geodesia si occupa di raggiungere una sempre maggiore previsione della forma terrestre alla quale si da il nome di geoide e che viene assunta come superficie rappresentativa della figura terrestre; essa è una superficie perpendicolare in ogni suo punto alla direzione della forza di gravità e fisicamente coincidente col livello marino medio, non ha forma regolare è vicinissima a un determinato ellissoide di rotazione con assi poco differenti tra loro, quello minore corrispondente all’asse di rotazione della terra e quello maggiore di circa 6378km, il cui raggio polare è più corto di 21km, questo valore viene chiamato schiacciamento. Nel 1841 l’astronomo tedesco Guglielmo Bessel calcolò la lunghezza dell’equatore, le moderne apparecchiature hanno quasi confermato le dimensioni riportate dallo studioso, la precisione metrica è data dalla triangolazione. La forma della terra serve a giustificare le notevoli differenze geografiche tra vari luoghi, situati a distanza diversa dall’equatore. La quantità di calore che la terra riceve dal sole è massima all’equatore e decresce via via verso i poli, la variabilità della ripartizione del calore è dato anche dall’asse di rotazione inclinato ed il suo moto di rivoluzione. Appare necessario fissare con esattezza la posizione di punti sulla superficie terrestre, a questo scopo si ricorre a tre coordinate: 1) Latitudine: è una coordinata riferita all’equatore a ugual distanza dai poli, è la misura dell’angolo formato dalla verticale di un luogo col piano dell’equatore. Il Meridiano è la linea d’intersezione Essa è sentita fisicamente dall’uomo a seconda di altre caratteristiche; calore con umidità risulta più fastidioso rispetto al calore asciutto ( afa ). L’aria non è mai totalmente asciutta, contiene una quantità di vapore acqueo variabile che proviene dall’evaporazione. L’umidità assoluta è la quantità di vapore contenuta in una unità di peso dell’aria; l’umidità relativa è un rapporto, un indice di quantità effettiva tra la saturazione e l’umidità assoluta. - Precipitazioni atmosferiche: pioggia, neve, grandine. Nelle nuvole un ulteriore raffreddamento genera l’ingrandimento delle goccioline d’acqua che diventate troppo pesanti scendono verso la superficie; la loro caduta ha origine nell’innalzamento di una massa d’aria umida che avviene per tre cause: 1) forte riscaldamento dello strato basso della troposfera, produce dilatazione dell’aria ( equatore ). 2) massa d’aria che si muove orizzontalmente ( vento ) incontra rilievi montuosi ed è costretta a risalire lungo il fianco montano ( quasi ovunque ). 3) massa d’aria incontrandone un’altra più fredda e stagnante e quindi più densa, deve innalzarsi andando a sormontare l’aria fredda ( medie latitudini ). 4. Circolazione atmosferica e tipi di clima. Importanti eventi atmosferici avvengono là dove si affrontano masse d’aria con caratteri diversi, essenzialmente temperatura e umidità, questi eventi condizionano il tempo in un dato momento e luogo; per massa d’aria si intende una porzione di troposfera che presenta, su grande esenzione, una temperatura ed umidità poco diversa da un punto all’altro, non solo presso la superficie del suolo o del mare ma anche ad ogni livello soprastante; se una di queste masse d’aria si sposta, reca nelle regioni che va a sovrastare i propri caratteri di quando si è mossa, modificati sotto l’influenza delle condizioni geografiche, il cambiamento avviene attraverso una superficie di discontinuità e distinguiamo un fronte caldo da un fronte freddo. Una discontinuità primaria è quella d’incontro tra la massa d’aria polare e quelle tropicali, chiamata fronte polare, in questa zona dominano i venti occidentali, lungo questo fronte si generano particolari circolazioni atmosferiche, di grande importanza nel determinare il tempo e specialmente la variabilità, sono i cosiddetti cicloni, fenomeni assai differenti dai cicloni tropicali, molto meno violenti e più estesi, vengono indicati con il nome di ‘perturbazioni’. Un ciclone extratropicale consiste in un cuneo di aria calda insinuato in una massa di aria fredda entro un’area di bassa pressione, esso prende origine da una ondulazione di fronte polare, la quale si va accentuando e determina l’incunearsi dell’aria calda nella fredda, il fronte caldo si trova sul davanti, quello freddo rimane dietro, il vento spira girando intorno al centro di bassa pressione in senso antiorario ( emisfero boreale ) o viceversa; dal lato del fronte anteriore l’aria calda premendo su quella fredda si solleva e la sormonta, creando nubi che si caricano di precipitazioni; il fronte freddo è meno obliquo, si formano nubi cumuliformi e le precipitazioni cadono in forma temporalesca. La grande circolazione atmosferica è in rapporto con la distribuzione della pressione, cioè con le sue differenze da luogo a luogo, mostrano l’esistenza di fasce più o meno continue nel senso dei paralleli; la zona di bassa pressione equatoriale è caratterizzata da correnti ascensionali che possono attribuirsi al forte e costante riscaldamento che provocano copiose precipitazioni, mentre il vento generalmente manco o è debole. ( Venti alisei e monsoni ). Sensibili differenze presenta la circolazione di sopra e fino ai limiti della troposfera, fino a 20-25° prevale il movimento da ovest verso est, nella zona intertropicale, il moto avviene secondo circuiti attorno ai centri di alta pressione tropicali, analogamente alla circolazione al suolo, e all’equatore spirano venti orientali da est verso ovest. Ciò che interessa per la conoscenza dei climi è la circolazione al suolo, la situazione nell’alta troposfera ha interesse soprattutto per la spiegazione della circolazione generale ed anche per le previsioni del tempo e la navigazione aerea. I diversi elementi meteorologici si combinano fra di loro a dare climi differenti, è necessario individuare e definire un clima entro un certo margine di diversità dei suoi elementi, è così possibile riconoscere e descrivere spazi più o meno vasti, dette regioni climatiche. E’ necessario raggruppare i climi regionali in tipi climatici inquadrando questi in una classificazione di tipo quantitativo, ovvero fondata su valori di alcuni elementi meteorologici, come temperatura e precipitazioni; essi sono considerati in rapporto tra di loro, attraverso degli indici calcolati con formule empiriche ( es: grado di aridità ). Tra le varie classificazioni esponiamo quella del meteorologo Vladimir Koppen. Non trattiamo di singoli climi ma di tipi climatici, sono 11 in totale, raggruppati in 5 gruppi: 1) Climi caldo-umidi: cadono sulla fascia equatoriale e tropicale, si distinguono per la temperatura superiore ai 15°, si distingue in due tipi fondati sulla quantità e ripartizione stagionale delle precipitazione. a) equatoriale: clima permanente caldo e umido, presenta temperature medie di 25-27° con escursione annua molto piccola, elevate sono l’umidità relativa e la nebulosità, le precipitazioni sono abbondanti e violente. b) savana: clima tropicale con inverno asciutto, presenta temperature simili a quello equatoriale, con un’escursione annua maggiore; l’alternanza tra un periodo piovoso ed uno asciutto è fondamentale; la nebulosità e la pioggia frenano l’ascesa ella temperatura, la sua quantità è varia e diminuisce avvicinandosi ai tropici. 2) Climi aridi: quelli che corrispondono ad una certa relazione fra precipitazioni e temperature; danno luogo ai deserti. c) arido caldo: si registrano le temperature massime della terra, con escursioni sia annua che diurna piuttosto forti, a motivo della secchezza dell’aria. d) arido con inverno freddo: proprio delle regioni interne dei continenti, contribuiscono anche l’altitudine e la presenza di barriere montuose, compare la neve invernale. 3) Climi temperati: sono i climi mesotermici la cui media annua è moderata. e) temperato caldo con inverno asciutto: clima tropicale montano, corrisponde alle alte terre della zona intertropicale, i limiti si definiscono con le temperature del mese più freddo e quello più caldo. f) temperato caldo con inverno piovoso ed estate secca: è il clima mediterraneo, le temperature estive sono piuttosto alte, quelle invernali assai moderate; si parla di siccità estiva e di particolarità dell’inverno piovoso. g) temperato sempre umido: riunisce i climi della Cina e del Giappone con quello della parte meridionale degli Stati Uniti, è di impronta subtropicale; distinguiamo il clima sinico che presenta temperature simili a quelle mediterranee, con precipitazioni estive ed escursione termica marcata; ed il clima con temperature sensibilmente più basse le cui precipitazioni non lasciano scoperto nessun mese, compare la neve ma non è duratura, è fortemente battuta dai venti oceanici occidentali, apportano un’elevata umidità dell’aria e attenuano l’escursione termica annua. 4) Climi temperati continentali: si ha un elevatissimo sbalzo annuo della temperatura con precipitazioni modeste o scarse, carattere umido. Sono climi limitati all’emisfero boreale, distinguiamo un tipo con piovosità ripartita tutto l’anno; ed uno continentale estremo privo di precipitazioni nell’inverno. 5) Climi freddi: sono quelli in cui il mese più caldo non supera i 10°, vengono chiamati anche climi polari; si distinguono in due tipi a seconda che almeno uno dei mesi superi i 0°. h) seminivale o della tundra: presenta forti differenze tra emisfero boreale e l’australe, è un clima sfavorevole all’uomo, nonostante le temperature non sono bassissime. Manca una vera estate e le piogge possono essere molto abbondanti. i) gelo perenne: si presenta nella calotta artica, nessun mese supera gli 0° e può arrivare anche a – 30°, per effetto ella latitudine e dell’altitudine, insieme all’azione refrigeratrice delle grandi coppe di ghiaccio. Entro una certa regione climatica sussiste un certo margine di diversità, si avvertono differenze dovute a cause del tutto locali e che si ripetono in parecchi luoghi; il clima effettivo locale rispetto a quello regionale viene indicato col termine di microclima. 5. Il mare Le acque marine formano un tutto continuo ed occupano in superficie il 72% dell’area della terra, le maggiori distese sono i tre oceani – Atlantico, Indiano e Pacifico – mentre sono dette mari certe parti periferiche di essi o tratti più o meno ben delimitati fra mezzo alle terre emerse. Lo studio dei mari prende il nome di oceanografia, si serve di strumenti a cominciare dallo scandaglio che serve per misurare la profondità. Spiccata caratteristica dell’acqua marina è quella di essere salata, cioè di contenere disciolta in essa una buona quantità di sali, essa è dunque una soluzione; per salinità s’intende il peso dei sali contenuti in un chilogrammo di soluzione espressa in millesimi. Nell’acqua sono disciolti dei gas tra cui l’ossigeno; tra i sali prevale il cloruro di sodio, seguito dal cloruro di magnesio, solfati, carbonati ecc. Da un mare all’altro la salsedine può essere diversa, esse dipendono dall’intensità dell’evaporazione che tende ad accrescerla, e dalle piogge e dall’apporto di acque dolci che tendono a diminuirla. La temperatura delle acque alla superfice dipendono dal calore solare, presentano un’oscillazione diurna e annua come l’aria, essa ha un maggior calore specifico, si riscalda più lentamente dell’aria e perde più lentamente il calore. Le acque del mare sono in continuo movimento, tanto alla superficie quanto in profondità, si distinguono parecchi movimenti, i tipi principali sono: - Il moto ondoso: dovuto al vento per l’attrito alla superficie dell’acqua, non avviene un’effettiva traslazione dell’acqua. Il moto ondoso si attenua rapidamente con la profondità, su fondali bassi l’onda si modifica e tende a rovesciarsi in avanti. - Le maree: consistono in un innalzamento ed abbassamento alternati della superficie marina, determinano un livello massimo ( alta marea ) ed uno minimo ( bassa marea ), il dislivello è dettto amplitudine; la causa è l’attrazione esercitata dal sole e dalla luna, l’attrazione di quest’ultima si somma con quella solare al momento della congiunzione dei due astri ( novilunio ) o dell’opposizione ( plenilunio ). - Le correnti marine: gli oceani sono sedi di spostamenti d’acque continui, la direzione del movimento non è sempre cosante in molti casi la corrente risulta variabile; la velocità è piccola, esse nascono da cause diverse, la più importante è costituita dai venti costanti ( alisei ) o periodici ( monsoni ) che danno impulso alle acque superficiali mettendole in movimento, sono le correnti di deriva. Altra causa è la differente densità dell’acqua, dipende sia dalla temperatura sia dalla salsedine; esse vengono distinte in correnti calde e fredde, le prime sono quelle equatoriali, le seconde quelle che arrivano dai poli. - Variazioni del livello marino: esso non è fisso, subisce innalzamenti e abbassamenti locali e momentanei lungo le coste ( acque alte di Venezia ), vi sono variazioni di livello estese contemporaneamente a tutti i mari e della stessa misura dette oscillazioni eustatiche; dipendono da due differenti cause: le deformazioni di origine tettonica dei bacini oceanici ( capacità ), e dalle variazioni delle masse d’acqua, che si deve all’accumulo d’acqua sotto forma di ghiaccio. 6. Le acque continentali. Sulle terre emerse l’acqua assume diverse forme, tutte quante si raccolgono sotto la comune reagiscono con le rocce preesistenti. La crosta terrestre ha subito e subisce tutt’ora, spostamenti differenti da luogo a luogo, detti movimenti tettonici; si svolgono molto lentamente ed oggi si manifestano solo nel caso di terremoti. Distinguiamo la piega, un ondulazione più o meno accentuata, che si sviluppa in lunghezza; e la faglia, una frattura con scorrimento di due blocchi adiacenti secondo un piano verticale obliquo, con un dislivello di varia grandezza. I terremoti o sismi non sono la causa, ma l’effetto, dello spostamento delle placche tettoniche, specialmente lungo le faglie. Le forze che tendono a comprimere o distendere la crosta terrestre accumulano energia che si libera ristabilendo le condizioni di equilibrio, generando movimenti vibratori detti “onde sismiche”. Le onde partono da un luogo, detto ipocentro ( epicentro in superfice ), e si attenuano man mano che ci si allontana. 8. Modellamento eolico, fluviale e glaciale. Esposte all’aria le rocce subiscono nella parte superficiale, più o meno lentamente, un’alterazione più o meno profonda e di vario tipo, fisica e chimica, detta disfacimento meteorico. Esso diminuisce la compattezza della roccia e la disgrega, con formazione di detrito grossolano o fine facilmente asportato; l’erosione diretta della roccia originaria sarebbe tanto più lenta. L’azione dell’aria è molteplice, più che di temperatura dell’aria si parla di quella della roccia stessa alla superfice, spesso riscaldata direttamente dalla radiazione solare; il processo è accentuato dalla presenza d’acqua nei pori; esili fessure non mancano mai, l’acqua vi entra aumentandone il volume se si tratta di ghiaccio. Le alterazioni sono differenti a secondo dei climi, possiamo parlare di morfologia climatica. Il materiale alterato e disgregato forma una coltre che ricopre la roccia per spessori molto vari, il detrito viene via via asportato dagli agenti esterni, ma se la superficie esposta all’aria è verticale o inclinata è già sufficiente la gravità per far cadere i frammenti rocciosi; interviene anche l’azione di piogge violente e del vento ( formazione di ripari sotto roccia ). La caduta di una considerevole massa di materiale roccioso da un pendio per effetto prevalente della gravità può avvenire improvvisamente, ciò caratterizza la frana; ovvero il distacco di una massa propriamente rocciosa, che nella caduta si frammenta; individuiamo un’area di distacco ed una di accumulazione, la prima lascia in alto una specie di ferita ( nicchia ), la seconda è un accumulo di materiale irregolare. Il meccanismo delle frane presenta alcune varietà: - frana di crollo: distacco secondo una qualsiasi superficie interna. - frana di scivolamento: scorrimento di una massa rocciosa stratificata lungo la facciata di uno strato argilloso, che imbevuto d’acqua si comporta come un lubrificante. - frana per colata: detta smottamento, moto di una massa argillosa fortemente rammollita. Il vento esercita una non trascurabile azione erosiva, detta erosione eolica, commisurata alla frequenza e velocità del vento. Essa avviene in due modi: 1) Deflazione: asportazione di detrito minuto, soprattutto sabbia e polvere, che il vento trova già sciolto o che distacca facilmente. 2) Corrosione: scolpimento della roccia per mezzo di granuli traportati che sfregano sulla roccia stessa e sui massi. Le forme di accumulazione eolica prendono origine dove l’azione del vento è rallentata; tipica è la duna. L’acqua scorrente in superficie è un efficacissimo mezzo di erosione, poiché la sua azione erosiva è diffusa in tutte le regioni della terra. Essa esercita un’azione di dilavante o denudazione, tende a mettere allo scoperto la roccia nuda; da ciò hanno origine forme caratteristiche, come ad esempio i calanchi. Dilavamento e ruscellamento modificano i versanti facendone arretrare parallelamente la superficie o rendendoli via via meno inclinati; la diversità di erosione secondo i diversi tipi di roccia fa si che alle rocce più resistenti corrispondano sul versante pendii ripidi, subverticali, a quelle tenere pendii moderati. Le valli sono nate dall’erosione torrentizia o fluviale, la quale ha intagliato una porzione della litosfera; i rilievi non sono che le parti residuate tra valle e valle, il solco ha il generico nome di gola; esse sono modificate anche dall’assetto tettonico delle masse rocciose. I moti della crosta terrestre provocano il sollevamento e l’emersione di porzioni del fondo marino e sulla nuova terra emersa prendono ad operare gli agenti esterni, spesso si dice che da un sollevamento ha riattivato l’erosione, ma l’erosione riprende o si rinforza se si accresce la pendenza degli alvei, il nuovo processo erosiva si trasmetterà per l’erosione regressiva. 9. Forme carsiche, vulcaniche e costiere. Orogenesi. Alcuni tipi di rocce sono discretamente solubili in acqua se questa contiene anidride carbonica, rendendola acidula ( gesso ); data la gran diffusione di queste rocce si osserva il fenomeno del carsismo, ossia un modo particolare di circolazione sotterranea, processi di dissoluzione della roccia, forme superficiali e interne caratteristiche. I calcari sono le rocce rigide, ma ricche di fessure nelle quali penetra l’acqua, la dissoluzione da origine a cavità sotterranee, le grotte, che vengono studiate dalla speleologia. Esse sono di varia dimensione, sono forme cave ipogee. Dal punto di vista geografico e pratico ben più importanti sono le forme carsiche di superfice, essenzialmente forme cave, la forma più diffusa è la dolina: una conca di contorno subcircolare o ellittico, con diametro variabile; le loro origini si riportano sostanzialmente a due modi: 1) per crollo della volta di una grotta posta a poca profondità. 2) per dissoluzione lenta della roccia in corrispondenza di una fitta rete di fessure. Conche subcircolari o quadrangolari e bacini allungati, sono i polje, frequenti sugli altopiani dinarici, il suo fondo è piano, agguagliato dal deposito di terra rossa o di alluvioni, il recinto è costituito da versanti in genere ripidi e da vere montagne. Gli agenti esterni non operano in modo identico nei diversi climi, lo studio delle varianti nei processi e nelle forme del suo è detto geomorfologia climatica; per sistemi morfoclimatici intendiamo un complesso sistema di azioni modellatrici in dipendenza del carattere climatico. Nei climi caldo-umidi prevale l’alterazione chimica, con produzione di una coltre di materiale fine, nei climi freddi soggetti a gelo e disgelo predomina la frantumazione meccanica, che fornisce detriti piuttosto grossolani e spigolosi. Tra le forme di rilievi caratteristiche del clima caldo e sempre umido menzioniamo le colline cupoliformi o a pan di zucchero. Entro la litosfera troviamo le sacche di magma, impasto fluido di minerali fusi, ricco di gas e ad elevata temperatura, impasto acido o basico, secondo la maggiore o minore abbondanza di silice. Il magma può ascendere per una spaccatura della crosta terrestre, spinto dalla forte tensione dei gas, riversatasi all’esterno, sia sul fondo marino sia sulle terre emerse; tale fuoriuscita costituisce il vulcanismo. La fuoriuscita può essere continua o saltuaria, essa costituisce un’eruzione; si distinguono vulcani attivi, quiescenti e spenti. Le eruzioni si presentano con due aspetti: l’esplosione e l’effusione; la prima è una violenta uscita del magma, causa della forte tensione dei gas, i materiali ricadono intorno alla bocca d’emissione o distanti, si depositano in strati e si consolidano fino a formare le rocce piroclastiche ( tufi vulcanici ); l’effusione consiste nell’emissione di magma in massa, che assume il nome di lava, essa scorre lentamente sul pendio. Esiste anche un terzo modo, ovvero la nube ardente, che discende velocissima con terribili effetti devastatori. I vulcani presentano delle forme fondamentali: colata lavica, il cono, la cupola e l’espandimento. La colata lavica è una specie di lingua, come un apparato; il cono è la forma più caratteristica, svasata al sommo da una cavità imbutiforme, il cratere dove termina il camino vulcanico. ( Le esplosioni di solito avvengono da crateri secondari, detti avventizi ). Il mare esercita sia azione erosiva che di deposito, essenzialmente per mezzo del moto ondoso. Le forme tipiche dell’erosione marina detta abrasione, sono la ripa e la piattaforma d’abrasione. Durante le tempeste, il martellamento della roccia produce l’allargamento delle fessure, il distacco e la caduta di massi, di conseguenza il primitivo pendio, diventa più ripido, la balza o scogliera, ha il nome specifico di ripa marina o falesia. L’abrasione fa retrocedere la ripa, il moto ondosi si attenua rapidamente in profondità e quindi sotto la superficie del mare l’erosione è scarsa, nell’arretramento della balza si sviluppa una piattaforma d’abrasione che via via si allarga e frena l’erosione; un sollevamento della zona costiera fa emergere la piattaforma che diventa una terrazza marina, rivestita da una coltre di materiali deposti prima dell’emersione, quando l’erosione aveva perduto ogni efficacia. Dove le acque sono meno agitate il moto ondoso può avere effetti diversi, nelle insenature prevale generalmente il deposito di ghiaie e sabbie. Sulla costa bassa, il moto ondoso provoca il trasporto dei detriti che vengono distribuiti lungo la costa dando origine ad una spiaggia. Configurazioni costiere particolari sono i delta, tratti di terra bassa attorno alle foci fluviali, costruiti dall’azione dei fiumi stessi e del mare, tendono ad accrescersi; i fiumi apportano materiale detritico, il mare lo distribuisce come per le spiagge, il nome viene dal delta del Nilo, denominato per la forma triangolare, dove il fiume comincia a suddividersi in più rami. L’estuario, pur essendo il tratto terminale di un fiume si può classificare tra le insenature costiere; corrispondono a mari con maree piuttosto forti, la marea ha un’importante funzione, poiché le correnti da essa generate risalgono e scendono nel fiume impedendo l’interrimento. Si possono distinguere per le loro caratteristiche geomorfologiche i seguenti tipi di regioni sulle terre emerse: I) antichissimi scudi continentali di rocce cristalline, corrugati già prima del cambiano. II) tavolati risultanti dalla copertura degli scudi cristallini con sedimenti in strati orizzontali e da espandimenti lavici. III) resti delle catene montuose dei corrugamenti caledoniani ed ercinico. IV) grandi catene montuose dell’orogenesi alpine. V) pianure di sedimentazione recente, in parte alluvionali, sia presto le coste sia all’interno. > Le pianure possono essere sia di accumulazione sia di erosione e cioè: alluvionali, fondi marini, di colmata lacustre, di accumulo vulcanico, penepiani, pediment, piattaforme d’abrasione emerse. > Gli altopiani possono derivare da deposito o a erosione e rappresentare pianure sollevate tettonicamente oppure sono: pediment, tavolati, espandimenti lavici, altopiani carsici. > I territori collinari risultano dall’accumulazione o dall’erosione e quindi sono: edifici vulcanici, morene, dune, d’erosione normale, d’erosione glaciale. > Le montagne sono quasi tutte d’erosione, comunque con riferimento ai movimenti tettonici, specie di quelli di sollevamento o depressione post-orogenici; abbiamo: apparati vulcanici, anticlinali di recente formazione, monti di erosione normale. > I bacini o conche, costituiscono un caso particolare e possono avere origine: per erosione normale selettiva, per dislocazioni tettoniche, erosione eolica, esplosione o collasso vulcanici.
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