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Isabella Andreini, vita e opere, Dispense di Letteratura Italiana

La successiva donna è Isabella Andreini. Siamo in un periodo a cavallo tra 5-600, in cui il teatro e la teatralità diventano importanti

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 16/02/2024

alessia-mandolfo
alessia-mandolfo 🇮🇹

4.5

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23 documenti

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Scarica Isabella Andreini, vita e opere e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ISABELLA ANDREINI La successiva donna è Isabella Andreini. Siamo in un periodo a cavallo tra 5-600, in cui il teatro e la teatralità diventano importanti. La teatralità è l’elemento, il linguaggio che il Barocco usa in questi anni, proprio perché il teatro, un teatro del mondo diventa una delle metafore più importanti di questi anni. La teatralità di barocco è data dalla trasformazione di un’idea di imitazione, dove nel classicismo, la misura del bello era data dalla rispondenza della natura, nel Barocco l’arte diventa emula della natura, la riproduce ma non nel tentativo di riprodurne la bellezza, l’equilibrio, ma per entrarne in contrasto. Fare un’opera d’arte che sia un potenziamento e che superi la natura stessa. Ecco perché la forma del barocco si esprime nella magnificenza, nella grandiosità e supera la misura classica e sfocia nella poetica della meraviglia. È ciò che da meraviglia. Isabella Andreini vive nel teatro, vive in una compagnia teatrale, moglie e madre di attore, ma vive anche in un contesto, quello veneto, quello del nord est che le permette quella libertà che non sempre le attrici avrebbero avuto nel resto d’Italia e dell'Europa. Il Veneto e la Repubblica di Venezia è uno dei luoghi più liberi da questo punto di vista, in quegli anni, dunque un’attrice può andare in scena, cosa che sarà vietata nello Stato chiesa fino all’avvento di Napoleone (due secoli dopo). Isabella è una scrittrice che non solo riprende modelli della tradizione, ma scrive anche per il teatro, ricordiamo la Virtilla, opera boschereccia, teatrale, che ha un grande successo e che la consacra come autrice in Italia, ma anche all'Estero e in Francia. Lei fu ricordata da grandi scrittori,tra cui Tasso che le dedicò alcuni componimenti. Sonetto III “Dolci asprezze… vivo” è un classico modello barocco che fonde la forma classica del sonetto con la meraviglia, il virtuosismo e lo stupore che deve creare il Barocco. L’intero sonetto che trova la sua frase principale nel 14 verso: è fatto di ossimori, contrasti, contraddizioni. Verità bugiarde: oltre all’ossimoro, troviamo la figura retorica del chiasmo, che sottolinea ancora di più la contraddizione. Questo sonetto tipico del barocco, lascia intravedere il virtuosismo dato non solo dalle contraddizioni, ossimori presenti, ma anche perché è un sonetto retto su un solo verbo, posto alla fine che deve servire a ricapitolare tutto quanto precedentemente raccontato circa la vita della scrittrice ed è anche la rappresentazione tipica della vita del barocco, fatta di apparenze e contraddizione, ciò che sembra e ciò che non è. Non a caso una delle immagini tipiche del barocco è la natura morta è un ossimoro; nelle nature morte abbiamo sempre la rappresentazione di frutti vivaci e belli che sembrano vivi, ma sono morti e sembrano ricordare dal punto di vista etico il messaggio della controriforma, cioè “attenzione perché dietro la vita c’è la morte e voi non dovete vivere per vivere, ma dovete vivere per morire bene, dunque fatevi trovare pronti per l’incontro con Dio. Dunque il messaggio della controriforma è questo: la vita vera è altrove e quindi emerge questo tema tipico per cui “ciò che è, ciò che sembra” sono due cose diverse, sembra tutta vita ma non lo è sembra di vivere, ma si sta morendo. La poetessa dice “io vivo morendo”, dunque dietro tutte le contraddizioni della vita C’è questo, C'è una piena consapevolezza da parte della scrittrice di tutti gli strumenti del Barocco. Sonetti, componimenti come questi affrontano le contraddizioni del barocco e non hanno un tasso di originalità molto alto, ma quello ci interessa è la testimonianza da parte di una donna straordinaria, quale è stata l’Andreini. Sonetto VIII “Disprezza… vivo?” Le contraddizioni di un sentimento d amore sono presentate, ma si affaccia anche in questo caso l’immagine della morte che è già sopraggiunta in vita “come puoi uccidermi se sono già morto”, “Ch’altro ancider potrai..”: “ormai io mi son fatta tutta dolore, se mi ucciderai, se sarai così crudele, non potrai che uccidermi di dolore”. Questo è un paradosso, ma anche un’iperbole della drammaticità di una vita, seppure in bilico tra essere e non essere, tra apparire ed essere e soprattutto vita e morte. Tutti questi temi sono ben presenti nella cultura del barocco Madrigale I Madrigale: forma metrica prediletta dal Barocco, perché è una forma libera, priva di schemi precostituiti. “Meraviglia non è donna…distruggete” Anche qui c'è un gioco di parole, perché la meraviglia non è signora, non è donna, non è padrona. L’ apparenza, gli occhi sereni, interiorità : Sei apparentemente tranquillo al di fuori, ma dentro ti struggi. Sei apparentemente tranquillo, ma non è cosí. “Fatto son di voi… specchio verace” Torniamo ad un tema centrale del barocco, quello dello specchio che il luogo in si contempla la propria immagine esteriore e che diventa uno dei temi più frequenti del Barocco, che non è solo un tema letterario, ma anche artistico, troveremo in molti quadri del barocco molte donne che si specchiano. È anche un tema architettonico, basti guardare i grandi palazzi del 600.spesso nelle trovate architettoniche troviamo lo specchio contrapposto, che replica all’infinito l’immagine. Stare allo specchio indica la centralità, un’immagine che non è vera, ma riflessa. Lo specchio è immagine non solo dell’esteriorità ma anche della vanità. Ricordiamo Mito di Narciso non è l’immagine dell’amore per sé stesso, ma quando Narciso si specchia nell’acqua, lui si innamora della sua immagine, non di sé stesso. Il mito di Narciso non è l’amore per sé stesso, ma è l’amore per l’immagine. Nel barocco , lo specchio è lo strumento che svela la vanità umana. Qui ancora una volta “ fatto son’io di voi specchio verace, sole”: è come se il sole si rispecchia, potenziando la propria luce. Dunque come gli specchi di Archimede, quando riflettono il sole, distruggono chi lo guarda (“ Così… sface”). Così lo specchio diventa oggetto di distruzione. “La face di voi”: il fuoco finisce per essere strumento che disface. “Face, sface”: rima ricca, cioè rima in cui è compresa l’intera parola della precedente. Andreino mette in mostra tutta questa tradizione barocca, che ha un particolare significato, dato che viene fuori da una donna, che è una donna di teatro; la cui immagine, nella vita è mestiere è ciò che la fa vivere e si esiste perché si è in scena. CANZ. II
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