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Italo Svevo e la Coscienza di Zeno, Appunti di Italiano

La biografia e la poetica di Italo Svevo, scrittore triestino del Novecento. Svevo è stato influenzato dalla cultura mitteleuropea e dalle teorie di Schopenhauer, Nietzsche e Freud. La sua poetica dell'inetto si basa sulla figura di un protagonista inadatto che ha spazio di miglioramento e riflette sulla propria condizione. Svevo rifiuta la psicoanalisi come terapia medica ma la accetta come tecnica di conoscenza. Il documento riprende anche la teoria darwiniana dell'evoluzione per legittimare la scelta dell'autore di restare nella condizione di inetto.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 03/08/2022

michela-antonini
michela-antonini 🇮🇹

4.5

(2)

41 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Italo Svevo e la Coscienza di Zeno e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ITALO SVEVO PAGINA 634 La sua vita condiziona il modo di scrivere: tutti e tre i romanzi presentano molti aspetti in comune con la sua biografia. Nasce nel 1861 a Trieste che apparteneva all’Austria, aderirà al movimento IRREDENTISTA (terre irredenti, non libere). Ci sono delle zone, considerate Italia che non appartengono allo Stato italiano, sono sottoposte al dominio straniero. L’appartenendo di Svevo a Trieste è un fatto di importanza decisiva per questo autore che appare condizionato dalla grande cultura mitteleuropea (impero austroungarico), da SCHOPENHAUER a NIETZSCHE e FREUD. Nonostante viva a Trieste Svevo scrive le opere in italiano (non in tedesco, la sua lingua) ed è per questo che le sue prime opere sono ricche di errori poiché non conosce la lingua. Prima di pubblicare l’ultima opera accetta che una persona gli corregga tutto il testo rendendolo più leggibile. Italo Svevo non è il suo vero nome ma uno pseudonimo: serve per non rivelare il proprio nome. Il suo vero nome era Ettore Smiths (era di origine ebrea anche se non praticante). La scelta dello pseudonimo rivela la duplicità culturale dello scrittore: ITALO: Italia; SVEVO: Austria. Italo appartiene ad una famiglia agiata, suo padre è un imprenditore e per questo obbliga entrambi i suoi figli a frequentare una scuola commerciale. Fin da giovane vive il contrasto tra le pressioni del padre, che gli impone di lavorare nel campo della finanza, e il desiderio di scrivere opere e suonare il violino. A seguito del fallimento della ditta del padre, Svevo è costretto a impiegarsi presso una banca di Trieste continuando a lavorare nel campo finanziario. Nello stesso periodo legge i romanzi francesi e i classici italiani, dedicandosi anche allo studio di Schopenhauer, inoltre si occupa del tetro e collabora con i giornali. Solo dopo la morte del padre riuscirà a pubblicare il suo primo romanzo (“Una vita”) che si rivelerà un completo fallimento. Nel 1898 pubblica a puntate il secondo romanzo “Senilità” che fu un altro fallimento. Continua a scrivere ma privatamente, per 25 anni si dedica solo al lavoro senza pubblicare più nulla. Nel frattempo, si sposa con una cugina (Cristiana) figlia di un grande industriale cattolico che dirige una fabbrica di vernici. Il suocero assume la figura di secondo padre per il suo ruolo di uomo di successo e di persona che ignora la letteratura svalutandola. Per la seconda volta non trova sostegno ma rifiuto nei confronti della letteratura anche da parte della moglie. Svevo rappresenta a pieno la PERSONA INETTA, quella sempre in dubbio, che invidia chi lo circonda. Nello stesso periodo, a Trieste, conosce Joyce con cui instaura una solida amicizia che si svelerà fondamentale per il successo del suo ultimo romanzo “La coscienza di Zeno” pubblicato nel 1923. Il romanzo venne inviato a Joyce che si adoperò per farlo conoscere, facendogli raggiungere il successo sperato. Nel 1928 Svevo muore in un incidente d’auto senza vedere mai il successo raggiunto dalle sue opere. POETICA Nella poetica di Svevo confluiscono filoni di pensiero contraddittori; da un lato il positivismo, il pensiero di Darwin, il marxismo; dall’altro il pensiero negativo di Schopenhauer e di Nietzsche. Era una persona molto colta, non amando il lavoro che doveva fare, nel tempo libero leggeva molte opere filosofiche, attingendo le loro teorie e reinterpretandole: ex. DARWIN e SCHOPENHAUER: - SCHOPENHAUER: sostiene l’esistenza di due categorie di persone: i LOTTATORI (che agisce) e i CONTEMPLATORI (che osserva); - DARWIN: sostiene la lotta della sopravvivenza, sopravvive chi è più adatto all’ambiente. Riprende queste teorie rovesciandole. Si oppone a Schopenhauer sostenendo che i lottatori sono i peggiori e i contemplatori sono i migliori poiché ragionano e a Darwin riconoscendo che chi è adatto all’ambiente è colui che ha raggiunto il massimo grado di perfezione e per questo non cambierà. Secondo Svevo, quindi, il migliore è l’individuo non adatto che può modificare la situazione cercando di raggiungere la perfezione. Per questi motivi il protagonista di tutti i suoi romanzi è L’INETTO, colui che è inadatto (in aptus: non adatto) poiché è colui che ha spazio di miglioramento, dubita e riflette. Gli inetti sembrano vivere male ma potenzialmente sono quelli che stanno meglio, hanno possibilità di cambiamento e cercano di conoscere sé stessi: PARADOSSO. Alcuni elementi li sviluppa totalmente solo dopo aver letto Freud ma era già presenti nei primi romanzi di Svevo precedenti alla pubblicazioni di tali teorie. Questi aspetti però sono stati esplicitati solo dopo la pubblicazione delle teorie di Freud: si percepisce il contrasto tra come si vuole apparire e quello che si ha nell’io più profondo. L’uomo agisce in certi modi condizionato da alcuni fattori di cui neanche lui è consapevole. Sostiene tutti i condizionamenti del super io (non può denominarlo così poiché non conosce ancora le opere di Freud). Capisce che i desideri interiori non sono per forza quelli che vengono esternati. Non appena Freud inizia a pubblicare le sue opere lui inizia a leggerle e si reca da uno psicoanalista che secondo lui non lo aiuta ma peggiora sola la sua condizione. Svevo rifiuta sempre di aderire totalmente al sistema teorico di Freud, accetta la psicoanalisi come tecnica di conoscenza ma la respinge come terapia medica. Attinge dalle teorie di Freud e le riversa nel suo ultimo romanzo “La coscienza di Zeno” pubblicato nel 1923. Nell’opera rivela il rifiuto della psicoanalitico come una difesa dei diritti dei cosiddetti ammalati rispetto ai sani. Per questo motivo svevo difende la propria inettitudine come una forma di resistenza all’alienazione – preferisce essere un “dilettante” L’ELOGIO DELL’ABBOZZO (L’UOMO E LA TEORIA DARWINIANA) PAGINA 640 All’interno di questo brano si riprende la teoria darwiniana dell’evoluzione che serve per legittimare la disponibilità dell’autore alla vita: Svevo vuole restare nella condizione di inetto. La letteratura è da lui percepita come recupero e salvaguardia della vita. Lo sviluppo si blocca nelle persone che hanno raggiunto la perfezione. Ex. il ragno, non si sviluppa più poiché non ha bisogno di altre gambe. Le persone che risultano superiori in un determinato momento potrebbero non esserlo più nel caso in cui cambiasse la società. La persona migliore è quella che ha conservato la possibilità di evolversi, non ha perfezionato le caratteristiche ma può ancora cambiare (non ha raggiunto una fine). Il vantaggio dell’inetto è che non ha sviluppato nessuna caratteristica troppo specifica per una tipologia di ambiente e che quindi, potenzialmente, potrebbe adattarsi a tutti gli ambienti. Lui e tutti i protagonisti dei suoi romanzi sono inetti (“io sono quell’uomo”) – ripresa autobiografica. Lui si vanta di essere inadatto alla vita sapendo di non essere altro che un ABBOZZO: può cambiare in un modo ma anche in un altro. UNA VITA Il protagonista, che lavora presso una ditta anche se vorrebbe scrivere romanzi, si innamora di una donna lasciandola per andare dalla madre che non sta bene. Una volta ritornato la donna si è messa con un altro (l’antagonista, uomo di successo), gli ha messo contro tutti i lavoratori della ditta e verrà sfidato a duello, decidendo di uccidersi (RINUNCIA ESTREMA). SENILITÀ La donna di cui si innamora il protagonista (lavoratore di banca che ha provato a scrivere romanzi fallendo) viene divinizzata (chiamata “Angiolina). Si crea un intreccio amoroso, sia la sorella del protagonista che Angiolina vogliono lo sculture (uomo di successo che tutti vogliono). Lui finisce a curare la sorella (che è diventata pazza per il rifiuto dello sculture) per il resto della vita. Senilità si riferisce al fatto che il protagonista è diventato vecchio molto presto. LA COSCIENZA DI ZENO Venne pubblicata nel 1923 senza ricevere successo fino dopo la morte di Italo Svevo. Il lungo periodo di “silenzio” letterario è dovuto a diverse ragioni di carattere psicologico e pratico. I venticinque anni nei quali si colloca il “silenzio” di Svevo sono decisivi per Trieste che è passata dall’essere una città internazionale a una città della provincia italiana. Il titolo riflette la consapevolezza, da parte dell’autore, del suo carattere sperimentale e d’avanguardia – gioca sulla varietà di significati e sulla potenziale ambiguità del termine “coscienza”. La coscienza di Zeno può intendersi sia in positivo che in negativo: consapevolezza delle proprie azione e delle loro motivazioni oppure come la loro inconsapevolezza. Il protagonista è un inetto (inettitudine, tema diffusissimo – sono inetti anche Alfonso Nitti e Emilio Bretani). L’inettitudine di Zeno si trasforma nell’ottica ironica ed estraniata di colui che svela la malattia della vita e della condizione storica in cui vive. Zeno guarisce dall’inettitudine perché si integra nel contesto completamente ammalato della vita e nella sua malattia egli trova la possibilità di futuro e di una vita diversa da quella ormai corrotta. La coscienza di Zeno è suddivisa in sette capitoli preceduti da una Prefazione scritta dal dottor S. che spera una simile attività (la scrittura) sia un buon preludio alla psico-analisi ma viene deluso da Zeno che abbandona il trattamento. In conseguenza di ciò lo psicoanalista promette di pubblicare la memoria del paziente per vendetta. La persona che si firma dottor S non si conosce ma si pensa che possa essere Italo Svevo (l’autore) oppure Sigmund Freud (analista che si basa sulle teorie di Freud). Inizialmente segue la cura che gli viene data dal dottor S ma nell’ultima pagina diaristica Zeno dichiara di esser guarito autonomamente, dice di aver comprato dei beni di prima necessità così da poterli vendere durante la guerra diventando uno speculatore e quindi adattandosi alla vita. Il suo essere adatto alla vita viene presentato in modo negativo. Paradossalmente la condizione dell’inetto per Svevo è una condizione positiva. Zeno dichiara che se uno ci pensa bene questa malattia è in tutte le persone, in tutto il mondo – la malattia è diventata una situazione che accomuna tutti. Per guarire tutta la terra e quindi tutte le persone bisognerebbe fare un apocalissi, quando la terra sarà distrutta e l’uomo estinto allora davvero sarà sana. A parte il capitolo iniziale tutta la narrazione è attribuita a Zeno che scrive in prima persona dei suoi ricordi della sua vita. Zeno è un paziente nevrotico e in quanto tale non è attendibile poiché opera in modo forte la rimozione degli eventi più traumatizzanti. Zeno all’interno del diario non procede in ordine cronologico, non si tratta di un resoconto di fatti ma sono gli eventi così come Zeno se li ricorda e come sceglie di raccontarli (è un paziente nevrotico: racconta la sua vita selezionando le informazioni). Prova un senso di colpa e di inadeguatezza cercando di giustificarsi costantemente – è la sua coscienza riversata nella letteratura. Il testo è diviso in grandi capitoli tematici: - Il FUMO, lui non riesce a smettere di fumare, INETTO (gli manca la forza di volontà). - La MORTE DI MIO PADRE: mette in luce il rapporto con il padre con cui ha sempre avuto un rapporto di tensioni, il padre era un uomo di successo che vedeva il figlio come qualcuno di non adatto, poiché inetto. Rapporto tipico tra padre e figlio del modernismo, si basa sul complesso di Edipo . Il padre morirà dando uno schiaffo a Zeno, non si sa quanto sia volontario ma Zeno lo vive come una punizione sentendosi in colpa e cercando di modificare il suo ricordo di questo episodio. consiglia di chiedere alla sorella Augusta, l’intera famiglia Malfenti ha deciso che quella giusta per Zeno è Augusta – Zeno ha di tutto per non fare quello che vogliono gli altri. Non ha intenzione di arrendersi – le chiede più volte la mano. Si accende la questione della rivalità – Zeno cerca di mettere Guido in cattiva luce. Si affretta a parlare poiché stanno tornando i parenti. La reazione di Ada al sentir parlar male dell’uomo da cui è attratta inizia a offendere Zeno che cerca di dimenticarsi le parole. Insiste sul fatto che non ricordi più, ha rimosso quello che non vuole ricordare. Ada fa parte dei SANI di quelli adatti alla società, quelli di successo (tutta la famiglia Malfenti è sana). Nessuno lo trattiene dall’andare via – Ada non lo trattiene perché vuole che se ne vada; tutti gli altri neanche lo notano poiché c’è la bambina che piange. Si trattiene da solo con la scusa di dover salutare tutti quando in realtà resta poiché vuole riposare tranquillo durante la notte. Smentisce la prima cosa che ha detto nella frase successiva – il vero motivo profondo è che deve sposare una delle sorelle per sostituire l’immagine del padre che non c’è più. Torna in modo ossessivo il concetto di calma e pace. Il mio destino volle: lo presenta come un evento casuale quando è stato volontario. Smette di analizzare sé stesso poiché si è capito completamente, per avere la pace capisce che deve sposare una delle tre sorelle. Decide di fare la proposta ad Alberta che a sua volta lo rifiuta. Alla fine, fa la proposta ad Augusta in modo molto brusco. Non le deve delle spiegazioni poiché sta facendo quello che tutti vogliono. Lui non si accorge che la domanda di Augusta è chiarissima, la definisce una domanda sibillina, di difficile comprensione. Lui capisce quello che vuole capire, pone la domanda di Augusta come assurda. Il suo comportamento è contraddittorio, non vuole fare quello che chiedono gli altri. CONTRADDIZIONE: è salvo se non trova la calma nello sposarsi, la salvezza sarebbe tornare a casa sua senza doversi sposare. Alla fine Augusta accetterà poiché riconosce che Zeno ha dei problemi – non dev’essere una moglie che ama ma una moglie che assiste e comprende le bizzarrie di Zeno. Zeno non ha altre possibilità, quindi, smette di avere dubbi, non deve più fare scelte. Tutti lo festeggiano e lui si paragona a Guido (suo rivale). “Mi sentivo tuo padre da molto tempo” – vuole che il signor Malfenti sia suo padre. Paradossalmente Guido è colui che ha capito più di Zeno, per lui era indifferente quale ragazza sposare. La scelta di sposare Augusta gli garantisce una stabilità che in Ada non avrebbe trovato (si ammala) – si rivela la miglior scelta anche se era quella che non voleva prendere. Dopo la faccenda del matrimonio ci sarà la questione degli affari (Zeno si mette in affari con Guido) – Guido fallisce e quindi mette in scena il suicido morendo davvero. Zeno non si presenterà al funerale poiché si recherà a quello sbagliato. L’ultima parte del romanzo si distingue poiché è quella in cui riprende la forma di diario con le date e Zeno ormai vecchio. È scoppiata la guerra e lui resta separato dalla famiglia poiché mentre stava facendo una passeggiata si ritrova isolato a Trieste. Non c’è più l’amministratore che controllava il patrimonio da lui ereditato (il padre gli aveva impedito di essere autonomo nelle scelte) – inizia a fare una serie di investimenti (serie di acuisti in massa di oro e di altri beni che immagina serviranno durante la guerra diventando uno SPECULATORE – uguale a tutti gli altri poiché detiene il successo economico, diventa uno di quelli sani) nelle ultime pagine dichiara di essere guarito diventando uguale a tutti gli altri – guadagna sulle difficoltà degli altri rivendendo a un prezzo eccessivo dei beni necessari. In quest’ultima parte accusa il dottor S sostenendo di non esser guarito grazie alla psicoanalisi ma attraverso l’acquisto di beni – la GUARIGIONE che ha trovato è ESSER DIVENTATO UGUALE AGLI ALTRI. Contesta tutti le ipotesi e i suggerimenti dati dal dottor S. Alla fine, riflette sul concetto di malattia e salute: la malattia è una condizione naturale dell’uomo, tutti gli uomini sono malati, non è una condizione del singolo individuo. Lo spiega facendo una premessa: le teorie di Darwin (teorie sull’evoluzione) quando un animale si adatta all’ambiente vuol dire che c’è un cambiamento a livello fisico. L’uomo non si sta più adattando all’ambiente attraverso un proprio cambiamento poiché ha inventato la tecnologia – si adatta attraverso gli ORDIGNI (tutto ciò che è artificiale). Senza i suoi ordigni non è adatto all’ambiente poiché per sopravvivere dipende dalle tecnologie. Si arresta il processo di evoluzione, l’uomo non è adatto all’ambiente. Nessuno è davvero adatto a sopravvivere – la malattia è diventata un elemento costitutivo della realtà dell’uomo. Se le cose stanno così e sono tutti malati come si può eliminare la malattia dalla natura dell’uomo è L’APOCALISSE. L’uomo causerà la fine stessa della malattia. LA VITA È UNA MALATTIA PAGINA 689 La guerra sorprende Zeno mentre è in villeggiatura nella campagna separandolo dalla famiglia e dall’amministratore Olivi. Questa situazione gli permette un’attività nuova e per lui rivitalizzante: la SPECULAZIONE. Tutto dedito a questo commercio è convinto di aver raggiunto la desiderata “salute”. Aveva smesso di scrivere il libretto richiesto dal dottor S. Zeno non ha più il tempo di fare l’inetto, non c’è spazio per incertezze. Il dottor S insiste per leggere quello che sta scrivendo Zeno (per lui il paziente non è guarito – c’erano tante cosa da analizzare ancora). Zeno dichiara di essere guarito. Non è una salute che nasce dal confronto con gli altri – lo dice in modo ASSOLUTO. I dottor S è un sognatore poiché sostiene di poter guarire Zeno – la salute secondo Zeno non è qualcosa che si può curare poiché dipende dalla convinzione di esserlo. LA SALUTE STA NELLA CONVINZIONE DI ESSERE SANO. Dolore e amore sono parte della vita – la vita può far male ma sentire un dolore non significa non esser sani. Zeno si è dimostrato il più forte avendo il successo sottomettendo gli altri (altri incombono). Vuole che il dottor S lo sappia per dimostrargli che la psicoanalisi non l’ha aiutato a guarire. Forte per Zeno vuol dire avere una sola idea, non dubitare, non riflettere – sembra positivo ma non lo è. Chi ha una sola idea in testa non si analizza. L’INETTO È POSITIVO POICHÉ HA CONSAPEVOLEZZA DI SÉ. Ha ottenuto la chiarezza poiché ha una sola idea e quindi non dubita più. L’Olivi (amministratore) – non si trova a Trieste quindi Zeno può utilizzare i soldi del padre come preferisce. La prima cosa che compra è l’incenso – a causa della guerra Zeno sa che l’uomo lo accetterà come sostituto della resina. Ottiene tutto quello che aveva speso vendendone una piccola parte. Vuole che il dottore gli riconsegni quello che ha scritto fino a quel momento poiché vuole riscriverlo. Questa volontà dipende dal fatto che vuole reinterpretare tutto quello che ha scritto poiché quello che aveva scritto era pieno di bugie, di rimorsi e di autogiustificazioni. Tutto potrebbe esser completamente riscritto alla luce dei suoi cambiamenti di vita – TUTTO QUELLO CHE HA SCRITTO NON È AFFIDABILE. La vita è come una malattia che non può esser curata. Non esiste una cura poiché qualsiasi cura metterebbe fine alla vita – se si toglie la malattia si toglie la vita. L’uomo si moltiplica in modo incontrollato così da riempire ogni spazio possibile (teorie di MALTHUS: teoria sul numero della popolazione). La salute può appartenere solo agli animali poiché si adattano all’ambiente attraverso un cambiamento del proprio corpo. Nell’uomo il cambiamento non sta nell’organismo ma nella creazione di ordigni (prima molto semplici ma poi sempre più complessi). L’ordigno fa si che l’uomo sia malato poiché non segue più l’andamento della natura – la legge del più forte sparisce poiché l’uomo che dipende dall’ambiente è debole. Parla di selezione salutare - sopravvive l’uomo più sano. Non c’è più la legge del più forte ma quella di chi possiede più ordigni. Solo con la fine dell’umanità si può tornare alla salute
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