Scarica Introduzione e contesto a biografia e opere di Dante Alighieri e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Dante Alighieri Contesto storico: Poichè l’artista è colui che coglie la realtà aldilà di ciò che appare e la esprime portandola a conoscenza di tutti, per capire un autore bisogna conoscere il suo tempo. Inoltre un autore può anche aiutare a comprendere meglio il periodo in cui vive, ad esempio ricorrendo a metafore ambientate nel passato. Dante nacque nel 1265 a Firenze, uno dei comuni1 più importanti della penisola di allora. Era figlio di Alighiero degli Alighieri e di Bella ed apparteneva ad una famiglia della piccola nobiltà ormai decaduta, per questo il suo matrimonio venne combinato per interesse, con Gemma Donati, anch’essa appartenente ad una nobile famiglia sull’orlo della rovina. La situazione politica della penisola era assai tumultuosa già dalla prima metà del duecento: i Comuni erano sconvolti dalla rivalità tra Guelfi, che si riconoscevano nel Papato e Ghibellini, che si riconoscevano nell’Impero. Nei comuni si cominciò a formare un’economia basata sull’artigianato e sul mercato, poichè quella basata sull’agricoltura non bastava più. Per commerciare era però necessario viaggiare e ciò spesso causava conflitti, per questo motivo ogni comune cercava appoggio da parte di una delle due principali autorità del tempo: papato o impero. I Guelfi2 si appoggiavano alla Chiesa ed erano mercanti ed esponenti della borghesia cittadina, i Ghibellini3 si appoggiavano invece all’Impero e rappresentavano la nobiltà terriera. 1250 Morì Federico II di Svevia, imperatore mecenate del Sacro Romano Impero e re di Sicilia. Egli manteneva la scuola siciliana4 ed era un abile uomo politico, infatti riusciva ad equilibrare benissimo la situazione politica, anche grazie 1 Comune: città stato autonoma, spesso in conflitto con altri comuni. 2 Guelfi: tutte le parole che iniziano con gu derivano dal tedesco, dove questo suono era espresso con w. Il nome deriva dalla casata di Baviera e Sassonia dei Welfen alleati del Papa. 3 Ghibellini: Il nome deriva dalla casata degli Hohenstaufen di Svevia, signori del castello di Waiblingen, (anticamente Wibeling, da cui la parola ghibellino) da cui provenivano gli imperatori. 4 La Scuola Siciliana fu una corrente filosoficoletteraria che si sviluppò in Sicilia nella prima metà del XIII secolo (1230 e il 1250), presso la corte di Federico II di Svevia, assumendo i contorni di un movimento culturale. I poeti siciliani presero i provenzali come modello e si ispirarono a loro per comporre poesie d'amore. Non si occuparono, invece, di temi legati alla guerra, poiché Federico II garantiva pace e serenità all'interno del suo regno. I poeti di questa corrente poetica narravano la completa sottomissione che si rende alla donna, proprio come un vassallo verso il suo padrone. Le origini della Scuola sono probabilmente dovute all'arrivo, presso la corte siciliana di Federico II, dei poeti trobadour provenzali, che, esiliati, trovarono rifugio presso la corte del re di Svevia. In questa corte composero molte poesie, e quando i poeti siciliani iniziarono a leggere ed a frequentare questi poeti, si accinsero a scrivere nella stessa maniera. La nuova poesia diede l'opportunità al volgare di diventare pregevole e di essere degno della poesia. alla sua corte itinerante che si spostava continuamente di comune in comune. Poichè non aveva un erede, in seguito alla sua morte, ci fu un periodo di “vacanza imperiale” durante il quale tutti i comuni di fazione ghibellina entrarono in crisi e la parte guelfa all’interno di essi prese il sopravvento facendo esiliare tutti i Ghibellini. Per impedire che tornassero gli vennero addirittura distrutte le case e mozzate le torri (simbolo di ricchezza e importanza sociale). A Firenze, il vecchio comune aristocratico retto da nobili proprietari terrieri (ghibellini) fu sostituito da un governo comprendente i rappresentanti delle Arti Maggiori5, sostenuti dai Guelfi. I Ghibellini esiliati da Firenze si stabilirono a Siena, comune rimasto ancora fedele agli ideali dell’Impero. 1260 La situazione si risollevò quando Manfredi, figlio naturale di Federico II, prese il potere ed i Ghibellini, riorganizzatisi, vinsero i Guelfi nella battaglia di Montaperti6 (1260), aprendosi la strada per il ritorno nella loro città. La Francia non vedeva però di buon occhio il ritorno al potere dell’Impero, perciò, Papa Clemente IV, approfittando della situazione, chiese aiuto a Carlo d’Angiò, che nella battaglia di Benevento (1266) determinò la sconfitta e l’uccisione di Manfredi. In seguito prese il potere Corradino di Svevia che, dopo soli due anni, venne sconfitto dai francesi, nella battaglia di Tagliacozzo (1268). Quest’ennesima sconfitta da parte dei francesi segnò la fine dell’Impero ed il potere politico ritornò in mano ai Guelfi. 1282 Il governo guelfo, introdusse nel 1282, una riforma costituzionale, che pur conservando le cariche del Podestà e del Capitano del Popolo, affidava il governo di Firenze ai Priori delle Arti, rappresentanti della ricca borghesia e degli artigiani. In questo periodo Firenze visse un periodo di solidità politica ed economica e lo sviluppo dei commerci spinse la città ad adottare una politica aggressiva nei confronti delle città vicine per evitare ostacoli ai propri traffici. Il fiorino, coniato nel 1252, acquistò importanza anche a livello europeo. Grazie a questa economia molto ricca e solida, il Papa incaricò le banche fiorentine di incassare il denaro del Papato e farlo fruttare in cambio della “decima”. Firenze venne alle armi con: Siena (1269) per vendicarsi di Montaperti e per avere il controllo sulle strade che conducevano a Roma. Pisa (1282), per avere uno sbocco sul mare. Arezzo (1289) nella battaglia di Campaldino, perchè si trovava sulla strada per l’Adriatico. Firenze sconfisse o fece sue alleate tutte le città toscane che avrebbero potuto limitare la sua egemonia Ormai erano i Guelfi a detenere il potere, grazie anche all’avvallo degli “Ordinamenti di Giustizia”, emanati da Giano della Bella nel 129394, i 5 Organizzazioni corporative della ricca borghesia. 6 Guittone d’Arezzo: Fu appassionato partigiano della fazione guelfa e nel 1256, a causa delle sue simpatie politiche, fu esiliato per alcuni anni da Arezzo. Dalle sue opere, e specialmente dalla lettura delle sue lettere, emerge il quadro di una personalità forte e di grande cultura. Nonostante le dure critiche poi mossegli da Dante, le conoscenze e gli studi di Guittone erano di alto livello. Celebre è il planh ("lamento") Ahi lasso, or è stagion de doler tanto sulla battaglia di Montaperti nel 1260, con cui introdusse per la prima volta l’argomento politico in poesia. Era essenziale all’interno di un comune, far parte della vita politica poichè anche le cariche importanti, come quella del podestà, quella dei priori o quella di capitano del popolo non duravano più di sei mesi/un anno, perciò vi era un avvicendamento continuo, anche perchè chi era già stato eletto non poteva esserlo un’altra volta. Per partecipare alla vita politica, Dante, tradendo la sua origine ghibellina, si iscrisse all’arte dei medici e degli speziali, nel 1295, anno del suo matrimonio. 1289 Dante partecipò alle battaglie di Campaldino contro Arezzo e in quella di Caprona contro Pisa. 1295 Dante si sposò per interesse con Gemma Donati, da cui ebbe tre figli. Due di essi, Pietro e Jacopo, saranno due dei primi commentatori della Commedia. 1300Dante diventò priore e mostrò la sua insofferenza per le ingerenze del Papa sul governo di Firenze. 1301Da Firenze partì una legazione, di cui Dante faceva parte, che aveva l’intento di incontrarsi con il Papa e accordarsi con lui perchè ridimensionasse la sua influenza sulla città di Firenze. Dante disprezzava Bonifacio, poichè egli era totalmente in disaccordo con il potere temporale che la Chiesa aveva acquistato. Intanto i Guelfi Neri presero il potere e cominciarono a processare i bianchi e nel 1302, mentre Dante era ancora a Roma, venne accusato di baratteria10. 1307Inoltre, in questo periodo, il Papato si trasferì ad Avignone, perciò il potere era praticamente tutto in mano alla Francia che mirava a prendere il potere imperiale anche sulla penisola. 1315Uguccione della Faggiola voleva impadronirsi di Firenze. Poichè minacciò la Firenze guelfa, venne decretata un’amnistia: tutti i Ghibellini poterono ritornare a Firenze dal loro esilio e le loro colpe vennero cancellate, sempre a condizione che essi si pentissero pubblicamente delle colpe di cui erano stati accusati. L’esilio di Dante: Quando Dante era sulla via del ritorno dal suo viaggio a Roma del 1301, venne accusato di baratteria nel gennaio del 1302 dal Podestà Cante Gabrielli da Gubbio. La sentenza condannava Dante, che non si era presentato al processo, a due anni di confino, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, alla confisca dei beni e al pagamento dell’ammenda di 5000 fiorini piccoli. Poiché Dante continuò a non rispondere al giudice, venne condannato al rogo e così nel 1302, cominciò il suo esilio che durerà fino alla sua morte (1321). 10 In passato, reato consistente nel ricavare un profitto personale da una carica pubblica; estens. frode, truffa. 13034: Verona, presso gli scaligeri. 13046: Treviso, da Gherardo da Camino, dove si trovò molto male ed in seguito a Bologna. 13067: Lunigiana (Liguria), presso i Malaspina. 13079: Lucca. 1310: forse a Parigi, dove seppe dell’imminente arrivo di Arrigo VII in Italia. 1311: Toscana, nel Casentino, per attandere Arrigo VII. Dopo la morte dell’imperatore non tornò mai più in Toscana. 131218: Verona da Cangrande della Scala. 131821: Ravenna da Guido Novello da Polenta che lo invierà a Venezia come ambasciatore. Durante quest’ultimo viaggio, Dante si ammalerà di malaria e sulla via del ritorno a Ravenna, morirà (1321). Grazie a queste sue continue migrazioni ed alla sua fondamentale apertura mentale alle diverse culture, la Commedia è un gran serbatoio di termini provenienti da altre lingue o dialetti. Il lessico è molto influenzato sia dai dialetti padani che dall’arabo. Nonostante in quel periodo gli arabi fossero considerati infedeli, Dante trae molti termini da questa lingua. Il poeta, probabilmente, venne esiliato perchè assunse un atteggiamento di polemica e condanna nei confronti di chi deteneva il potere, cioè nei confronti della nuova borghesia commerciante o “gente nova”, arricchitasi molto velocemente e spesso tramite mezzi illegali come l’usura. Un esempio di invettiva contro costoro si trova nel canto XVI dell’Inferno. Per questo motivo, i potenti del momento gli erano avversi ed egli non aveva nessuno che potesse permettergli di ritornare a Firenze; inoltre Dante mantenne sempre molta coerenza, rifutandosi di scendere a patti con quella gente che lui considerava corrotta anche se ciò gli avrebbe permesso di ritornare nella sua città ( quando ci fu l’amnistia nel 1315, si rifiutò di ammettere la colpa di cui era stato accusato poichè era innocente, perdendo però la possibilità di tornare a Firenze). Teniamo conto inoltre che l’esilio non significava solamente vivere lontani da casa ma essere condannati al viaggio, a quel tempo molto faticoso (o a piedi o a cavallo) e pericoloso (imboscate dei briganti). In più spesso bisognava sopportare umiliazioni e servilismo in cambio di ospitalità, cosa che Dante mal sopportava: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale”. Paradiso, canto XVII. Egli espresse sempre il suo rancore provocato dal dover sopportare tutte queste sofferenze a causa di un’ingiustizia. Le opere: La sua prima opera fu “Vita nova” (129294 Bologna), scritta sotto forma di prosimetro (misto di versi e prosa). Tornato a Firenze scrisse solo le “Rime” prima di venir esiliato. Durante il suo primo periodo a Verona (13034) scrisse il trattato “De vulgari eloquentia” in latino, in modo che potesse avere maggior diffusione. In quest’opera Dante si propose di trovare, tra i dialetti del nord Italia, una lingua volgare che potesse essere parlata da tutti. Questa lingua avrabbe dovuto essere: Illustre: cioè doveva essere già stata usata da altri scrittori. Questo fu già un primo errore poichè testimoniava la considerazione da parte di Dante, della lingua come qualcosa di statico, mentre essa è in continua evoluzione. Cardinale: cioè doveva avere una base fiorentina, attorno alla quale termini tratti da altri dialetti dovevano articolarsi. Aulica: cioè utile da usare nelle aule di tribunale. Curiale: cioè utile per la comunicazione religiosa. Dante abbandonò presto la stesura di quest’opera, al secondo libro. Si dedicò alla composizione del “Convivio” (13047), raccolta in versi e prosa in lingua volgare che non portò mai a termine (si fermò al quarto libro dei quindici che avrebbe voluto scrivere). Nel 1307 concepì l’idea di narrare un viaggio nell’oltretomba; iniziò perciò la composizione della “Comedia Dantis Alagherii, Florentini natione, non moribus”. Dal 1307 al 1312 si dedicò all’Inferno, dal 1312 al ’16 scrisse il Purgatorio e modificò l’Inferno e dal ’16 al ’21 il Paradiso. Nel 1317 scrisse il “De monarchia” (trattato). Nel 1319 compose le “Egloghe”. “De quaestio de aqua et terra” nel 1320 (trattato scientifico). Le “Epistole”, (13) scritte nel corso della sua vita ed in occasioni diverse, sono una raccolta di lettere in latino ognuna indirizzata ad un personaggio potente: Arrigo VII, Cangrande della scala etc. Forse scrisse anche “Il fiore” ed “Il detto d’amore” perchè stilisticamente hanno grande somiglianza con la Commedia. Caratteristiche della Commedia: All’origine della Commedia fu un’accesa polemica sociale e la collera di un’esule senza colpa, che pervade tutta l’opera. La Commedia è basata sulla filosofia aristotelica, che attraverso S. Tommaso diventò la filosofia della cristianità. Nel Medioevo il greco non era conosciuto; dopo l’espansione ellenistica, che aveva inglobato il mondo ellenico ed anche il suo sapere, facendo si che fosse reso noto in Egitto ed altri paesi dell’Africa, il sapere ellenico passò al mondo arabo e venne tradotto in lingua. Entrò poi nel mondo occidentale solo molto più tardi, ma attraverso tutti questi passaggi, alcuni pensieri come quello di Aristotele, vennero forzati. Dante fece propria questa filosofia. Queste forzature erano dovute a molti fattori, tra cui la trasformazione della religione da politeistica a monoteistica, da pagana a cristiana. Anche il pensiero di Virgilio venne forzato dalla cristianità poichè egli nella sua IV egloga ipotizzava una seconda età dell’oro che sarebbe venuta con la nascita di un bambino. In realtà il bambino a cui era stata dedicata l’egloga era il figlio di Asinio Pollione, ma i pensatori cristiani gli attribuirono l’identità di Gesù, facendo entrare Virgilio nella schiera dei poeti precristiani, ovvero coloro che si pensava avessero profetizzato la nascita di Cristo. Ci furono molti altri autori da ogni parte d’Italia che scrissero poemi d’ispirazione dantesca (Bartolomeo Fallamonica di Genova). La prima copia della Commedia venne stampata nel 1472 a Foligno, Mantova e Venezia. L’appellativo “divina” venne aggiunto da Ludovico Dolce nel 1555. Fortuna della Commedia: ‘400: • Prima metà : l’Umanesimo porta al rifiuto delle opere in lingua volgare e ad un recupero del latino. In questo periodo la Commedia venne infatti svalutata. Leonardo Bruni criticò molto il linguaggio di Dante, definendolo adatto ad un farsettaio (sarto). Lo stesso autore scriverà poi, nel 1436 una biografia dedicata a Dante. • Seconda metà : in questo periodo si riprese a scrivere in volgare e l’interesse per la Commedia tornò a manifestarsi, come dimostrano varie opere appartenenti al genere del poema visione. Tuttavia la lingua si basava pricipalmente modello del “Canzoniere” del Petrarca e la Commedia perse presto importanza poichè nel Rinascimento, in cui vi fu una ripresa dei modelli letterari classici, le opere erano imitazioni di opere precedenti e dovevano poter essere divise in generi secondo rigide regole di classificazione. Ciò che non apparteneva ad un genere preciso preesistente non veniva apprezzato. Dante venne escluso dai modelli perchè, usando diversi tipi di linguaggio e stile, nella sua opera, mancavano equilibrio e possibilità di definirne il genere. ‘600 : venne rifiutata perchè lo stile dominante era il Barocco. ‘700 : questo è il secolo della razionalità, per questo la Commedia venne ancora rifiutata tranne due eccezioni: Vico, che apprezzava la componente considerata “grezza” della Commedia e Alfieri, che vede in Dante la sua stessa lotta contro le ingiustizie dei potenti. ‘800 : solo in questo secolo ci fu la vera rivalutazione dell’opera dantesca, per prima, ad opera di Ugo Foscolo che ne apprezzò gli ideali patriottici e prerisorgimentali, come in seguito Mazzini. I romantici, come De Sanctis, ne apprezzarono invece gli aspetti passionali presenti soprattutto nell’Inferno. Nel tardo ‘800 nacque infine la filologia, che portò ad un recupero della Commedia e ad un avvicinamento a quello che era il testo originale. ‘900 : nel 1921 Benedetto Croce, nella sua opera “La poesia di Dante” fece una distinzione tra “poesia” e “struttura” nella Commedia. La struttura era composta da passi trattanti argomenti politici, didascalici e religiosi ed era l’ossatura sulla quale Dante innestava la vera poesia, composta da passi di argomento lirico, che erano, secondo lui, quelli che rispecchiavano la vera grandezza dell’autore. Questa divisione netta non è però adatta ad un’opera che dev’essere considerata com’è stata scritta, cioè in toto. Edizione critica: La filologia si propone di ricostruire le opere più vicine possibile a come erano state create dall’autore. Poichè la tradizione scritta della Commedia presentava, come già detto, moltissimi errori, il compito del filologo era quello di decidere quale delle versioni esistenti fosse la più affine alla volontà dell’autore. La vicenda: Il viaggio di Dante si svolse durante la settimana santa del 1300, anno del primo giubileo, il cammino iniziò precisamente il giovedì sera. Dante inizia a scendere nell’Inferno che ha froma conica, ispirata a quella della prigione del Castello di Romera, nel Casentino. All’interno dell’Inferno, i dannati sono divisi in tre grandi gruppi: 1. Incontinenti. 2. Violenti. 3. Fraudolenti. Metro: La Commedia è scritta in terzine, formate da endecasillabi. I versi possono però essere anche di dieci sillabe, nel caso in cui l’ultima parola sia tronca, poichè si conta come sillaba anche quella caduta: virtù virtude. Si possono trovare altri espedienti metrici, come la forma sincopata di una parola, utilizzata per eliminare una sillaba (es: spirito spirto), l’aferesi, cioè l’eliminazione della sillaba iniziale di una parola (es: inverno verno) e l’apocope, l’eliminazione della sillaba finale (es: pie’ piede). Gli accenti su un verso endecasillabo sono solitamente: Sulla IV sillaba. Sulla VII o l’VIII sillaba. Sulla X sillaba.