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Italiano pirandello, Tesine di Maturità di Italiano

pirandello tema maschera

Tipologia: Tesine di Maturità

2015/2016

Caricato il 14/06/2016

MartinaDN2503
MartinaDN2503 🇮🇹

3.7

(11)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Italiano pirandello e più Tesine di Maturità in PDF di Italiano solo su Docsity! ‘’Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti.’’ Uno, nessuno e centomila - Quaderni di Serafino Gubbio operatore -Luigi Pirandello Nell’Italia di inizio Novecento, il tema della perdita di identità degli individui appare molto attuale: con la crisi del Positivismo, l’influsso del capitalismo e dell’industria ma l’arretratezza del sud – Italia, anche l’immagine che ognuno ha di sé, subisce profondi cambiamenti: si frantuma, non riesce più a definirsi ‘’integra’’. Con il Decadentismo l’uomo che non ha più un’identità precisa, non si riconosce nel mondo esterno e deve trovare da solo le ragioni e la forza di affermarsi, vivere, esistere… mascherandosi. Il tema della maschera è stato trattato nella maggior parte delle opere del romanziere e scrittore teatrale Luigi Pirandello (Agrigento 1867-Roma 1936). Le teorie dell’autore si basano, preliminarmente sul concetto del vitalismo: secondo Pirandello la realtà è caratterizzata da un costante flusso di trasformazioni da uno stato ad un altro; tutto quello che si separa da questo flusso inizia il suo disfacimento, che si conclude con la morte. Lo stesso avviene per l’uomo, colui che tende a creare una propria personalità separata dal flusso costante della vita universale. È proprio la personalità di ognuno su cui Pirandello si focalizza, sostenendo che essa non è altro che una forma relativa al soggetto, all’io, quindi a noi stessi e costituisce la percezione che ognuno ha di se stesso. La forma è anche relativa, ovvero basata sulla visione che il mondo ha del singolo. Per questo motivo, ad una persona corrispondono diverse personalità o forme, che vengono dunque, attribuite preliminarmente dal soggetto stesso e, successivamente, dall’universo circostante. Pirandello, con la ‘’teoria delle maschere’’ arriva a sostenere che la forma è solamente un’illusione, una costruzione fittizia, qualcosa che l’individuo impone da sé: una maschera. Il confronto pirandelliano con le altre concezioni della maschera mira, addirittura, a svalutare il volto che la maschera copre. Secondo gli autori proposti nella tesina, dietro alla maschera si celano personalità con caratteristiche e scopi ben precisi, al contrario, sotto la maschera di Pirandello, si trova solo un costante flusso di stati di trasformazione, che si identificano con un volto indefinito, mutabile, con un ‘’nessuno’’. Per questo motivo la critica di Pirandello si focalizza sul singolo, il quale viene definito ‘frantumato’ nella teoria della ‘’frantumazione dell’io’’, appunto. Questa teoria è la spiegazione della crisi che si sta sviluppando nell’Italia novecentesca: le certezze riguardo all’idea di una soggettività unitaria, coerente e forte e di una realtà oggettiva chiara e precisa vanno man mano perdendosi. Innovazioni come l’industria, la visione monopolistica, il formarsi di agglomerati di metropoli, in questo periodo erano le vere cause della cosiddetta ‘’spersonalizzazione del singolo’’: negli anni che seguono la guerra, mirano a colpire le masse, la folla, e, al contrario, non si preoccupano di tutti gli esseri che la compongono, i quali, dunque, inevitabilmente, si ritrovano gli uni uguali agli altri: costantemente frantumati esternamente ma, all’interno di loro stessi, vuoti. La vera trappola dell’io è costituita, secondo lo scrittore di Agrigento, dalla società, vista come un ’’enorme pupazzata’’, che si fonda su convenzioni, finzioni, maschere, ed è divisa in due parti, che, in diverso modo ma con la stessa intensità, influiscono sul singolo: la famiglia e il lavoro. La società appare qualcosa di estremamente complesso e l’unico modo per riuscire ad evaderne è utilizzare la facoltà dell’immaginazione, oppure, inconsciamente, entrare in contatto con i punti più oscuri e tenebrosi della follia. In Pirandello inizia, quindi, a sorgere un rifiuto verso la società, che lo spinge ad allontanarsi dalla scena politica, rifiutandone un ruolo attivo e, al contrario, teorizzando la figura del ‘’forestiere della vita’’, ovvero un personaggio che, non accettando di assumere una posizione all’interno del contesto sociale, rifiutando una vita stereotipata e chiusa nel circolo vizioso lavoro-famiglia-lavoro, è dominato da un forte senso di evasione, che lo spinge a cercare nuovi orizzonti per sentirsi finalmente realizzato. Nonostante Pirandello si chiuda in un pessimismo radicale, riesce, comunque a mantenere una visione lucida della realtà, che lo conduce a creare opere di grande valore, focalizzate non solo nella chiave a lui contemporanea, ma che costituiscono un punto di partenza per una riflessione ai tempi odierni. Un punto di positività viene trovato da Pirandello nella teoria del ‘’relativismo conoscitivo’’. Questo si basa sulla causa scatenante della ‘’frantumazione dell’io’’, (l’idea che il reale non sia un’unica forma di vissuto, ma, al contrario, qualcosa di multiforme, in cui non può esistere una visione oggettiva). Il relativismo si basa appunto sull’idea che ogni essere ha la sua verità, il suo modo di vedere le cose. Per questo motivo, non esiste una visione universale di un fenomeno o, nel caso delle maschere, di un individuo, ma molteplici. Tutto ciò, però, conduce ad una sorta di incomunicabilità: gli uomini, avendo ognuno le proprie verità tra le mani, hanno molte difficoltà a metterle in relazione con gli altri, quindi anche a riordinare la realtà. Questo è un compito molto arduo per Pirandello, il quale, infatti, perderà fiducia che questa sistemazione possa avvenire, aprendo la sua visione del mondo nel Decadentismo e, in particolare, nella sua grave ‘’crisi dell’io’’. Il Decadentismo si basa sulla fiducia di un ordine mistico che possa riordinare la realtà, cogliendone l’essenza ultima, grazie alla posizione dell’io al centro del mondo; ma in Pirandello tutto ciò non è possibile: secondo egli, la realtà non è unitaria, e, allo stesso modo non lo è il singolo. L’io è frantumato, annullato in tutte le maschere che da lui stesso, da una parte, e dalla società dall’altra, vengono poste sul suo volto, che appare quindi vuoto, inesistente. Il soggetto diventa un ‘’nessuno’’. La frantumazione dell’io ed il relativismo conoscitivo sfociano nel dualismo: la discrepanza che Pirandello individua tra ciò che si è realmente e ciò che si manifesta all’esterno, tra l’essenza e la maschera che ci viene imposta dalla società o che ci si impone da soli, in relazione alle situazioni che incontriamo. Le opere che meglio mettono in scena le teorie di Pirandello sono i romanzi ‘’Il fu Mattia Pascal’’, ‘’Uno, nessuno e centomila’’, l’opera teatrale ‘’Maschere nude’’ il saggio ‘’L’umorismo’’. Vitangelo Moscarda : la maschera senza un volto Avviato nel 1909 ma portato a termine tra il 1925 e il 1926 ed apparso su ‘’La fiera letteraria’’, ‘’Uno, nessuno e centomila’’ è il romanzo che riprende il tema della crisi dell’identità individuale, già avanzato nel precedente romanzo ‘’Il fu Mattia Pascal’’(1904). Al centro dell’ultimo romanzo di Pirandello è collocato il problema dell’identità. Raccontando in maniera retrospettiva, la visione della vita di Vitangelo Moscarda cambia completamente a seguito della presa di coscienza di avere il naso pendente più da una parte. Da questa constatazione, apparentemente insignificante, il protagonista è tormentato: si rende conto che l’immagine che le persone hanno di lui non corrisponde a quella che egli ha di se stesso: esistono ‘’infiniti Moscarda’’, che la gente percepisce, conosce e giudica. Per questo motivo, nel protagonista, si fa strada una repulsione per le maschere che gli altri, inconsciamente, mettono su di lui, che culmina in un orribile un angosciante senso di solitudine. La sua pazzia ha inizio quando egli decide di smontare tutte le maschere che gli altri gli hanno imposto: Vitangelo compie i gesti più assurdi e bizzarri ed il su scopo appare però diverso da quello del suo ‘’predecessore’’ Mattia Pascal: se quest’ultimo desiderava crearsi una nuova identità, Moscarda invece mirava a distruggere le identità imposte
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