Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

italiano: Pirandello, Ungaretti, Appunti di Italiano

appunti relativi a letteratura italiana, in riferimento ad autori quali Pirandello e Ungaretti

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 19/05/2021

sara-infuso
sara-infuso 🇮🇹

12 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica italiano: Pirandello, Ungaretti e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! PIRANDELLO Umorismo Nasce dal “sentimento del contrario”, ovvero dalla riflessione sul dramma che si nasconde dietro il riso. ESEMPIO: la visione di una vecchia signora vestita e truccata da giovane, provoca il riso, ma se rifletto e penso che quella vecchia signora si acconcia in quel modo per non perdere l’amore del marito più giovane, non posso più ridere come prima e passo al “sentimento del contrario” ovvero all’umorismo. CIAULA SCOPRE LA LUNA La novella pirandelliana affronta da un lato il tema delle dure condizioni di vita nella Sicilia post-unitaria (che si collegano alla “questione meridionale” già presente nella narrativa novellistica verghiana) ma dall’altro si carica di significati simbolici. La condizione dei lavoratori in questi “formicai” è messa a fuoco da Pirandello innanzitutto tramite il personaggio di Zi’ Scarda: quest’uomo, benché non più nell’età di poter lavorare, è costretto a farlo per via della morte del figlio che gli ha lasciato “sette orfanelli e la nuora da mantenere”, viene dunque descritto come un povero diavolo irriso anche dai compagni di lavoro, ed è subito caratterizzato per la smorfia che fa con il labbro, ovvero “il suo versaccio solito” per raccogliere “il saporino di sale” di una lacrima … si tratta di un particolare apparentemente “comico”, una sorta di piccola distrazione durante le ore passate a picconare, ma in realtà le sue lacrime sono un particolare “umoristico”, tracciano sul volto del personaggio dei solchi che rimandano per analogia ai terribili cunicoli sotterranei della miniera, dove è morto il figlio -> questo elemento è un misto di patetismo e di comicità, cioè di umorismo, si allontana dai modi rappresentativi del Naturalismo e del Verismo: la prospettiva non è quella del narratore naturalista che racconta con obiettività la vicenda, né quella del narratore “corale”, in cui il linguaggio e i giudizi rispetto a quello che viene raccontato appartengono alla stessa società messa in scena. -Pirandello si ricollega all’interesse per la veridicità di Verga (i carusi venivano mandati a lavorare poco più che bambini, in una condizione di sostanziale schiavitù, come in Rosso Malpelo), ma si differenzia per l’attenzione - tipica del Decadentismo - per gli elementi psichici irrazionali ed emotivi … Se Ciàula rimanda alla fisionomia di Malpelo (cioè quella del “diverso” all’interno di un gruppo sociale chiuso), in realtà se ne differenzia in maniera netta perché lui, nella sua condizione miserevole, è un personaggio del tutto straniato dal mondo che lo circonda, è paradossalmente più a proprio agio (“cieco e sicuro”, in una sorta di ossimoro) nelle tenebre della miniera che nel buio della notte / Se Malpelo aveva “il cuoio duro” e un punto di riferimento nel padre, Ciàula è inerme e non può contare che sulla pietà di Zi’ Scarda / Se in Malpelo la vita della miniera aveva prodotto un rigida morale di determinismo e autoconservazione, per Ciàula il brutale mondo sotterraneo è “materno” / Malpelo è descritto come un “selvatico”, ma è solo un ragazzino indurito dalla vita, Ciàula è un uomo fatto, ma ha la mente di un bambino: i suoi tratti fisiognomici sono quelli di un essere a metà strada tra l’uomo e l’animale e la sua indole da ingenuo lo fa assomigliare ad un uomo primitivo, incapace di comprendere ciò che avviene attorno a lui. -Alla vista della Luna Ciàula si carica di un’umanità improvvisamente nuova, scopre una nuova realtà, prima mascherata ai suoi occhi: ovviamente egli sapeva cos’era la Luna, “ma come tante cose si sanno, a cui non si è mai dato importanza», può così risorgere in una sorta di fusione panica con la Natura … l’immagine evocativa dell’uomo “estatico”, solitario e in lacrime è l’immagine di chi ha scoperto un valore di cui era rimasto ignaro fino a quel momento. IL TRENO HA FISCHIATO -Il protagonista della vicenda, come spesso avviene in Pirandello, è un esponente della piccola borghesia impiegatizia, senza alcuna apparente qualità e senza nessun tratto d'interesse: Belluca è un grigio ragioniere, scrupolosissimo sul lavoro ed impeccabile nella vita privata (intrappolato nella forma), ma un giorno, preso da un attacco di rabbia folle, urla che "il treno ha fischiato" e si scaglia contro il capoufficio, tanto da dover essere ricoverato in un manicomio, dove la diagnosi dei medici, incapaci di fornire ad amici e conoscenti dell'uomo una giustificazione razionale a degli eventi a prima vista assurdi, parla di encefalite o "febbre cerebrale". In realtà la narrazione - che procede a ritroso, secondo un percorso assai intricato, a spiegare le ragioni del gesto di Belluca - ricostruisce a poco a poco il quadro effettivo che si cela dietro le apparenze: se il clima sul posto di lavoro è oppressivo, la vita tra le mura domestiche non è meno alienante, in quanto vi deve assistere tre donne completamente cieche (la moglie, la suocera e la sorella di lei) nonché provvedere al mantenimento di due figlie vedove con figli - Così, un evento banale (altro elemento ricorrente della narrativa pirandelliana: scoperta della Luna di Ciaula) come il fischio di un treno, proietta la mente di Belluca in altri mondi liberi da ansie e preoccupazioni (facoltà dell'immaginazione della fantasia) ed è ciò che fa scattare la molla della folle ribellione alla realtà ... al punto di vista della gente comune, sconcertata dalla reazione del personaggio principale, si affianca e si sostituisce quello del narratore, cui la follia del protagonista pare un "naturalissimo caso", date le sue miserissime condizioni di vita ì che con il suo comportamento reclama uno spazio di evasione da una situazione impossibile da sostenere -> la novella ha la struttura dell'inchiesta, della ricerca di una verità che si cela dietro un evento apparentemente assurdo e incomprensibile: l'improvvisa follia di Belluca ... La voce narrante (narratore-testimone che ben conosce Belluca ed è il primo a formulare l'ipotesi che il fatto assurdo possa avere una spiegazione) ricostruisce il filo delle vicende, in cui il lettore è proiettato in medias res (non sappiamo nulla del protagonista, se non attraverso il riflesso del suo agire nelle reazioni di chi lo conosce), mentre l'ordine naturale degli eventi è alterato dal flash back finale che spiega l'enigma del fischio del treno. - Non manca la conclusione "umoristica": Belluca, su intercessione di un amico, viene reintegrato in ufficio dopo le scuse al superiore che, consapevole della situazione, gli concederà delle piccole pause in cui ricordando il "fischio" del treno, possa fuggire per brevi istanti dalle pressioni del mondo reale -> Pirandello porta deliberatamente all'assurdo, attraverso un processo di esagerazione iperbolica, quella che potrebbe essere una presentazione naturalistica e patetica della condizione di Belluca IL FU MATTIA PASCAL (1904) -È la storia paradossale di un piccolo borghese, imprigionato nella «trappola» di una famiglia insopportabile e di una misera condizione sociale che, per un caso fortuito, si trova improvvisamente libero e padrone di sé e apprende di essere ufficialmente morto, in quanto la moglie e la suocera lo hanno riconosciuto nel cadavere di un annegato ... Mattia Pascal si sforza comunque di costruirsi un'identità nuova, in quanto in lui resta insuperabile l'attaccamento alla vita sociale, e di conseguenza soffre perché la sua identità falsa lo costringe all'esclusione dalla vita degli altri: rimane così in una fase di transizione, e tale era anche la sua condizione esistenziale, sospesa in un vuoto assoluto, priva di contatti con la realtà, non gli resta che adattarsi alla sua condizione di «forestiere della vita», che contempla gli altri dall'esterno, consapevole di non essere più “nessuno”. -Mattia Pascal, dopo essersi dato una nuova identità fittizia al seguito della liberazione dalla «trappola», ed aver poi cercato di rientrare nella vecchia identità abbandonata, assumeva coscienza dell'impossibilità dell'identità individuale, limitandosi però ad affermare: «Io non saprei proprio dire ch'io mi sia» ... La condizione puramente negativa era testimoniata anche dal suo rapporto col nome: l'eroe, non avendo alternative da proporre, restava ancora legato al suo nome, sia pure solo come termine di riferimento -Dal punto di vista metrico, Il porto sepolto è emblematico della produzione poetica ungarettiana: la lirica è composta da versi liberi e molti brevi, inframmezzati da pause frequenti. La protagonista assoluta è la parola “nuda” e la punteggiatura è del tutto assente. MATTINA -Bisogna tenere conto che l'ispirazione per questa poesia Ungaretti l'ebbe durante il servizio militare, quando un mattino scorse il sole riflesso nel mare Adriatico che diventa così un annuncio di speranza: ha voluto esprimere con due parole la gioia di immergersi nella bellezza del creato dopo il frangente doloroso della guerra. -M’illumino d’immenso significa questo: lo splendore del sole che è sorto da poco regala al poeta una sensazione interiore che lo ricollega al senso di vastità, egli si sente vivo e parte dell’infinito mistero della natura. -Il titolo "Mattina", o meglio il mattino, è il momento in cui la luce nascente vince le tenebre della notte, e rivela le cose prima adombrate dal buio; quella luce che svela tutto, dà il senso dell'immensità, dove con immenso capiamo che è l’orizzonte a stagliarsi davanti a noi e che solo chiudendo gli occhi possiamo sognare di stendere le nostre braccia per tutta quella lunghezza incalcolabile: in quelle braccia tese verso l’infinito c’è il legame tra l’eterno e l’effimero, il più misterioso dei legami che l’uomo vive continuamente nella sua vita, da cui la poesia scaturisce -Il messaggio che la lirica vuol comunicare è la fusione di due elementi contrapposti: da una parte il singolo, ciò che è finito (l'autore) e dall'altra l'immenso, ciò che respira in una dimensione d'assolutezza. Lo stato d’animo descritto è quasi mistico, di unione con l’universo. -Ungaretti giunge all’esito estremo della sua ricerca poetica «nella sua ansia di riduzione e semplificazione, che, arrestandosi alle soglie del silenzio, cerca di raggiungere l’assoluto» ... L’obiettivo è di comunicare l’incomunicabile, la luce violenta che proviene dalla totalità dello spazio perché il sole con i suoi raggi può coprire qualsiasi distanza (ricorda l’incantevole luce del Paradiso dantesco, capace di riportare il poeta in uno stato di grazia) SOLDATI -Ungaretti spiega come il sentimento d'allegria, in questo caso, scaturisca nell'attimo in cui l'uomo realizza di essere scampato alla morte: l'esperienza diretta che il poeta fa della guerra durante il primo conflitto mondiale, la quotidiana tensione verso la vita nell'atto pratico della sopravvivenza, porta al culmine tale sentimento. -La poesia sembra essere presentata sotto forma di aforisma e tende a paragonare la vita dei soldati a quella delle foglie: come i soldati sembrano avere un'esistenza segnata, in quanto potrebbero morire in trincea durante le ostilità, le foglie subiscono la stessa sorte, cadendo … nel componimento lirico, Giuseppe Ungaretti non fa uso di alcuna punteggiatura, con l'obiettivo di rendere chiara l'idea che tutto sembra essersi fermato -> Il poeta ricorre spesso nelle sue liriche all’artificio retorico dell’analogia per sovrapporre in maniera immediata immagini che sono in apparenza molto distanti fra loro, fondendole senza ricorrere all’utilizzo di passaggi logici espliciti -La condizione dei soldati al fronte è particolarmente difficile, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico: sono uomini fragili (come le foglie) perché sono lontani dai propri affetti più cari e costretti a rischiare la propria vita … Tuttavia, Ungaretti sembra dirci che non è necessario essere soldati per vivere una situazione di precarietà: i soldati potrebbero essere tutti gli uomini e la guerra, in un certo senso, potrebbe rappresentare la vita stessa che è assurda, come ogni conflitto, perché contrassegnata dalla consapevolezza della finitudine. A riprova di ciò, notiamo l’utilizzo della forma impersonale «Si sta» (v. 1) che rende la situazione universale, in quanto tutti abbiamo un equilibrio precario e su ognuno di noi aleggia la presenza della morte. FRATELLI -si apre con la domanda “Di che reggimento siete, fratelli?”: questa interrogativa sta a significare che in una guerra pur essendo tutti fratelli (perché uomini), la cosa più importante da sapere dei fratelli che si incontrano è se sono amici o nemici del reggimento con cui si sta combattendo … La parola fratello trema nella notte perché in una guerra, luogo in cui è stata scritta questa poesia e che trae da esso il senso della precarietà della vita, nessuno è fratello di qualcun altro, ognuno combatte per sé, vive e muore per sé. Questa parola è tremante perché esprime la ricerca di un calore umano dove si è consapevoli di non riuscire a trovare. -L’appellativo di “fratelli” assume una connotazione diversa dal solito e rappresenta un segno di speranza e di nuovo vigore … vi Ungaretti ricorre all’uso dell’analogia con l’immagine della foglia appena nata che è accompagnata dal sentimento di fratellanza che s’istituisce fra i soldati che sono accomunati dalla paura di perdere la vita. -I soldati, avendo sempre davanti ai propri occhi immagini di morte, sono ben consapevoli della tragedia alla quale stanno prendendo parte e di quanto siano fragili, tuttavia riescono anche a comprendere che la caducità è una caratteristica peculiare dell’intera condizione umana e accomuna tutti gli uomini in un sentimento di dolorosa fraternità: pronunciando la parola “fratelli”, l’uomo si mostra consapevole della propria fragilità e cerca la salvezza nella solidarietà dei suoi simili … tutti gli uomini desiderano ribellarsi all’orrore della guerra attraverso un’”involontaria rivolta” che possa permettere loro di tornare gradualmente alla vita. -Il poeta, che ha vissuto in prima persona la terribile esperienza dei due conflitti mondiali, esprime in versi ciò che sente, senza usare immagini violente, ma ricorrendo ai propri moti dell’animo e la drammaticità dell’esperienza viene accentuata dall’utilizzo dei cosiddetti versicoli che si stagliano sulla pagina bianca e rivelano tutta loro potenza: il poeta è costantemente alla ricerca della parola essenziale, nuda che, liberata da ogni ornamento, riesce finalmente a restituire il proprio senso profondo … Sono proprio gli spazi bianchi e gli a capo frequenti che fungono da silenzio, da pausa e creano un silenzio “che parla”, un silenzio che esprime dolore e solitudine e solidarietà. DANNAZIONE -Nonostante la poesia sia molto breve, può essere suddivisa in due parti: la prima parte (i primi due versi) è caratterizzata dalla rassegnazione, invece la seconda parte è caratterizzata dalla (irraggiungibile) speranza. -Dannazione è intesa come la nostra condanna: vuole esprimere la dolorosa consapevolezza dei limiti dell’uomo, della fragilità di ogni cosa esistente, ma al contempo il profondo desiderio che l'uomo ha di superare questi limiti, di giungere all'assoluto, al perfetto, a Dio, forse. -Il primo verso ci dice che il poeta è un individuo mortale (soggetto alla morte) e che si trova "chiuso tra le cose mortali": questo vuol dire che non solo egli stesso morirà prima o poi (la morte è inevitabile per le persone), ma anche tutto ciò che lo circonda è destinato a finire e questo morire va visto con desolazione e disperazione, come una sensazione claustrofobica, in quanto il poeta si sente accerchiato e impossibilitato ad uscire da questa negatività. -Il secondo verso tende anche a rendere più forte il concetto di morte: se prima si stava facendo riferimento alle cose in terra, ora il discorso viene esteso al cielo, in particolare alle stelle: nel cielo apparentemente infinito vi sono le stelle, che noi vediamo sempre brillare (di luce propria), ma se perfino il loro destino è segnato e un giorno si spegneranno, che speranza possiamo avere noi comuni mortali (egli compreso) sulla Terra? È questa la domanda esistenziale che si pone il poeta. -Il terzo verso ribalta quel senso di pessimismo: egli dice "perché perdiamo tempo a cercare Dio se tanto alla fine moriremo in ogni caso?" oppure "perché desideriamo la vita eterna in un mondo dove tutto ciò che ci circonda ha un inizio e una fine?" … Ungaretti invoca Dio (si domanda "Perchè bramo Dio", nonostante tutto questo?), l'unico essere che resisterà in eterno, perché noi comuni mortali non possiamo sapere ciò che c'è dopo la vita, cioè abbiamo dei limiti che non siamo in grado di superare da soli, a meno che non facciamo affidamento alla fede. Credere in Dio e riporre in lui le nostre speranze è un modo per sentirci più leggeri in quanto possiamo scaricare nella religione tutte le nostre preoccupazioni più grandi e di cui non siamo in grado di dare una spiegazione (come quello che ci sarà dopo la vita), e chi non è capace di fare affidamento a Dio cade in dannazione: Il poeta non fornisce una risposta al “perché bramo Dio”, ma ci spiega bene lo stato di smarrimento che prova e, allo stesso tempo, il desiderio di elevarsi oltre il materiale, alla ricerca di una completezza che nessun bene terreno potrà mai fornire VEGLIA -Questa poesia ha un’atmosfera leopardiana grazie alla luna piena che rischiara la trincea … La luna, bella e insensata, è forse l’ultima immagine che il soldato morto ha contemplato durante la sua agonia. Una domanda è rimasta forse serrata dietro quei denti: Perché? Sembra di risentire l’interrogativo che Giacomo Leopardi aveva affidato al pastore errante per l’Asia: «Che fai tu luna in ciel?», che prelude l’interrogativo sulla morte e sulla sofferenza. -Il tema della lirica è racchiuso nel titolo: la veglia è sia il senso interminabile del tempo trascorso accanto al cadavere dilaniato del compagno, sia l'atteggiamento di fraterna partecipazione a quello strazio, dunque la "veglia funebre". Il primo significato è illustrato dalla prima strofa della poesia: dominano in essa immagini di crudo realismo, sottolineato da versi-parola (massacrato-digrignata-penetrata) che costringono brutalmente il lettore a urtarsi con il disfacimento e la morte. Il successivo spazio di silenzio (lo stacco tra le due strofe) serve al poeta per scendere fino al fondo del proprio animo. Segue la seconda, breve strofa: proprio la guerra consente di cogliere il senso più profondo e il valore dell'esistere umano; il poeta proclama quindi: Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita. -Il tema trattato è la sofferenza patita in guerra, la caducità della vita (vita destinata e finire in breve tempo), l'angoscia della morte che incombe … Ungaretti ha trascorso un'intera nottata (una nottataccia) a fianco a un compagno massacrato con la bocca deformata rivolta verso la luna piena e con le dita delle sue mani rigide e gonfie per la morte, che lasciano un profondo senso di sgomento in lui e, ammutolito, non può fare altro che restargli accanto. In questo momento il poeta ha sentito l'esigenza di scrivere lettere d'amore (per il bisogno di dichiarare affetto ai suoi cari) e qui, di fronte alla tragedia della morte, rivela che non si era mai sentito così tanto attaccato alla vita (segno della protesta contro la guerra) … Per quanto possa essere ingiusta la vita vale certamente la pena di viverla pienamente, come si dice spesso "la vita è una e va vissuta al 100%", ma non è necessario aspettare di vedere la morta in faccia per incominciare a non sprecarla. I FIUMI Il poeta ci presenta diversi aspetti della sua esistenza citando alcuni fiumi per lui molto importanti: -il Serchio, il fiume del territorio di Lucca, la città originaria della famiglia del poeta; -il Nilo che lo “ha visto nascere” perché il poeta è nato ad Alessandria d’Egitto e lì ha vissuto la sua adolescenza, quando ancora non aveva piena consapevolezza di sé e del mondo;
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved