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Italo Svevo e la coscienza di Zeno, Dispense di Italiano

La biografia di Italo Svevo, uno scrittore italiano del XX secolo, e una sintesi del romanzo Una Vita. Svevo, autodidatta, ha scritto diverse opere che inizialmente non hanno avuto successo, ma che in seguito sono state apprezzate in tutta Europa. Una Vita racconta la storia di Alfonso Nitti, un impiegato sognatore che si trova a confrontarsi con due mondi opposti: quello della banca e quello della vita cittadina. Il protagonista si innamora di Annetta, figlia del suo principale, ma il loro amore è fittizio e finisce per fuggire. Nel romanzo si evidenzia anche un'opposizione tra i due personaggi femminili, Angiolina e Amalia.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 29/09/2023

biancaco
biancaco 🇮🇹

4.5

(2)

17 documenti

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Scarica Italo Svevo e la coscienza di Zeno e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! ITALO SVEVO Nasce a Trieste nel 1861 da una famiglia borghese, il padre cerca di fornire ai figli un'educazione commerciale consentendogli di studiare lingue e mandandoli in Germania, paese molto più sviluppato dell'Italia a livello scolastico. Il nome Italo Svevo, in realtà è uno pseudonimo, il suo vero nome è infatti è Ettore Smithz. Terminati gli studi Svevo inizia a lavorare in banca, in una filiale della banca di Vienna, dove resterà per vent'anni (infatti la ditta del padre aveva avuto un crack economico ed era fallita). Tutte le sue conoscenze letterarie sono frutto di studi personali eseguiti da autodidatta nel tempo libero. Inizia a comporre non pubblicando però niente fino al 1892, anno in cui da alle stampe “una vita”, romanzo che però fu totale fallimento sia a livello di critica che di pubblico. Nel 1896 si sposa, abbandona la banca, e, nel 1899 inizia a lavorare nella ditta del suocero (una ditta di vernici sottomarine) dove fa tantissima esperienza commerciale. Nel 1898 scrive “Senilità”, che però si rivela un altro flop. Decide per questo di smettere di scrivere e dedicarsi solo al lavoro. In questi anni approfondisce la sua conoscenza dei romanzieri russi e si avvicina alla psicoanalisi di Freud, che sperimenta anche su di sé. Questa la porta a considerare la malattia dell'uomo come strettamente legata alla condizione della vita moderna: Svevo pensa che la società si divida in due categorie: i sani e i malati. Nel 1923 decide di tornare a scrivere e pubblica “la coscienza di Zeno”, che però all'inizio, similmente ai libri precedenti, si rivelerà un fallimento. Dopo tre anni, però, inizia ad elogiarlo. Svevo inizia quindi ad essere apprezzato non solo in Italia, ma in tutta Europa. Nel 1927 decide di pubblicare, dopo una revisione stilistica, “senilità”, che questa volta gli darà un discreto successo. Nel 1928 muore in un incidente automobilistico. UNA VITA È la storia di un impiegato sognatore non integrato realtà cittadina. Alfonso Nitti ha lasciato il villaggio natio e la mamma Carolina per trovare un impiego in città come corrispondente della banca Maller. I suoi colleghi (Miceli, Sanneo, Ballina, White, Alchieri e Cellani) e la famiglia presso cui vive (i Lanucci, padre, madre e figli, Lucia e Gustavo) rappresentano tutte le sue conoscenze cittadine. Quando il principale lo invita a cenare a casa sua, Alfonso s'introduce in un nuovo circolo d'amicizie piuttosto elevate: oltre ai servitori Santo e Francesca (quest'ultima sua compaesana ed amante di Maller), conosce Annetta (la figlia di Maller, forte ed altezzosa), il cugino Macario (candidato a sposare la cugina), l'anziano Fumigi (malato ed innamorato senza speranze della giovane) e l'antipatico Federico (erede di Maller).Alfonso si trova sperduto nel mondo della banca e della città in generale (passa il tempo leggendo libri); ventiduenne, ha un atteggiamento timido con le ragazze, e si sfoga sognando. La signora Lanucci spera che s'innamori di Lucia, cui tiene lezioni, ma ad Alfonso la ragazza non interessa. Frequentando le serate in casa Maller, Alfonso finisce per innamorarsi di Annetta, ma è sempre solitario ed impacciato. Una sera Annetta gli propone di scrivere un romanzo in due: nonostante Annetta non sia dotata, Alfonso ne è felice perché ha la possibilità di starle vicino. Alfonso non sa prendere un contegno deciso, e rimane sempre sospeso tra l'innamorato ed il collaboratore scrupoloso, ma la sua gelosia ed il suo affetto finiscono col vincere la freddezza di Annetta; dal bacio sul pianerottolo, con la complicità più o meno segreta di Francesca (che può sperare di ricavare un matrimonio con Maller soltanto da un matrimonio d'amore di Annetta), arriva all'amplesso, ma il legame che li unisce non è vero amore: lui è contento di possedere ciò che aveva desiderato, lei preferiva lui a Fumigi e Macario. Ora Annetta deve vedersela con il padre, e chiede ad Alfonso di prendersi due settimane di permesso, ma Francesca lo mette in guardia che, lasciata sola, Annetta l'abbandonerà e cederà al padre; così Alfonso si rende conto di quanto il loro amore sia fittizio e preferisce fuggire. Al villaggio trova la madre moribonda, e la assiste sino alla fine; durante questo tempo non prova alcun desiderio di tornare in città, e, anzi, Annetta gli appare sempre più vana e fredda. Morta la madre, Alfonso si ammala e deve rimanere ancora al villaggio, accudito dagli amici di famiglia. Tornato alla banca, apprende con sollievo che Annetta è promessa a Macario. In casa Fanucci è successa una tragedia: Lucia si è lasciata sedurre, ed ora è incinta, e Alfonso offre una cifra enorme all'uomo perché la sposi; rientra nel meschino ambiente della banca, e s'accorge che Maller lo evita; immeritatamente degradato, ne chiede il motivo a Maller, che, credendo voglia ricattarlo, si rimangia l'ordine, ma Alfonso, ferito da quel sospetto, convoca Annetta per un appuntamento; questa, che ormai lo odia freddamente per la sua aperta rinuncia, gli manda il fratello per sfidarlo a duello. Alfonso, che sa di non avere speranze di vittoria, sogna per l'ultima volta di veder piangere Annetta alla notizia del suo suicidio (estrema prova della sua lealtà verso di lei), ma, rendendosi conto di non comprendere i meccanismi della vita e del continuo dolore che questa provoca in lui, decide di realizzare almeno quest'ultimo sogno IL RITRATTO DI UN INETTO Nel secondo capitolo di Senilità si evidenzia, per la prima volta, un’opposizione tra i due personaggi femminili, Angiolina, donna amata dal protagonista, e Amalia, sorella di Emilio. La prima appare una forza vitale, carica di bellezza e gioia, mentre la seconda rappresenta il triste nido familiare di Emilio, il grigiume della vita e il sacrificio della propria indipendenza per la famiglia. Il protagonista si trova così a confrontarsi con due mondi opposti: quello di Angiolina, fatto di libertà e passioni, e quello di Amalia, che imprigiona il protagonista nella solitudine. Emilio si abbandonerà totalmente alla passione, diventando vittima della donna amata, che si rivelerà poi una figura insidiosa e crudele. Angiolina infatti tradirà il protagonista, mentre Amalia sarà l'altra vittima di questa scelta, in quanto vivrà con dolore e gelosia gli attimi di apparente felicità del fratello. La descrizione stessa degli incontri tra Emilio e Angiolina incarna i sentimenti di indipendenza a gioia del protagonista. Emilio si abbandona totalmente in questa relazione, anche se, inizialmente, si era proposto di mantenere il rapporto con la donna libero e disimpegnato. Un’indole ingenua e sognatrice porta il protagonista a illudersi e a farsi ingannare da Angiolina, donna passionale e viziosa. Emilio è tuttavia disposto a “sacrificare ad Angiolina dai baci tutt'altro che infantili della sorella Angiolina. Emergono qui tutta l'ambiguità, la sensualità, la bassezza di quella casa in cui Angiolina era vissuta. Negli ultimi capoversi Svevo ci svela le illusioni che Emilio appronta per continuare la sua vita falsificando la realtà dei ricordi. Ai suoi occhi, Angiolina continua a incarnare la fondamentale simbologia legata alla vitalità, alla salute (quella che manca a Emilio); contemporaneamente, però la donna subisce, sempre nella mente del protagonista, una metamorfosi strana, in quanto assume anche altre due connotazioni: ● da una parte s'identifica con Amalia, appena scomparsa, assumendo quindi caratteri di tristezza, purezza, come su un altare; ● dall'altra incarna gli ideali del socialismo: per quel suo sguardo sempre rivolto verso l'orizzonte, cioè verso l'avvenire da cui ci partivamo i bagliori rossi. Il narratore segnala la falsa coscienza del protagonista, che definisce letterato ozioso. Inoltre, nota ironicamente il contrasto fra sogno e realtà: Emilio trasforma infatti Angiolina in una creatura spirituale e nobile; le attribuisce la pensosità, l'altezza del sentire, l'intelligenza, tutti i connotati che la ragazza, volgare e godereccia, non ha mai avuto. Angiolina diviene la personificazione del pensiero e del dolore; e se prima si era detta avversa al socialismo, ora ne diviene l'emblema. Il narratore smaschera così, senza concedere più alibi, tutte le menzogne che Emilio si è costruito attorno alla figura di Angiolina. Ma quest'ultimo autoinganno è necessario a Emilio per poter pacificare, nel sogno, i contrasti che ancora lo agitano. Identificando Angiolina e Amalia, egli costruisce una figura in cui ammortizzare i due aspetti della femminilità che apparivano inconciliabili ai suoi occhi: la passione e l'affetto, il godimento e la purezza. Angiolina che è stata finora soltanto una donna amante, adesso può assumere anche le fattezze tristi e pensierose di Amalia, che ha sacrificato la sua vita per il benessere dei membri della famiglia. LA COSCIENZA DI ZENO Il protagonista de La coscienza di Zeno è Zeno Cosini, un ricco triestino che per liberarsi dal vizio del fumo si sottopone a una cura psicanalitica che consiste nel mettere per iscritto la propria vita. Il testo si compone di otto capitoli, che sarà utile seguire per focalizzare bene la trama del romanzo. In una breve Prefazione il dottore presenta la sua decisione di pubblicare le memorie di Svevo. Nel successivo Preambolo la parola passa a Zeno, che ci dice di non poter recuperare la sua infanzia, ormai troppo lontana nella memoria. Il capitolo Il fumo è dedicato al famoso proposito dell’ultima sigaretta, che Zeno non riesce mai a mettere in pratica, perché ogni volta che si impone di smettere di fumare fallisce per i sotterfugi che egli stesso mette in pratica. Nel capitolo La morte di mio padre invece Zeno torna indietro alla sua giovinezza e al difficile rapporto col padre che, in punto di morte, gli dà uno schiaffo (che poteva anche essere una carezza), che Zeno interpreta come ultima punizione e sberleffo del padre nei suoi confronti. Nel capitolo La storia del mio matrimonio si parla della frequentazione di Zeno con la famiglia Malfenti e le quattro sorelle Ada, Augusta, Alberta e Anna. Zeno è innamorato della bellissima Ada, ma l’impossibilità di questo amore lo induce a ripiegare verso Alberta e infine, quasi senza rendersene conto, verso la meno bella Augusta, che però si rivela una moglie modello, dotata di quella concretezza e quella salute di cui Zeno si sente privo. Questo tormento continuo porta Zeno, marito felice, a instaurare un rapporto clandestino con Carla, di cui si racconta nel capitolo La moglie e l’amante. Nel capitolo Storia di un’associazione commerciale Zeno ci conduce all’interno del suo mondo lavorativo e ci racconta il suo rapporto con Guido Speier, marito di Ada, la cui abilità nel lavoro e la cui fortuna in tutte le cose della vita fanno da contraltare ai continui fallimenti di Zeno. Tuttavia Guido si rivelerà alla fine più fragile di quello che sembrava e le improvvise difficoltà lo porteranno al suicidio. Nell’ultimo capitolo, Psico-analisi, la narrazione torna al presente e Zeno annuncia la sua decisione di abbandonare la cura, criticando il metodo psicanalitico del medico e dichiarando di essere guarito dalla sua malattia grazie a una serie di successi commerciali favoriti dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. LINGUA E STILE: a questione della lingua di Svevo è una di quelle più dibattute della letteratura italiana. Molti critici hanno affermato che Svevo scrivesse male, non sapesse usare perfettamente la lingua e la grammatica italiana perché l’italiano non era la sua lingua, dal momento che in casa si parlava triestino e in città era forte la componente tedesca. Tutto questo non è vero. La scrittura di Svevo è disinvolta e questo si manifesta nelle fratture delle frasi e in quelle sgrammaticature che molti gli hanno contestato. Come sempre capita, anche qui lo stile va considerato nel contesto del romanzo, La coscienza di Zeno, e lo stile di Svevo ha lo scopo di sottolineare la spontaneità e la comicità del personaggio che narra la storia. La profezia di un’apocalisse cosmica (pagina conclusiva del romanzo ) Secondo Svevo la vita ” non sopporta cure “perché, differentemente dalle altre patologie, questa è sempre mortale. Secondo lui l’origine della malattia umana è radicata nella mancata coscienza dell’uomo. L’autore basa la sua visione del mondo su dubbio e incertezza non contemplando alcun rimedio alla malvagità, sinonimo della più profonda natura umana. L’uomo “s’è messo al posto degli alberi e delle bestie” sta a significare che questo, sentendosi nucleo del mondo, ha cercato di convertire tutto a sua misura assecondando la sua vita quotidiana e la “superomizia”. Le libertà e il processo materiale che garantivano la tutela dell’ecosistema (piante, foreste, boschi) sono stati via via soppressi. Mediante gli aggettivi “triste” e “attivo” l’autore allude alla malattia vera e propria dell’uomo. Quest’ultimo è “triste” perchè non ha saputo addurre uno sviluppo concreto, avendo solo mutato ciò che gli era intorno. E’ “attivo” proprio perché fa questo lavoro, mentre la selezione naturale degli animali si verifica in modo passivo, senza alcun loro contributo. In questo brano l’autore introduce la sostanziale differenza che intercorre tra l’evoluzione umana e quella animale. Quella umana è evidente nella dominazione e nella mutazione, processi che avvengono durante il perfezionamento dello spazio circostante; l’altra è invece fine a se stessa, per mezzo di questa non si arriva a cambiamenti sintomatici.
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