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Il Gattopardo: Un romanzo antistorico e la decadenza della Sicilia, Appunti di Letteratura Italiana

Il gattopardo è un romanzo difficile da definire, poiché ha elementi di storia e antistoria. Scritto da tomasi di lampedusa, il romanzo inizia con lo sbarco di garibaldi in sicilia e segue don fabrizio, un aristocratico che rappresenta la vecchia nobiltà siciliana. Il romanzo critica il processo risorgimentale e denuncia i limiti della situazione meridionale, nonostante l'unità d'italia. Il personaggio principale si rende conto che non può partecipare a questo grande cambiamento e cresce fino a comprendere che deve lasciare il mondo vecchio. Il romanzo è diviso in 8 parti e parla di un percorso verso la morte, anche se il protagonista non muore alla fine. Tomasi di lampedusa aveva inizialmente pensato di scrivere un racconto in 24 ore, ma il romanzo si sviluppò in modo più complesso. Il romanzo è una costante evocazione della morte e della sconfitta, come indicato dal deterioramento dello stemma nobiliare, il gattopardo.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 05/10/2022

Virginia2799
Virginia2799 🇮🇹

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Scarica Il Gattopardo: Un romanzo antistorico e la decadenza della Sicilia e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! LETTERATURA ITALIANA IL GATTOPARDO Lezione 1. Il Gattopardo è un romanzo ‘’difficile’’ da definire poiché molti lo hanno definito come romanzo storico e molti altri come romanzo antistorico, dunque esattamente il contrario. Il primo romanzo storico in Italia è stato ‘’I promessi sposi’’. Bisogna evidenziare che quando parliamo di romanzo storico non significa che ci riferiamo a fatti realmente avvenuti. Ad esempio nei Promessi Sposi ci sono fatti storici, come la peste, insieme ad elementi di fantasia, come i personaggi. Manzoni stesso afferma che è impossibile scrivere un romanzo completamente storico, perché il principio di ogni opera d’arte è l’immaginazione. Il Gattopardo è un romanzo storico poiché parla di un periodo storico determinante. Il romanzo inizia con una data ben precisa: 1860 e si sviluppa nell’arco di 50 anni. Parte dal momento in cui si compie il Risorgimento, raccontandoci tutta la seconda parte del 1800 e l’inizio del 1900.E’un romanzo che viene inserito nella categoria dei Romanzi Antiparlamentari, ovvero quei romanzi che criticano il processo risorgimentale denunciandone i limiti. Il periodo risorgimentale è stato un periodo di luci e di ombre, pieno di contraddizioni. Nel corso del tempo ci sono state affermazioni da parte di grandi scrittori, soprattutto del sud, che vanno a denunciare come la situazione del Mezzogiorno non sia migliorata, ma in alcuni casi è addirittura peggiorata. Una delle grandi questioni aperte ancora oggi è la questione meridionale, con la frattura tra Nord e Sud, nonostante in quel periodo sia avvenuta l’unità d’italia. Questo atteggiamento di critica lo ritroviamo anche nel Gattopardo. Questo romanzo è stato scritto da un aristocratico siciliano con uno sguardo a 360°, un aristocratico che non critica i ceti popolari ma conduce una critica molto intelligente dall’interno della propria classe, denuncia lo stesso ceto aristocratico e in particolare denuncia alcune caratteristiche che sono presenti nei siciliani. Egli mette sotto accusa 2 aspetti particolari: la pigrizia e la superiorità. Questi aspetti giocando un ruolo importante in quella che è l’arretratezza del mezzogiorno. Allo stesso tempo il Gattopardo è un romanzo antistorico. In questo romanzo ritroviamo delle lettere che l’autore ha scritto per alcuni amici. Una lettera molto interessante è quella che ha indirizzato al suo amico Barone Merlo in cui presenta il romanzo, affermando una cosa molto interessante: ‘’tutto questo è visto dal di-dentro’’. Questa precisazione ribalta la prospettiva del romanzo, per questo alcuni critici lo definiscono antistorico. E’ lo stesso autore ad affermare che ciò che conta nel romanzo non sono i fatti storici, che pure ci sono in quanto il romanzo inizia con lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, ma come il personaggio reagisce a questi avvenimenti. Egli sottolinea l’importanza della dimensione psicologica e interiore, questo significa che il romanzo è antistorico. Bisogna precisare che antistorico non significa che si oppone alla storia, ma che prevale la dimensione intima del protagonista: Don Fabrizio, un aristocratico che si trova in un momento storico di passaggio drammatico per lui, perché lui diventa il rappresentante della vecchia nobiltà siciliana e si rende conto sin dall’inizio che non può partecipare a questo grande cambiamento che sta avvenendo. Tant’è vero che quando un piemontese gli chiederà di partecipare, di diventare senatore, lui rifiuterà questa carica importante perché si rende conto di appartenere ad un’altra epoca che è ormai tramontata. Bisogna dare grande spazio a nuove leve, in particolare al nipote Tancredi che adora più dei figli. Egli si sa adeguare al cambiamento e rappresenta i nuovi tempi, infatti appartiene al ceto nobiliare ma parteciperà alle bande dei garibaldini per cacciare i Borboni. Egli è soprattutto il personaggio che compie il cosiddetto compromesso ‘’storico-sociale’’ sposando Angelica, figlia del sindaco del paese di Donnafugata, paese in cui si è recato in vacanza e che è l’emblema della nuova Società: la borghesia. I Borghesi sono personaggi privi di gusto, di raffinatezza e cultura, ma che hanno un senso pratico. Don Calogero Sedara è l’alter ego di Mastro-don Gesualdo, di cui ci parla Verga. Questo nominativo va ad evidenziare proprio il doppio aspetto del nuovo ceto: Mastro è il manovale, Don è l’appellativo che si dà a persone degne di rispetto. In tutto questo contesto c'è questo personaggio che capisce fin dall'inizio che non c'è un posto per lui e dunque avrà sempre uno sguardo critico. Tutto il romanzo sarà una presa di coscienza da parte del personaggio, che cresce fino ad arrivare alla consapevolezza di non poter fare più parte di questo mondo. Questo romanzo parla di un percorso verso la morte, anche se il romanzo non si chiude con la morte del protagonista. L'autore divide il romanzo in 8 parti, la morte del protagonista coincide con la settima parte. L'ultimo capitolo segna uno scatto temporale importante, in quanto ci porta al 1910. L'autore L'autore proviene da una famiglia aristocratica. Egli ha una vita particolare perché da una parte viene sempre accusato di essere molto pigro, in particolar modo in famiglia viene accusato di dedicarsi solo alla “bella vita"; ma nonostante le sue origini aristocratiche, la sua vita sarà sempre segnata da problemi economici, perché la grande ricchezza che c'era un tempo si sta sgretolando. Questo cambiamento economico inizia già con gli antenati dell'autore e continua nel corso del tempo, proprio a causa di una gestione poco accurata dei soldi. Questi problemi vengono segnati anche da tante diatribe per l'eredità, trovandosi spesso in aule di tribunali. Il grande astio è molto percepito in questa famiglia, anche perché quest'ultima si trova ad essere molto numerosa. L'eredità, soprattutto del bisnonno, che troveremo anche nel romanzo perché Don Fabrizio è la controfigura del bisnonno dell'autore. Don Fabrizio è un personaggio fortemente autobiografico. Dall'altra parte, nonostante questo ozio, sarà una vita abbastanza movimentata. Ad esempio T. Di Lampedusa ad un certo punto, allo scoppio della prima guerra mondiale viene chiamato alle armi; essendo un aristocratico riuscì a godere di una serie di agevolazioni, ma questo non gli eviterà di andare al fronte e di essere fatto prigioniero per ben 2 volte, ma sarà in grado di scappare entrambe le volte dal campo di concentramento. Un altro elemento fondamentale della sua vita saranno i viaggi, egli ha viaggiato tantissimo in tutta Europa; ci sono tante lettere in cui racconta dei suoi viaggi ed ha avuto la fortuna di passare molto tempo a Londra, dove c'era il fratello del padre il quale era un diplomatico. In una lettera Tommasi ci dice che negli anni 20 ha incontrato proprio a Londra un altro grande scrittore siciliano che era lì in tournée, ovvero Pirandello. Londra è una tappa importante, in quanto bisogna sottolineare che T. Di Lampedusa ha un atteggiamento molto critico nei confronti dell'italia e della letteratura italiana, mentre ha un’ammirazione sconfinata per 2 paesi europei che conosce molto bene: Inghilterra e Francia. Ad esempio dirà del popolo francese che è in assoluto il miglior popolo che esista. Per quanto riguarda l'affermazione sul popolo francese entra in gioco soprattutto il discorso letterario perché la letteratura francese è una letteratura che ammira tantissimo. Egli afferma che in Francia non trovate dei vertici, ma degli intellettuali che non sono mai semplicemente degli autori, sono sempre qualcosa di più, sono persone che hanno capacità di indagine sul reale, non si limitano a scrivere una grande opera. Bisogna tener presente che Tomasi di Lampedusa, oltre a conoscere molte lingue, è un grande conoscitore della letteratura straniera. Paradossalmente conosceva più la letteratura straniera che quella italiana; i francesi li ammira tantissimo, ad esempio T. è stato uno dei primi grandi lettori di Proust. Inoltre è stato un grande lettore anche di un importante scrittore inglese, ovvero Joyce. Bisogna sottolineare che quando T. Inizia a scrivere il romanzo aveva avuto come idea quella di copiare l'Ulisse di Joyce, in quanto questo romanzo ha una particolarità molto importante: si tratta di un romanzo di più di 500 pagine che racconta quello che avviene in 24 ore, in un mosaico di personaggi, in cui non avviene nulla, si tratta di una giornata come tante. L'idea iniziale del Gattopardo è che si sviluppasse in 24 ore, ma Tomasi di Lampedusa riconosce subito di non essere in grado di sviluppare questo tipo di romanzo come ha fatto Joyce. L'idea inizia le romanzo, che nasce nel 1930, è proprio quella di un racconto in cui si parlasse di una giornata modello di un siciliano, ovvero il suo bisnonno (don Fabrizio). Questo ci dimostra come egli conoscesse la letteratura inglese. Quando invece parla della letteratura italiana, egli afferma che essa ha i suoi vertici ma che limita a 2: Dante e Petrarca. Un altro autore che ammira tantissimo e che cerca di imitare, senza riuscirci, è Stendhal, autore francese dell’800. Della letteratura italiana critica fortemente il melodramma, che troviamo in maniera allusiva anche nel romanzo nel cane di Don Fabrizio, il quale era un alano di nome Bendicò, nome tratto da 2 versi del Rigoletto in cui si legge “rido ben di core", questo nome nasce dalla fusione di questi versi. Questo alano è un personaggio fondamentale di questo romanzo, poiché il romanzo
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