Italiano - Luigi Pirandello, Appunti di Italiano

Scarica Italiano - Luigi Pirandello e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! PIRANDELLO Nasce nel 1867 a Girgenti, oggi Agrigento. La famiglia, di tradizione garibaldina e antiborbonica, è proprietaria di alcune zolfatare e appartiene alla nuova borghesia professionistica e industriale siciliana destinata, dopo l’Unità d’Italia, a divenire la nuova classe dirigente dell’isola. Dopo essersi laureato in filosofia presso l’università di Bonn in Germania, rientra a Roma e conosce Luigi Capuana, il teorico del verismo anch’egli siciliano, che lo spinge ad intensificare il suo lavoro di narratore. Inizia così la stesura del primo romanzo, Marta Ajala che viene pubblicato tempo dopo la stesura con il nuovo titolo L’esclusa. La notizia dell’improvviso dissesto finanziario familiare (le zolfatare fonte dell’agiatezza diventano impraticabili in seguito ad un allagamento) lo sconvolge, ma ancor di più sconvolgerà la moglie che, già sofferente di nervi, si aggraverà progressivamente sino al punto di cadere preda della pazzia. La vita familiare diventa un susseguirsi di violente scenate da parte della moglie Antonietta, presa da mania di persecuzione e di gelosia nei confronti del marito, fino a quando nel 1919 non verrà ricoverata in una casa di cura dalla quale non uscirà più. Per Pirandello il dramma della moglie, che inciderà non poco sulla sua amara visione della vita, è un trauma gravissimo; la necessità di guadagno immediato per far fronte al mantenimento della famiglia costringe lo scrittore ad un’intensa attività. Nel 1904 sulla “Nuova Antologia” esce Il fu Mattia Pascal; in seguito appaiono altre raccolte di novelle; e ancora dopo inizia la stesura di un nuovo romanzo I vecchi e i giovani. Nel 1908 teorizza la sua poetica nel saggio L’umorismo. Nel 1915-16 Pirandello inizia la sua prodigiosa carriera di teatro. Il primo successo è Pensaci Giacomino ! dopo seguiranno: Così è se vi pare, il berretto a sonagli e il piacere dell’onestà, Sei personaggi in cerca d’autore. Il teatro pirandelliano diventa centro di discussione e di dibattiti in Italia e all’estero; gli spettacoli si susseguono; crescono i consensi alla sua opera, anche a quella narrativa. Frattanto nascono nuove e importanti opere: Enrico IV, L’uomo dal fiore in bocca, Ciascuno a suo modo, il romanzo Uno, nessuno e centomila, Questa sera si recita a soggetto. Nel 1934 gli viene conferito il premio Nobel per la letteratura. Muore due anni più tardi, a Roma. La coscienza della crisi Pirandello, come Svevo, è un intellettuale isolato nel panorama culturale italiano, ma forse proprio per questo la sua letteratura consente di seguire il percorso della crisi storica ed esistenziale dell’individuo, e dell’intellettuale in particolare, nella società borghese tra ‘800 e ‘900. Negli anni della sua prima formazione (dopo il 1870) una profonda irrequietudine e insoddisfazione domina i vari settori dell’opinione pubblica e negli intellettuali più giovani per il fallimento del Risorgimento. Il rinnovo del Paese non è avvenuto, le zone meridionali sono regredite a terra di conquista senza alcuna possibilità di sviluppo; la vita politica è impastata nel trasformismo e negli scandali. La società borghese è esasperata e delusa e la sua irrequietudine troverà sfogo nel fascismo, che sarà invece il punto massimo di involuzione e di crisi. Anche l’intellettuale viene investito da questa crisi, una “crisi d’identità”; e Pirandello è il testimone e la coscienza della crisi dell’intellettuale che ha perduto la capacità di elaborare valori, forme e modelli di vita, che non rappresenta più la funzione dirigente della società, funzione d’ora in poi assolta dai partiti e dalle organizzazioni di massa. Le opere di Pirandello però non documentano solo la crisi dell’intellettuale, ma anche quella dell’uomo moderno e della sua coscienza infelice: dunque crisi storica ed esistenziale insieme. Il sentimento del contrario Pirandello avverte il crollo dei valori e delle convenzioni su cui la borghesia ha costruito la sua ascesa egemonica, e si dà uno strumento di analisi, una poetica, che gli consenta di trovare una chiave di lettura di quella realtà oltre i modelli del Positivismo e del Naturalismo. A questo proposito il saggio L’umorismo è un documento di fondamentale importanza, perché in esso lo scrittore teorizza la sua poetica e fissa quella umana condizione di dissonanza che resterà poi il perno attorno a cui ruoterà gran parte della sua produzione. L’umorismo non è né comicità né ironia: infatti il comico è un avvertimento del contrario, l’umorismo un sentimento del contrario. Tale distinzione è esemplata dallo scrittore stesso in un personaggio minore de L’esclusa, la vecchia signora Poponica, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa da quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Questa apparizione muove il riso perché si avverte che essa è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Il comico pertanto nasce da una contraddizione, dalla disintegrazione di una norma. Ma se noi a questo primo e spontaneo avvertimento del comico, facciamo intervenire la “riflessione”, cioè andiamo più addentro alla contraddizione e ci chiediamo perché mai una vecchia e rispettabile signora si sia conciata in quel modo, scopriremo che essa non prova forse piacere a pararsi così…ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che…riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei. Allora, dopo questa analisi, noi non rideremo più