Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Istituzioni di Sociologia [1di2] [Slide del corso], Slide di Istituzioni Di Sociologia

Corso di Istituzioni di Sociologia [Parte 1 di 2] - Argomenti:presupposti dell'avvento della sociologia,storicismo,definizione di cultura,funzioni della cultura,elementi fondamentali dell'azione,le interazioni,elementi caratterizzanti il gruppo,la burocrazia,le regole,ruolo,status,stratificazione sociale,disugualianze,identità  sessuale,mobilità  sociale,socializzazione primaria e secondaria,il concetto di potere

Tipologia: Slide

2009/2010

Caricato il 01/06/2010

LucaLucia
LucaLucia 🇮🇹

4.4

(966)

400 documenti

1 / 29

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Istituzioni di Sociologia [1di2] [Slide del corso] e più Slide in PDF di Istituzioni Di Sociologia solo su Docsity! 1 Presupposti dell’avvento della Sociologia A. Storia Idea di Progresso B. Rivoluzione scientifica Sviluppo tecnologico; C. Riforma protestante Crisi dell’autorità religiosa; D. Scoperte geografiche Colonialismo; E. Lotta contro i privilegi Crisi dell’autorità politica; F. Industrializzazione Razionalità. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE 1) Il termine è usato per la prima volta nel 1886 da Toynbee a indicare un parallelismo tra il mutamento politico-sociale prodotto dalla Rivoluzione Francese e quello economico-sociale prodotto dai cambiamenti nel settore produttivo; 2) Rivoluzione Agricola: in Olanda nel corso del 1600 vengono sperimentate nuove tecniche di sfruttamento del suolo (aratura più profonda, semina in righe, piante foraggere, concimazione più abbondante) applicando metodi scientifici alla coltivazione, mentre in Europa si importano piante alimentari ad elevato rendimento: mais, patate, riso, grano saraceno; 3) Più cibo comporta maggior nutrizione, quindi calo della mortalità, e un incremento della natalità. Molta manodopera si renderà, nel tempo, potenzialmente disponibile sul mercato del lavoro; 4) La crescita della popolazione comporta l’incremento della domanda di beni alimentari (tè, caffè, zucchero, cacao, tabacco) e manufatti tessili (cotone) - a costi zero grazie allo schiavismo -, che determina l’esplodere dello sviluppo del commercio internazionale; 5) In Inghilterra si era avuto un radicale cambiamento politico (rivolta e dittatura di Cromwell nel 1643-1658 e “Gloriosa Rivoluzione” nel 1688) che oppose la borghesia mercantile, delle libere professioni e finanziaria e la piccola nobiltà terriera (gentry) contro i privilegi della grande aristocrazia terriera e della Chiesa anglicana che trovò la sua espressione nel Parlamento, favorevole all’iniziativa privata, alla modernizzazione delle campagne, all’abolizione dei privilegi feudali, alla difesa degli interessi coloniali del paese; 2 6) In Inghilterra si crea un forte mercato interno (provocato dalla rivoluzione agricola e dall’incremento demografico), esperienza di manifattura tessile, disponibilità di ferro e carbone, supremazia nei commerci esteri. Queste risorse crearono un ambiente favorevole, per sfruttare al meglio le innovazioni tecnologiche che produssero il take off della rivoluzione industriale (1760-1790); 7) Il primo settore interessato fu il tessile (macchina a vapore 1785, telaio meccanico 1786), poi fu la volta del minerario e del siderurgico (macchina a vapore 1769, pudellaggio che purifica il ferro 1783-84). Le unità produttive si concentrano in città, in un luogo specifico: la fabbrica. 8) Processo di urbanizzazione. Si afferma la divisione del lavoro con ritmi e tempi determinati dalle macchine. Nascono due nuove classi: la borghesia industriale (con la cultura della libera iniziativa, del successo e del profitto) e il proletariato (oberato da condizioni di lavoro inumane). CAUSE DELLA MODERNITÀ 1) La nuova concezione della storia. Di fronte ad essa sono possibili due posizioni: a. L’agire degli uomini è determinato da un’entità esterna (destino, divinità); b. L’agire degli uomini è il frutto di una libera decisione (libero arbitrio). 2) La critica dell’autorità interpretativa in base all’idea di libero esame individuale che coinvolge tre dimensioni: a) L’analisi critica dei testi dei classici (Umanesimo) 1400; b) L’analisi critica dei testi sacri (Riforma) 1500; c) L’analisi critica della natura (Metodo sperimentale) 1600. 3) L’ascesa di una nuova classe sociale: la borghesia; 4) L’affermarsi dell’idea di progresso (Turgot, ma soprattutto Condorcet): a) Ricostruzione del passato tramite il presente (Umanesimo) 1400; b) Ricostruzione del presente e costruzione del futuro tramite il passato (Rinascimento) 1500; c) Costruzione del futuro tramite il presente (Illuminismo) 1700; 5) L’incremento delle conoscenze scientifiche; 6) L’applicazione della scienza all’attività produttiva (tecnologia) e alle modalità organizzative (Taylor); 5 Heinrich Rickert (1863-1936) 1) Sistematizza le tesi di Windelband. La conoscenza non è una relazione tra un soggetto e un oggetto esterno: concetto e referente sono entrambi contenuti di coscienza; 2) La misura della verità, quindi, non è il confronto con la realtà esterna, ma un giudizio di approvazione o rifiuto, di assegnazione di un valore. Conoscere significa giudicare; 3) L’oggetto della filosofia, quindi, è la produzione di giudizi di valore validi universalmente e il compito della filosofia è riconoscere “i valori e le norme universali” che fondano la validità dei giudizi (è vero, è giusto, è bello); 4) Nell’ambito della conoscenza storica (delle scienze della cultura, che si differenziano dalle scienze naturali metodologicamente), il riferimento a valori universali comporta il privilegiamento di questo o quell’evento a seconda che esso contribuisca o meno alla realizzazione di quei valori universali (accentuo il riferimento alla distribuzione delle risorse se penso che questo carattere è fondamentale per realizzare un sistema sociale “equo”). Durkheim (1858-1917) - La sociologia si occupa di “fatti sociali”. - Un fatto sociale è “qualsiasi maniera di fare, fissata o meno, suscettibile di esercitare sull’individuo una costrizione esteriore; o anche (un modo di fare) che è generale nell’estensione di una data società pur possedendo una esistenza propria, indipendente dalle sue manifestazioni individuali (Le Regole del Metodo Sociologico, 1895) Per analizzare i fatti sociali bisogna trattarli come “cose” e seguire alcune regole: Prima regola: “Scartare sistematicamente le prenozioni”; Seconda regola: “assumere come oggetto di ricerca solo quei fenomeni che è possibile definire sulla base di certe caratteristiche esterne ad essi comuni, e di comprendere nella stessa ricerca tutti quelli che sono riconducibili a questa definizione”; 6 Terza regola: il fatto sociale “deve considerarlo dal lato in cui si presenta isolato dalle sue manifestazioni individuali”; Max Weber (1864-1920) Per Weber «La sociologia […] si propone di intendere in virtù di un procedimento interpretativo l’agire sociale […] per “agire” si deve intendere un atteggiamento umano (sia esso un fare o un tralasciare o un subire, di carattere esterno o interno), se e in quanto l’individuo che agisce o gli individui che agiscono congiungono ad esso un senso soggettivo. Per agire “sociale” si deve però intendere un agire che sia riferito – secondo il suo senso, intenzionato dall’agente o dagli agenti – all’atteggiamento di altri individui, e orientato nel suo corso in base a questo» (Economia e Società, 1922); DEFINIZIONE DI CULTURA Tylor: “un insieme complesso che comprende le credenze, le conoscenze, l'arte, il diritto, la morale, i costumi e tutte le altre attitudini e abitudini che l'uomo acquisisce come membro di una società” (Primitive culture, 1871). Reiman: “la totalità dei progetti e degli standard che l’uomo elabora nei rapporti sociali e di cui si serve allo scopo di strutturare l’esistenza sociale e naturale”. DEFINIZIONE DI CULTURA Goodenough: “standards su cui si basa la decisione di cosa esiste (concetti), standards per decidere cosa può esistere (relazioni), standards per decidere come dobbiamo sentirci a riguardo (valori) standards per decidere cosa possiamo fare a riguardo (atteggiamenti) e come agire in proposito (norme-regole)” DEFINIZIONE DI CULTURA Per Weber la cultura “è una sezione finita dell’infinità priva di senso del divenire del mondo, alla quale è attribuito senso e significato dal punto di vista dell’uomo” (Il metodo delle scienze storico sociali, 1922) 7 SISTEMA CULTURALE Si distinguono 3 sottosistemi: 1) Sistema ideologico (concetti, relazioni tra concetti-teorie, valori, norme); 2) Sistema sociale (ruoli, status, modalità relazionali); 3) Sistema tecnologico (strumenti creati per il dominio dell’ambiente frutto del sistema ideologico). DIMENSIONI DELLA CULTURA Cultura privata: criteri e modelli di comportamento individuali (ne esistono diversi a seconda dei gruppi che si frequentano); Cultura operante: la parte di cultura privata usata in ogni situazione (più complessa in società complesse e differenziate); Cultura generalizzata: la parte di cultura privata comune a tutti i membri di una collettività (in cui i gruppi condividono certi usi e costumi) e verso cui si orienta l’atteggiamento dell’attore sociale (Weber); Cultura pubblica (o Cultura della società): cultura generalizzata condivisa dai membri di una società. FUNZIONI DELLA CULTURA a) Consente di interpretare il mondo e costruire una visione del mondo da cui si ricava una scala di valori; b) Tramite i valori la cultura definisce la gerarchia sociale. Di conseguenza struttura la stratificazione sociale; c) A difesa dei valori nascono le norme e le procedure che definiscono cosa si può e cosa non si può fare, il giusto e lo sbagliato e come si fanno le cose. Di conseguenza, struttura la devianza; d) Tramite i processi di socializzazione consente la costruzione della personalità e dell’identità. Di conseguenza è all’origine dei fenomeni psicologici di conflitto di personalità, emarginazione, e così via. 10 b) Potere; c) Cooperazione; d) Conflitto; e) Mercato; f) Sentimenti. 3) L’interazione è uno strumento utile a: a) Socializzazione: per Mead l’interazione – nella forma del play e del game – consente la nascita dell’Altro generalizzato b) Sviluppo dell’identità (il Sé): per Cooley l’Io riflesso (looking glass I) ci abitua a vederci dall’esterno; 4) Nell’interazione cerchiamo di presentarci al meglio: per Goffman la vita è un palcoscenico fatto di una scena e un retroscena e nel quale cerchiamo di controllare le impressioni che facciamo agli altri (ma non sempre ci si riesce: le istituzioni totali); 5) L’interazione è fatta di abitudini e di significati dati per scontati: l’etnometodologia si dedica allo studio delle regole di base che rendono possibile l’interazione sociale. COME NASCONO, SI MANTENGONO E MUOIONO LE INTERAZIONI: HOMANS [G.C. Homans, Le forme elementari del comportamento sociale, 1961] La spiegazione del sociale poggia su cinque asserzioni di portata generale sulla psicologia e il comportamento umani: a) Principio del successo: Quanto più spesso entro un determinato periodo di tempo l'attività di un uomo ricompensa l'attività di un altro uomo, tanto più spesso quest'ultimo emetterà tale attività (gli incentivi sul lavoro); b) Principio dello stimolo: Se in passato l'evento di una particolare situazione-stimolo è stata un'occasione in cui una certa attività di un uomo è stata ricompensata, allora quanto più la situazione-stimolo presente è simile a quella passata, tanto più è probabile che egli emetta presentemente tale attività, o un'attività similare (L’assunzione di responsabilità - o il contrario - in una situazione di crisi consente di evitare un peggioramento della situazione); c) Principio del valore: quanto più un uomo attribuisce valore a un'unità dell'attività datagli da un altro uomo, tanto più spesso egli emetterà un'attività ricompensata dall'attività dell'altro (rapporto di coppia); 1. Il principio della razionalità (Combinazione della 1 e della 3). Nella scelta tra azioni alternative, una persona opterà per quella in cui, secondo una sua percezione della situazione, il valore - V - del risultato, moltiplicato per la probabilità - p di ottenerlo, è più alto. d) Principio di privazione sazietà: quanto più spesso un uomo ha ricevuto nel recente passato un'attività ricompensante da un altro uomo, tanto meno valore avrà per lui un'ulteriore unità di essa (utilità marginale); e) Il Principio di aggressione-approvazione 11 1. Quando l’azione di un individuo non riceve la ricompensa attesa o ottiene un castigo inaspettato, l’individuo assumerà più probabilmente un comportamento aggressivo e giudicherà più validi i risultati di un simile comportamento. (L’ipotesi della frustrazione-aggressione). 2. Quando l’azione di una persona riceve la ricompensa attesa, e in particolare una ancor maggiore, oppure quando non viene inflitta una punizione attesa, la persona ne resta compiaciuta e terrà più probabilmente un comportamento di approvazione e i risultati di tale comportamento assumeranno maggior valore ai suoi occhi. QUANDO SI PUO’ PARLARE DI GRUPPO 1) Diade: fragile, gratificante emotivamente; 2) Triade: potere, mediazione-opportunismo-tattico; 3) Quadriade: nasce il gruppo, ma impasse; 4) Il magico numero cinque. ELEMENTI CARATTERIZZANTI IL GRUPPO 1) Interazione tra i membri (strutturata in base a modelli comportamentali regolamentati – in modo esplicito o implicito); 2) Senso di appartenenza; 3) Identità collettiva (senso del Noi). 12 TIPI DI GRUPPO 1 1) Gruppo primario 2) Gruppo secondario A. Gruppo informale (scoperta del gruppo informale: Mayo e la ricerca alla Western Electric Company) B. Gruppo formale TIPI DI GRUPPO 2 Gruppo informale Gruppo formale Gruppo primario Famiglia, Gruppo dei pari Classe scolastica; Circolo Sportivo Gruppo secondario Movimento Azienda TIPI DI GRUPPO 3 Numero di individui Strutturazione (Orga. Interna e strutt. dei ruoli) Relazioni tra individui Coscienza degli obiettivi Folla Molto Elevato Molto debole Contagio delle emozioni Debole Movimento Elevato; Medio Elevato Debole Superficiali Media Gruppo Secondario Medio-Elevato; Medio Molto elevata Funzionali Media o Elevata Banda (Gang) Medio Piccolo Media Ricerca del simile Media Gruppo Primario Piccolo Elevata Ricche e diffuse Elevata 15 LE REGOLE Le norme in un’organizzazione possono essere funzionali o disfunzionali. Funzionali 1) Routinizzazione delle procedure: il risultato dipende dal ruolo e non dalla personalità; spersonalizzazione del ruolo 2) Legittimazione della punizione: definendo chi fa cosa, stabiliscono anche chi ha mancato di fare. 3) Comunicazione: sono ordini indiretti. 4) Controllo a distanza. 5) Discrezionalità: applicarle o meno sono uno strumento di contrattazione del leader. Disfunzionali 1) Ritualismo: ci si attiene alle regole e si perde di vista l’obiettivo. 2) Deresponsabilizzazione: la divisione rigida dei compiti e la responsabilità inducono al non-intervento in caso di varianza (“non è compito mio”). 3) Lentezza nella risposta: gli ordini indiretti non motivano, sono lenti e in un ambiente dinamico la rigidità rende non concorrenziali. 4) Obbedienza cieca: definendo con precisione i compiti, ostacolano l’innovazione (chi cambia le regole è un deviante): irrigidimento organizzativo. Vertice Strategico Staff Pianificazione Ufficio Legale Strategica Amm. Personale Tecnostruttura Linea Staff di Supporto Programmazione intermedia Portineria Formazione Mensa Line Nucleo Operativo 1 RUOLO 1) L’insieme dei comportamenti considerati adeguati (e, quindi, “aspettati”) a una Posizione Sociale ascritta o acquisita (figlio, principe, sociologo o imprenditore) all’interno di una rete relazionale. 2) Il ruolo è il risultato dell’interazione tra il comportamento che il soggetto ritiene adatto alla posizione sociale che occupa e il comportamento che gli altri si “aspettano” da chi occupa quella posizione. 3) Ruoli possono essere: ascritti o acquisiti; definiti/circoscritti o estesi/diffusi. 4) Si distingue tra Ruolo Ideale (quale aspetto normativo-prescrittivo del ruolo) e Ruolo Reale (quale comportamento effettivamente agito dall’attore). Più essi si avvicinano, più l’agire è prevedibile. 5) Le aspettative non hanno tutte la stessa importanza, tanto che si distinguono in: coercitive, discrezionali e opzionali. 6) L’industrializzazione e la modernità hanno dato vita ad un processo di marcata divisione del lavoro (sia intra che extrafamiliare) che ha prodotto una differenziazione pronunciata dei ruoli, sia tra attori sociali, sia tra quelli che lo stesso attore sociale deve recitare nella sua vita (Merton parla di set di ruoli) e tra i quali emerge il ruolo predominante. 7) Ovviamente, il role set può essere sincronico o diacronico (si parla di sequenza di ruoli, p. es. per età) 8) Nella gestione dei diversi ruoli possono sorgere problemi: conflitti/tensioni inter-ruolo e intra-ruolo. STATUS 1) L’assolvimento del ruolo nel rispetto delle aspettative sociali o delle considerazioni personali comporta una retribuzione che assume la forma di a) status b) autostima. 2) Per Status intendiamo: l’insieme delle retribuzioni che la società fornisce ad un individuo in virtù di un ruolo “ben svolto”; svolto, cioè, rispettando e soddisfacendo le aspettative sociali (status acquisito), oppure in virtù del fatto di avere un certo ruolo ascritto (status ascritto); 3) Le retribuzioni possono essere di tre tipi: a) potere; b) prestigio sociale; c) ricchezza. 4 1) Discriminazione: non avere acceso alle medesime opportunità dei membri appartenenti al gruppo dominante (impossibilità di svolgere certi lavori, impossibilità di fare carriera, e così via) 2) Pregiudizio: essere tipizzati secondo caratteristiche negative (=stereotipi) che non si fondano su una reale conoscenza ma solo su opinioni diffuse; 3) Razzismo: attuare delle discriminazioni o diffondere pregiudizi nei confronti di soggetti appartenenti a gruppi etnici diversi, in virtù di una posizione etnocentrica. RELAZIONI TRA MAGGIORANZA E MINORANZA 1) Assimilazione: assorbimento completo della minoranza all’interno della cultura dominante (angloconformismo); 2) Pluralismo: coesistenza, improntata alla tolleranza, tra gruppi etnici diversi (Svizzera dei cantoni con lingue e tradizioni diverse). Pluralismo competitivo; 3) Protezione legale: una forma di pluralismo “ufficiale” che ricorre a provvedimenti legislativi per sancire i diritti della minoranza (la legislazione a favore dei neri); 4) Trasferimento: lo spostamento di una popolazione verso un altro territorio (indiani d’America ed ebrei); 5) Asservimento: soggiogamento della minoranza ad opera della maggioranza, che impedisce qualsivoglia contatto o legame tra membri dei due gruppi (apartheid). Una forma estrema è il genocidio. CAUSE DELLA DISEGUAGLIANZA ETNICA 1) Fattori personali: Adorno, La Personalità autoritaria (1950) 2) Fattori dovuti all’interazione sociale: mancanza di integrazione dovuta alla segregazione (zone urbane solo, professioni, scuole, locali diversi per neri e per bianchi); 3) Fattori economici: il timore che le minoranze, gli immigrati, “rubino il lavoro” agli autoctoni. 5 IDENTITÀ SESSUALE 1) Sesso biologico; 2) Identità di genere: sentirsi maschi o femmine; 3) Ideale di genere: aspettative culturali rispetto all’essere maschi o femmine; 4) Ruolo sessuale: l’insieme dei comportamenti e degli atti che competono ai maschi e alle femmine. DISEGUAGLIANZA SESSUALE BIOLOGICA 1) Differenze biologiche: 6ª-8ª settimana di gestazione l’embrione produce ovaie o testicoli (caratteri sessuali primari); nella pubertà si sviluppano i caratteri sessuali secondari (seno, peluria e abbassamento della voce); 2) Differenze fisiche. a) Maschi: più pesanti e alti alla nascita, maggiore sviluppo muscolare, cuore e polmoni più grandi; b) Femmine: più precoci nel camminare, nel mettere i denti e nello sviluppo osseo. 3) Ermafroditismo: bambini operati ed educati come maschi o femmine non manifestarono caratteri diversi da soggetti del loro stesso sesso. IDENTITÀ DI GENERE 1) Imitazione: i bambini imparano dagli adulti (Altro significativo) con particolare attenzione ai ruoli di maggiore potere e prestigio; 2) Rinforzo: ogni comportamento che corrisponde all’ideale di genere dominante in una collettività viene premiato, il contrario accade con i comportamenti devianti (il culto della “vera femminilità” del 1820-1860); 3) Autosocializzazione: il bambino prova diversi comportamenti osservando le reazioni degli altri; 6 RUOLI DI GENERE 1) Margaret Mead, 1935, Sesso e temperamento in tre società primitive; 2) Ipotesi di partenza: uomini e donne sono intrinsecamente diversi e ciò li rende adatti a ruoli diversi; 3) Arapesh: non esiste una differenza nei ruoli in base al genere. Uomini e donne sono coinvolti corresponsabilmente e amorevolmente nell’educazione e nella cura dei figli. Sembra non esista la figura del leader. 4) Mundugumur: anche in questo caso non vi sono differenze legate al genere, ma emerge una forte conflittualità e competitività tra i sessi dovuta al baratto coniugale; 5) Tchambuli: esiste la distinzione tra i ruoli, ma in un senso opposto a quello classico occidentale: le donne governano la società (pescano, tessono) e gli uomini si adornano, si occupano delle cerimonie e si dedicano all’attività artistica; TEORIE SULLA DIFFERENZIAZIONE DI GENERE 1) Funzionalisti: la differenziazione è funzionale all’equilibrio sociale. Infatti ogni genere socializza ad un ruolo fondamentale: strumentale il maschio ed espressivo la femmina; 2) Conflittualisti: la differenziazione è frutto dei rapporti di forza – fisica ed economica - tra i due sessi e, di conseguenza, del “valore di scambio” della donna; 3) Neo-marxisti: la differenziazione dipende dai rapporti di forza e dal diverso accesso alle risorse. Le donne sono retribuite meno degli uomini, sono così costrette a sposarsi, ad occuparsi della casa e dei figli, non ottenendo una retribuzione adeguata al valore del loro lavoro. DISEGUAGLIANZA E ETÀ 1) Nel mondo occidentale è in atto un processo di incremento della quota percentuale di anziani rispetto al totale della popolazione; 9 Credenze: Visioni del mondo e Ideologie Valori: Oggetti o relazioni più importanti Norme: Regole relazionali e procedure tecniche Atteggiamenti Emozioni e opinioni SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E SECONDARIA  La S. Primaria ha in prevalenza lo scopo di ancorare stabilmente, seppur in termini molto generici, il nuovo membro del sistema (personalità di base);  La socializzazione secondaria, che su di essa si innesta, si incarica di assicurare un processo di specificazione continua, peraltro anch'essa funzionale al carattere mobile articolato delle moderne società (i gruppi di riferimento e la privazione relativa: Stouffer American Soldier). Posizioni teoriche  Modellamento della creta  Conflitto  Reciprocità  Creta: Apprendimento  Anselmo d’Aosta, Erasmo da Rotterdam, Locke  La socializzazione è vista come un processo unidirezionale, autoritario, che va dal socializzante (attore) al socializzando (passivo ricettore delle indicazioni trasmesse dal primo);  Apprendimento:  Associazione (si connettono tra loro gli eventi: atto e effetto)  Rinforzo (premio-punizione, Legge del rinforzo di Thorndike)  Il prodotto è frutto di forze esterne (comportamentismo)  Altri autori su questo filone: Durkheim e Parsons 10  Per Durkheim: la socializzazione ha la « funzione di suscitare nel fanciullo: 1° un certo numero di stati fisici e mentali che la società, alla quale appartiene, considera come non dover essere assenti in alcuno dei suoi membri – 2° certe condizioni fisiche e mentali, che il particolare gruppo sociale (casta, classe, famiglia, professione) considera ugualmente doversi riscontrare in tutti coloro che lo costituiscono». La Socializzazione (tramite la scuola) sostituisce «all'essere egoista e asociale che viene al mondo […] un altro, capace di condurre una vita morale e sociale»;  L’assimilazione delle norme è fondata sul valore sacro della Società, sostenuta da una religiosità civile e razionale (Comte);  Per Parsons l'individuo diviene membro di una collettività nella misura in cui è capace di assumere ruoli socialmente integrati;  Le agenzie di socializzazione sono la famiglia (centrale per Parsons), la scuola e il gruppo dei pari: mentre nella famiglia dominano orientamenti di valore di tipo particolaristico, nella scuola e nel gruppo dei pari il giovane viene socializzato ad orientamenti di valore di tipo universalistico e addestrato a rapporti sia di tipo competitivo che cooperativo. Conflitto  Marx, Scuola di Francoforte, Freud.  La socializzazione è interpretata come una funzione sistemica orientata alla produzione e riproduzione della società, al mantenimento dello statu quo.  La socializzazione è vista come una sorta di lotta intestina in cui ciascuno persegue obiettivi reciprocamente incompatibili. L’educazione consiste in una lotta perenne che oppone genitori e figli, con il genitore vincente e il bambino rassegnato ad agire secondo i dettami della civiltà.  Freud ritiene il bambino un essere fondamentalmente egotista, centrato su se stesso e sui propri impulsi, incapace al tempo stesso di posticipare il piacere e sopportare frustrazioni. Questa esigenza si scontra con le esigenze della civiltà.  Per i teorici della Scuola di Francoforte l’obiettivo dei moderni sistemi di socializzazione non sarebbe altro che quello di produrre individui con tratti caratteriali e comportamentali perfettamente funzionali alle esigenze e ai bisogni delle moderne società capitalistiche avanzate. Reciprocità  Cooley afferma che ciascuno di noi impara a conoscersi non solo mediante le esperienze personali, in cui ha la possibilità di mettersi alla prova; ma anche attraverso le interazioni con gli altri, dalle quali ricaviamo ulteriori indicazioni su come siamo fatti. 11  Il meccanismo del looking glass I fa si che la formazione dell’Io è dovuta a tre fondamentali processi di interazione sociale: a) il modo in cui, credo, gli altri mi vedono; b) la reazione che gli altri, credo, avranno in base al modo in cui mi vedono; c) la mia personale reazione, positiva o negativa, a questa reazione degli altri.  Per Mead il bambino attraversa tre stadi nello sviluppo del gioco e questi tre stadi sovrintendono a momenti successivi nella capacità di assimilare la figura dell’altro e di recitare ruoli più o meno complessi: gioco libero, play, game.  Per Erikson la vita umana è come un percorso evolutivo di carattere dinamico, anche se non lineare e continuo, contraddistinto dalla necessità di affrontare ed assolvere a una serie di compiti evolutivi, concettualizzabili in termini di crisi. La socializzazione non è più unidirezionale ma è un processo in cui il bambino è protagonista, in interazione con il mondo degli adulti, di un percorso di crescita che gli pone di fronte prove via via più complesse ERIKSON Gli stadi nella vita dell’uomo STADIO SFIDA 1 FIDUCIA/SFIDUCIA 2 AUTONOMIA/VERGOGNA DUBBIO 3 INIZIATIVA/SENSO DI COLPA 4 INDUSTRIOSITÀ/INFERIORITÀ 5 IDENTITÀ/CONFUSIONE 6 INTIMITÀ/ISOLAMENTO 7 GENERATIVITÀ/STAGNAZIONE 8 INTEGRITÀ/DISPERAZIONE PIAGET I meccanismi dello sviluppo psicologico 1. Assimilazione 2. Accomodamento
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved