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ISTITUZIONI DI STORIA DELLA FILOSOFIA/STORIA DELLA FILOSOFIA ANTICA I, Appunti di Storia della filosofia antica

Questi sono gli appunti dettagliati di uno dei libri che rientra tra le preferenze del docente in merito all'esame di Istituzioni di storia della filosofia/storia della filosofia antica I. Sono appunti che dei capitoli non tralasciano nulla e che al contempo non menzionano elementi futili e superficiali in vista di ciò che il Professore vuole che si porti all'esame. Ho dato un duplice titolo in quanto il corso ha cambiato nome, ma gli argomenti sono rimasti invariati. Agli appunti ho accostato schemi e mappe concettuali, questo perché credo che per tale materia ci sia una forte necessità di avere costantemente in mente i punti fondamentali del discorso. Il docente durante il corso esporrà ed elencherà una serie di libri da portare all'esame, questo è il riassunto fino a Platone (in quanto il programma richiede questo) del libro "IL NUOVO PROTAGONISTI E TESTI DELLA FILOSOFIA" a cura di Giovanni Fornero Volume A. Consigli: estrapolare dalle lezioni l'essenziale e integrarlo agli appunti

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 23/02/2024

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Scarica ISTITUZIONI DI STORIA DELLA FILOSOFIA/STORIA DELLA FILOSOFIA ANTICA I e più Appunti in PDF di Storia della filosofia antica solo su Docsity! 1.1 LA GRECIA E LA NASCITA DELLA FILOSOFIA OCCIDENTALE - Si afferma tradizionalmente che la filosofia occidentale sia nata in Grecia…e questo per 3 ragioni strettamente collegate tra di loro: 1) Ai greci appartengono i primi testi scritti di filosofia della civiltà europea; 2) I greci sono stati i primi a vedere il mondo sotto analisi critica e razionale. 3) I greci danno vita a quella che è una tradizione speculativa…una cultura che vede radicarsi nel mondo ellenico quindi; - Quando si afferma che la filosofia sia nata nel VI secolo a.C. nell’Ellade, si fa rifermento ai greci che svilupparono esplicitamente un modo di pensare che noi oggi definiamo filosofico. 1.2 FILOSOFIA E SCIENZA IN ORIENTE E IN GRECIA Il problema dei rapporti con l’oriente - Il pensiero occidentalista: è quello che afferma come appunto la filosofia sia nata in Grecia…ma abbiamo anche l’altra faccia della medaglia: gli orientalisti, pensano che i greci abbiano solo preso spunto dalla filosofia orientale, che vede una tradizione ben più antica. 2 LINEE DI PENSIERO Le filosofie orientali - Innanzi tutto c’è da affermare come gli albori della filosofia greca vedano al centro uno studio della natura e della sua potenza; Invece, la speculazione orientale si concentra sui problemi esistenziali e religiosi. - Fatta questa premessa, possiamo parlare di come mentre la Grecia nasceva e iniziava il suo sviluppo, in oriente, vediamo già alcune orientalisti: la filosofia dei greci, padri del pensiero occidentale, deriva dall’Oriente occidentalisti: la filosofia greca non deriva dall’Oriente e presenta aspetti originali delle esperienze filosofico-religiose più importanti della storia umana: . INDIA: induismo (1300/1200 a.C.), buddismo con SIDDHARTA GAUTAMA (VI secolo a.C.) . PERSIA: ZARATHUSTRA, che vedeva il mondo come campo di battaglia tra un dio del bene e uno del male. . CINA: autore della dottrina del Tao LAO-TZE (sempre VI secolo a.C.) contro il quale si oppose CONFUCIO, fautore invece delle gerarchie sociali e dell’ordine politico. - Per la filosofia orientale, la conoscenza (quindi la filosofia) è vista come salvezza dell’uomo, che permette il passaggio dal “samsara” - cioè la realtà ingannevole che ci circonda - al “nirvana” – una realtà primordiale variamente intesa. - In questo senso vediamo il buddismo, che partendo dalla sofferenza del vivere, perviene alle 4 nobili verità: La scienza orientale - Gli orientalisti ci tengono presente anche dei progressi che alcuni popoli orientali videro nel campo per esempio dell’agricoltura, dell’ingegneria edile, della medicina della matematica. MEDICINA: . Egiziani: iniziarono a studiare le malattie al di fuori di una mentalità magica; . Civiltà mesopotamica: 600 di 11k tavolette in argilla ci rivelano di una sorta di arte chirurgica; . Indiani: anch’essi applicavano alla medicina delle conoscenze specifiche, ma totalmente errate in quanto a causa della FILOSOFIA = SAMSARA  NIRVANA - E cioè: se i babilonesi studiavano il cielo con i fenomeni che concernono…lo facevano in quanto si credeva che l’astronomia fosse uno studio divino, quindi studiavano ma il loro sapere rimaneva inglobato limitatamente; i greci invece, si chiedevano piuttosto il motivo per cui ad esempio si verificava un’eclissi… uscivano quindi fuori dagli schemi e dalle formule. - Anche nelle leggi matematiche, nonostante la cultura avanzata degli egizi in tal campo, la loro conoscenza e il loro sapere era inglobato nella solita formula “fai così e basta” …i greci invece conquistarono la formula e la legge, cioè il fatto che una regola astratta possa vedere possibili casi illimitati 1.5 LA FILOSOFIA E LA SCIENZA DEI GRECI COME FRUTTO DEL GENIO ELLENICO - Sebbene quindi sia molto probabile che i greci abbiano ricevuto determinate nozioni, e se anche provassimo ad immaginare – nonostante non ci siano prove certe – che qualche sacerdote egizio avesse una conoscenza superiore rispetto alla media, ciò non sminuisce sicuramente il genio degli elleni nel saper vedere la realtà come un qualcosa da motivare razionalmente. - Ciò ne concerne senza ombra di dubbio che la filosofia quindi sia nata in Grecia. SCIENZA GRECA: di carattere teorico, nasce la legge e la formula SCIENZA ORIENTALE: di carattere pratico, sapere limitato al “fai così e basta” Grandi conquiste elleniche: la FORMULA e la LEGGE, ciò stabilisce come una regola astratta possa vedere infiniti possibili casi V IL SAPERE ORIENTALE (secondo gli occidentalisti): . Si dirige verso problemi di natura esistenziale; . È un sapere di tipo religioso e tradizionalistico, quindi il privilegio e il patrimonio di una casta sacerdotale, di conseguenza è un sapere che dipende da un’autorità sacra e incontestabile; . È un sapere avvolto da “fantasticherie”; IL SAPERE GRECO (secondo gli occidentalisti): . Si predilige un sapere rivolto alla natura e sull’essere in generale . Si caratterizza di una libera indagine critica e razionale (genio ellenico), di conseguenza ogni uomo può filosofare in quanto “animale ragionevole”, di conseguenza si è liberi di fronte ad una cultura tradizionalistica . È un sapere di carattere teorico, ciò concerne il privilegio assoluto della 1.6 L’ELLADE E LE CONDIZIONI STORICHE E POLITICHE CHE HANNO FACILITATO LA NASCITA DELLA FILOSOFIA Caratteri e sviluppo della civiltà greca -Non si possono certo elencare delle vere e proprie cause per cui la filosofia abbia visto lo sviluppo che tutti conosciamo, ma possiamo citare le condizioni createsi in Grecia: . La Grecia non si presenta come una monarchia con potenti caste sacerdotali che fanno della cultura un bene per pochissime persone. La Grecia vede per lo più un passato fatto da governi e repubbliche di tipo aristocratico. Non vede un carattere autoritario e tradizionalista, bensì il contrario. . In secondo luogo, la Grecia era organizzata in città-stato, in póleis. . In terzo luogo, non c’erano come in oriente classi sociali dominanti, tra cui quella sacerdotale o quella guerriera…si perché ricordiamo ad esempio che in Grecia i sacerdoti non hanno un grande potere. - Si discute tutt’ora poi, sul tema relativo al perché in Grecia ci fosse un’organizzazione politica totalmente diversa; sebbene gli studiosi non siano d’accordo tra loro, ne emerge che la situazione politica greca era ben differente rispetto a quella degli altri popoli, in quanto vedeva la sua ricchezza nel commercio marittimo: una ricchezza non di tipo agrario a differenza di qualunque altro popolo. - Quindi capiamo bene che in una società che non sia una monarchia tradizionalista, in cui si gode di una certa libertà, la filosofia ha modo di svilupparsi. Società dinamica e filosofia - Innanzi tutto sottolineiamo come “società dinamica” è una considerazione classica che gli studiosi stanno nuovamente apprezzando. - Ma venendo a noi, già solo questa denominazione ci fa capire due cose: 1) il motivo per cui la filosofia non sia nata in società come quella spartana; 2) Perché la filosofia sia nata prima nelle colonie che nella stessa madre patria. 1. La filosofia è chiaro che non abbia avuto modo di svilupparsi ad esempio nella società spartana…parliamo di una società militarista e autoritaria, sicuramente non il luogo perfetto perché il pensiero possa proliferare. 2. La filosofia nasce prima nelle colonie anziché nella stessa madre patria, in quanto solo le colonie ioniche dell’Asia minore promuovono, ad un certo punto, un benessere fondato sia sulla terra che sui traffici, il quale dà vita ad una società elastica, in cui i commerci sono liberi, esattamente come le idee e le istituzioni. Ricordiamo che Atene, prima delle guerre persiane (che permetteranno alla città, attraverso una serie di rinnovamenti all’interno delle strutture sociali e culturali, di diventare il cuore della libertà e della filosofia) era una città in cui ancora dominavano arcaici modi di vivere e di pensare. 1.7 POLITICA, CLASSI SOCIALI E RELIGIONE NELLA VITA DELLA PÓLIS 3 CONDIZIONI PER CUI LA GRECIA RISULTA ESSERE INNOVATIVA: 1. Libertà data dal commercio marittimo, e non da una ricchezza agraria; 2. La Grecia vede alle spalle una serie di governi e repubbliche di carattere aristocratico; GRECIA = SOCIETÀ DINAMICA (definizione classica) Una definizione che ci spiega: 1. Perché la filosofia non sia nata ad esempio nella società spartana; 2. Perché la filosofia è nata prima nelle colonie che nella stessa madre patria 1.9 IL NOME E IL CONCETTO DI FILOSOFIA PRESSO I GRECI - La parola filosofia, in Grecia appare tardi in realtà: pare che il primo ad utilizzarla sia stato PROTAGORA (500 a.C. circa); egli prendeva come esempio le feste di Olimpia: chi ci andava per affari, chi per divertirsi, chi per partecipare ai giochi…e in fine chi ci andava per vedere semplicemente per cosa accadesse, questi sono i filosofi. Notiamo quindi da una parte l’affaccendamento degli uomini e dall’altra uno sguardo disinteressato da parte dei filosofi. - Quindi la filosofia era vista come saggezza con il compito di accompagnare l’uomo nella sua vita. - Più tardi però la filosofia iniziò a vedere un ruolo diverso, la filosofia infatti, presso i greci, iniziò ad un assumere un carattere di ricerca razionale sull’essere, sul conoscere e sull’agire…fu perciò considerata la regina del sapere. 2.1 LA RICERCA DEL PRINCIPIO, I PRESOFISTI O I PRESOCRATICI - Il termine presocratici ha una volenza più concettuale che cronologica, starebbe a definire i pensatori prima di Socrate, i quali, a differenza di quest’ultimo che si dedicherà allo studio dell’uomo, saranno occupati nel problema della natura e della realtà. - C’è però da considerare che, i primi pensatori a spostare il centro del pensiero dalla natura all’uomo sono i sofisti, quindi il termine più adatto sarebbe presofisti. Protagora = il primo ad utilizzare la parola filosofia prendendo come esempio la Filosofia = saggezza che accompagna l’uomo nella vita di tutti i giorni Filosofia = ricerca radicale sull’essere, sul conoscere e Filosofia = “regina del sapere” Più tardi = - Ad ogni modo, con questo termine, si definiscono una serie di scuole e di tendenze: . gli ionici di Mileto: Talete, Anassimandro e Anassimene; . i Pitagorici: Pitagora con i seguaci; . gli Eraclitei: Eraclito e i seguaci; . gli Eleati: Parmenide e i seguaci; . i fisici posteriori: Empedocle, Anassagora e Democrito - Tutti pongono al centro del pensiero filosofico la realtà…l’interesse sull’uomo non è assente, ma di base rimane che i problemi affrontati in questa fase sono di natura cosmologica (relativa al cosmo e all’universo) e ontologica (relativa all’essere o alla realtà in generale) 2.2 LA SCUOLA IONICA DI MILETO - La scuola prende il nome dal luogo in cui era situata: la Ionia era la costa meridionale dell’Asia minore; Mileto era una tra le città più importanti. - Per questioni di commercio e a causa della pressione demografica, la civiltà lì presente si espanse arrivando in Sicilia, nella Magna Grecia e anche sulle coste del mar nero. - Espansione = una cultura più ampia/un popolo che cerca di liberarsi dai dogmi e che cerca quindi una visione razionale della realtà…quindi una civiltà elastica che permette la nascita e il proliferare della filosofia. Il problema della sostanza primordiale - Il pensiero dei primi filosofi, come già detto, è incentrato sulla realtà primaria…quindi su ciò che stava loro intorno. Gli ionici sono convinti che alla base di tutto ci sia una realtà unica ed eterna in cui tutto è passeggero, è momentaneo. - Si stabilisce quindi un ARCHÉ, ovvero il principio di ogni cosa. - L’Arché rappresenta non solo la materia da cui tutte le cose derivano, ma anche la forza o la legge che stabilisce la sua nascita o la sua morte. TALETE (fine VII e inizi VI secolo a.C.) - Il fondatore della scuola Ionica di Mileto, è proprio Talete di Mileto. - Talete, oltre ad essere filoso, era anche un politico, un astronomo, un matematico…egli trovò il principio di ogni cosa, quindi l’Arché, nell’acqua. - Si rese conto che ove fosse presente acqua, quindi anche umidità, c’era vita: di conseguenza pensò che la Terra si trovasse sopra l’acqua. ANASSIMANDRO (concittadino e contemporaneo di Talete) ARCH Materia da cui tutto deriva Forza o legge che stabilisce la sua nascita o la sua morte = TALETE ANASSIMAND RO ANNASSIMEN E ERACLIT O PITAGO RA - Aritmetica e geometria si fondono: la figura geometrica è una disposizione di punti nello spazio, e il numero esprime la misura di questa disposizione. - Per i pitagorici il numero è tutto ciò che mette ordine nel mondo e nel cosmo, ogni cosa è fatta di numeri; mediante il numero è possibile spiegare fenomeni come le eclissi, il succedersi delle stagioni ecc… - C’è anche la musica per i pitagorici, la melodia e l’armonia risultano gradevoli all’orecchio umano solo se eseguite secondo un ordine ben preciso. . Collegandosi con la cosmologia, i pitagorici affermano che le sfere celesti si muovono producendo una melodia, la più bella che si possa immaginare. Una filosofia dualistica - Una filosofia che spiega la realtà bidimensionalmente, e cioè LIMITE e ILLIMITATO, oppure semplicemente dispari e pari. . Gli opposti che si trovano nella realtà sono considerati anche qui numeri: il numero pari è una realtà illimitata, contrariamente al numero dispari, cioè una realtà limitata e incompleta: - Come si può notare, il numero dispari finisce sempre per non trovare un ordine che lo completi. . numeri pari = illimitati  imperfetti, imperfetti in quanto incompiuti . numeri dispari = limitati  perfetti in quanto compiuti - Prendiamo come esempio l’opera d’arte, si dice che è finita in quanto non c’è più niente da fare, quindi perfetta. - I pitagorici individuarono in tutto 10 opposizioni, opposizioni che governano le leggi del cosmo, ad esempio: - maschio – femmina - destra - sinistra - quadrato - rettangolo - Inoltre notiamo come il numero 1 non si rappresenti, infatti è chiamato anche parìmpari, cioè né pari né dispari, numero da cui derivano tutti gli altri. . Lo 0 non era considerato nemmeno un numero, in quanto rappresenta il nulla. - Ad un certo punto la dottrina pitagorica crolla in una grave crisi, in quanto vennero scoperte le grandezze incommensurabili, novità che provarono a tenere in tutti i modi nascosta. La dottrina fisica - I pitagorici furono i primi ad intuire la sfericità della Terra e dei corpi celesti. Parliamo in realtà, di un motivo filosofico più che osservativo… e cioè: la sfera è considerata la figura geometrica perfetta, in quanto il centro della sfera si trova ad uguale distanza rispetto a tutti i punti sulla superficie della sfera, quindi i corpi celesti, in quanto perfetti, non potevano che essere sferici. - I pitagorici sono anche precursori di Copernico, pensarono che la Terra, come tutti i corpi celesti, si muovesse intorno ad un fuoco centrale. Le teorie antropologiche e la morale - Ai pitagorici si affiancano due teorie antropologiche differenti: 1) ANIMA UMANA = ARMONIA, in quanto contiene tutti gli elementi che costituiscono il corpo 2) CORPO = TOMBA DELL’ANIMA, l’uomo, a causa di una colpa originaria, è rinchiuso nel proprio corpo per espiare la sua colpa. Per quanto riguarda invece la morale, anche qui i pitagorici ricorsero alla dottrina dell’armonia: . GIUSTIZIA= un numero quadrato (ottenuto moltiplicando il numero per sé stesso), poiché questa consiste nell’ottenere meriti uguali, ricompense uguali e colpe uguali. ERACLÌTO - Sappiamo poco su di lui, probabilmente aveva nobili origini e un indirizzo politico avverso a quello della démos. - Per Eraclìto la filosofia è la verità, il comune pensare invece è errore. . Il filosofo è l’uomo sveglio che vede la realtà oltre i suoi inganni. . Il filosofo è colui in grado di pensare in solitudine attraverso la sua anima, la quale in quanto senza confini, vede un campo di ricerca infinito. . Il filosofo inoltre, è colui che riesce ad individuare il potenziale che c’è in sé stesso, citazione sua è ad esempio “uno val per me diecimila, se è il migliore”. La teoria del divenire - Eraclito capisce che la forma dell’essere è il divenire, “tutto scorre” (pánta réi), analogamente a quanto fa un fiume. - Non si è però totalmente sicuri del fatto che la dottrina del “tutto scorre” fosse propriamente sua, infatti l’espressione pánta réi non si - Per Parmenide di fronte all’uomo si aprono due possibili sentieri: 1) SENTIERO DELLA VERITÀ = basato sulla ragione 2) SENTIERO DELL’OPINIONE =basato sui sensi, che ci porta ad avere della realtà una visione errata. - La ragione, sulla quale il sentiero della verità si basa, ci dice che “l’essere è e non può non essere, il non essere non è e non può essere”. . Con questa citazione, Parmenide afferma come ciò che esiste, in quanto esiste può esser pensato, differentemente da ciò che non esiste, in quanto non esiste non può essere pensato. - Distinzione tra nulla e niente: 1) nulla: non è ma può essere; 2) non esiste e non può essere. Il modo dell’essere e della ragione - Le caratteristiche dell’essere sono: 1) ingenerato e imperituro: se l’uomo nascesse o perisse, verrebbe dal non essere o diventerebbe non essere, e ciò non è possibile. 2) immutabile o immobile: se mutasse o se si muovesse vorrebbe dire passare perennemente dal non essere all’essere e così ciclicamente. 3) unico e omogeneo: perché se molteplice o in sé differenziato implicherebbe degli intervalli di non essere; 4) finito: secondo la mentalità greca, la finitudine vuol dire completezza e perfezione (come abbiamo visto con i pitagorici); Parmenide fa l’esempio di una sfera, intesa come una sorta di “pieno assoluto”, una sfera in cui non è contemplato e non può esserlo, il non essere. - Per Parmenide quindi: UOMO = ESSERE ONTOLOGICAMENTE PERFETTO Il problema dell’identificazione dell’essere parmenideo - È visto come essere assoluto, è visto come una realtà metafisica o quasi teologica. Il mondo dell’apparenza e dell’opinione ESSER INGENERATO E IMPERITURO IMMUTABILE O IMMOBILE UNICO E OMOGENEO FINITO - Il mondo, per Parmenide, filosoficamente parlando è una realtà ingannevole, è pura apparenza, un mondo fatto di nomi, che l’uomo utilizza in fondo per comunicare. - Comunque sia non è chiaro questo concetto, gli studiosi sono in disaccordo tra di loro, ma Parmenide ha proposto una teoria verosimile del mondo dell’esperienza e dell’apparenza. È una teoria dualistica, in cui il contrasto limite illimitato dei pitagorici, diventa qui contrasto tra luce e notte. La problematica terza via di Parmenide - A questo punto pare ci siano tre vie per Parmenide: 1) la verità assoluta (filosofia) 2) la via dell’opinione ingannevole (dòxa fallace) 3) la via dell’opinione plausibile (dòxa plausibile) - La dòxa plausibile tratta un po' quegli argomenti in cui si potrebbe contemplare il non essere, ma chiaramente Parmenide ci dice che il non essere non è; ci prende come esempio quello del cadavere: il cadavere non può non essere, in realtà infatti in qualche modo permane nell’essere. Opinione/ dòxa Fallace: contempla il non essere, violando il principio di non Plausibile: non contempla il non essere . PARMENID E . ZENONE ZENONE - Zenone di Elea (Italia meridionale, Calabria) fu allievo e amico di Parmenide, ciò che lui fa è rafforzare la filosofia del suo maestro. - Come? La dialettica fu lo strumento da lui utilizzato: ammetteva ipoteticamente la possibile molteplicità delle cose, quindi dando corda al suo avversario/interlocutore, per arrivare poi ad una serie di prove schiaccianti contro questa teoria. Più nello specifico, questa sua pratica è chiamata riduzione all’assurdo. - Nelle confutazioni, Zenone fa riferimento a qualsiasi dottrina abbracciasse l’dea di una molteplicità della realtà, esempio: . I pitagorici: rappresentati di una teoria della molteplicità attraverso la dottrina dei numeri; . Anassagora: contemporaneo di Zenone, con la dottrina dei semi. - Zenone si occupò principalmente della pluralità delle cose e del movimento. Pluralità delle cose - Le prime due confutazioni sono: 1) Se le cose sono molte, saranno numericamente finite e infinite, finite perché non possono essere né più né meno di quante sono, e infinite perché tra due cose ce ne sarà in mezzo un’altra e così infinitamente. . Quindi arriviamo ad una contraddizione ben maggiore della singolarità delle cose. 2) Se ogni cosa fosse composta da più unità vorrebbe dire che: se le unità non avessero grandezza, non l’avrebbero di conseguenza le cose da esse composte, ma se le unità avessero grandezza, vorrebbe dire che le cose composte da infinite unità avrebbero una grandezza infinita. I primi due argomenti contro il movimento 1) PARADOSSO DELLO STADIO: se la realtà fosse molteplice, presupponiamo che da un punto A vogliamo arrivare ad un punto B: non si può arrivare all’estremità dello stadio, dovendo passare prima per la sua metà e poi per la metà della Plural ità delle cose uni tà EMPEDOCLE - Empedocle è cosciente dei limiti della mente umana: l’uomo conosce solo ciò in cui si imbatte per caso, ma ciò non vuol dire che non debba sfruttare le potenzialità che gli appartengono. - Empedocle si vede notevolmente influenzato dalla filosofia di Parmenide, abbraccia anch’egli infatti l’idea dell’essere vero in quanto ingenerato e imperituro, motivo per cui si sofferma su una tematica delicata: la nascita e la morte. - Questi ultimi sono causati dall’unione o dalla separazione dei quattro elementi che compongono la realtà: fuoco, acqua, terra e aria. - Questi elementi sono manovrati da due forze di origine divina: AMORE che li combina VS CONTESA (odio) che li separa. - Amore e Contesa determinano le fasi del ciclo cosmico IL CICLO COSMICO E L CONOSCENZA 1) Il ciclo inizia con una fase detta: SFERO nel quale domina l’amore e tutto è uniforme; 2) Interverrà poi la contesa in un’azione che prevede non la distruzione, ma una separazione degli elementi: qui nasce il nostro mondo; 3) Continuando ad inferire, la contesa darà origine ad una fase in cui l’odio avrà il dominio, questa fase è detta REGNO DEL CAOS; 4) A questo punto l’amore dovrà nuovamente intervenire e riunificare gli elementi, in questa fase si vede il mondo come shaker tra amore e odio; 5) Continuando ad intervenire l’amore farà sì che il ciclo torni allo stadio iniziale, ovvero allo Sfero…il ciclo si ripeterà così eternamente. - Questi 4 elementi insieme a queste due forze divine motrici, sono la base per la conoscenza umana: Empedocle afferma che il simile si conosce con il simile, e cioè, la conoscenza avviene attraverso l’unione dell’elemento che è nell’uomo con lo stesso elemento che si trova però fuori. ANASSAGORA - Anassagora di Clazomene fu il primo filoso attivo ad Atene. - A lui attribuiamo la “dottrina dei semi”: per semi, intende particelle di materia invisibili, che possono a loro volta unirsi o separarsi. - Si possono riscontrare tante qualità diverse da parte dei semi, vediamo semi di oro, di ossa, di pietra ecc… - Queste particelle, sono chiamate semi in quanto in natura il seme genera la pianta, così le particelle producono tutte le cose materiali. - Importante sottolineare come per Anassagora ogni elemento non è composto solo dalla propria materia, es: . l’oro sarà fatto da semi di oro, ma in piccolissima quantità ci stanno anche tutti altri semi. . Allora Anassagora ci dice “tutte le cose sono insieme” e “tutte le cose sono in ogni cosa”. - Il carattere fondamentale dei semi, oltre che a trovare in ogni cosa, è anche quello di essere infinitamente divisibili, anche quando abbiamo parti piccolissime, queste potranno essere divise ancora all’infinito, motivo per cui: . il piccolo e il grande sono grandezze relative: tutto dipende da cosa viene a comparato a cosa. SFERO Creazione del mondo tramite separazione dei 4 REGNO DEL CAOS Mondo come shaker tra amore e odio Non c’è vita Non c’è vita grazie all’intervento della Contesa/odio grazie all’intervento dell’amore Le due caratteristiche dei “tutte le cose sono insieme” e “tutte le cose sono in 1 L’intelligenza ordinatrice - L’intelligenza che dà origine a tutto è chiamata Noús. - È un’intelligenza che innanzi tutto mette sin dall’inizio, sin da quando vengono generati i semi, semi confusi e indirizzati dal Noús. - Quest’ultima poi, attraverso un movimento turbinoso, genera tutto separando il caldo dal freddo e la luce dall’oscurità  in tal modo, le masse che si sono staccate dalla terra e che hanno preso fuoco, si sono trasformate in astri e nel nostro caso, nel sole. Conoscenza, esperienza e tecnica - Anassagora presenta una teoria opposta a quella di Empedocle per quanto riguarda la conoscenza: . La conoscenza non avviene più tramite l’incontro tra simile e simile, bensì tra simile e dissimile, e cioè: riconosciamo il caldo col freddo, l’amaro col dolce…solo paragonando una qualità alla qualità opposta fa si che la conoscenza possa avvenire. - Anassagora è importante anche in quanto per lui, il sapere si concretizza attraverso la tecnica; afferma che l’uomo è l’essere più intelligente in quanto dotato di mani, e ciò gli permette di fare determinate esperienze e di lavorare, un lavoro che si concretizza nel settore agricolo e in quello urbanistico. - Il lavoro e l’esperienza, permettono all’uomo di acuire le sue capacità mentali. Sono infinitamente divisibili 2 Tecnica = lavoro ed esperienza Qualità mentali umane più “L’uomo è l’essere più intelligente in quanto dotato di mani” - A lui si attribuisce la: Dottrina dell’uomo-misura - E cioè: Protagora afferma “l’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono i quanto sono, e delle cose che non sono in quanto sono” (frammento 1); analizzando letteralmente quanto dice, ne avremmo che l’uomo è misura di tutte le cose, reali, non reali e del significato che portano con sé. - Ci sono però delle diverse interpretazioni: 1) Platone: le cose appaiono differentemente da persona a persona; 2) Protagora intenderebbe dire che l’uomo vede la realtà in base al gruppo sociale di cui fa parte; 3) Protagora affermerebbe che l’uomo vede la realtà in quanto specie umana, quindi con dei criteri che accomunano tutti gli uomini. - Beh possiamo quasi certamente dire, che: L’UOMO PROTAGOREO = è innanzi tutto visto come singolo, poi come gruppo sociale e poi come specie umana nel suo intero. . LE COSE: non sono solo oggetti fisici, bensì anche valori, obbiettivi di vita ecc… - La dottrina uomo-misura è una forma di: . umanismo = in quanto l’uomo viene posto al centro di tutto; . fenomenismo = in quanto l’uomo conosce solo la realtà che gli appare, e non la realtà in sé. . relativismo = in quanto la realtà è diversa in base alle situazioni in cui si trova chi la vive; - Il relativismo di Protagora viene fuori nello scritto “RAGIONAMENTI DOPPI” in formato anonimo; uno scritto il quale in realtà, potrebbe riferirsi a Protagora come a Gorgia. = Uno dei brani più importanti nella storia della filosofia, in quanto per la prima volta il relativismo entra non solo nella filosofia, ma nella società per intero - È diviso in due parti: 1) Nella prima parte si propone appunto il relativismo, niente è cosa negativa o positiva…ciò che è negativo per qualcuno è positivo per qualcun altro. 2) Nella seconda parte invece emerge quello che noi oggi definiamo relativismo culturale, il quale afferma che ogni civiltà, quindi ogni cultura, avrà una cultura diversa. - Questo relativismo induce però in una dottrina secondo la quale tutto è vero. - Protagora propone allora, di ricorrere al principio “debole” dell’utilità privata e pubblica delle credenze, il quale propone di stabilire il vero che c’è nelle cose capendo se queste siano utili ai fini dell’individuo o della comunità. - Quindi Protagora passa da un concetto secondo cui la verità è universale ed eterna all’uomo, ad un concetto secondo cui la verità è stabilita in base a ciò che è storicamente considerato utile all’uomo. - CONCEZIONE OGGETTIVISTICA E ASSOLUTISTICA DELLA REALTÀ  CONCEZIONE UMANISTICO-STORICISTA GORGIA - Gorgia nacque in Sicilia, e la sua filosofia, nettamente più negativa rispetto quella di Protagora, si contrappone a quella di Parmenide e a quella di Protagora - Nell’opera SUL NON ESSERE, Gorgia stabilisce le tesi sulle quali si basa la sua dottrina: 1) Nulla esiste; 2) Se anche qualcosa esistesse, non sarebbe conoscibile dall’uomo; 3) Se anche fosse conoscibile, sarebbe incomunicabile. - 1 Gorgia nega la possibilità che l’essere possa esistere. Non esistendo né l’essere né il non essere, ne consegue che non si possa pensare nemmeno ipoteticamente ad una realtà composta da entrambi; - 2 Qui invece, Gorgia afferma che se la realtà esistesse, non potremmo conoscerla in quanto la nostra mente non rispecchia esattamente ciò che esiste; Un esempio è il fatto che spesso pensiamo a cose inesistenti, quindi non c’è corrispondenza tra pensiero con la realtà e viceversa  va contro l’eleatismo (pensiero = essere) - 3 Gorgia afferma che il linguaggio non ha niente a che fare con la realtà, in quanto non è in grado di rilevarla in nessun modo. - La sua dottrina si fonda sul suo modo di vedere la vita estremamente negativo; associa l’esistenza ad un qualcosa di irrazionale e misterioso, consapevole della fragilità e della nullità umana. Tutto è Tutti hanno ragione 1) negazione radicale dell’essere . nichilismo, se si intende in quanto uomo; . ateismo, se in quanto Dio 2) e . scetticismo e agnosticismo = l’uomo non ha gli strumenti per confermare o per metteva in dubbio, in imbarazzo…e questo serviva a far sì che nell’interlocutore nascesse la voglia di sapere. - In questa parte del discorso Socrate utilizzava la brachilogia, formulava cioè una serie di domande brevi e coincise, contraddicendo di conseguenza le tesi affermate dall’interlocutore. Faceva ricorso quindi alle confutazioni. La maieutica o arte di far partorire (pars costruens = parte costruttiva) - Prima della maieutica, si ha la così detta “ti ésti”, cioè la risposta alla domanda “che cos’è?” - Innanzi tutto, la maieutica è chiamata così in quanto è come se Socrate avesse ereditato dalla mamma il mestiere di ostetrico. - La maieutica rappresenta quel fondamentale momento, in cui l’interlocutore si vede e si sente vuoto, privato di ogni certezza. - A questo però, Socrate non ha intenzione di imporre una sua dottrina, ma fa sì che, chiunque di nanzi a lui, faccia il possibile a scoprire da sé la propria dottrina. - Socrate ci insegna gettando le basi per uno dei princìpi fondamentali della pedagogia: la vera educazione è la auto- educazione, quindi il discepolo, grazie al maestro, è portato a maturare da sé partendo dal suo interiore. IL CONCETTO - Il concetto è lo strumento grazie al quale supera il relativismo: . CONCETTO = la definizione universale di qualcosa, e si ottiene tramite il ragionamento induttivo. . RAGIONAMENTO INDUTTIVO: il metodo che prevede di confrontare due o più cose, confrontando di conseguenza punti in comuni, ricavandone così una formula che racchiude il tutto. DIALOGO SOCRATICO Premessa: sapiente è chi sa di non sapere, si necessita quindi di esser consapevoli della propria ignoranza IRONIA (PARS DESTRUENS) MAIEUTICA/ARTE DI FAR PARTORIRE (PARS COSTRUENS) 1- Dialogo = MEZZO 2- dialogo = SCOPO BRACHEOLOGIA: una serie di domande CONFUTAZIONI: smantellava le tesi dell’interlocutore TI ÉSTI: risposta alla domanda “che cos’è?” es. si prendono tante sedie diverse, si annotano tutte le caratteristiche in comune e si rileva così il concetto di “sedia”. LA MORALE DI SOCRATE LA VIRTÙ - Socrate condivide con i sofisti il concetto di virtù: . Si è sempre detto che la virtù fosse un dono degli dei, o comunque un qualcosa di innato, i sofisti invece affermavano che la virtù non fosse un dono, ma qualcosa da conquistare. - Socrate vede la virtù in quanto scienza. - Quindi una virtù, intesa come sapere che si può apprendere e di conseguenza insegnare. - La virtù diventa l’arte del buon vivere e del buon comportarsi, in grado di far raggiungere la serenità all’anima umana. Virtuoso (colui che segue la ragione) Non virtuoso (colui che vive di istinti). - Questa concezione di virtù è riconosciuta in quanto razionalismo morale, cioè quella dottrina che fa della virtù il principio da inseguire nella vita, e che afferma come siano necessarie la conoscenza e la riflessione per poter agire correttamente. IL RAZIONALISMO MORALE DI SOCRATE IN SINTESI RAGIONAMENTO INDUTTIVO: si confrontano due o più cose CONCETTO: la definizione universale di qualcosa VIRTÙ = SCIENZA VIRTÙ = ARTE DEL BUON VIVERE E DEL BUON COMPORTARSI  raggiungimento della serenità da parte dell’anima  EUDEMONISMO: la virtù coincide con la felicità SCIENZA: si fonda sulla ragione e sulla conoscenza I PARADOSSI SOCRATICI - A proposito di male, qui vediamo tre paradossi da parte di Socrate: 1) “Nessuno pecca volontariamente”; 2) “Chi fa il male lo fa per ignoranza del bene”; . Questi due paradossi sono strettamente collegati, infatti sono accomunati dal fatto che ognuno di noi in primis agisce per il proprio bene; nell’agire, pensiamo di farlo bene, ma spesso la nostra concezione di bene non combacia con quella altrui, facendo così il male. 3) Quello che potremmo definire un terzo paradosso è “meglio subire il male che commetterlo” . Un paradosso in quanto è avverso alla mentalità greca d’epoca, notiamo poi un sapore quasi cristiano, in termini religiosi, come se intendesse “porgi l’altra guancia”, ma in realtà questa citazione va ricondotta sempre alla concezione di virtù che aveva Socrate: se un virtuoso è colui che agisce secondo la ragione, quest’ultimo allora non farà del male, ecco perché a questo punto è meglio subirlo. LA RELIGIONE DI SOCRATE . Per Socrate la filosofia era anche una questione religiosa, era convinto di poter filosofare grazie ad una divinità che gli diede quel compito. Socrate credeva di avere in sé un demone che gli consigliava nell’agire. Ma chi è questo demone? Probabilmente parliamo della coscienza, una guida di carattere morale e religioso perché contiene in sé del divino. Un demone presente in ogni uomo, e che funge da guida quotidiana nell’agire correttamente. La morte di Socrate . Fu accusato di: VIRT Ù INSEGNABILE: cioè comunicabile a tutti UNICA: le diverse virtù sono espressione dell’unica scienza del bene e del male - I periodi di Platone: 1) APOLOGIE DI SOCRATE: è dedicato al suo maestro, riguarda l’insegnamento di quest’ultimo e la critica contro i sofisti . APOLOGIA DI SOCRATE, CRITONE, REPUBBLICA e DIALOGHI MINORI 2) DOTTRINA DELLE IDEE E TEORIA DELLO STATO: FEDONE e FEDRO 3) FOCUS SULL’ESSERE. . TEETETO e TIMEO L’APOLOGIA DI SOCRATE, IL CRITONE e I DIALOGHI MINORI - Sono dialoghi facenti parte del primo periodo di Platone, dedicato al maestro e alla critica nei confronti dei sofisti. . Nell’Apologia, Platone spiega l’atteggiamento di Socrate di fronte alle accuse che lo hanno portato ad essere processato e condannato, spiega inoltre i motivi per cui Socrate decise di non fuggire di danzi alla pena di morte, che comunque sia riteneva ingiusta. . APOLOGIA DI SOCRATE: Platone esalta il maestro come uomo, il quale vedeva come scopo trascendentale quello della ricerca filosofica: un uomo che ha inseguito consapevolmente il suo destino fino alla fine. . Una delle frasi più note dell’apologia è “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta dall’uomo”. . CRITONE: abbiamo un focus sul dilemma che Socrate affrontò in seguito alla condanna a morte: 1) FUGGIRE?  Consiglio dei suoi amici, ma fuggire alla morte significava venire meno alla coerenza dei suoi insegnamenti: un uomo giusto doveva accettare le leggi imposte dal proprio paese; Utilizzo del dialogo negli scritti 2) NON FUGGIRE? . Quindi Socrate accettò di morire, seguendo con coerenza, fino alla fine, la sua filosofia. . DIALOGHI MINORI: Platone delinea i punti cardine dell’insegnamento di Socratico, tutti i punti cardine si fondano sulla virtù e sul concetto. - È necessario però, ricordare cosa pensava Platone a proposito della virtù: pensava che non fosse un dono degli dei o un qualcosa di innato, ma per lui (come per Socrate e per i sofisti) era una conquista da fare giorno dopo giorno. . Quindi fatta questa premessa, elenchiamo i punti cardine che Platone delinea nei dialoghi minori: 1) Esiste una sola virtù che racchiude tutte le altre, una virtù in quanto scienza, quindi apprendibile; 2) Se è apprendibile, è insegnabile; 3) Virtù in quanto scienza, vista inoltre come unica via alla felicità dell’uomo. EUDEMONISMO; virtuoso = felicità LA DOTTRINA DELLE IDEE - Mentre nella prima fase Platone difendeva le dottrine del maestro, quali “conosci te stesso”, “la maieutica”, “ironia”, “virtù come scienza” … la DOTTRINA DELLE IDEE rappresenta invece il cuore pulsante della seconda fase, una fase in cui si assiste già ad un Platone maturo, il quale mette alla luce una propria dottrina ed un originale pensiero. La genesi della teoria delle idee - Anche la nascita di questa dottrina va attribuita alla visione platonica di scienza; per Platone la scienza è perfetta: immutabile e stabile. . Platone si chiedeva quale fosse l’oggetto della scienza. - Identifica l’oggetto della scienza nelle idee, chiaramente l’idea che aveva Platone non paragonabile alla concezione moderna, bensì per lui un’idea è una SOSTANZA perfetta e immutabile (come la scienza); è una sostanza autonoma parallela alla nostra, che unitamente alle altre idee costituisce una realtà diversa dalla nostra: l’iperuranio. . la parola iperuranio è una metafora: sta ad intendere al di là del cielo, il quale era perfetto ed immutabile per i greci. - Per Platone le idee e le cose (cioè ciò che risiede nella nostra realtà) sono in stretto rapporto, un rapporto MODELLO-COPIA: le cose sono una copia imperfetta e mutevole delle idee perfette e immutabili. Es. idea di bellezza = perfetta e rappresenta un puzzle; tutte le cose belle del mondo = singoli componenti del puzzle IDEE vs COSE = DUALISMO ONTOLOGICO: perché le idee e le cose sono due tipi di essere diversi. SCIENZA vs OPINIONE = DUALISMO GNOSEOLOGICO (gnoseologia teoria del sapere) = in quanto la scienza è un sapere perfetto e immutabile; l’opinione (doxa) è un sapere imperfetto, in quanto, se io ho un’opinione riguardo qualcosa, è una personale opinione, non la verità. Quali sono le idee? - Per Platone ci sono due tipi di idee: 1) IDEE-VALORE  corrispondono ai massimi princìpi etici, estetici e politici; si chiamano idee-valore in quanto richiamano appunti degli ideali, prendiamo la giustizia ad esempio 2) IDEE-MATEMATICHE  corrispondono all’aritmetica e alla geometria; secondo il filoso, le classi dei numeri così come il quadrato sono idee, immutabili e perfette, mentre ciò che noi cerchiamo di fare nel nostro mondo sarà sempre imperfetto; prediamo il quadrato per esempio (in quanto idea perfetta e immutabile): noi non riusciremo mai a fare un quadrato perfetto. Quindi esiste l’idea di quadrato che si trova nell’iperuranio e poi le copie imperfette nel nostro mondo. - Nei dialoghi della vecchiaia, Platone rivaluta le tipologie di idee, per inglobarle tutte in un concetto più ampio di tipo logico- ontologico. SCIENZA OPINIONE DUALISMO GNOSEOLO . Perfetta . Immutabil . Imperfetta . Mutevole rispecchia rispecchia IDE E COSE DUALISMO ONTOLOGI . Perfette . Immutabil . Imperfett e - Ma com’è possibile che noi comuni mortali abbiamo la percezione delle idee se non viviamo nell’iperuranio? Il filosofo fa ricorso alla TEORIA DELLA REMINISCENZA/ANÀMNESI (cioè ricordare qualcosa) prendendo come riferimento il concetto di metempsicosi (o trasmigrazione delle anime). - Platone ci spiega che l’uomo ha la percezione delle idee, e quindi di ciò che è perfetto, in quanto l’anima umana, durante il passaggio da un corpo all’altro, ha modo di contemplare la perfezione dell’iperuranio…quindi conoscere vuol dire ricordare, sebbene il ricordo che porta con sé l’anima una volta entrata nel nostro mondo sia offuscato. - Vediamo quindi una concezione innatistica della conoscenza, e cioè: il sapere non deriva dall’esperienza sensibile, quindi dai sensi, ma bensì da un qualcosa di preesistente. - Da qui la questione relativa alla VERITÀ: secondo Platone, nel conoscere qualcosa, l’uomo non parte dall’assoluta verità (non la cercherebbe altrimenti) e nemmeno da uno stato di ignoranza (altrimenti si scoraggerebbe), quindi l’uomo si vede in tasca parte della verità, una pre-conoscenza che attende di essere completata. - Con questa teoria, Platone si avvicina al suo maestro Socrate, nel principio del sapere di non sapere e della filosofia come continua ed eterna ricerca del sapere. LA DOTTRINA DELL’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA - La teoria della reminiscenza implica con sé la dottrina dell’immortalità dell’anima, e Platone ce la spiega attraverso il Fedone e attraverso il mito di Er, il quale si trova a conclusione dell’ultimo libro de “La Repubblica X” (facente parte del secondo periodo). FEDONE = Platone sostiene l’immortalità dell’anima attraverso tre prove: 1)DEI CONTRARI (riprende la filosofia di diversi filosofi precedenti, quali Anassimandro, Eraclito con la dottrina dei contrari, Anassagora con la teoria sulla conoscenza data tra simile e dissimile) = la quale afferma come tutto nasca dai contrari Es. il caldo dal freddo, il sonno dalla veglia ecc…così come la morte origina dalla vita e la vita si generi dalla morte  in questo senso, l’anima rivive in un altro corpo dopo la morte; 2)PROVA DELLA SOMIGLIANZA = anime ed idee sono simili, le idee sono eterne (cioè non possono essere né create né distrutte), di conseguenza lo sono anche le anime. 3)PROVA DELLA VITALITÀ = l’anima è un soffio vitale e per questo motivo non può avere in sé l’idea della morte, cioè l’idea opposta alla vita. - La dottrina dell’immortalità dell’anima ha aiutato Platone anche per risolvere la questione relativa al destino dell’uomo, e ce la spiega nel MITO DI ER, presente nello scritto “LA REPUBBLICA X” - Er, un soldato morto in battaglia e resuscitato dopo 12 giorni, racconta ai suoi uomini cosa sarebbe atteso loro dopo la morte. Er afferma che l’anima deve scegliere il proprio destino prima di entrare in un altro corpo; ogni anima sceglie il modello di vita che vuole incarnare e la scelta è influenzata dalle vite precedenti che essa ha vissuto. Parla di come Ulisse, avendo avuto una vita così travagliata, sceglie un destino meno ambizioso. LA DOTTRINA DELLE IDEE COME SALVEZZA AL RELATIVISMO SOFISTICO - Platone vedeva il relativismo sofistico come un qualcosa che non poteva far altro se non creare disagi, vuoti e grandi incertezze, per questo motivo crede che la dottrina delle idee sia l’unico modo per risanare un ordine e un’armonia ormai perdute. - Se con i sofisti si assisteva ad una visione umanista…cioè al centro di tutte le cose, vediamo appunto Platone che attraverso la sua dottrina sposta il centro di tutto dall’uomo alle idee. - Quindi…non è più l’uomo al centro di ogni cosa, ma le idee, le quali sono misura di ogni cosa per cui l’uomo agisce. La finalità politica della teoria delle idee - Quindi ripetiamo come la dottrina delle idee, per Platone, sia l’unica soluzione ai disagi, alle violenze e al caos generati dal relativismo sofistico. . Ma cosa ne pensa Platone a proposito della politica? Abbiamo detto che Platone aveva un certo legame e una certa passione per la politica, e ciò che lui pensa è racchiudibile in una formula: CONOSCENZA DELLE IDEE  FILOSOFIA POLITCA UNIVERSALE  PACE E GIUSTIZIA TRA GLU UOMINI. - la filosofia al potere, rappresenta la ciliegina sulla torta, l’ultimo pezzo del puzzle per il ritorno all’ equilibrio. LA DOTTRINA DELL’AMORE E DELL’ANIMA - È una dottrina appunto incentrata sull’amore, intenso in quanto éros. - L’éros è un rapporto possibile solo grazie alla conoscenza, la quale appunto sancisce questo rapporto tra uomo e idee, e tra filosofi. - Quindi, la conoscenza crea un rapporto di amore (éros) tra uomo e idee e tra filosofi. SIMPOSIO/CONVITO: - Il Simposio è uno dei due scritti sull’amore e sulla sapienza, si focalizza sulla bellezza stabilendone i gradi gerarchici. - L’amore è figlio di: Penìa = povertà Pòros = abbondanza - Per questo motivo non è un Dio, ma un demone, ossia è metà uomo e metà divino in quanto è alla ricerca di un qualcosa che non - Quindi…l’anima vede solo in parte la vera sostanza, perché c’è il cavallo nero che spinge verso il basso; allora ci saranno anime che vedranno di più, le quali si rincarneranno in uomini sapienti, e anime che cadranno rincarnandosi in uomini lontani dalla verità e dalla bellezza. - la bellezza svolge un ruolo di mediatore tra il mondo delle idee e le anime cadute a causa del cavallo nero. - L’éros è importante in quanto diventa dialettica, cioè un processo razionale che guida l’anima verso il suo vero destino. - Nella dialettica si trova la vera retorica, che a differenza dei sofisti è un’arte a favore degli dei, e non della gente. È importante distinguere però retorica e filosofia…la filosofia è l’unico strumento per conoscere la verità, invece la retorica è lo strumento di cui si serve la dialettica rimanendo solo a ciò che è plausibile. I GRADI DELLA CONOSCENZA E DELL’EDUCAZIONE - Platone, ne LA REPUBBLICA, espone la sua teoria della conoscenza e dell’educazione. - Per il filosofo la conoscenza è una “fotografia dell’oggetto”. - Nell’opera afferma che si può conoscere solo ciò che è. Ciò che non è non può esser conosciuto. - Ci sono diversi gradi della conoscenza, in quanto Platone la suddivide in due parti: 1) CONOSCENZA SENSIBILE (CONGETTURA/IMMAGINAZIONE – CREDENZA) 2) CONOSCENZA RAZIONALE (RAGIONE MATEMATICA – INTELLIGENZA FILOSOFICA) ESSERE (SCIENZ A) NON ESSERE (IGNORANZ OPINIONE In mezzo - A loro volta, questi due gradi di conoscenza corrispondono a 4 tipi di realtà: La matematica e il ruolo educativo - Per Platone la matematica investe un ruolo essenziale nell’educazione, basti pensare che all’ingresso della sua accademia, fece scrivere “non entri chi non è matematico”. - Nonostante tutto però, la filosofia è ben superiore alla matematica: 1) la matematica è ancorata al mondo sensibile, cioè le sue idee partono da qui; 2) riesce svincolarsi dal mondo sensibile, in quanto partendo dal mondo sensibile riesce a formulare ipotesi razionali. - la filosofia invece è la scienza suprema, in quanto come la matematica parte dal mondo sensibile per elevarsi al mondo delle idee, ma fa ben di più rispetto alla matematica, e cioè: si occupa dei problemi dell’uomo. - Comunque sia, la matematica è essenziale in quanto utilizza i metodi di misura per arrivare una conoscenza razionale: es. alla domanda “quella cosa è grande o piccola?” noi potremmo rispondere diversamente in base ai nostri giudizi soggettivi, ma solo attraverso metodi di misura quali il volume, la distanza, il peso… possiamo rispondere oggettivamente. - Le discipline matematiche importanti: CONOSCENZA SENSIBILE/DÒXA . CONGETTURA/IMMAGINAZION E: ha come oggetto le immagini e le ombre delle cose . CREDENZA: la percezione delle cose così come ci appaiono CONOSCENZA RAZIONALE/EPISTÈME . RAGIONE SCIENTIFICA/MATEMATICA: ha come oggetto le idee matematiche . INTELLIGENZA FILOSOFICA: ha come oggetto le idee-valori 1. ARITMETICA (l’arte del calcolo) 2. GEOMETRIA (la scienza degli enti immutabili) 3. ASTRONOMIA (la scienza dei cieli) - Queste sono le discipline che preparano alla scienza suprema, alla dialettica… quindi alla filosofia IL MITO DELLA CAVERNA - Per spiegare al meglio la teoria della conoscenza e dell’educazione, Platone utilizza un altro mito all’interno del VII libro de LA REPUBBLICA: il MITO DELLA CAVERNA - Platone, con questo mito, vuole anche spiegarci la finalità politica che la filosofia: 1) FILOSOFIA: ha lo scopo di creare e mettere su una comunità felice in cui vige la giustizia per tutti; lo Stato quindi, può esser guidato in maniera sapiente e verso la giusta direzione solo grazie ai filosofi; 2) il filosofo diventa davvero filoso solo nel momento in cui sente il dovere morale di divulgare la conoscenza; c’è chi pensa, e anche legittimamente, che lo schiavo una volta fuggito, sarebbe dovuto rimanere lì fuori…invece ritorna nella caverna, e proprio come Socrate, alla fine, nessuno lo capisce e quindi viene ucciso. LA CONDANNA DELL’ARTE IMITATIVA - Nella Repubblica, Platone ci spiega come l’arte sia tra le discipline assolutamente da evitare, e questo per 3 motivi: MENONE: il primo dialogo della maturità, Platone inizia concretamente la sua ricerca e propone delle proprie dottrine. - Il dialogo si svolge a casa di Menone, è un aristocratico Ateniese, il padrone di casa ed è in compagnia di Socrate e Anito che si aggiungerà dopo (lo troviamo anche dell’Apologia, lui criticava Socrate). Si parla del fatto che la virtù sia apprendibile e quindi insegnabile… e la domanda si Menone è: ma la virtù si apprende attraverso l’insegnamento o attraverso la pratica? Da questa domanda capiamo già che virtù non è solo insegnabilità, per così dire “calando dall’alto”, ma ci sarà una certa pratica. - Allora innanzi tutto, Socrate dice a Menone di chiamare il suo schiavo, il quale non aveva istruzione…allora Socrate, guidandolo, gli permette di dimostrare il teorema di pitagora. - Questo va a prova del fatto che conoscere è ricordare, e come? Mettendo in atto i nostri ricordi. (da qui tutta la teoria della reminiscenza/anamnesi, metempsicosi e concezione innatistica) - Allora poi alla domanda della virtù, Platone per bocca di Socrate, afferma che questa sia apprendibile non tanto attraverso l’insegnamento…ma quanto alla pratica. La virtù non è insegnabile come affermavano i sofisti, ma questa si apprende interiorizzandola, facendola propria attraverso la pratica. - A Socrate viene poi posta un’altra domanda, e cioè: ma perché esistono genitori virtuosi con figli non virtuosi? Socrate risponde continuando a confermare la sua tesi sulla pratica, che la virtù non è un qualcosa che si tramanda geneticamente…magari un genitore virtuoso sportivo potrebbe insegnare determinate tecniche al figlio…ma se quest’ultimo non pratica, perché magari non è ama lo sport...allora non ci sarà niente da fare. - Quindi cosa sono la virtù? È una ricerca personale, mutevole e costante. Quindi la virtù è un abito...non un abito da acquistare…a un abito da costruire. - Quindi in quest’opera si inizia a parlare di cosa fosse per Platone la conoscenza, la virtù, e si parla della teoria della reminiscenza/anamnesi (ricollegandosi alla dottrina pitagorica della metempsicosi). Lo Stato per Platone - Dello Stato, Platone ce ne parla ne La Repubblica. . C’è innanzi tutto da fare una premessa: lo Stato, si basa sul principio di giustizia, la giustizia a sua volta deve contenere tutte le virtù. - Quindi, per Platone lo Stato deve esser composto da 3 classi sociali: 1) filosofi, la cui caratteristica è la sapienza 2) guerrieri, la cui caratteristica è il coraggio 3) cittadini A proposito di classi sociali, Platone ci parla della tripartizione delle anime corrispondenti ad ognuna di esse: . anima ferrea: persone che vedono il lavoro come un peso, che vivono solo per produrre, talvolta anche contro voglia; . anima argentea: le persone che hanno un senso morale molto alto, che ci proteggono . anima aurea: coloro di alta cultura che dovrebbero governare il paese La virtù è una caratteristica dello Stato, in quanto deve far parte di tutte e classi sociali
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