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Italo Svevo: vita, formazione e opere, Dispense di Italiano

La vita e l'opera di Italo Svevo, uno scrittore italiano atipico per la sua formazione e per l'ambiente in cui viveva. Si parla della sua formazione tecnica e del suo lavoro impiegatizio, della sua passione per la letteratura e della ripresa della scrittura dopo la Prima guerra mondiale. Si analizzano inoltre le influenze filosofiche e letterarie che hanno caratterizzato la sua produzione letteraria, con particolare attenzione ai rapporti con Schopenhauer, Nietzsche, Darwin, il marxismo e la psicoanalisi. Infine, si parla degli autori che hanno influenzato la sua scrittura, come Flaubert, Zola e i romanzieri psicologici francesi.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 30/12/2023

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8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Italo Svevo: vita, formazione e opere e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Italo Svevo lunedì 29 maggio 2023 19:52 LA VITA La formazione e il lavoro impiegatizio Italo Svevo (pseudonimo letterario di Aron Hector-Schmiz) nasce nel 1861 a Trieste, città che allora faceva parte dell'Impero austro-ungarico, in una famiglia di origini ebraiche. Per volere del padre durante l'adolescenza frequenta scuole tecniche, prima in Germania e poi a Trieste. Nel 1880 a causa delle difficoltà economiche della sua famiglia, è costretto ad accettare un impiego in banca. La letteratura rappresenta per lui una via di fuga e uno svago da un lavoro che non lo appassiona: fin da giovane Svevo collabora a un giornale con Articoli letterari e teatrali e inizia a scrivere di narrativa. Nel 1892 pubblica "Una Vita", che suscita scarsa attenzione.   Il salto di classe sociale e l'abbandono della letteratura Nel 1896, grazie al matrimonio con la cugina Livia Veneziani, Svevo entra nella ditta del suocero e diviene anch'egli uomo d'affari e dirigente industriale. A questo punto abbandona l'attività letteraria che ora guarda con sospetto, come qualcosa di «ridicolo e dannoso>> parole sue, nei confronti di quel solido mondo borghese, dove contano soltanto gli affari e il profitto e di cui ormai fa parte.   Gli interessi culturali I momenti fondamentali nella crescita intellettuale di Svevo sono due: nel 1906 viene incoraggiato da James Joyce, importante scrittore e suo insegnante di inglese, a proseguire l'attività letteraria, e nel 1910 si appassiona alle teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud.   La ripresa della scrittura Nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, Svevo, rimasto senza lavoro perché la sua fabbrica di vernici viene utilizzata per scopi bellici, riprende l'attività intellettuale. Nel 1919 inizia a scrivere il suo terzo romanzo, "La coscienza di Zeno", che pubblica nel 1923 e che, come i precedenti, non viene apprezzato immediatamente dal pubblico. Il successo arriva solo nel 1925, grazie a una recensione positiva di Eugenio Montale e all'interessamento di Joyce, che fa conoscere il romanzo in Francia. Il successo ottenuto con la coscienza di Zeno spinge Svevo a scrivere altri racconti e testi teatrali e a progettare un quarto romanzo, rimasto però incompiuto a causa della morte improvvisa dell'autore avvenuta per un incidente d'auto nel 1928.   LA CULTURA Dl SVEVO un intellettuale atipico Svevo non è il tradizionale intellettuale italiano di fine ottocento sia per l'ambiente in cui vive e opera sia per le caratteristiche della sua formazione: Trieste è infatti una città di confine, dove convivono culture differenti (italiana, tedesca e slava), che sono richiamate nello stesso pseudonimo dell'autore (il nome Italo rimanda alla cultura italiana e il cognome Svevo richiama quella tedesca). La stessa lingua in cui scrive risente sia del dialetto triestino, che egli parla quotidianamente, sia del tedesco, che conosce molto bene. Inoltre Svevo compie studi commerciali e da solo affronta quello della letteratura e della filosofia: la scrittura letteraria non è per lui una professione, ma un'attività secondaria rispetto al lavoro impiegatizio.   maestri di pensiero: Schopenhauer, Nietzsche, Darwin Leggendo le opere di Svevo ci si accorge immediatamente del suo interesse nei confronti della cultura filosofica e delle scienze. Gli autori da lui più ammirati sono i filosofi tedeschi Schopenhauer e Nietzsche e lo scienziato inglese Charles Darwin. Di Schopenhauer gli interessava il pessimismo radicale, basato sulla convinzione dell'inutilità della volontà dell'uomo per decidere del proprio destino tanto che, per il filosofo, illudersi di poter scegliere nei vari casi della vita è puro autoinganno. Da Nietzsche trae la convinzione della relatività del soggetto, inteso come pluralità di stati d'animo in continuo divenire, e un profondo disprezzo per le convenzioni del mondo borghese. Per influenza di Darwin, poi, Svevo tende a presentare il comportamento dei suoi personaggi come un prodotto di leggi naturali non dipendenti dalla volontà dell'uomo. Malgrado ciò, egli seppe però anche cogliere il fatto che quei comportamenti hanno una radice sociale e sono quindi non un prodotto di natura ma un risultato delle componenti storico-sociali.   rapporti con il marxismo e la psicoanalisi L'atteggiamento critico di Svevo nei confronti della società è influenzato anche dal marxismo: la psicologia dei protagonisti dei suoi romanzi è legata alla realtà della classe sociale a cui il singolo individuo appartiene, e i conflitti che li caratterizzano sono determinati dal contesto costituito dalla società borghese degli anni tra la fine del 18 e l'inizio del 19 secolo. Altrettanto importante, ma anche complesso, è il rapporto dell'autore con le teorie psicoanalitiche: Svevo è interessato alla psicoanalisi non come terapia, che mira a guarire il malato di nevrosi, ma come strumento per indagare la psiche nel profondo.   I maestri letterari Gli autori più amati da Svevo sono i romanzieri del Realismo (Balzac, Stendhal, Flaubert), del Naturalismo (Zola) e del romanzo psicologico francese. Da Flaubert, in particolare, Svevo riprende la rappresentazione della cattiva e falsa coscienza della piccola borghesia: i protagonisti sognatori di Una vita e di Senilità ricordano il personaggio principale di Madame Bovary di Flaubert. Allo stesso modo, questo scrittore ispira a Svevo la derisione dell'inettitudine e della capacità di illudersi, di mentire a se stessi dei protagonisti dei suoi primi due romanzi. L'influenza di Zola si intravede nelle descrizioni minuziose degli ambienti, mentre quella del romanzo psicologico francese nell'interesse verso l'analisi dei processi interiori. Anche alcuni scrittori russi, come Turgheniev e Dostoievskij, forniscono spunti a Svevo nella costruzione della figura dell'"inetto" e nell'esplorazione della psiche umana.   GLI INETTI DI SVEVO Una vita: Alfonzo Nitti   ridimensionata in quanto Zeno capisce che quella donna che aveva sposato quasi per dispetto virgola dopo essere stato rifiutato dalle due sorelle molto più affascinanti sarebbe stata l'unica possibile compagna della sua vita. La storia di un'associazione commerciale e la narrazione del rapporti tra il protagonista e Guido Speier divenuto suo cognato. Guido è il rivale di Zeno nell'amore per Ada. Egli ha tutte quelle doti di cui invece Zeno e privo: la bellezza e l'eleganza della persona, la scioltezza nel parlare un buon italiano, l'eccellente esecuzione musicale come violinista. Tutte queste qualità unite alla giovinezza e alla ricchezza, fanno di Guido una persona vincente. Invece agli occhi di Zeno, le vere caratteristiche di Guido sono la mancanza di intelligenza, la meschinità e la vanità. Dopo un periodo di reciproca diffidenza, causata anche dalla gelosia di Zeno perché Guido gli ha sottratto Ada, i due diventano amici; l'azienda che costruiscono ben presto va in completa rovina, a causa dell'inadeguatezza e la disattenzione dell'uno e la neghittosità, l'incertezza del secondo; Guido finge un suicidio per salvare l'onore e ottenere un'ulteriore prestito dalla famiglia della moglie: purtroppo sbaglia le dosi del sonnifero e per errore, muore davvero. Nelle ultime pagine il protagonista dichiara di voler abbandonare la terapia psicoanalitica, fonte di nuove malattie dell'animo (infatti nella finzione del romanzo è lo psicoanalista che pubblica questo diario, per vendicarsi del suo deluso paziente) incapace di restituire all'uomo la salute, che è un bene che questo non potrà mai raggiungere.   Nel terzo romanzo di Svevo cambia il personaggio dell'inetto. L'autore non crede più che l'inetto sia un essere inferiore, ma un essere in divenire che può ancora evolversi, a differenza dell'uomo sano che invece è cristallizzato nella forma definitiva idee espresse dall'autore nel saggio "l'uomo e la teoria darwiniana". Zeno, infatti, nella sua imperfezione di inetto, è inquieto e disponibile alla trasformazione. È inoltre dotato di ironia, umorismo e maggiore senso del reale che lo distinguono dall'epilogo fallimentare dei suoi "fratelli spirituali". Con il suo atteggiamento critico, scoprì, infatti, che la salute a cui anelavano Alfonso ed Emilio è anch'essa malattia. Nonostante le evidenti differenze ci sono anche delle analogie con i suoi predecessori. una di queste è l'opposizione con la figura dell'alter ego (Guido Speier). Alla luce di queste considerazioni, avviene il mutamento di impianto narrativo che separa definitivamente il romanzo psicologico da quello realistico. Gli interventi del narratore etero diegetico in una vita e in senilità servivano a tradurre il giudizio critico dello scrittore sui suoi eroi negativi. Poiché Zeno non è del tutto negativo (perché è aperto alla trasformazione) non c'è più la necessità del narratore esterno. Per questo, la narrazione diviene omodiegetica (narratore interno) ed è affidata al protagonista assumendo, pertanto, un impianto autodiegetico (narratore interno coincidente col protagonista). Il protagonista si racconta con la tecnica del tempo misto o della memoria, cioè confondendo il momento raccontato (piano del racconto) col momento presente (piano della narrazione). Di conseguenza il narratore protagonista è inattendibile perchè nessuno interviene per smentirlo. il discorso indiretto libero diviene monologo interiore, cioè pensiero a voce alta o mentale senza che eventuali presenti lo odano. L'aumento della durata dell'interpretazione dei fatti creerà una frantumazione della trama e una maggiore attenzione sul personaggio principale.   Confronto con Uno, Nessuno, Centomila : Vitangelo Moscarda. Se in Svevo gli "inetti" non si trasformano (Alfonso) e si creano una realtà compensatoria e autoinganni (Emilio) oppure cercano di trasformarsi, tramite l'autoanalisi, mostrando le contraddizioni di una psiche problematica (Zeno), in Pirandello, gli "inetti" (o per meglio dire, gli eroi straniati) reagiscono. Vitangelo Moscarda è angosciato dalla scoperta della frattura del suo io. Capisce di essersi creato un'immagine che non corrisponde a quella che gli altri hanno di lui. a questa situazione reagirà violentemente, cercando di rifiutare l'io, le forme che gli attribuiscono e anche il suo nome, per riuscire a perdersi nel fluire della vita. se Vitangelo Moscarda non si può definire "lottatore" nel senso di uomo forte, sicuro e vincente nella vita, sicuramente non è un "contemplatore" per usare le categorie di Schopenhauer, determinante per la formazione di Svevo.
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