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Io non ho paura di Ammaniti commento, Sbobinature di Letteratura Italiana

Commento del libro di formazione Io non ho paura

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 26/03/2024

rormarte
rormarte 🇮🇹

3

(1)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Io non ho paura di Ammaniti commento e più Sbobinature in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Io non ho paura di Niccolò Ammaniti Analisi del testo Sergio delinquentello romano. Nel libro di Ammaniti non c'è alcun adulto che si salvi veramente. Come abbiamo visto, anche la madre di Michele non è affatto esente da responsabilità nella vicenda. Poco lontano dal paese si trova un altro luogo fondamentale della storia, la collina dove la banda dei ragazzi si dirige in esplorazione all'inizio del racconto. Nel primo capitolo i ragazzi raggiungono la casa di Melichetti e i suoi desolati dintorni, anche la gravina vicino a questo diventerà luogo importante per il drammatico finale. Commento Autore Niccolò Ammaniti fa parte della cosiddetta generazione dei "cannibali", un gruppo di scrittori attivi a partire dagli anni Novanta, le cui opere sono caratterizzate da un realismo a tinte forti. Il nome cannibali deriva dall’antologia Gioventù cannibale del 1996, alla cui stesura partecipò anche lo stesso Ammaniti.    Io non ho paura, romanzo pubblicato da Ammaniti nel 2001, si discosta da parte della sua produzione con una trama estremamente realistica. Affonda le sue radici nel  bildungsroman , il classico romanzo di formazione in cui un giovane protagonista si trova a vivere una serie di avvenimenti che lo traghettano dall’innocenza dell’età infantile alla consapevolezza di quella adulta. Estate del 1978 Acqua Traverse (luogo immaginario) Il senso di oppressione in una campagna abbandonata “da Dio e dagli uomini” soffocata dal caldo, immersa nel giallo delle distese di grano e nel bruno della terra riarsa sfondo di gioco di una banda di sei ragazzi tra cui il protagonista stesso. (Teschio, Maria, Barbara, Salvatore, Remo e Michele) Questo romanzo è un interessante strumento per affrontare una tematica centrale come la crescita di un bambino che si trova a un bivio della sua vita: accettare l'irruzione del male, per quanto incomprensibile alla sua mente, o guardarsi dentro e dire: io non ho paura. Si articola spesso su realtà contrapposte tra loro: il bambino che gioca al sole e quello che soffre nel buco, la luce e il buio, le quattro case di Acqua Traverse e il miraggio delle città del nord, l'innocenza dei bambini e la cieca violenza degli adulti. Romanzo di crescita, di iniziazione, per riflettere sulle paure dell'infanzia, sulla caduta dei miti che avvolgono le figure genitoriali, non più onnipotenti e nemmeno, modelli da seguire. La scelta tra il bene e il male, tra il guardare la sofferenza dell'altro e volgere lo sguardo o farsene in qualche modo carico. La formazione di un giovanissimo Michele che vede il male e sceglie di correre da solo nella notte per affermare i valori dell'amicizia, della solidarietà del rispetto per la vita. L’infanzia di Michele non è l’infanzia dorata di un ragazzino benestante di città, ma è a contatto con la campagna libero di muoversi lontano dagli occhi e dal controllo dei genitori e, sempre in virtù di questa libertà, si è trova molto presto a dover discernere da solo cosa è giusto e cosa è sbagliato. Il racconto di Ammaniti, dunque, prende le mosse da un personaggio già formato nella sua psicologia, che ha già ben chiaro quali siano le sue priorità e che posto occupi nel mondo, seppure trovandosi limitato, come normale, ad un universo ancora infantile, protetto, in qualche modo, dalla piccola età di chi vi partecipa. Questa risolutezza, questo innocente ma consapevole senso di giustizia, Michele lo mostra al momento di aiutare una compagna di giochi in difficoltà, ma non sa che in un batter d’occhio quella stessa decisione condurrà a una catena di eventi che metterebbero in seria difficoltà anche le lucide valutazioni di un adulto. Romanzo duro costruito sulle voci anche violente di adulti e bambini di estrazione popolare, nel paese di Acqua Traverse, in cui come si è detto l'adulto è assente, non solo come figura fisica ma anche come figura di riferimento, come modello di comportamento etico e civile. Giocato sull’ipotesi che la realtà vera è spesso dietro le cose e che occorre molto coraggio o meglio non avere paura per guardarla, così come bisogna non farsi vincere dalla forza del male per poterlo guardare direttamente in faccia e vincerlo. Si potrebbe affermare che la forza di Michele, nella durissima prova che è chiamato a superare, sia la sua fantasia. Nei momenti difficili che si trova ad affrontare affiora spesso alla sua mente qualche personaggio fantastico che lo assiste nell'impresa. Un altro sentimento, che invece risulterà schiacciato dagli eventi è la fiducia: Michele ha fiducia in suo padre, che vede poco per colpa di quel lavoro che lo porta a correre con il suo camion su e giù per l’Italia, ma ha anche fiducia nei confronti del suo migliore amico Salvatore. Il mondo affettivo di Michele viene dunque nel corso del romanzo messo completamente sottosopra e l’emotività del ragazzino finisce con l’essere salvaguardata proprio da colui che, inconsapevolmente, è causa dello sconvolgimento della vita di Michele. Si tratta di Filippo. Filippo ci viene presentato fin dall'inizio ridotta una cosa, a un animale, a un essere ripugnante spaventoso. Solo il coraggio e l'altruismo di Michele riusciranno a ridargli dignità di essere umano. Anche Filippo, come Michele (e forse questo un aspetto che li avvicina ancora di più) utilizza la forza della sua fantasia per non essere del tutto travolto dall'enormità insopportabile della violenza di cui è vittima. Filippo deve crearsi un mondo fantastico parallelo che fornisca un senso a quello che gli sta succedendo per non soccombere: gli orsetti lavatori, il signore dei vermi, l'angelo custode e la buca come luogo in cui si muore. I due bambini, creando un mondo privato di legami e invenzioni, combattono a loro stessa insaputa quella realtà adulta e cinica che li sta inesorabilmente inglobando. La terra in cui Michele cresce, infatti, è un luogo brutale e difficile e improvvisamente questa stessa brutalità investe le figure adulte che dovrebbero contenerla È importante sottolineare che la solidarietà di Michele, ossia la scelta di aiutare Filippo che si trova in una situazione tremenda, esige il pagamento di un prezzo, cioè il tradimento nei confronti del padre. Il bambino è combattuto tra l’amore per il genitore, con cui ha un buon rapporto e che ha sempre visto come una figura buona, e la solidarietà verso un essere umano in pericolo. La decisione non è né scontata né indolore. L’alto prezzo da pagare aumenta il valore del gesto finale di Michele, che finisce per prendere il posto di Filippo e la pallottola destinata a lui.  Il padre di Michele, la cui scelta criminale pur dettata dalla povertà non è giustificabile, ma che ama il figlio più di ogni altra cosa e, soprattutto, più di sé stesso, come si evince dal finale in cui si offre spontaneamente alla polizia nella speranza di salvare il figlio. Ma pur mettendo la vicenda personale di Pino Amitrano tra perentesi, è pur vero che egli sceglie, con altri adulti senzienti, di rapire un bambino. E questi banditi a cui Pino è legato, che sono le persone del paese, persone che Pino conosce nella loro quotidianità priva di imprese, sono rappresentati come maschere terrificanti, simulacri di una miseria la cui ultima manifestazione è una cieca volontà di vendetta sociale.
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