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Isnenghi Rochat, La grande guerra. Riassunto del libro, Appunti di Storia Contemporanea

Isnenghi Rochat, La grande guerra. Riassunto del libro esaustivo. Il testo è scritto in arial 12 giustificato, interlinea 1,5 con parole chiave sottolineate, punti elenco e resa grafica ottimale.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 02/01/2023

Annaruganini
Annaruganini 🇮🇹

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Scarica Isnenghi Rochat, La grande guerra. Riassunto del libro e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! LA GRANDE GUERRA- ROCHAT ISNENGHI Dalla pace alla guerra Il periodo dall’ ultimo decennio dell’Ottocento fino allo scoppio della prima mondiale viene vissuto e ricordato come un periodo di pace, risultato di rapporti fra popoli civili ed evoluti. Scienza, tecnologia medicina progrediscono ecc...in realtà la pace non è mai esistita, o meglio: quella che viene percepita in Europa è solo il risultato di uno spostamento del conflitto nelle zone periferiche rispetto all’Europa. ● Rivoluzione industriale: si verifica tra Settecento ed in particolare Ottocento, e porta alla superiorità economica inglese:sterlina, banche, flotta, impero coloniale. L’Inghilterra mangia in testa a tutti gli altri paesi europei. La Germania verso la fine dell’Ottocento comincia a farsi notare per lo sviluppo complessivo. In generale le condizioni della popolazione europea peggiora a causa della rivoluzione industriale: salari bassi, ritmi di lavoro impossibili, igiene inesistente. le lotte sindacali riescono a migliorare la situazione un po’ da tutti i punti di vista. I governi liberali introducono scolarizzazione di massa, suffragio universale, risanano i quartieri operai nelle città che ormai esplodono di proletari. Conseguenza importante della Rivoluzione Industriale si nota nell’ agricoltura; diminuisce la superficie coltivabile ed il numero dei lavoratori, ma la resa agricola aumenta grazie all’impiego di nuove tecniche, oltre al fatto che l’importazione diventa la normalità per ogni paese europeo. Altra conseguenza nel campo dei trasporti con lo sviluppo dei treni, che saranno utilizzati in guerra per il trasporto dei soldati verso i vari fronti di guerra, oltre che per trasportare i rifornimenti a conflitto iniziato. → tutti questi cambiamenti non mettono mai in dubbio l’equilibrio europeo che si era creato dopo le guerre napoleoniche, con l’unica eccezione della Francia, la cui potenza viene ridimensionata in seguito alla guerra franco-prussiana, che sancisce la superiorità germanica. L’Inghilterra rimane sopra a tutti, anche perchè non è ostile agli altri paesi; si limita semplicemente ad impedire che una potenza europea assuma un ruolo dominante in un qualche campo. E gli Stati Uniti? pur in grado di prendere a calci in faccia l’Europa, non vengono cagati perché il loro sviluppo si orienta verso l’America latina ed il Pacifico, il che non ostacola minimamente i paesi europei. ● Imperi coloniali: L’unico che verso la fine dell’Ottocento poteva a ragione chiamarsi tale era quello britannico. Piano piano anche gli altri paesi europei cominciano a capire l’importanza di avere colonie da sfruttare, ed inizia una corsa alla conquista. La Francia verso Indocina e regioni africane, Belgio in Congo, Germania in Africa e nel Pacifico. La Russia si dedica all’Asia centrale, mentre Italia arriva come sempre in ritardo; punta inizialmente sull’Etiopia, uno dei pochissimi stati africani con una forza militare importante, guadagnandosi una sconfitta epocale (nel 1911 si dirigerà in Libia, completando l’occupazione solo nel 1931). Avere colonie a disposizione diventa uno status symbol, dunque è più importante averle per guadagnare prestigio, più che denaro. ● Ruolo dello stato: aumenta considerevolmente con ed in seguito alla prima mondiale. Vaccinazioni di massa, normative igieniche, scolarizzazione elementare, sistema fiscale articolato e capillare, regolamentazione del commercio, università → maggiore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica grazie ai partiti ed i sindacati. ● Nazionalizzazione delle masse: il problema principale è che i contadini sono estranei allo Stato, con differenze nazionali rilevanti. Il consenso contadino viene creato facendo affidamento su un fattore fondamentale, e cioè l’educazione all’obbedienze ed alla passività, rafforzata dal cristianesimo cattolico. Si accetta semplicemente ciò che non si può controllare: grandine, guerra, emigrazione. Attraverso la scolarizzazione e la leva militare il patriottismo entra nella vita dei contadini. Il discorso è appena più complicato quando si parla di ceto operaio, poichè il credo socialista condannava la cultura dominante, i nazionalismi-dato che si inquadrava in un internazionalismo proletario-e si opponevano ai conflitti fra gli Stati. Tuttavia, il progressivo miglioramento delle condizioni di vita degli operai da tutti i punti di vista, porta i partiti socialisti ad integrarsi con lo Stato liberale, accettandone le regole di vita politica. l’antimilitarismo e l’internazionalismo non sono più obiettivi prioritari, scivolando invece verso tendenze patriottiche e nazionaliste. N.B. Notare che la situazione della II mondiale sarà molto diversa, poiché a scontrarsi saranno Paesi con sistema politico ed economico profondamente diversi tra loro. Guerra come frattura nella storia europea La rivalità tra Germania e Inghilterra è certamente uno dei motivi alla base dello scoppio del conflitto, ma non è l’unico. Francia voleva vendicarsi della guerra degli anni Settanta, a causa della quale aveva perso Alsazia e Lorena. Umiliata, è costretta a cercare alleati nella Russia zarista e nell’ Inghilterra. Russia si sente minacciata dalla Germania e vuole ottenere il controllo dei Balcani. Tutte le potenze guardano fameliche ai territori dell’impero turco, che si sta sfracellando, lasciando un interessante vuoto di potere. Giappone vuole i possedimenti germanici nel Pacifico. Ovviamente è importante dire che, sebbene dopo la guerra franco-prussiana in Europa ci sia stato un periodo di pace durante 50 anni, questa è a ragione definita “pace armata”, nel senso che tutti gli stati continuarono a spendere somme ingenti per armare il proprio paese, motivando la cose come la necessità di non restare indietro rispetto agli altri paesi. Pur esistendo un confronto fra le diverse parti politiche, tutti alla fine si arrendevano a questa necessità→ si genera una spirale distruttiva che aggrava i rapporti già tesi fra le varie nazioni. Guerra dei Trent’anni, termine coniato da una corrente di storici che racchiude il periodo dalla prima alla seconda mondiale, considerati come parte di un unico processo. Tale definizione dichiara deboli e quindi irrisolti i confini stabiliti nel 1919. La dimensione ideologica di nazione continua dalla prima alla seconda guerra, e tale definizione sottolinea giustamente questo aspetto. Tuttavia è da ricordare un solo fattore che rende non adeguata questo concetto, e cioè che, mentre la prima può essere tranquillamente definita una guerra eurocentrica, la seconda sarà invece pienamente mondiale. Quindi non possono essere incasellate all’interno di uno stesso grande conflitto. Gli eserciti Sono quasi tutti uguali, sia per quanto riguarda i numeri, sia per quanto riguarda la disponibilità di armamenti. Seguono il modello che si era andato definendo con il conflitto franco-prussiano. Tutti gli eserciti, ad eccezione di quello inglese prevedevano la coscrizione obbligatoria. Ovviamente in tempo di pace venivano esonerate dalla ferma-servizio di leva in tempo di pace- determinate categorie: primogeniti di madre vedova, secondo e terzo di famiglia numerosa ecc.. in alcuni paesi il clero era esonerato. Non in Italiam dopo che la Chiesa aveva mosso guerra contro lo Stato Unitario. Leìa ferma durava generalmente due o tre anni, più lunga in caso di competenze specifiche(marina, cavalleria). Essendo appunto la struttura degli eserciti simile fra gli stati, le differenze stavano nell’artiglieria: quella tedesca più sviluppata rispetto a Francia e Italia. In generale a rivoluzione industriale porta ad uno sviluppo in tutti i campi: artiglieria (armi e cannoni), flotta- da segnalare la creazione, nel 1906, della corazzata inglese, che rende tutte le altre tipologie di navi da guerra superate-. Autoinganno di una guerra breve TUTTE le potenze belligeranti erano certe sulla brevità della guerra, avendo come punto di riferimento quella franco-prussiana, che si era svolta in poche settimane con grandi battaglie campali. Si parla di autoinganno perché nessuno dei Paesi si sarebbe potuto permettere di sostenere una guerra a lungo termine; l’artiglieria veniva accumulata nei magazzini come se allo scoppio del conflitto le industrie si sarebbero fermate. In generale c’era la certezza di una guerra-lampo, con una enorme sottovalutazione degli sviluppi industriali che negli ultimi decenni si erano verificati. Credere nella brevità della guerra comporta una conseguenza: se l’esito della guerra si decide in poche settimane, la mobilitazione dell’esercito diventa fondamentale: le energie degli stati maggiori si concentrano su questo. Bisogna prevedere nei minimi particolari i movimenti di tutto il sistema ferroviario dagli eserciti ai treni che portavano cibo e foraggio per gli animali, il tutto nel minor tempo possibile. Automatico che la mobilitazione doveva essere richiesta in modo da permettere alla macchina di mettersi in moto: mobilitazione=guerra, dunque i rapporti tra Stati diventano di conseguenza molto tesi, pur non essendoci ancora dichiarazioni ufficiali. I piani per la mobilitazione potevano essere vari, a seconda del tipo di conflitto che si prevedeva (es. Italia ne aveva uno in caso di conflitto contro la Francia, uno in caso di conflitto contro l’Austria); dovevano però essere attivati con anticipo. Da parte tedesca, il campione è Von Schlieffen, capo di sato maggiore dal 1905. Per l’esercito germanico la preoccupazione pi grande era il rischio di dover affrontare la guerra su due fronti: francese e russo. Si decide quindi di sfruttare i lunghi tempi della mobilitazione russa (tre mesi circa) per concentrare tutte le forze militare contro la Francia, sconfiggerla rapidamente, e poi dedicarsi all’altro fronte. Viene programmato fin dall’inizio un piano che prevede l’invasione del Belgio, nonostante si sappia che il Paese si è dichiarato neutrale (l’opinione pubblica è favorevole, l’imperatore approva, il governo non viene consultato. Ovviamente il piano fallirà, perché pur invadendo il Belgio, la manovra di aggiramento che era stata prevista, non aveva valutato gli ENORMI problemi logistici legati al rifornimento dell’esercito ed al suo spostamento via terra. Di queste debolezze Joffre approfitterà per fermare i tedeschi sulla Marna. Dichiarazioni di guerra Tutto inizia il 28 giugno 1914, quando Gavrilo Princip, irredentista serbo, uccide l’arciduca Francesco Ferdinando, erede di Francesco Giuseppe. La tensione era già alle stelle, l’attentato fa precipitare la situazione, facendo saltare ogni pensiero di soluzione diplomatica. I meccanismi ideologici che entrano in gioco nella “comunità d’agosto” sono praticamente identici in tutti i paesi coinvolti nel conflitto: va’ affanculo la moralità, legittimando l’uccisione del nemico per proteggere la patria. Dicotomia noi-loro, accettazione immediata del conflitto. Unica eccezione è l’Italia, dove il conflitto neutralisti-interventisti è molto più forte rispetto agli altri paesi europei, anche perché il Paese ha in generale più tempo per pensare al da farsi, data la sua situazione. I neutralisti infatti ricordano che l’arci nemico degli italiani era l’austriaco, NON il tedesco, con il quale peraltro il Paese aveva buoni rapporti dalla terza guerra d’indipendenza→ in questo senso fa bene Salandra a dichiarare neutralità il 2 agosto 1914. Anno 1914 GERMANIA VS FRANCIA
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