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Italo Svevo, Il Futurismo e Luigi Pirandello, Appunti di Italiano

Approfondimenti sulla letteratura e le migrazioni e sulla nascita del modernismo. Appunti su Italo Svevo con riassunti di Una vita, Senilità e La coscienza di Zeno. Appunti sul Futurismo con riassunti del Manifesto del Futurismo e del Manifesto della letteratura futurista. Appunti su Luigi Pirandello con riassunti di L'umorismo, L'esclusa, Il fu Mattia Pascal, Uno nessuno e Centomila, I quaderni di Serafino Gubbio operatore, Così è se vi pare, Sei personaggi in cerca d'autore e Enrico IV

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 22/10/2022

IBiancoo
IBiancoo 🇮🇹

4.3

(12)

16 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Italo Svevo, Il Futurismo e Luigi Pirandello e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Letteratura e migrazioni Tra il 1861 e il 1985 dall’Italia partirono circa 30 milioni di migranti. Solo nel periodo compreso tra il 1876 e il 1915 (conosciuto come della grande migrazione) 14 milioni di persone abbandonarono il territorio italiano, in particolare le zone settentrionali. Molteplici fattori influirono sui motivi della migrazione: • Lo sviluppo tecnologico che trasformò il mondo dei trasporti e delle comunicazioni • Le distanze vengono accorciate e diminuiscono i costi di viaggio • I trasporti marittimi vengono rivoluzionati (miglioramento dei commerci e della circolazione sia via terra sia via mare) • In Italia iniziò la crisi del settore agricolo a causa della grande concorrenza dei prodotti esteri e così aumenta il tasso di disoccupazione. ► I luoghi della migrazione Dove vanno Dove arrivano Perché scelgono quel luogo Chi si sposta America latina (Brasile, Argentina, Uruguay) Partono via nave dal porto di Genova e arrivano nei presi di Santos o Buenos Aires Nel 1888 venne abolita la schiavitù. Ne conseguì una maggiore richiesta di manodopera nelle piantagioni Partono gli uomini abili, non poveri (il viaggio era molto costoso) che faticavano a trovare un impiego USA Arrivano a Ellis Island dove, nel 1892, venne aperto il primo porto di smistamento migranti Nel 1880 iniziarono le migrazioni verso gli Stati uniti in quanto luogo del “sogno americano” I migranti sono, per la maggioranza, meridionali ►Le condizioni dei migranti Moltissimi migranti morivano durante il lunghissimo viaggio in nave. I superstiti, all’arrivo, venivano registrati (veniva richiesto nome, luogo di nascita, stato civile, destinazione, professione e possibilità economiche) e, successivamente, venivano sottoposti a rigide visite mediche e psicologiche per prevenire la diffusione di gravi malattie. In caso del mancato superamento dei controlli, i migranti venivano marchiati e rimpatriati. Chi superava i controlli, otteneva un documento che gli permetteva di soggiornare. ► L’immagine dei migranti I migranti italiani venivano definiti “mendicanti”, probabilmente a causa degli abiti che portavano. La moda dell’Italia meridionale era profondamente diversa da quella degli Stati uniti. Erano considerati feccia, e si pensava che la loro presenza abbassasse lo standard americano, anche a causa del loro intelletto e della loro cultura che erano inferiori. ►La letteratura e le migrazioni Gli intellettuali dell’Ottocento descrivono, nelle loro opere, la migrazione come un evento luttuoso, una disgrazia, una malattia che porta follia e morte in Italia e all’estero. Edmondo De Amicis scrive il racconto Dagli appennini alle Ande, pubblicato all’interno del libro Cuore e il romanzo-reportage Sull’oceano. L’aspetto approfondito è quello del viaggio transoceanico e delle diverse identità culturali che si ritrovano a condividerlo. Un’impostazione decisamente più drammatica sulle migrazioni è quella riportata nel racconto Gli emigrati: l’autore inizia a trattare il tema delle migrazioni successivamente al suo viaggio in Uruguay, dove ebbe la possibilità di entrare in contatto con molti suoi connazionali e di comprendere il dramma del viaggio avendolo intrapreso lui stesso. Giovanni Pascoli scrive il poemetto Italy (1904) che racconta le vicende di Molly, una ragazzina americana che si deve recare dalla nonna nella Garfagnana. Il tema verrà ripreso in un discorso pubblico del 1911 a favore dell’impresa italiana in Libia. Molteplici sono inoltre le novelle di Luigi Pirandello che trattano la tematica migratoria concentrandosi tuttavia sul dramma sociale. Possiamo citare Il vitalizio (1901), Nell’albero è morto un tale (1907) e L’altro figlio (1906). Egli studia l’immigrazione concentrandosi su un aspetto innovativo: chi resta. Ogni migrante lascia qualcosa in patria, o qualcuno, e prevale il sentimento di tristezza. Il modernismo Con il termine modernismo si fa riferimento ad un movimento artistico-letterario-culturale sviluppatosi tra le due grandi guerre mondiali (nel periodo conosciuto come the age of anxiety). Il modernismo è il primo grande movimento letterario in Europa ad unire gli scrittori ai poeti che, fino a quel momento, avevano sempre operato in movimenti letterari separati. Il movimento modernista (in Italia e nel mondo) nasce dal desiderio di superare i limiti di tutto ciò che si era descritto fino a quel momento e dalla volontà di passare da una tradizione che metteva al centro la natura (ricordiamo che il movimento precedente era il romanticismo) a una che avesse come apice l’uomo e le sue emozioni. Possiamo individuare tre avvenimenti storici che influenzarono la concezione modernista: • Scoperta della psicoanalisi ad opera di Sigmund Freud, che forniva un nuovo approccio sullo studio della mente umana • Nuova concezione del tempo soggettivo, introdotta da Henry Bergson che univa il tempo come noi lo conosciamo (lineare) al tempo soggettivo (quello che viviamo e ricordiamo) • La nuova concezione della narrazione introdotta da Marcel Proust con la sua teoria della madeleine. La tecnica della Madeline introdotta da Proust può anche essere definita tecnica delle Epifania (Joyce e Montale la chiameranno così). Questa tecnica consiste nell’iniziare a narrare una storia dal momento in cui un oggetto qualunque (anche quotidiano) attira l’attenzione di un personaggio e scatena in lui un ricordo che torna in superficie. Nel caso di Proust, nella sua opera Alla ricerca del tempo perduto. La Madeline è un dolce tipico francese (simile alle sfogliatelle) che, nel primo libro del romanzo, risveglia nel protagonista/narratore Marcel ricordi della sua infanzia. Nel caso di James Joyce (forse più facile da capire) nella sua opera Gente di Dublino la protagonista, Eveline, osservando la strada dietro la sua casa, dalla finestra, inizia il racconto del suo amore perduto, Frank. La tecnica più celebre creata nella narrazione modernista è quella dello stream of consciusness (flusso di coscienza). Analizzando gran parte delle opere del Novecento, possiamo notare una cosa importante: manca la trama, oppure è una trama molto approssimativa. È il caso di Gita al faro, romanzo più celebre di Virginia Woolf, che non è dotato di una vera e propria trama (racconta della vacanza di una famiglia borghese britannica e di una gita in direzione del faro) ma lascia amplio spazio alle riflessioni dei personaggi, ai loro pensieri e agli elementi soggettivi. Un altro caso è La coscienza di Zeno, romanzo dell’italiano Italo Svevo, in cui le vicende, raccontate da Zeno Corsini all’ambiguo dottor S, si uniscono ai suoi pensieri sulla vita che ha condotto. Un altro caso ancora è Uno, nessuno e centomila, romanzo di Luigi Pirandello, in cui il protagonista, Vitangelo Moscarda, racconta le vicende della sua storia e dei suoi dubbi sulla sua identità rendendo la storia una riflessione sulla natura dell’Io. La signora Ramsay è una giovane donna borghese che si trova in vacanza in una piccola comunità sul mare, in Inghilterra, con il figlio James. Nella grande casa vivono anche l’anziano botanico William Bankes e la giovane e bella pittrice Lily Briscoe. La signora Ramsay ha promesso al piccolo James di fare una gita al faro del paese e invita il figlio a preparare dei regali per gli abitanti del faro. Dopo aver fatto la proposta alle prime due figlie, egli riuscì a sposare Augusta, la figlia minore 6) La moglie e l’amante: Zeno intreccia una relazione con Carla, un’aspirante cantante 7) Storia di un’associazione commerciale: Zeno accetta di lavorare nell’impresa commerciale del cognato, ma sviluppa sintomi psicosomatici 8) La psicoanalisi: Zeno pensa che la terapia non sia un bene per gli uomini. Nel suo caso, la guarigione toglierebbe i suoi elementi di unicità per questo abbandona la terapia e decide di convivere con i suoi problemi. A differenza degli altri, Zeno comprende che il mondo è diviso in due: i sani (coloro che non vogliono vedere oltre la loro interiorità, che non pensano) e i malati (coloro che sono consapevoli della loro malattia e conoscono sé stessi perfettamente). La psicoanalisi, oltre a dare il titolo all’ottavo capitolo, è presente in tutto il romanzo. Possiamo rintracciare alcune delle tematiche psicoanalitiche (introdotte da Freud) che sono protagoniste dei racconti: • Il complesso di Edipo: Zeno, nella prima parte, interpreta il suo passato riconducendo ogni azione al complesso pensando di ritrovare in esso l’origine delle sue nevrosi. In realtà, Zeno racconta la storia utilizzando tutte le caratteristiche classiche del complesso, prendendosi gioco del dottor S e, talvolta, mentendo anche a sé stesso. • Il vizio del fumo: questo vizio, che caratterizza la vita di Zeno, è riletta dal protagonista come espressione del complesso di Edipo. Egli racconta di aver iniziato a fumare dopo aver rubato, ancora giovanissimo, il sigaro del padre. Da qui derivano i sensi di colpa e, liberarsi del vizio diviene quasi un’ossessione più del fumo stesso. Tuttavia, non riuscirà mai a liberarsene, continuando a fumare l’ultima sigaretta (US). Questo atto gli permette di realizzare due piaceri: il divieto imposto e il soddisfacimento del desiderio. Il fumo diviene nella mente di Zeno l’origine della sua inettitudine (in realtà è la volontà di Zeno di non auto incolparsi). • Lo schiaffo del padre: il padre, in fin di vita, dà uno schiaffo sul viso del figlio che lo stava assistendo nella sua degenza. Zeno è confuso: il padre desiderava davvero punirlo o era un’espressione della sofferenza? Analizza così il suo rapporto con il padre trovando solo elementi per colpevolizzarsi. • Gli atti mancati, i funerali di Guido: il cognato di Zeno e suo giovane rivale, Guido, muore improvvisamente e Zeno, il giorno della veglia, sbaglia per errore corteo. Zeno, in realtà, non aveva intenzione di recarsi al funerale dell’uomo con cui era in rivalità. <<L’inetto di Svevo è uno e primo>> De Benedetti § Uno: è come se svevo avesse scritto un solo romanzo con l’inetto come unico protagonista. § Primo: Svevo fu il primo ad elaborare davvero questa figura immaginaria e, al contempo, molto reale Una vita Senilità La coscienza di Zeno Alfonso Nitti, sognatore incapace di lottare per la vita, arriva all’estremo suicidandosi Emilio Brentari, inetto innamorato, rimane congelato nella sua condizione di impotenza Zeno Corsini è l’inetto superiore, la sua superiorità sta nei difetti. Cerca di migliorarsi, ma diviene consapevole di non volerlo davvero È proprio grazie alle influenze (già citate) di Darwin e Shopenhauer, Svevo crea un sempre più complesso sistema ideologico e dei personaggi. Darwinismo e marxismo Shopenhauer, Nietzsche e Freud Nonostante Svevo rifiuti e impostazioni positiviste della scienza, egli trova nelle teorie di Darwin la risposta al suo bisogno di conoscenza oggettiva. Il marxismo invece diviene utile per la conoscenza della società di massa e del turbamento dell’essere umano. Svevo si concentra sull’aspetto critico della teoria di Nietzsche, vedendo in lui lo scopritore dei falsi. Prendendo spunto dalle teorie di Shopenhauer egli riesce e delineare le indoli pessimiste. Per la sua letteratura, Svevo prende spesso spunto dai romanzi dei suoi contemporanei: § Realismo europeo e naturalismo francese (Flaubert, Zola, Balzac) § Romanzo psicologico di fine Ottocento § Letteratura russa (Dostoevskij) § I romanzi modernisti della letteratura inglese (Joyce, Swift, Sterne) ► Un confronto: Italo Svevo, James Joyce e Marcel Proust Argomento Italo Svevo James Joyce Marcel Proust Tecnica narrativa (monologo interiore) Nella Coscienza, le associazioni di idee sono ben definite e introdotte da un verbo esplicativo Nell’Ulysses Joyce lega i ricordi passati alle vicende presenti annullando la distanza tra i due tramite lo stream of consciusness Sintassi Discorso ordinato, presenza dei tempi verbali ben definiti Rapporti sintattici distrutti e con essi si demolisce la connessione tra i periodi Memoria Nella Coscienza Svevo scrive per rendere il presente accettabile. Il passato esiste solo se ha valenza sul presente Epifanie In Alla ricerca del tempo perduto il passato è il grande protagonista del romanzo Il futurismo e le avanguardie Nei primi anni del Novecento si sviluppano in tutta l’Europa movimenti che portano un’ondata innovativa che vengono definire con il termine di avanguardie. Queste correnti vengono legate tra loro da alcuni tratti comuni: • Grande atteggiamento critico nei confronti del passato e della tradizione • Presentano manifesti in cui esprimono le loro teorie in diversi ambiti Una di queste avanguardie, quella sviluppatasi in Italia, è conosciuta con il termine di Futurismo. Il Futurismo è l’ultimo movimento culturale italiano esportato in tutta Europa, in particolare in Russia e in Germania. È interessato alla ricerca dell’arte totale (teoria di Richard Wagner) che inglobi tutti gli ambiti. Questo movimento ha una precisa data d’inizio, il 20 febbraio 1909, giorno della pubblicazione sul quotidiano Le figarò del Manifesto del futurismo scritto da Filippo Tommaso Marinetti. ► Manifesto del futurismo Il manifesto proclama gli elementi fondamentali del movimento futurista: il coraggio, l’audacia, la ribellione, il militarismo, la forza. I futuristi si fanno cantori di una nuova fede nel futuro, nel progresso e nella velocità del mondo contemporaneo (quarto punto) e dell’innovativa glorificazione della guerra come sola igiene del mondo (nono punto). Ribadendo il distaccamento dalla cultura del passato e dalla tradizione, cantano la distruzione di biblioteche, musei, accademie e lotta al moralismo (decimo punto). Il movimento futurista è a tratti molto violento e appare come una vera e propria militanza, guidata da un sentimento di distruzione. ► Manifesto tecnico della letteratura futurista Il Manifesto della letteratura futurista espone il principio del Paroliberismo (o parole in libertà) grazie a cui alcune parole vengono accostate ad altre senza un senso compiuto, ma solo per gusto personale dell’autore. Per poter scrivere rispettando le norme futuriste occorre eliminare la sintassi disponendo i sostantivi a caso (primo punto), utilizzando il verbo solo all’infinito per poterlo adattare all’elasticità del sostantivo (secondo punto). Occorre eliminare gli aggettivi e la punteggiatura perché predispongono una sosta, impossibile per la velocità del futurismo (terzo punto). Tra i massimi esponenti del futurismo possiamo citare Aldo Palazzeschi (celebre per la sua poesia E lasciatemi divertire), Corrado Govoni e Ardengo Soffici. Luigi Pirandello (Agrigento 1867-Roma 1936) • Pirandello nasce in una famiglia di proprietari di miniere di tradizione antiborbonica. • Inizia la sua carriera letteraria da giovanissimo con la composizione di poesie: la poesia, anche se meno considerata rispetto alla prosa, lo accompagnerà per tutto il corso della sua vita. • Si iscrive alla facoltà di lettere all'Università di Roma, ma è costretto ad abbandonarla e a trasferirsi a Bonn, in Germania, dove si laurea portando a termine i suoi studi. In Germania si avvicina alla filosofia e al romanticismo, studia le opere di Goethe. • Dopo la laurea fa ritorno a Roma, dove incontra Capuana, teorico del Verismo, che lo avvicina alla scrittura di romanzi (alcune opere prime della narrativa di Pirandello come L'esclusa sono di stampo verista). • Nel 1894 si sposa, nella sua terra natia, tramite un matrimonio combinato con Maria Antonietta Portulano, da cui avrà tre figli e una grande dote da investire nelle miniere di zolfo. • Dopo pochi anni dal loro matrimonio, Antonietta inizia a manifestare un temperamento abbastanza instabile e mostra i primi segni della malattia mentale (probabilmente della schizofrenia) che la accompagnerà sempre. Proprio da questo periodo di grande crisi matrimoniale e della vita della moglie, nasceranno le più grandi opere di Pirandello • Negli anni Venti nasce la figura di Pirandello come autore teatrale: molteplici sono le sue opere di grande successo come Così è, se vi pare, Sei personaggi in cerca d'autore ed Enrico IV. • Pirandello avrà rapporti molto contrastanti con il regime fascista: si iscriverà al partito, ma non sarà mai un sostenitore attivo. • Nel 1934 venne insignito del Premio Nobel per la letteratura (per il Nobel, si fa ritrarre curvo sulla scrivania intento a comporre le sue "pagliacciate") • Durante le riprese del film tratto da Il Fu Mattia Pascal, si ammala di polmonite gravemente e ciò lo porta alla morte all'età di 69 anni. L’umorismo (1908) È un saggio pubblicato nel 1908 che ha rapporti molto stretti con la narrativa pirandelliana. È dedicato a Mattia Pascal, protagonista del romanzo di Pirandello pubblicato nell’ano precedente alla stesura. Questo saggio può essere considerato il manifesto della poetica pirandelliana, perché in esso sono contenuti tutti gli elementi più significativi della narrativa dell’autore. ► Il contrasto vita-forma Pirandello, riprendendo le teorie filosofiche di Simmel e Bergson, vede la vita come un divenire di cui l’uomo è completamente in balia, vive dominato dal caso. La vita rappresenta tutte le molteplicità, tutte le possibilità che sono concesse. Egli ritiene però che per vivere sia necessaria una pausa, che ogni uomo senta la necessità di incarnarsi in una forma stabile determinata. Le forme non sono altro che i ruoli sociali, le maschere che indossiamo e in cui ci riconosciamo, che ci aiutino a comprendere chi siamo. Esse però sono limitate e impossibilitate nel descrivere tute le infinite possibilità concesse all’uomo. Da qui si nasce il dramma del non poter vivere senza una forma, ma nemmeno in essa. Nasce così la figura del folle, ovvero colui che è in grado si strapparsi la maschera, colui che può permettersi di dire sempre la verità, semplicemente perché le ha aperte davanti a sé. ► Frammentazione dell’Io Pirandello porta a conclusione il processo iniziato da Svevo che consiste nella completa dissoluzione di un personaggio unitario (come nella Coscienza). Nel medesimo individuo convivono moltissime personalità: per Pirandello le personalità sono date dai ruoli e dalle maschere che l’uomo indossa ogni singolo giorno. Ogni individuo è costretto a vivere frammentato e a ricoprire i ruoli sociali che la società impone (recita sempre una parte). • Umorismo: il fattore scatenante della vicenda è di per sé un elemento di fortissimo umorismo. Un evento apparentemente insignificante come un’osservazione da parte della moglie diventa tragica per il protagonista che, disperato, dubita della sua natura. • Nome: il nome è un elemento tipico dei morti, perché racchiude e comprime l’identità del singolo in un unico elemento che deve caratterizzarlo. ► Il personaggio Vitangelo Moscarda Mattia Pascal Abbandona la sua forma per abbracciare la vita. Egli non vuole essere nessuno, vuole solo aderire al flusso della vita. Egli è gioioso, felice della sua situazione di non essere nessuno. Si libera della forma ma scopre di non poter vivere senza, di non poter vedere la vita. Vitangelo Moscarda è un comune impiegato di banca che vive una vita normale e serena. Un giorno la moglie, Dida, gli fa notare che il suo naso pende leggermente verso destra. Quando se ne accorge, per Vitangelo inizia una grave crisi esistenziale che lo porta a chiedersi quale sia il modo in cui lo vedono gli altri. Scopre che ogni persona che è entrata in contatto con lui negli anni ha una diversa percezione della sua persona: per gli abitanti del paese lo vedono come un usuraio, per la moglie è Gengé, per gli amici è semplicemente Vitangelo. Quaderni di Serafino Gubbio Operatore (1925) Pubblicato per la prima volta nel 1916 con il titolo Si gira, il romanzo è estremamente moderno per le sue tematiche e per la sua ispirazione verso il mondo del cinema. Mostra il punto di vista di Pirandello sull’innovazione e sulla società di massa, ma la descrive in modo estremamente diverso rispetto ai suoi contemporanei futuristi. Serafino Gubbio è un operatore della Kosmograf, una casa di produzione cinematografica romana, che racconta attraverso le pagine del suo diario la sua vita sui set cinematografici. Egli si definisce una mano che gira la manovella e racconta la storia di Vania Nestorof, un’attrice molto brava ed estremamente ambita nel mondo del cinema. Nell’ultima scena del film che stanno girando, La donna e la tigre, l’attore protagonista, che in passato aveva avuto una relazione con Vania, decide di rovesciare il finale: invece di uccidere la tigre come da copione, egli spara alla giovane attrice e la uccide facendosi poi sbranare dall’animale. Serafino assiste alla scena da dietro la sua cinepresa e, sconvolto, perde la parola per sempre. Il romanzo è narrato in prima persona e si articola in sette libri a loro volta divisi in capitoli non titolati, per un totale di trentacinque paragrafi. ► Il protagonista Il protagonista e narratore è Serafino Gubbio • È un operatore, ma sembra non operare nulla, presta solo i suoi occhi alla telecamera. • È solo una mano: la sineddoche lo caratterizza ricorre per tutto il romanzo (mostra una forte spersonalizzazione del protagonista) • Egli è impassibile, ma in modo diverso dal concetto verista (non indica l’oggettività davanti ad un documento, ma è l’assenza completa di partecipazione umana) • Egli descrive la macchina da presa con cui lavora ogni giorno come un grosso ragno nero. ► Il significato del romanzo È evidente la polemica nei confronti del mito della macchina e della meccanizzazione proposto dal Futurismo, che è visto da Pirandello come: • Processo di disumanizzazione • Processo di mercificazione e speculazione commerciale che fa leva sul pubblico della società di massa • Distruzione del libero flusso della vita: nel finale, Serafino diviene muto ma continua a svolgere meccanicamente il suo impiego (afasia: alienazione alla macchina). Pirandello e il teatro Ad oggi, Pirandello è conosciuto per essere uno dei più grandi autori di teatro al mondo assieme a William Shakespeare. È bene tuttavia ricordare che vi sono differenze profonde tra le opere teatrali realizzate da Shakespeare (che, oltre ad essere soprattutto tragedie, si basavano sul modello elisabettiano) e quelle di Pirandello (sono commedie e danno origine al nuovo teatro del Novecento). All’inizio della sua carriera teatrale, Pirandello non sembrava avere un’attrazione per il teatro, ma la sua ascesa in questo mondo apparve inevitabile: i suoi romanzi, per la grande presenza di dialoghi, erano perfetti per adattarsi alla rappresentazione davanti al pubblico. La grande raccolta del teatro Pirandelliano è Maschere nude, pubblicata nel 1918. Possiamo individuare 4 fasi nella storia del teatro di Pirandello: 1) Primi testi in dialetto: caratterizzati dall’ambientazione popolare (solitamente siciliana) e da una grande attinenza al Verismo La giara (1927) e Il berretto a sonagli (19) 2) Testi critici del dramma borghese: caratterizzati da una critica aperta alla società che Pirandello conosceva perfettamente (era imprenditore e, di conseguenza, borghese) ma anche a tutte quelle tipologie di teatro molto amate come il teatro naturalistico Così è, se vi pare (1917) Enrico IV (1922) 3) Trilogia del metateatro (VEDI PARAGRAFO) Sei personaggi in cerca d’autore (1921) 4) Il teatro dei miti: caratterizzato da una grande conoscenza della tradizione greca/latina e dei miti e delle leggende all’origine dell’umanità I giganti della montagna (1936) Prima (teatro Elisabettiano e vittoriano) Dopo (teatro di Pirandello) • Vi erano due luoghi precisamente distinti: il palcoscenico (luogo dove veniva rappresentata la finzione) e la platea (luogo dove sedevano gli spettatori) Il confine era segnato dal sipario che, una volta alzato, dava inizio alla rappresentazione. • Vi era una suddivisione precisa tra scene e atti • Lo spettatore era abituato a identificarsi con la storia raccontata, si immedesimava, non era più lo stesso alla fine dello spettacolo • Il pubblico era affascinato da una storia da dover seguire (come un film) • Il pubblico entra in un teatro innovativo, unitario, privo di un’organizzazione che separi la finzione dalla realtà (il regista siede tra il pubblico, i personaggi entrano dal fondo del teatro…) • Cade la distinzione tra atti e scene • La storia esiste ma viene rivoluzionata, è frammentata (da continue riflessioni dei personaggi e da pause) e di conseguenza è difficile identificarsi • A Pirandello non interessa la storia (la trama) ma desidera mostrare i pensieri dei personaggi, desidera mettere in scena elementi della vita umana. ► Teatro grottesco Molte delle opere di Pirandello sono un adattamento per il pubblico delle sue celebri novelle. In molte di queste novelle (La patente, ad esempio) tragico e comico si mescolano indissolubilmente creando un susseguirsi di scene esilaranti ma che lasciano “l’amaro in bocca”. Pirandello invita lo spettatore a riflettere sulle situazioni, su ciò che si nasconde dietro qualcosa che, in apparenza, troviamo comico o bizzarro. Le opere di questo genere, inoltre, sono spesso caratterizzate da personaggi popolari e ambientazioni umili. Prendiamo ad esempio un’opera teatrale di Pirandello, Il piacere dell’onestà. Baldovino e Agata si sposano per coprire la relazione di lei, ma la donna finisce per amare il marito. • I due protagonisti sono personaggi umili • Il presupposto è paradossale, ma il finale lascia l’amaro in bocca. • L’ambientazione è polare ►Metateatro o teatro nel teatro Per capire al meglio il metateatro, possiamo partire dall’inizio di una delle opere più celebri che utilizzano questo meccanismo, Sei personaggi in cerca d’autore: Sala illuminata completamente, sipario alzato, una compagnia di attori prova una commedia dello stesso Pirandello. Dal retro della scena entrano in Sala sei personaggi anonimi, vestiti di nero che chiedono esplicitamente agli attori di raccontare le loro storie. Chi sono questi personaggi? Sono il frutto del lavoro di uno scrittore che rifiuta di metterli in scena. Gli attori obbediscono e interpretano i personaggi vestiti di nero che, tuttavia, non si rivedono nell’interpretazione. Così iniziano, a loro volta, a raccontare/vivere la loro storia. Possiamo definire il metateatro come il “teatro nel teatro” in quanto esso consiste nella rappresentazione, sulle scene, di una rappresentazione teatrale. Provo a fare un esempio un pochino più pratico per provare a spiegarlo meglio, applicandolo in ambiti diversi: o Il un ipotetico film, il protagonista è un regista e, per tutta la durata del film stesso, tenta di girare una pellicola cinematografica a sua volta. o Nel Decameron il protagonista di una novella racconta a Madonna Oretta una storia a sua volta. Può apparire un pochino confusionario, ma in realtà è molto più semplice di quanto sembri. Basta pensare (e certamente occorre tenerne conto) che quando si parla di Pirandello, tutto ciò che siamo soliti pensare del teatro viene completamente distrutto. Certo, la narrazione meta teatrale è un pochino caotico, ma tutto il teatro di Pirandello lo è perché, ricordiamo, non era importante la trama, ma la riflessione alla base. Così è, se vi pare (1917) È una parabola in tre atti, una commedia che descrive il dramma della ricerca di una verità assoluta. È tratta dalla novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero. ► Il punto di vista di Pirandello Il personaggio che esprime, nell’opera, il punto di vista di Pirandello è Laudisi. Fin dall’inizio è scettico sulla possibilità di conoscere la verità (esprime lo scetticismo con la risata). Egli è anche un personaggio umoristico perché non giudica il reale perché ascolta le dinamiche della famiglia Ponza e il sentimento di finzione e pietà che si è instaurato tra loro. ► La struttura L’opera mette in crisi la rappresentazione del dramma borghese dell’Ottocento. La trama non è più densa di colpi di scena, accade poco e poche azioni lasciano libero spazio a grandi discorsi e riflessioni. Il finale perde di chiarezza e lascia l’opera aperta, senza un finale unitario. In un piccolo paesino di campagna, la quotidianità viene sconvolta dall’arrivo del signor Ponza che si trasferisce con la moglie e l’anziana suocere, la signora Frola. Ogni giorno si consuma un rito: la signora Frola si reca sotto la finestra di casa Ponza e comunica con la figlia solo tramite un paglierino calato e ripreso. Nessuno, nel paese, ha mai avuto la possibilità di vedere la signora Ponza e tutti vogliono saperne di più. Così l’intero paese si riunisce a casa del signor Agazzi, il consigliere, e iniziano a raccogliere la deposizione della signora Frola. … Viene poi chiamato in causa il signor Ponza che comunica al paese che la signora Ponza è in realtà pazza e che non riesce ad accettare la morte della figlia. Ma la signora Frola torna in scena e rivela una scottante verità: il signor Ponza era ossessionato dalla moglie che, al momento, si trova in una casa di cura.
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