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invito al cinema di Kubrick, Sintesi del corso di Storia Del Cinema

storia di Kubrick, e descrizione e trama dei vari film da lui girati nella sua vita

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 07/03/2019

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martina.collura.s3 🇮🇹

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Scarica invito al cinema di Kubrick e più Sintesi del corso in PDF di Storia Del Cinema solo su Docsity! Invito al cinema di Kubrick LA VITA Stanley Kubrick nasce nel Bronx il 26 Luglio 1928. Il giovane Stanley ha molti interessi, in particolare la fotografia, egli fotografa tutto quello che gli passa davanti; una di queste fotografie sarà la prima di una brillante carriera da fotografo di cronaca. Mentre lavora a New York sempre più affollata di gente che fa cinema, si appassiona all’arte dei Lumière e diventa un cinefilo accanito. Nel 1945 incontra poi Alexander Singer, con cui inizia a realizzare i primi cortometraggi, nascono così: Day of the Fight, Flyng Padre e The Seafarers. Questi primi film, in parte autofinanziati, sono aquistati dalla RKO. Per le esperienze cinematografiche che seguono Kubrick torna all’autofinanziamento, prodotti con una troupe di poche persone, un budget ridotto all’osso, finanziamenti offerti da parenti e amici fiduciosi. Con queste prime prove di regia, Kubrick si fa notare nell’ambiente dei giovani produttori. Nasce il suo sodalizio cpon James B. Harris; ora si può parlare di cinema vero realizzato con i mezzi adeguati e attori professionisti (prima collaborazione Rapina a mano armata 1956). Il film conferma l’abilità di Kubrick e la sua assoluta padronanza del mezzo cinematografico. Il periodo che separa Orizzonti di gloria da Lolita è segnato dai grandi studios Hollywoodiani che si lanciano in una politica di produzione tesa a contrastare la forte influenza della televisione. Nello stesso tempo prendono piede a Hollywood i produttori indipendenti e Kubrick si trova in mezzo a queste due diverse politiche cinematografiche. Nel frattempo Douglas e la sua compagnia di produzione insistono erchè Kubrick rimpiazzi Mann nella regia di Spartacus; così a soli 30 anni Kubrick si trova a girare una superproduzione di 12 milioni di dollari. Kubrick e Harris chiedono allo scrittore Nabokov di scrivere lui stesso la sceneggiatura per Lolita. Della versione di Nabokov, rimarrà circa il trenta percento. Kubrick si interessa da molto tempo agli armamenti nucleari e alla possibilità di un conflitto atomico. Decide quindi di prendere come base del suo prossimo film un thriller e si fa aiutare nella sceneggiatura da Southern. L’ottimo successo del film apre le porte a una grande produzione, completamente controllata da Kubrick. 2001: Odissea nello Spazio (1968), questo film richiede tre anni di ricerche e di lavoro a contatto con lo scrittore di fantascienza Clarke e con autorità scientifiche. Il budget partito da sei milioni di dollari arriva a dieci milioni e mezzo a causa degli effetti speciali. Il successo del film è crescente e viene eletto a cult movie per eccellenza. Nel 1975 Kubrick realizza il suo primo film storico Barry Lindon. Il film è una grande produzione si ispirano largamente alla pittura di paesaggio e di interni dell’epoca usando anche tableaux vivants. Il film tuttavia non incontra il successo sperato. Nello stesso anno i dirigenti della Warner Bros propongono al regista il romanzo di Stephen King The Shining, che coinvolge subito Kubrick. La scelta degli attori richiede un enorme lavoro per la parte di Danny vengono intervistati 5000 bambini; per l’hotel vengono fotografati decine e decine di alberghi americani. Per la prima volta viene usata la steadicam in modo da poter operare delle riprese continue e senza stacchi, l’operatore è Garrett Brown inventore di questo tipo di macchina. Nel Dicembre 1995 viene finalmente annunciato che il nuovo film di Kubrick si chiamerà Eyes Wide Shut e avrà come protagonisti Tom Cruise e Nicole Kidman. Le riprese iniziano nell’estate del 1996 e finiscono nel gennaio 1998, sono dunque durate ben 19 mesi. Nel 1997 Kubrick viene premiato con due prestigiosi premi: il Leone d’Oro e il D.W.Griffith Award. Il 5 Marzo 1999 il regista invia una copia di Eyes Wide Shut, finito di montare e sonorizzarre il giorno prima, alla Warner Bros. Alle prime ore del 7 Marzo però Kubrick muore nel sonno nella sua casa presso Londra. Il 16 Luglio uscirà il film in America e il 1 Settembre viene presentato al Festival del cinema di Venezia. LE OPERE Fear and Desire (vedi trama p.27) E’ un film del 1953. Nel suo primo lungometraggio Kubrick espone quella che, a un primo livello di lettura, si propone di essere una favola o un apologo antimilitarista: al centro troviamo dunque il tema dell’assoluta inutilità della violenza e dello stretto rapporto tra violenza e follia. Nei dialoghi di questo film sono espressi i dubbi esistenziali dei soldati, che nelle loro conversazioni si interrogano sulla ragione del vivere e dell’agire. Nel complesso dunque, il film costruisce una sorta di metafora della condizione umana caratterizzata da smarrimento, solitudine, persistente e indefinibile minaccia. La tecnica cinematografica di Kubrick risulta fortemente legata alla sua esperienza di fotografo, che gli permette raffinati giochi di luci e ombre nella foresta. Il bacio dell’assassino (vedi trama p.29) E’ un film del 1954. Questo film si presenta a prima vista come un noir, un film in cui vi è la presenza di argomenti come: la violenza, l’amore, la presenza di personaggi al limite della legalità e così via. Anche questo film vuole descrivere una condizione esistenziale universale: la confusione del vivere. In primo luogo l’avventura umana descritta appare una condizione di solitudine e smarrimento. I personaggi sono inquadrati in campi lunghi, ben piccoli all’interno di ampi spazi urbani vasti e deserti. A questa condizione di solitudine e di smarrimento dei personaggi (già presente in Fear and Desire), si aggiunge un altro elemento: il tema del doppio. La storia allude già di per sé ad alcune duplicità; ma a livello figurativo possiamo collocare l’insistenza sulla presenza di specchi in scena, che duplicano l’immagine dei personaggi, suggeriscono la loro doppiezza e dunque l’incertezza della loro identità. Un terzo aspetto caratterizza la condizione umana tratteggiata da Kubrick nel film: i personaggi sembrano spesso svuotati di iniziativa e di capacità di scelta; gli attori sembrano recitare in uno stato di sonnambulismo. Possiamo inoltre notare un ulteriore aspetto: i personaggi sembrano denunciare la loro natura finzionale; essi appaiono non solo personaggi “reali” nel mondo della finzione che il film costruisce, ma anche, all’interno di quel mondo, personaggi di un racconto “mossi” da una volontà esterna. Infine è possibile reperire interessanti riferimenti figurativi più o meno impliciti alla stessa macchina cinematografica. Quanto detto sopra mette in luce alcuni caratteri della scrittura e dello stile di Kubrick in questo film. Rapina a mano armata (vedi trama p.35) E’ un film del 1956. Kubrick ritorna, nel suo terzo film, al genere noir. La trama è tipica del noir più precisamente del gangster film. Kubrick rilegge però la trama tipica apportando alcune modifiche personali e assai originali che caratterizzano fortemente il suo film. Il regista utilizza infatti un meccanismo deterministico che risalta il fatto che i personaggi si illudono di padroneggiare lo svolgersi degli evetni per mezzo di piani e macchinazioni minuziosamente organizzati. Un secondo aspetto tematico ripreso e sottolineato da Kubrick riseptto al genere del gangster film è il carattere di messa in scena, di rappresentazione che assume la vita quotidiana; infatti in una scena i personaggi devono recitare sé stessi simulando ciò che sono realmente. Un terzo elemento tematico del genere del gangster film ripreso da Kubrick in modo personale è l’uso della violenza. A prima vista sembra un film non violento, tuttavia la violenza è presente come una forza trattenuta e sotterranea. La personale rielaborazione del gangster film effettuata da Kubrick emerge soprattutto nello stile di scrittura. In primo luogo, è molto evidente una ripresa degli stilemi del film noir. Il regista recupera alcuni procedimenti stilistici propri del cinema espressionista tedesco e successivamente migrati nel cinema americano. Si può notare nelle scene di interno l’uso di un’unica sorgente di luce artificiale. Nel film si trovano anche alcune inquadrature dall’angolazione e dalla composizione anomale. In secondo luogo, Kubrick attua un’operazione di radicale riscrittura temporale rispetto ai canoni del noir. L’autore ricompone una temporalità cinematografica fatta di ripetuti flashback, che sarà poi l’elemento più caratteristico del film. La fabula rappresenta la forma “originale” degli eventi narrativi. L’intreccio invece rappresenta la forma che gli eventi narrativi assumono nel discorso che li riferisce. Rapina a mano armata costitusce sotto questo aspetto un caso limite di ridisposizione di materiali della fabula all’interno del discorso narrativo. La scansione dei tempi è affidata alla voce over, che è onnipresente e svolge una funzione portante nel guidare questo andirvieni temporale. Sul versante dello spettatore osserciamo invece che la struttura di intreccio introdotta da Kubrick comporta una distruttrice e che accomuna i differenti personaggi del film. Nei rapporti tra macchina bella e soggetti nevrotizzati, in entrambi si assiste a una perdita di controllo. I tre ambienti attorno ai quali ruota la vicenda sono costantemente posti nell’impossibilità di comunicare in base ai sistemi istituzionali di comunicazione, che sono saltati o resi inoperativi. Un’analoga perdita di controllo è riscontrabile anche nei soggetti nevrotici. Costoro perdono il controllo di se stessi, a cominciare dalla propria mimica e dalla gestualità. I corpi divengono dunque simili a marionette impazzite, i cui centri di coordinamento sono stati lesionati in modo irreversibile. Così, con un capovolgimento dialettico, Kubrick mostra il lato assurdo della macchina da guerra, l’aspetto segretamente nevrotico che presiede alla sua costituzione “normale” prima che ai suoi usi “deviati”. L’impianto di fondo del film è assolutamente realistico e drammatico, come richiesto dal genere della fanta-politica. Meno traumatici i rinvii al noir. Più scioccanti e violenti i salti dal registro drammatico a quello comico. Talvolta, infatti, gli eventi drammatici sono calati in un contesto paradossale che ne libera la valenza comica; altre volte invece la commedia irrompe bruscamente in un contesto drammatico. In tal modo Kubrick porta alle estreme conseguenze uno stile cinematografico basato sulla discontinuità dei generi e dei richiami. Siamo in presenza di uno stile ibrido, che sembra trasferire sullo schermo l’estetica pop di certi collage ready made o assemblaggi di oggetti eteromaterici. Tuttavia, gli accostamenti, non casuali, tendono a far emergere aspetti non immediatamente evidenti in situazioni e linguaggi. Lo stesso spettatore viene sottratto alle abituidini percettive e cognitive “normali” affinchè possa cogliere le assurdità e le incongruenze che tale “normalità” nasconde. 2001:Odissea nello spazio (vedi trama p.74) E’ un film del 1968. Il film rappresenta una sorta di “documentario mitologico”. Questo epos si dispiega su più livelli. Kubrick affronta questo epos con scetticismo e ironia. In primo luogo, viene demitizzato il ruolo della Ragione come capacità propriamente ed esclusivamente umana, la Ragione viene trasmessa all’uomo dal misterioso monolite extraterrestre. Un’intelligenza aliena guida interamente lo svolgimento della storia umana e i passi dell’umanità nel suo progressivo civilizzarsi. L’uomo appare così come una specie di marionetta. In secondo luogo, viene demitizzato il ruolo della Ragione come portatrice di pace e di progresso civile. In terzo luogo, viene demitizzato il ruolo della Ragione in quanto portatrice di conoscenza e di progresso intellettuale. L’esame di 2001 in quanto epos demistificante della Ragione conduce così a un secondo tema centrale del film. 2001 è anche un poema della conoscenza e in particolare della conoscenza visiva, dello sguardo come attività di pensiero e dell’immagine come forma di sapere. L’ossessione figurativa dell’occhio è costante nel corso di tutto il film. E’ importante sottolineare che, nel corso del film, l’idea della conoscenza visiva subisce una trasformazione. La conoscenza visiva si rivela così un’avventura coinvolgente e totalizzante che porta l’individuo alla scoperta, al salto conoscitivo. Il tema dello sguardo e della conoscenza visiva conduce in questo senso a un terzo nucleo tematico del film. 2001 è anche un poema sul cinema in quanto macchina che costruisce e offre sguardi e suoni in originali composizioni. La conoscenza al cinema può diventare così pura percezione. Il film abbonda di schermi che duplicano le immagini. Ma i rimandi più preziosi al cinema sono reperibili a partire dal contrasto tra buio e luce che domina tutto il film. 2001 mette dunque in scena il cinema nel suo aspetto più primitivo ed essenziale. Il film mette lo spettatore di fronte al buio della sala e al raggio del proiettore e duplica così sullo schermo, in una illusoria specularità, la situazione spettatoriale. Passando dal piano delle tematiche a quello della scrittura e dei procedimenti stilistici, occorre notare anzitutto che 2001 segna la frattura decisiva nel cinema di Kubrick. L’autore giunge ora a reinventare completamente un genere. I legami con la fanstascienza del passato sono del tutto inesistenti. Vi è l’utilizzo di un’immagine larga e spettacolare che viene sfruttata con inquadrature per lo più ampie, a focale corta, statiche e lunghe, dai ritmi maestosi. Kubrick riprende, l’idea del cinema-kolossal come esperienza coinvolgente, completa e totalizzante per gli spettatori. Questo salto è duplice: in primo luogo rispetto all’esperienza percettiva normale, in secondo luogo interno alla stessa esperienza percettiva procurata dal film. Kubrick spinge poi lo spettatore a prendere coscienza di quanto la nostra visione normale sia condizionata e retta da una serie di presupposti inavvertiti da cui essa dipende interamente. 2001 si propone quindi come film di educazione dello sguardo a cogliere le proprie leggi e a superarle. Kubrick sottolinea il peso dell’esperienza percettiva dello spettatore e struttura questa esperienza come un momento di salto e straniamento. Arancia meccanica (trama p.84) E’ un film del 1971.
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