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ITALIANO - PIRANDELLO E SVEVO, Dispense di Italiano

RIASSUNTI COMPLETI SU PIRANDELLO E SVEVO

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 23/05/2023

memilp
memilp 🇮🇹

5

(4)

63 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica ITALIANO - PIRANDELLO E SVEVO e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Romanzo europeo del primo Novecento Il romanzo del primo Novecento rinnova i canoni narrativi: la vita interiore dei personaggi è al centro della narrazione mediante procedimenti come la memoria involontaria e il flusso di coscienza. Inoltre, si sperimentano nuove forme narrative: al racconto dei fatti viene sostituita la percezione che ha l’io di essi; al tempo cronologico viene sostituito quello interiore. I temi principali sono la quotidianità frantumata, che permette il fluire incontrollato dei pensieri, e la riflessione filosofica della crisi dell’individuo e della società. Nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto (1913-22) di Proust l’io compie un viaggio interiore nel passato per ritrovare la propria natura e si distingue la memoria volontaria e da quella involontaria: la prima non riesce a rievocare il passato interamente; la seconda riesce a riprendere anche i ricordi cancellati dal tempo. La rievocazione del passato è scandita dal tempo interiore: lo scrittore passa in silenzio anni interi della vita del protagonista, mentre descrive a rallentatore gli episodi che si presentano nella memoria come se fossero attuali. L’Ulisse (1922) di Joyce attua una rivoluzione delle strutture narrative tradizionali: la complessità del reale e della vita psichica è resa attraverso il flusso di coscienza; il romanzo si svolge in un unico giorno, il 16 giugno 1904 a Dublino; l’opera riprende il mito in chiave ironica, infatti Leopold Blum è l’Ulisse contemporaneo, mentre la moglie Molly incarna Penelope. Nei romanzi di Virginia Woolf la realtà coincide con quella soggettiva della coscienza dei personaggi. Nel romanzo La signora Dalloway (1925) le vicende di una signora dell'alta società e di un reduce di guerra, nell'arco di una giornata, diventano l'occasione per scavare nell'interiorità dei personaggi. Nel romanzo Al faro (1927) la Woolf sviluppa la concezione della vita come flusso inarrestabile: solo illuminazioni improvvise possono dare un significato all’esistenza. Thomas Mann unisce nella sua opera la tradizione letteraria tedesca dell'Ottocento e le tendenze culturali del nuovo secolo. Interprete della cultura e dei valori della borghesia, ne racconta la decadenza spirituale attraverso la metafora della malattia. In La morte a Venezia (1912) la crisi dello scrittore prefigura quella dell'Europa e della sua cultura prima della prima guerra mondiale, rappresentata dal colera che colpisce la città. La montagna incantata (1924) è un romanzo- saggio in cui la malattia è espressione del disagio dell'individuo rispetto a una realtà ostile. Il protagonista, non trovando nelle ideologie politiche una risposta ai suoi interrogativi esistenziali, preferisce alla vita artificiale della "montagna incantata" la vita vera, in mezzo agli altri uomini in guerra nel primo conflitto mondiale, anche se può morire. Robert Musil corrode l'impianto tradizionale del romanzo dall'interno: la disgregazione è il fondamento della realtà ed principale elemento della narrazione; la stessa incompiutezza dell'opera è la prova dell'impossibilità di raggiungere una visione unitaria del mondo. Ne L’uomo senza qualità (1923-33) le carenze dell'impero asburgico (la Kakania), indagate con ironia, sono la metafora della crisi della civiltà occidentale. Ulrich, il protagonista, è dotato di caratteristiche eccezionali ma, in un mondo privo di una gerarchia di valori, egli rinuncia ad agire. Kafka e Tozzi Scrittori del primo Novecento accomunati da due temi: il rapporto problematico col padre e il senso di inadeguatezza nell’affrontare la vita. L’ebreo tedesco Kafka fonde le radici yiddish, quelle tedesche e le innovazioni dell’espressionismo della Praga del primo Novecento. Nella Metamorfosi, favola surreale, si evidenzia il difficile rapporto col padre autoritario: l’esempio è la scena in cui il protagonista-scarafaggio esce dalla sua stanza e ogni volta viene respinto dal padre, che fraintende le sue nobili intenzioni. Ne Il processo il senso di colpa del protagonista si traduce in un surreale procedimento giudiziario intentato da un misterioso tribunale che induce il protagonista ad accettare la propria condanna a morte, senza aver formulato un’accusa precisa. Tozzi, italiano di fine Ottocento, anche provenendo da un ambito provinciale, si apre alla cultura europea ispirandosi alla psicologia di James, teorico del “flusso di coscienza” che, mettendo in evidenza come il modo di percepire il mondo sia in relazione con la capacità di affrontarlo, focalizza i suoi racconti su protagonisti nevrotici, risultato di una problematica relazione col padre. Luigi Pirandello Nacque il 28 giugno 1867 in Sicilia ad Agrigento, dove la famiglia si era rifugiata per sfuggire a un’epidemia di colera. Il padre era produttore di zolfo, con il quale il figlio avrà sempre un rapporto difficile, al contrario del forte legame affettivo con la madre. Studia alla facoltà di Lettere a Roma e poi a Bonn (Germania), dove si laurea. Nel 1894 si sposa con Antonietta Portulano, figlia di un socio in affari del padre, e si stabilisce a Roma, dove pubblica le novelle e i romanzi. Nel 1903 la miniera di zolfo di proprietà del padre si allaga e la famiglia va in rovina: per lo shock Antonietta inizia a manifestare un disturbo psichico e viene internata in una casa di cura per malati mentali, 1 dove morirà nel 1959. Luigi provvederà alla sua famiglia con l’attività letteraria, ma cerca lavoro nell'ambito dell'istruzione e pubblica nel 1908 il saggio L’umorismo con cui partecipa a un concorso a cattedre. Otterrà una cattedra, ma l'insegnamento sarà sempre per lui un lavoro non amato, che abbandonerà appena possibile. Dal 1915 Pirandello si interessa al teatro, che gli darà una fama internazionale poiché le sue commedie sovvertono gli schemi del teatro borghese. Nel 1924 fonda il Teatro d’Arte di Roma e per i quattro anni successivi la compagnia sarà in tournée per tutto il mondo. In quell’anno conosce l’attrice Marta Abba, a cui affida il ruolo di protagonista nei suoi testi teatrali e con la quale ha un rapporto intenso, documentato da un fittissimo epistolario. La sua fama internazionale venne sancita nel 1934 dal premio Nobel per il rinnovamento dell'arte drammatica e della scena. Nello stesso anno torna a Roma e, mentre segue le riprese della versione cinematografica del Fu Mattia Pascal, muore nel 1936, lasciando incompiuto il testo dei Giganti della montagna, che considerava la sua maggiore opera teatrale. In un foglietto scrisse le disposizioni per le sue esequie: le sue ceneri furono murate in una pietra al di sotto di un pino poco distante dalla casa di famiglia. Filosofia pirandelliana I fondamenti del pensiero pirandelliano si trovano nel saggio L’umorismo del 1908 e le sue prime riflessioni si concentrano sul pessimismo storico. Pirandello pensa che la filosofia positivistica ha tolto all'uomo la fede in Dio, ma non ha risposto alle domande che da sempre l'uomo si pone. Questa crisi ha prodotto una grave incertezza: Pirandello è consapevole che è impossibile ripristinare la fede ingenua nei valori religiosi, quindi all'intellettuale resta la riflessione sul mistero della vita umana e della morte. Poi Pirandello radicalizzò la sua visione pessimista, pensando che ci siano più personalità all'interno di noi e che applichiamo a noi stessi delle maschere che non corrispondono alla nostra identità profonda, ma solo a concetti ideali. Anche se Pirandello non conobbe l'opera di Freud, la sua riflessione mostra analogie con essa, arrivando ad ammettere l'esistenza di un inconscio da cui provengono pulsioni istintuali che possono risultare conflittuali col volto da noi assunto. Alla costruzione di questa maschera, che Pirandello chiama forma, contribuiscono anche i rapporti sociali, che Pirandello considera convenzioni non autentiche. In certi momenti di silenzio interiore questa maschera si infrange e i personaggi si sdoppiano, ma il “vedersi vivere” porta solo a scelte drammatiche: follia, suicidio, evasione in una dimensione alternativa della realtà. A questa visione dell'uomo e del mondo corrisponde l’adesione di Pirandello alla poetica umoristica, che implica un’arte volta a smontare le finzioni. Novelle Il corpus di Pirandello comprende 250 novelle e 7 romanzi. Egli parte dal verismo, ma si distanzia subito da esso. I temi principali delle novelle sono l’inautenticità del vivere e il fallimento esistenziale: Pirandello coglie i suoi personaggi nel momento in cui essi prendono coscienza della propria alienazione e le occasioni rivelatrici sono anche banali. Lo scopo è indurre il lettore a scoprire una verità più profonda per accrescere la sua conoscenza della realtà. L’adesione alla poetica umoristica porta Pirandello alla rinuncia dell’onniscienza del narratore ottocentesco e all’impassibilità del narratore verista, rendendo complessi i confini tra personaggio, voce narrante e autore. Uno strumento con cui l’autore dà espressione all’interiorità dei personaggi è il discorso indiretto libero, con funzione diversa da quello di Verga. Negli anni di produzione teatrale Pirandello lascia la scrittura delle novelle, per poi riprenderla negli ultimi anni della sua vita adottando il surrealismo. Quindi scompaiono la caratterizzazione socio-ambientale realistica e la descrizione fisica del personaggio. Pirandello non è più interessato a ricostruire la storia del personaggio, infatti in queste novelle domina un presente immobile e la solitudine del personaggio. Romanzi I romanzi sono stati composti tra la fine dell’Ottocento e la prima metà degli anni Venti: • 1901 L’esclusa (composto nel 1893); • 1902 Il turno; • 1904 Il fu Mattia Pascal; • 1911 Suo marito (rivisto e ripubblicato postumo come “Giustino Roncella nato Boggiòlo”); • 1913 I vecchi e i giovani; • 1915 Si gira… (ripubblicato nel 1925 come “Quaderni di Serafino Gubbio operatore”); • 1925-26 Uno, nessuno e centomila. Il primo romanzo è, Marta Ajala, pubblicato come L’esclusa. Il modello era Verga, infatti è ambientato in Sicilia e il soggetto sembra verista: il codice d’onore siciliano impone a Rocco di cacciare di casa la moglie Marta, colpevole di adulterio. La donna, però, è innocente ed è accusata dai pregiudizi del marito, del padre e del paese. Marta incontra a Palermo l’uomo di cui è accusata di essere stata l’amante e consuma davvero l’adulterio: proprio quando è colpevole 2
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