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Guide e consigli
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ITALIANO Luigi Pirandello, Dispense di Italiano

La figura e le idee. Gli eventi biografici. Einstein, Freud, Bergson, Binet. Mussolini e il Regime. Il saggio su L’umorismo e la poetica di Pirandello. Vita e Forma. Pessimismo e nichilismo. Il treno ha fischiato. Il fu Mattia Pascal. Maledetto sia Copernico! Lo <<strappo nel cielo di carta>> e la filosofia del <<lanternino>>. La conclusione. Pallottoline! Libro, appunti, collegamenti per la maturità anche con altre materie.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 14/06/2023

veronica_study_notes
veronica_study_notes 🇮🇹

4.5

(22)

123 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica ITALIANO Luigi Pirandello e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Pirandelliano: Non riesci a distinguere la verità dall’apparenza Pirandello e Einstein (si dice orgoglioso di stringergli la mano, dice “noi siamo parenti” dal punto di vista culturale) Pirandello va a sgretolare certezze come Einstein: i “valori assoluti”, mette in discussione il concetto stesso di identità (studi quasi contemporanei a quelli di Freud). L’uomo ha sempre pensato a se stesso come unità, ma Freud dice che non esiste l’io. Pari alla rivoluzione copernicana, in cui si perdeva la Terra come centro di gravità. Si definisce “Figlio del caos” > nasce in contrada Caos. Ma allude al sistema in cui non c’è logica. Sfiducia radicale nei confronti della nuova Italia. > diventa nella sua opera disillusione e pessimismo esistenziale. Visione del mondo • Non propone soluzioni operative (D’Annunzio); NO nuovi valori per riscattare la miseria del presente. • Sulla linea di Scapigliati e Verga conduce inchiesta sulle ragioni della crisi; • Denuncia il nuovo modo di essere dell’uomo contemporaneo. • Pur formato nella cultura positivista di secondo Ottocento: - P. nutre amaro materialismo di fondo; No ottimismo scientifico, né fiducia nel progresso. - scienza e ragione = strumenti in grado di corrodere miti superomistici e illusioni ideali. (pensiero critico e materialista di Leopardi) Si sofferma su due autori tedeschi: • Schopenhauer: rilettura del pessimismo antidealistico • Nietzsche: pensiero negativo, “la morte di Dio”, relativismo gnoseologico (come si conosce > non si può conoscere tutto) ≠superomismo filtrato da D’Annunzio P.161 T2 Il treno ha fischiato Voce narrante in prima persona che si palesa ogni tanto. Avvertimento del contrario. Anomalia come malattia (ricovero). "Circoscrivere" “limiti” collegamento (opposto) a Bergson > "incomincia la non vita quando ci si cristallizza in una forma”. Uscire da una forma formalmente imposta. “Viso gonfiato” contrario di "circoscritto". Quando gli chiedo perché dice di aver sentito il treno fischiare. Risposta che sembra non sensata. Ha in casa tre persone cece (una dalla nascita, due dopo la cataratta), due figlie vedove con figli. Tutti vogliono essere serviti, sfamati. L'unico stipendio è quello di Belluca. La famiglia può bloccare. Fischio del treno > viaggiare, spostarsi, miseria delle sue notti viene portata via, esiste il mondo che implica la vita che si vive. Un senso da dare all'esistenza c’è nonostante le trappole. P.190 T5Maledetto sia Copernico! Secondo Mattia Pascal non si può più scrivere romanzi a causa di Copernico, perché la scienza spodesta l’uomo dalla sua posizione di centro di gravità (fine dell’antropocentrismo, assenza di finalismo). Don Eligio fa notare che l’uomo comunque si distrae facilmente (“distrazione provvidenziale”) dal fatto di essere semplici atomi. Discorso filosofico e metaletterario. Condizioni dell’uomo moderno (si sente insignificante nel cosmo). Umorismo: tono leggero per contenuti drammatici Termini quotidiani e uso dei diminutivi. P.194 T6 Lo <<strappo nel cielo di carta>> e la filosofia del <<lanternino>> “Oreste diventerebbe Amleto, l’eroe del dubbio” Nuovi eroi: Eroi del dubbio > non hanno certezze > le certezze vengono da ideologie esterne all’individuo > forme. Oreste vede che il cielo di carta è strappato, ci sono fili che lo manovrano, non è lui a decidere, ma la sua decisione è il frutto di un’ideologia esterna (guarda analogie con Nietzsche). “Beate le marionette, su le cui teste di legno il finto cielo si conserva senza strappi!” vivere così è più facile, belli i tempi di Copernico, tutto spiegato e giustificato. Vivere senza più certezze non è semplice. Si è perso sia l’assoluto divino, sia quello scientifico (Simplicio “tolto dio e tolto Aristotele, a chi ci appelleremo?” Beate le teste di legno che si accontentano di un’ideologia pur di star bene. Qui inizia una pagina che ai Regimi non sarebbe assolutamente andata bene. Pirandello scrive che gli uomini vogliono essere teste di legno. Ci sono tante ideologie da poter seguire: religione, socialismo, nazionalismo (Fascismo). Se sono in una stanza completamente buia e ho un lanternino, me lo metto davanti per vedere e camminare. Questo mi fa vedere un piccolo spazio intorno a noi (vedere > conoscere). Ma tutto quello che è in ombra non esiste? E se avesse un paralume colorato di rosso, significa che quella realtà è rossa? Interpretazione del mondo viziata dallo strumento, dal lanternino, metafora delle ideologie (sono interpretazioni parziali). Grandi ideologie=“lanternoni” > sembrano sicuri, è più comodo. Nelle grandi crisi succede che si cerca qualsiasi cosa sia stabile: C’è il biennio rosso prima del Fascismo. C’è Wall Street prima del Nazismo. Collegamento matura tra strappo nel cielo di carte e lo smascherare la religio (latino). P.198 T7 La conclusione Per lui nella società non c’è più posto. Si rifugia in una biblioteca, da una vecchia zia, a scrivere la sua storia. Don Eligio, sacerdote, ha il compito di riordinare libri in disordine e polverosi > metafora della "chiesa detentrice dell’unico vero sapere, che però ora non funziona più come concetto. Libri polverosi, quei contenuti non interessano più a nessuno, la gente non legge crede e basta”. Collegamento al finale dei Promessi Sposi: Lucia le cose le sapeva perché aveva la fede. Qui però ad avere la fede dovrebbe essere Don Eligio, ma è Mattia Pascal a far osservare che non funziona così. Si può vivere anche fuori dalle ideologie. Lui va a vedere la sua tomba. Qualche curioso gli chiede chi lui sia: l’unica risposta che può dare è << Io sono il fu Mattia Pascal >>. L’identità è qualcosa di estremamente sfuggente, fragile, indefinibile. Pallottoline! dalla raccolta La giara, parte delle Novelle per un anno. L’insignificanza dell’uomo nell’universo: Pirandello riprende Leopardi Protagonista è il tipico “filosofo” pirandelliano, che si estrania dalla vita comune e, poiché ha preso coscienza della sua assurdità e insignificanza, la guarda come da una distanza infinita, da cui ogni suo aspetto appare meschino e ridicolo. Il prof. Jacopo Maraventano lavora all’osservatorio meteorologico di monte Cavo, presso Roma, dove vive appartato dal mondo, con la moglie e i figli, tutto immerso nei prediletti studi di astronomia. sono appunto tali studi a suggerirgli la sua disincantata filosofia. Col giungere dell’autunno i villeggianti lasciano il monte e Maraventano resta assoluto padrone della sua solitudine, senza più essere disturbato da nessuno. [...] Su la vetta ormai si udiva solo il vento parlare con gli alberi antichi. Jacopo Maraventano restava assoluto padrone della solitudine, libero in mezzo alla nebbia, signore dei venti, piccolo su quell’alta punta nevosa al cospetto del cielo che da ogni parte lo abbracciava e nel quale d’ora in poi poteva tornare a immergersi, a naufragare, non più infastidito o distratto. Assistendo, come gli pareva d’assistere con la fantasia, nel fondo dello spazio, alla prodigiosa attività, al lavoro incessante della materia eterna, alla preparazione e formazione di nuovi soli nel grembo delle nebulose, al germogliare dei mondi dall’etere infinito: che cosa diventava per lui questa molecola solare, chiamata Terra, addirittura invisibile fuori del sistema planetario, cioè di questo punto microscopico dello spazio cosmico? Che cosa diventavano questi polviscoli infinitesimali chiamati uomini; che cosa, le vicende della vita, i casi giornalieri, le afflizioni e le miserie particolari, le generali calamità? E di questo suo disprezzo, non che della Terra, ma di tutto il sistema solare, e della stima che si era ridotto a far delle cose umane, considerandole da tanta altezza, avrebbe voluto far partecipi moglie e figliuola, che si lamentavano di continuo ora per il freddo ora per la solitudine, traendo da ogni piccola infelicità argomento di lagni e di sospiri. E le sere d’inverno, lassù, mentre Didina e la madre, infreddolite, se ne stavano raccolte in cucina e lui, senza neppure saperlo, sventolava davanti al fornello per far bollire la pentola, parlava loro delle meraviglie del cielo, spiegava la sua filosofia. – Punto di partenza: ogni stella un mondo a sé. Un mondo, care mie, non crediate, più o meno simile al nostro; vale a dire: un sole accompagnato da pianeti e da satelliti che gli rotano intorno, come i pianeti e i satelliti del nostro sistema attorno al sole nostro, il quale, sapete che cos’è? Vi faccio ridere: nient’altro che una stella di media grandezza della Via Lattea. Ne volete un’idea? Trasportate nello spazio il nostro mondo – questo così detto sistema solare – a una distanza uguale… non dico molto – a poche migliaia di volte il suo diametro, cioè, alla distanza delle stelle più vicine. Orbene, il nostro gran sole sapete a che cosa sarebbe ridotto rispetto a noi? Alle proporzioni d’un puntino, luminoso, alle proporzioni di una stella di quinta o sesta grandezza: non sarebbe più, insomma, che una stellina in mezzo alle altre stelle. – Scusa, – interloquiva Didina, che insieme con la madre, non sapendo che fare, gli prestava ascolto, d’inverno. – Hai detto rispetto a noi. Ma, trasportando il sole, la terra non dovrà pure, per conseguenza … – No, asinella! – la interrompeva il padre. – La terra lasciala qua. E un’ipotesi, per farti capace. Didina alzava le spalle: non si capacitava. – Che c’entra! Il sole è sempre il sole – E che cos’è? – le gridava allora il padre sdegnatissimo. – Ma lo sai che se Sirio sputa, il sole ti si spegne, come una candela di sego? Sappilo: – pah! si spegne. – Jacopo, – diceva placidamente la signora Guendalina. – Se non ci metti altro carbone, ti si spegne pure il fuoco e l’acqua ti bolle per l’anno santo. Egli allora scoperchiava la pentola, guardava dentro, poi rispondeva alla moglie: – No, comincia a muoversi. Faccio vento, lo vedi. Ma veniamo ai nostri grandi pianeti. Care mie, alla distanza che vi ho detto, s’involerebbero addirittura al nostro sguardo, tutti, meno, forse, Giove… forse! Ma non crediate che potreste scorgerlo a occhio nudo! Forse con qualche telescopio di prim’ordine; e non lo so di certo. Pallottoline, care mie, pallottoline! Quanto a noi, alla nostra Terra, non se ne sospetterebbe nemmeno l’esistenza. E volete far sparire anche il sole? Basta, col beneplacito di Didina, senz’altro, là! retrospingerlo alla distanza delle stelle di prima grandezza. C’è? Non c’è? Uhm! Sparito. [...] – Pensare… pensare che la stella Alfa della costellazione del Centauro, vale a dire la stella più vicina a questo nostro cece, alias il signor pianetino Terra, dista da noi trentatré miliardi e quattrocento milioni di chilometri! Pensare che la luce, la quale,
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