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italiano: italo svevo, Appunti di Italiano

intellettuale atipico, la coscienza di zeno, il concetto di inetto, linguaggio e stile, rifiuto della malattia, duplicità dell’io, psicanalisi per svevo

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 23/01/2024

alessiaasolmona
alessiaasolmona 🇮🇹

21 documenti

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Scarica italiano: italo svevo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ITALO SVEVO Gli anni iniziali del 900’ sono caratterizzati da un’incertezza persistente e angosciosa nei confronti della realtà e del proprio “io” interiore poiché non possono essere conosciuti mediante la scienza. Un intellettuale atipico Svevo presenta una fisionomia intellettuale profondamente diversa da quella del tradizionale letterato italiano di fine Ottocento. Le ragioni vanno ricercate: ● nell’ambiente triestino (Trieste è una città di confine dove convivono culture differenti); ● L’origine familiare (era di famiglia israelita perciò ebbe modo di conoscere la cultura ebraica); ● la formazione (condusse studi commerciali e la scrittura letteraria rappresenta un’attività secondaria). I maestri di pensiero: Schopenhauer, Nietzsche e Darwin Alla base dell’opera letteraria vi è una solida cultura filosofica, arricchita da un interesse verso la scienza. Gli autori più ammirati sono i filosofi Schopenhauer e Nietzsche e lo scienziato Charles Darwin. ● Di Schopenhauer gli interessava il pessimismo radicale, basato sulla convinzione dell’inutilità della volontà dell’uomo per decidere il proprio destino; ● Da Nietzsche trae l’idea del soggetto come pluralità di stati d’animo in continua trasformazione; ● Grazie all'influenza di Darwin, Svevo presenta il comportamento dei suoi personaggi come un prodotto di leggi. I rapporti con il marxismo L’atteggiamento critico di Svevo è influenzato dal marxismo: la psicologia dei protagonisti dei suoi romanzi è legata alla realtà della classe sociale a cui il singolo appartiene. Per quanto riguarda le proposte politiche, Svevo non condivide le posizioni marxiste (ovvero la dittatura del proletariato e l'abolizione della proprietà privata) ma preferisce prospettive di tipo utopistico. LA COSCIENZA DI ZENO Le vicende Il protagonista-narratore è una figura di inetto che appartiene alla ricca borghesia commerciale. Egli conduce una vita oziosa e scioperata. Il padre non ha la minima stima per il figlio poiché lo considera irresponsabile e immaturo e nel testamento lo consegna in una tutela al fidato amministratore Olivi. Zeno a sua volta ama sinceramente il padre ma con il suo ozio e la sua incostanza negli studi non fa che procurargli amarezze e delusioni. Il vizio del fumo a cui Zeno collega intollerabili sensi di colpa, ha nel suo fondo inconscio proprio l’ostilità contro il padre. Quando si trova sul letto di morte, il padre lascia cadere uno schiaffo sul viso del figlio che lo assiste e Zeno resta nel dubbio se sia stato un gesto involontario oppure una punizione e cerca quindi disperatamente giustificazioni per pacificare la propria coscienza. Dopo la scomparsa del padre Zeno cerca una figura paterna sostitutiva e la trova in Giovanni Malfenti, un uomo d’affari che incarna l’immagine tipica del borghese. Zeno decide di sposare una delle due figlie. Si innamora della più bella Ada ma questo amore non viene ricambiato. Decide così di fare la sua proposta alla sorella più brutta, Augusta. In realtà Augusta era la moglie che Zeno aveva scelto come sua amata: Augusta si rivela la donna di cui egli ha bisogno, amorevole come una madre capace di creargli un clima di dolcezza. L’inattendibilità di Zeno narratore Il narratore Zeno è chiaramente un narratore inattendibile di cui non ci si può fidare e questo rappresenta un tentativo di autogiustificazione da parte di Zeno, che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti con le altre persone, mentendo costantemente a se stesso. Le menzogne sono autoinganni inconsapevoli per mezzo dei quali il suo inconscio cerca di mettere a tacere i sensi di colpa. La «coscienza» di Zeno appare come cattiva e falsa. Inetto Zeno è il rappresentante perfetto dell’inetto sveviano. L’inetto Zeno è un uomo eternamente indeciso, incapace di prendere in mano le situazioni. Il complesso di Edipo di Zeno Ne “La coscienza di Zeno”, compare rappresentata magistralmente una delle dottrine fondamentali di Freud, il complesso d'Edipo. Il complesso edipico consiste in un attaccamento “libidico” verso il genitore di sesso opposto e in un atteggiamento ambivalente (con componenti positive di affettuosità e tendenza alla identificazione, e componenti negative di ostilità e gelosia) verso il genitore di egual sesso. Zeno infatti inizia a fumare rubando al padre prima i soldi, poi i mezzi sigari accesi da lui e lasciati in giro, in ciò traspare la volontà del ragazzo di appropriarsi della forza virile del padre sottraendola al detentore e sostituendosi a lui. Si può vedere il complesso edipico anche nel piacere che prova Zeno nel sottrarre al padre il posto sul divano vicino alla madre. Tutti i rancori, i rapporti conflittuali, tra padre e figlio trovano il culmine nel capitolo “la morte di mio padre”. Sin dal primo passo trascritto nel capitolo viene presentato un ritratto del padre e viene offerta una ricostruzione del conflitto del figlio con lui. E' un ritratto che, pur dietro le mascherature dell'affetto filiale, appare cattivo, corrosivo, e rivela tutti gli impulsi aggressivi e profondi del personaggio-narratore che si scatenano inevitabilmente in occasione della malattia del padre, che lo priva della forza e del suo potere simbolici, lo trasforma in un essere debole ed indifeso. Dietro lo sgomento e il dolore di Zeno affiora continuamente il desiderio che il padre muoia. Zeno Cosini ha deciso di interrompere la terapia presso il dottor S. perché non crede alla diagnosi che verte sul complesso di Edipo. Il protagonista si trasferisce a Trieste, dove riceve una lettera del dottor S. che lo prega di riprendere la cura: egli si sente però, ormai, guarito e forte, grazie al successo ottenuto in ambito commerciale. Da quest'ultimo capitolo sorge una violenta requisitoria contro la teoria e la pratica freudiane. In generale si può affermare che Svevo consideri la psicoanalisi non tanto una chiave par giungere alla verità, o una forma terapeutica ma, anzitutto, un nuovo e prezioso strumento di lavoro offerto agli scrittori per esplorare l'animo umano.
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