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Italiano: positivismo, naturalismo, Giovanni Verga e opere, Luigi capuana, verismo., Appunti di Italiano

Italiano: positivismo, naturalismo, Giovanni Verga e opere, Luigi capuana, verismo, la prima rivoluzione industriale, Mastro Don Gesualdo, I Malavoglia.

Tipologia: Appunti

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Scarica Italiano: positivismo, naturalismo, Giovanni Verga e opere, Luigi capuana, verismo. e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Dal 1873 al 1895 tutta l’Europa è attraversata da una crisi economica, dovuta alla concorrenza del mercato americano (perché gli americani iniziano a vendere il loro grano nel mercato europeo). Per far fronte alla concorrenza, l’Europa subisce un crollo del prezzo del frumento. La crisi porta a un licenziamento in massa degli operai e a una crisi di tipo sociale (anche a causa delle condizioni lavorative e di vita dei lavoratori). La crisi diventa uno spunto per una ristrutturazione produttiva e organizzativa. Assistiamo così a: • rapide trasformazioni tecnologiche e sociali e a un rapido progresso in campo scientifico, con nuove scoperte in ambito chimico e farmaceutico (nuovi farmaci come l’aspirina). Ciò provoca anche un aumento demografico. • nuove scoperte nel settore alimentare con nuove tecniche di preparazione e conservazione del cibo. • sviluppo dell’industria mineraria e metallurgica con nuove tecniche di estrazione e lavorazione dei metalli. • introduzione massiccia dell’elettricità che cambia la quotidianità grazie all’illuminazione e il trasporto pubblico. • cambiamento sociale poiché nel momento in cui cresce l’economia, cresce anche la classe operaia che in questi anni inizia ad organizzarsi in associazioni e sindacati. • miglioramento delle condizioni di vita, nascono nuove fabbriche e grazie alla crescita economica, nasce un’alta borghesia (banchieri, imprenditori, proprietari di fabbriche e altri funzionari di stato di alto livello) e una media borghesia (piccoli imprenditori, proprietari, commercianti e impiegati delle industrie o dei settori pubblici). POSITIVISMO La fiducia nel progresso e nella scienza porta alla nascita di un movimento culturale e filosofico che prende il nome di Positivismo. Il teorico principale del movimento è il francese Auguste Comte. Le caratteristiche del Positivismo sono: • fiducia nella scienza e nel progresso dell’uomo; • l'unica conoscenza possibile è quella scientifica, poiché si basa su dati oggettivi e verificabili; • il metodo scientifico va applicato in tutti i campi del sapere (anche in quello letterario); • entusiasmo generalizzato del progresso; • ottimismo e fiducia per la ragione umana, capace di trasformare in meglio il mondo. Il positivismo ispira anche la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, autore di un libro del 1859 chiamato “L’origine della specie”. In quest’opera Darwin sosteneva che tutti gli esseri viventi si evolvono nel tempo per adattarsi all’ambiente che li circonda e che quindi l’evoluzione si realizza attraverso un processo di selezione naturale, per cui sopravvivono solo gli individui e le specie che hanno maggiori capacità di adattamento. Le teorie di Darwin sull’evoluzione della specie furono applicate anche ai meccanismi della società e furono chiamate “darwinismo sociale”. Anche in società, come in natura, vige la legge della selezione natura, solo i più forti sopravvivono mentre i più deboli sono destinati a soccombere. NATURALISMO Il positivismo porta alla nascita, in ambito letterario, del naturalismo. Verso la metà dell’Ottocento, si era avviata in Europa una stagione di realismo letterario, che aveva dato le migliori espressioni con i romanzi di Dickens (Inghilterra) e di Balzac (Francia). Il realismo amava rappresentare la realtà, anche nel suo contesto sociale, senza ancora disporre di un metodo scientifico di analisi. Nel 1856 apparve il romanzo Madame Bovary, del francese Gustave Flaubert, un’opera che fece da tramite tra Realismo e Naturalismo. Flaubert osserva e ritrae le cose così come sono, mettendo sé stesso sempre in secondo piano. L'affermazione del Positivismo alimentò il sorgere, prima in Francia e poi in Italia, di una narrativa «scientifica», che intratteneva legami molto stretti con la scienza e con l’ideologia del progresso. • il Positivismo suggeriva di estendere le procedure della scienza anche a ambiti che le erano rimasti estranei, come la letteratura, le arti, lo studio dell’animo umano. • i Naturalisti cercarono di assimilare alla letteratura i metodi delle scienze «esatte». Li guidava la fiducia, tipica della scienza positivistica, di poter conoscere «oggettivamente» il mondo e contribuire così al suo progresso. La loro letteratura non poteva non essere influenzata dalla comune origine siciliana e dalla constatazione della crisi economica e sociale all’indomani dell’unità d’Italia, che colpiva soprattutto le condizioni di vita dei loro conterranei. LUIGI CAPUANA (1839-1915) Il suo romanzo Giacinta (1879) considerato «manifesto» del Verismo italiano. Capuana indaga nell’animo della protagonista del suo romanzo, analizza gli atteggiamenti, i gesti, le contraddizioni della donna per dimostrare come il suo carattere provenga da un intreccio di fattori familiari, sociali, ambientali, psicologici. Durante la prima stesura del romanzo, l’autore non aveva messo ancora a fuoco il principio dell’impersonalità della scrittura: in seguito sentì il bisogno di riscrivere il romanzo e lo ripubblicò nel 1886. GIOVANNI VERGA Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia nobile di orientamento liberale e antiborbonica (regno delle due Sicilie). Nel 1858 si iscrive alla facoltà di legge ma non termina gli studi. Nel periodo dell’unità d’Italia accoglie con entusiasmo l’arrivo di Garibaldi nella sua città. Subito dopo si arruolò nella Guardia Nazionale prestando servizio per 4 anni. Partecipa al processo che porta all’unita d’Italia con Napoleone e scrive opere dove espone l’amore per la sua patria. Il primo romanzo pubblicato da Verga è “I carbonari della montagna”. Nel 1865 parte per Firenze (capitale) dove compone “Una peccatrice” che non gli dà successo ma lo spinge a partecipare a diversi salotti della letteratura. Nel 1869 si stabilisce a Firenze dove scriverà poi storia di una capinera (1971) riscuotendo successo e stringendo poi amicizia con Luigi Capuana, un teorico del verismo. Nel 1872 si trasferisce a Milano per 15 anni e scrive “Eros” (1874) e “Tigre reale” (1875). I primi romanzi sono Eva, Eros, Tigre reale, Una peccatrice, Storia di una capinera (romanzi patriottici) ed era rivolto ad un pubblico di alta e media borghesia e parla di amori tormentati e passioni irregolari. Verga si avvicina al Verismo e: • nel 1874 scrive Nedda, una novella diverse da quelle precedenti perché ambientata in Sicilia raccontando della vita di un umile raccoglitrice di olive. Narrazione non oggettiva con atteggiamenti sentimentali da parte dell’autore (compassione), avvicinandosi alle tematiche del verismo. • nel 1878 esce su un settimanale politico la novella Rosso Malpelo. • nel 1880 escono delle novelle in un volume chiamate Vita dei campi da cui riceve una svolta letteraria. • nel 1881 pubblica il primo romanzo verista Malavoglia, da cui non riscuote successo. • nel 1889 trascorre lunghi periodi a Roma • nel 1888 esce a puntate sulla rivista letteraria «Nuova Antologia», Mastro Don Gesualdo e successivamente, nel 1889, lo pubblica revisionato in un unico volume. • nel 1893 decide di tornare nella sua terra d’origine a Catania e muore nel 1922. I ROMANZI DELL’ESORDIO Verga nasce in una famiglia nobile ma con ideali democratici e i suoi primi romanzi rispecchino il clima patriottico dell’unità d’Italia. Oltre alla «patria», l’amore è un motivo fondamentale già nei romanzi giovanili e viene approfondito nelle opere successive, cioè nei cinque romanzi mondani (Una peccatrice, Storia di una capinera, Eva, Tigre reale, Eros) scritti a Firenze e Milano tra il 1866 e il 1875. Questi romanzi sono indirizzati ad un pubblico di media e alta borghesia e trattavano amori tormentati, passionali e desideri frustrati. Nel 1874 verga si converte al verismo con il romanzo Nedda, un «bozzetto siciliano», che racconta la vita di un’umile raccoglitrice di olive che vive nelle campagne della Sicilia. Gli ambienti sono mutati mentre la forma risale ancora allo stile precedente. La vicenda narrata anticipa temi e personaggi che saranno tipici delle opere successive, ma il modo di raccontare e l’atteggiamento del narratore sono ancora legati a forme che precedono i romanzi veristi. Infatti prevalgono in questo primo racconto i toni melodrammatici e sentimentali, insieme a un atteggiamento compassionevole dell’autore nei confronti della sofferenza dei personaggi. Una svolta totale al verismo la troviamo con i racconti di “Vita dei campi”. In queste novelle si compie una vera e propria rivoluzione: • l’ambiente narrato è il mondo dei contadini siciliani; • scompaiono quasi del tutto i commenti da parte dell’autore; • gli eventi sono presentati in modo netto e crudo; • si riducono al minimo descrizioni e antefatti; • i dialoghi sono concisi, privi di eleganza formale. La maggior novità è la creazione di una figura narrante popolare appartenente al mondo in cui viene ambientato il racconto, quindi racconta il punto di vista di un personaggio che vive nell’ambiente in cui narra. Lo scrittore scompare dalle sue narrazioni e si identifica completamente nei gesti, nelle parole, nelle abitudini e nei punti di vista dei personaggi. Ciò viene definito “regressione dell’autore” (differenza con i naturalisti che cercavano di ridurre la realtà in maniera oggettiva). IDEOLOGIA VERGHIANA Alla base della visione di Verga stanno posizioni radicalmente pessimistiche: la società umana è per lui dominata dal meccanismo della «lotta per la vita», un meccanismo crudele per cui il più forte schiaccia necessariamente il più debole. La generosità disinteressata, l’altruismo, la pietà sono valori ideali che non trovano spazio nella vita dell’uomo, che è dominata dall’interesse economico, dall’egoismo, dalla volontà di sopraffare l’altro. La lotta per la vita è per Verga una legge di natura, universale, che governa qualsiasi società, in ogni tempo e in ogni luogo, e domina non soltanto le società umane, ma anche il mondo animale e vegetale. Verga ritiene che la realtà sia immodificabile e non ha nessuna fiducia nella possibilità di una società migliore. Se è impossibile modificare la realtà Verga ritiene che lo scrittore deve limitarsi a rappresentare la vita così com’è. Verga progetta un ciclo di romanzi, ispirato a quello di Zola, e prende il nome di "“Ciclo dei vinti” e analizza le varie condizioni sociali partendo dai livelli più bassi a quelli più alti e comprende 5 romanzi: 1. i primi due sono “I Malavoglia” e mastro don Gesualdo; 2. il terzo lo lascia incompiuto (“Duchessa di Leyra”); 3. gli ultimi due non li scriverà proprio. Il progetto letterario di Verga assume per protagonista una categoria ben precisa: coloro che son presi dal desiderio (individuale e collettivo) di ottenere sempre il nuovo e il meglio.
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